"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

lunedì 29 ottobre 2007

Continuano le indagini sulla morte di Bernardo: parlano l'avvocato dell'orso e l'associazione degli allevatori

In questi ultimi giorni non ci sono state svolte nelle indagini sul colpevole della morte degli animali nel PNALM. Tv e giornali hanno citato il nome di uno dei presunti colpevoli, Cesidio, ma data la diffusione di questo nome nella marsica è come cercare Maria per Roma.
Si cercano quindi ancora uno o più colpevoli per l'orso Bernardo e gli altri due plantigradi uccisi "ma non si ammettono errori di responsabilità. Bisogna arrivare in modo netto ad accertare la verità". Parla per la prima volta l'avvocato "dell'orso", Eraldo Stefani, attraverso il quale il Wwf si è costituito "persona offesa" e quindi già presente nella fase procedimentale davanti al pubblico ministero. In sostanza il Wwf può così entrare in azione con una difesa investigativa quando ancora l'indagine si trova in Procura. "Un sistema per allontanare lo spettro dell'errore giudiziario e che consente - tiene a puntualizzare subito l'avvocato Stefani - di essere ancora più in linea con la Procura".
L'Arpo, organismo che da sempre promuove le produzioni tradizionali e di qualità e il ruolo di salvaguardia ambientale degli allevatori, sta pertanto valutando di inviare alle Autorità una denuncia per diffamazione e calunnia, «tenuto anche conto che i danni di queste affermazioni riprodotte su tutta la stampa italiana ed estera si stanno purtroppo già manifestando, con annullamenti di ordinativi di prodotti e di soggiorni presso gli agriturismi dell'area».
E' ora che finalmente ognuno si assuma le sue responsabilità, annuncia l'associazione: «giustamente va perseguito chi ha avvelenato gli orsi, ma altrettanto chi non è stato in grado di controllare il territorio, chi ha sperperato risorse pubbliche, chi diffama e calunnia un'intera categoria» e continua «Forse nessuno sa che la responsabilità penale è personale e non di categoria: quando qualcuno tenta di gettare fango sugli altri a livello di categorie generali, bisogna prendere atto che spesso lo fa per nascondere le proprie inefficienze o incapacità di dare quelle risposte concrete che per dovere istituzionale avrebbe dovuto dare». La polemica però è rivolta soprattutto verso il Parco: «Qui invece si spendono da anni miliardi in progetti europei sul lupo e sull'orso, salvo poi scoprire che al momento del monitoraggio si sa solo scaricare tutte le responsabilità in modo generico su un'intera categoria, senza preoccuparsi dei danni che questo può provocare a tante piccole e medie aziende tradizionali, oneste e rispettose del territorio, mentre ancora non si sa nemmeno quanti sono gli orsi nonostante collari e satellitari, costati ai pubblici contribuenti quasi come una stazione spaziale». Una presa di posizione chiara fatta di tante accuse mal digerite.
«Queste voci», continua l'associazione, «di accusa sembrano piuttosto voler rivendicare ulteriori risorse pubbliche per la difesa dell'ambiente, screditando chi umilmente e senza clamore ha contribuito per secoli alla tutela di questo territorio, che ben prima di avere parchi e riserve era percorso da greggi transumanti che hanno fatto di queste montagne e pascoli quello che sono ancora oggi».
In un clima di polemiche e nebbiose dichiarazioni la verità sembra sempre più lontana

martedì 23 ottobre 2007

Scavalca il recinto e il panda lo attacca

Già in passato era stato maltrattato da un turista ubriaco che era penetrato nel suo recinto allo zoo di Pechino e lo aveva picchiato con un bastone, prima di essere fermato dal personale di servizio. Così, quando ha visto un nuovo intruso avvicinarsi a lui, Gu Gu, un panda maschio ospite del giardino zoologico della capitale cinese, ha deciso di passare subito all'attacco. A farne le spese non è stato però un malintenzionato, bensì un ragazzo di 15 anni che dopo avere scavalcato una barriera alta circa un metro e mezzo ha cercato di avvicinarsi all'orso.
Gu Gu, che ha otto anni e pesa 110 chilogrammi, stava mangiando assieme ad un altro panda e alla vista del ragazzo si è spaventato. Così gli è andato incontro e lo ha colpito alle gambe, procurandogli lesioni così gravi da aver lasciato le ossa scoperte.
Anche se hanno un'immagine da animali graziosi, i panda restano esemplari selvaggi e possono assumere comportamenti violenti quando sono provocati o si sentono in pericolo. Li Xitao, il ragazzo ferito, è originario della provincia di Hebei, nel nordest del Paese, ma vive da tempo a Pechino dove si guadagna da vivere vendendo rifiuti riciclati. Secondo quanto riportato dai media locali, aveva scavalcato la recinzione giusto per curiosità, per vedere da vicino lo splendido animale.
L'attacco, stando alla versione di chi ha assistito alla scena, è durato due o tre minuti. Poi gli inservienti sono riusciti a convincere Gu Gu a desistere. Il panda si è poi calmato e ha passato il pomeriggio a masticare canne di bambù. I responsabili dello zoo stanno valutando l'ipotesi di adottare nuove misure preventive, tra cui però verrebbe esclusa quella di un'ulteriore innalzamento della recinzione perché questa impedirebbe un'ottimale visione dei panda. Non è ancora chiaro se nei confronti di Li, sulle cui condizioni l'ospedale in cui è ricoverato non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai cronisti, sarà emesso qualche provvedimento di ordine giudiziario.

domenica 21 ottobre 2007

Gli orsi della bile: inizia il salvataggio in Vietnam

Avevo già parlato della drammatica situazione degli orsi in Asia sottoposti a pratiche cruente per l'estrazione della bile in questo post. Ora, dal sito www.vegetariani.it arriva una buona notizia. Ecco l'articolo rriportato integralmente.

Nella stupenda vallata, a ridosso del parco nazionale Tam Dao vicino ad Hanoi, la costruzione del nuovo centro di Animals Asia Foundation sta arrivando a conclusione. La struttura, progettata per contenere aree di quarantena, chirurgia, riabilitazione, tane e zone esterne semi-naturali. sarà presto pronta per ospitare fino a 200 orsi provenienti dalle fattorie della bile del Vietnam. Il centro educativo, i giardini, e l'area di osservazione daranno modo ai visitatori di avvicinarsi e conoscere i bellissimi orsi della luna e, così come è avvenuto nel centro in Cina, permetterà di diffondere un messaggio di sensibilizzazione e rispetto verso gli animali.
In Vietnam le fabbriche della bile sono illegali dal 1992, ma nonostante il divieto di allevare orsi, fino ad ora nel paese non è stato fatto nulla di concreto per porre fine a questa pratica crudele soprattutto per la mancanza di un luogo dove ospitare gli orsi liberati.
Nel 2006 Animals Asia ha firmato un accordo con il governo vietnamita per liberare 200 orsi provenienti dalle fabbriche. I primi ospiti del santuario sono stati tre adorabili cuccioli di Moon Bear. Erano stati ritrovati nello scompartimento segreto di un autobus che viaggiava tra il Laos ed il Vietnam e consegnati quindi al locale Dipartimento per la protezione delle foreste, che tuttavia non era in grado di allevarli.
Dietro consiglio dell'Ufficio Provinciale, il Dipartimento aveva deciso di affidarli ad un complesso alberghiero che li avrebbe tenuti in gabbie ed esposti per divertimento ai turisti.
Quando il team di Animals Asia è stato messo al corrente di quanto stava per accadere, il suo intervento è stato immediato e dopo lunghe trattative è riuscito a ottenere l'affidamento dei cuccioli.
Le condizioni in cui i poveri orsacchiotti sono arrivati al santuario erano molto critiche, ma dopo essere stati affidati alle cure veterinarie, sono ben presto tornati ad essere pieni di forza e vivacità. Adesso sono liberi di giocare e divertirsi, ma se Animals Asia non fosse intervenuta sarebbero stati con molta probabilità venduti ad una fabbrica della bile quando, ormai adulti, avrebbero perso la loro funzione di attrattiva turistica.
Ma gli arrivi non finiscono qui: altre due orse hanno trovato rifugio e protezione presso il centro in Vietnam. Confiscate in seguito al controllo del bagagliaio di un'automobile, le orse non potevano più essere rimesse in libertà in quanto entrambe avevano perso una zampa durante la cattura. Affidate alle guardie che le avevano confiscate, erano state tenute prigioniere in una stretta gabbia e alimentate in maniera insufficiente per ben quattro anni. Finalmente nell'agosto del 2007 i custodi si sono rivolti ad Animals Asia ed hanno consegnato gli animali. Dopo un faticosissimo viaggio durato tre giorni le due nuove ospiti sono arrivate al santuario ed affidate subito alle cure dei veterinari.
Così con i primi 5 orsi il centro in Vietnam ha cominciato ad animarsi e molti nuovi arrivi si prevedono entro la fine del 2007. Naturalmente tutto ciò che è stato fatto fino ad ora e che verrà fatto in futuro è stato reso possibile solo grazie agli aiuti che sono arrivati da ogni parte del mondo. Il lavoro di Animals Asia è ancora molto lungo e c'è ancora bisogno di tanto sostegno e della collaborazione di tutti per continuare a sottrarre orsi alla vita di torture cui sono costretti nelle fattorie della bile.
Jill Robinson, fondatrice di Animals Asia, scrive: "Uniti, possiamo ridare a questi orsi un mondo che una volta hanno tanto amato, un mondo che pensavano di non poter rivedere mai più, e mettere una FINE alle fattorie della bile in Cina e Vietnam, per sempre!"
La collaborazione e l'unità sono in effetti indispensabili oggi più che mai: proprio in questi giorni infatti David Neale, direttore di Animals Asia per il Regno Unito, ha riferito del colloquio avuto con l'Ambasciatrice Cinese in Inghilterra la quale pur non potendo esprimersi sulla questione dell'abolizione delle fattorie della bile, si è resa interprete presso il Governo Centrale dell'appassionato interesse con cui Animals Asia da voce ad una richiesta che proviene ormai da tutte le parti del mondo. E' quindi necessario che questa voce non si affievolisca, ma al contrario si faccia sempre più insistente e condivisa.

sabato 20 ottobre 2007

Ancora nessun indagato per gli orsi uccisi nel PNALM

Ad un mese di distanza dal ritrovamento di tre orsi e due lupi morti nel parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise non c'e' ancora alcun indagato. Il pastore di cui si vociferava nei giorni scorsi probabilmente era solo un granchio e comunque non una notizia ufficiale. Gli agenti del Corpo forestale hanno ascoltato quattro persone per 'sommarie informazioni' ritenute 'utili' per proseguire gli accertamenti. Il Corpo forestale sta rastrellando il territorio ed eliminando tutto cio' che e' commestibile per la fauna selvatica, per evitare un effetto a catena disastroso per l'ecosistema dell'area protetta abruzzese. Da un'indagine condotta nel corso di quest'estate risulta che il 95% degli abitanti del territorio del Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise ama gli orsi e i lupi. La ricerca è stata condotta da un sociologo canadese. I risultati del sondaggio sono stati menzionati dal presidente del Parco Giuseppe Rossi a margine della sua audizione alla Commissione Ambiente della Camera, per fare il punto della situazione sull'area protetta, a un mese del ritrovamento di tre orsi e due lupi morti.

Non c'è pace per Jurka

La manifestazione dei miei amici del movimento No alla caccia, è stata un vero successo: oltre ad aver sfilato per le strade di Trento al grido di "Jurka libera!" affiancati da ENPA, LAV, LAC, OIPA, Animalmente, Pan Eppaa, Aidaa, Animal's Emergency, hanno raccolto oltre 14.000 firme per la liberazione dell'orsa ormai rinchiusa nel recinto di S. Romedio. Ma quasi per una strana simmetria il destino ha voluto affondare l'ultimo colpo alla già sventurata Jurka. Lo stesso giorno della manifestazione, alle 7.45 del mattino, l'orsa è stata narcotizzata per essere sottoposta ad un intervento di sterilizzazione. Tutta l'operazione sarebbe rimasta segreta se non fosse stato per Marcello Dell'Eva, presidente del movimento "No alla caccia" che ha prontamente ripreso la scena (in basso è possibile guardare il video). Avevo nutrito già dei seri dubbi sulla proposta di sterilizzazione di Jurka in una recente mail inviata proprio a Marcello, e come me la pensa anche il Prof. Carlo Consiglio ordinario di Zoologia nell'Università di Roma "La Sapienza":

La sterilizzazione dell'orsa Jurka, avvenuta il 13 ottobre a San Romedio nel Trentino, suscita gravi perplessità. Per eseguire l'operazione l'orsa è stata anestetizzata, il che le ha certamente causato un grave disturbo. Tenendo presente che, a quanto mi viene riferito, l'orsa è stata anestetizzata per ben cinque volte in tre mesi e mezzo, si può addirittura ipotizzare il reato di maltrattamento. Inoltre, una sterilizzazione di un animale selvaggio (e non di un orso da circo) sarebbe giustificabile solo nel caso che gli orsi fossero in numero eccessivo, ma, se così fosse, non si comprenderebbe come mai vengano importati orsi dalla Slovenia. Ma, anche nel caso che la sterilizzazione fosse veramente necessaria, si sarebbe potuto ricorrere alla telecontraccezione, che non richiede la cattura dell'animale ed è reversibile. Il recinto di San Romedio è veramente minuscolo ed anche il tenere in un recinto così piccolo un animale abituato a percorrere molti chilometri è incompatibile con la natura di un orso, causa un'assenza di stimoli necessari all'animale per svolgere i suoi modelli comportamentali e potrebbe quindi configurare, anche per questo, il reato di maltrattamento.

Si possono inviare lettere di protesta affinchè il silenzio e l'indifferenza non possano coprire le ingiustizie fatte sui più deboli, siano animali o uomini.

Gli indirizzi:

Giornale Trentino lettere@trentinocorrierealpi.it
Corriere del Trentino redazione@corrieredeltrentino.it
Giornale L'Adige p.giovanetti@ladige.it
Consiglio Provincia Trento info@consiglio.provincia.tn.it
Ettore Zanon ZanonE@consiglio.provincia.tn.it
Claudi Goff claudio.groff@provincia.tn.it
Pecoraro Scanio PECORARO_A@camera.it
Presidente Dellai segr.pres@provincia.tn.it
Presidente Dellai lorenzo.dellai@provincia.tn.it
Progetto Orso orso@pnab.it



mercoledì 17 ottobre 2007

Svolta nelle indagini sulla morte degli orsi: un allevatore indagato numero uno. Le indagini proseguono.

La capra appena uccisa era stata lasciata sotto il ciglio della strada, ad «Acqua Ventilata», un bosco a pochi chilometri da Pescasseroli, proprio accanto a un ruscello. L’assassino aveva squartato e innaffiato la capra con un potente antiparassitario, lasciando abbandonata la damigiana di 5 litri vuota accanto alla carcassa dell’animale.
L’orso Bernardo aveva 9 anni quando l’hanno trovato morto, dopo tre giorni d’agonia, il 30 settembre. Una morte atroce. Avvelenato. Bernardo è stato il primo a soccombere. Deve essersi sentito subito male, un paio di morsi, di strappi di carne e interiora della capra e si è allontanato dalla preda. Poche decine di metri e ha iniziato a vomitare. Cercava di risalire il bosco ma è quasi subito caduto. Era ancora vivo ma ben presto i suoi arti si sono paralizzati. Nelle ultime ore muoveva soltanto il capo e via via sempre di meno. Morto, di morte straziante. Il diario della sua agonia è stato ricostruito, purtroppo, quando ormai era troppo tardi.
Bernardo aveva infatti un «radiocollare», era uno dei cinque orsi adottati dalla Sapienza di Roma per i suoi studi. E quando, settimanalmente, i ricercatori universitari hanno estratto il tracciato del radiocollare di Bernardo hanno potuto «leggere» la cronaca della sua morte. E trovare il luogo dove si era riparato. Il giorno dopo gli uomini della Forestale hanno trovato anche una femmina giovane di orso e il suo piccolo. E ancora due lupi. Tutti morti. Tutti avvelenati dalla stessa capra. Una strage, un colpo mortale al Parco nazionale degli Abruzzi e alla sua fauna selvatica. Un attacco al «cuore» del Parco. No, nessuna enfasi: quella capra avvelenata ha avuto lo stesso effetto di una «autobomba» di Cosa nostra o di un gruppo terroristico.
Un’azione con «finalità eversive e terroristiche» (come disse a caldo il direttore del Parco, Di Benedetto) per colpire nel mucchio, per creare panico. Le vittime predestinate erano tutti gli «abitanti» del Parco. Ma chi è l’assassino? Un ecoterrorista o animalista al contrario? «No. Probabilmente un allevatore o un pastore. E non perché Bernardo o chi per esso gli avesse sterminato il gregge o la mandria. Chi ha avvelenato la capra è stato un malvagio, un criminale che aveva e ha dell’acredine nei confronti del Parco». Giovanni Potena è l’amministratore delle Foreste demaniali di Castel di Sangro. Per capirci, Potena gestisce 15 mila ettari di foreste e di imprese agricole pubbliche, molte delle quali insistono nel Parco nazionale degli Abruzzi. E, naturalmente, gli uomini (meno di quindici) della Forestale.
Potena lascia intravedere la pista della «vendetta», del «rancore», della «ribellione al Parco» con le sue regole da rispettare e gli uomini che devono farle rispettare. Gli investigatori della Forestale, coordinati dalla procura di Avezzano, si sono messi al lavoro scandagliando tutte le ipotesi possibili, controllando settanta aziende della zona, incrociando tabulati e tracciati telefonici. Pescando dagli archivi le schede dei soggetti a rischio. Quei cittadini, pastori o allevatori, che in passato avevano avuto un contenzioso con il Parco, con la Forestale che li aveva multati perché magari non rispettavano le regole del pascolo - che prevedono un tot di bestiame per ettaro; di pastori per numero x di capi; un calendario di accesso al pascolo - o la normativa veterinaria nella macellazione. O beccati a fare il bracconaggio.
L’inchiesta sulla strage di Pescasseroli potrebbe essere a una svolta. Sono anche arrivate tre telefonate anonime che hanno indicato un autore dell’avvelenamento della capra. E la sua identità corrisponde al sospettato numero uno. Adesso servono le «prove» che quella capra è stata consegnata a lui da un complice, o da un venditore. C’è una pista che porta fuori dall’Abruzzo. In tempi di Ris anche in questo caso si seguono le tracce del «dna» della capra. Trovare l’allevamento di capre da cui è partita l’«esca» non è impossibile. La procura di Avezzano potrebbe già avere un nome nel registro degli indagati. Nelle prossime ore si annunciano azioni mirate, finalizzate al prelievo di sangue di capre.

Fonte: laZampa.it


lunedì 15 ottobre 2007

Chi sono i veri bracconieri?


Questo è il mio post per il Blog Action Day. Come scritto in qualche post fa, il tema di quest’anno è l’ambiente. Difficile scrivere un post speciale sull’ambiente quando inel tuo blog il 90% dei post hanno proprio questo come tema . Ho deciso quindi in questa occasione speciale di scrivere di ciò che mi è più caro, il soggetto del mio stesso blog, ma con toni volutamente polemici, quasi un grido contro tutto ciò che in questi giorni mi ha amareggiato e mi ha deluso. Questo non è un post a favore degli orsi, ma un post contro il suo nemico naturale. Una specie crudele, egoista, arrogante. Una specie che pensa di essere l’apice dell’evoluzione solo perché dotata di un’intelligenza che gli permette tutto, anche calpestare le altre forme di vita e lo stesso pianeta dove abita. Questa specie è l’Homo sapiens sapiens. In questi giorni ho provato vergogna ad appartenere a questa specie. Il mio post doveva essere più tagliente e denunciare alcune dinamiche che con mia stessa sorpresa sto scoprendo. Ma avrei dovuto fare nomi senza avere delle prove concrete, rischiando così ripercussioni legali. Ne è uscito un post che, ammetto, può sembrare qualunquista. Mi sto però documentando e se le mie ricerche andranno a buon fine scoprirete che questo post è stata solo la punta dell’iceberg.

Le mie ricerche si basano sul fatto che sono stati ritrovati circa 20 orsi morti dal 2002 ad oggi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Una stima purtroppo non supportata da numeri certi a causa della reticenza con cui l’Ente Parco fornisce i dati a riguardo. C’è addirittura chi parla di trenta orsi morti dal 2001 al 2007. Numeri impressionanti per una popolazione di orsi già in pericolo. Ancor più preoccupante se si pensa che questi plantigradi si trovano in un’area protetta. Oggi in molti si prodigano per fornire stime dell’attuale numero di orsi marsicani presenti nel PNALM (Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise) che vanno da un pessimistico numero di 30 esemplari ad uno sicuramente più roseo di 70. L’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) è una specie endemica, fortemente legata all’Appennino centrale, che grazie a campagne di tutela e protezione ha visto raddoppiare il suo numero dagli anni 70 ad oggi. A questo slancio conservazionistico del primo momento che ha visto un boom sia economico che turistico all’interno dei confini del parco, ora sta seguendo un periodo nero: bracconaggio, incendi, discariche, edilizia abusiva, tutto passa sotto il naso di un numero sempre minore e sempre meno presente di guardie. La diffidenza iniziale della popolazione locale si è trasformata oggi in consapevolezza, proprio ora che il parco sembra essere avvolto da una cappa di negatività e disagio. Quella coscienza ambientale che una volta si richiedeva agli abitanti del parco oggi purtroppo non è ricambiata: è come se una volta interrato un seme non lo si innaffia. Gli orsi sono una ricchezza e questo sembra che sia stato capito dalla gran parte della popolazione locale anche grazie all’azione di alcuni movimenti e associazioni come quella degli “Amici dell’Orso Bernardo” che tanto hanno fatto per la protezione di questo animale. La cronaca di questi ultimi giorni però ci ha mostrato ancora una volta il lato oscuro di questa convivenza con il ritrovamento delle carcasse di tre orsi, due lupi e svariati cinghiali, senza contare il ritrovamento di due cuccioli uccisi in circostanze misteriose. La morte dei cuccioli infatti è stata attribuita ad un orso adulto che per rendere la femmina di nuovo ricettiva ha ucciso i suoi due piccoli. Plausibile, ma questo avviene solo nella stagione riproduttiva cioè nella tarda primavera e non in ottobre. La morte dei due orsetti è quindi ancora tutta da spiegare.
Le accuse sono ricadute immediatamente sugli allevatori locali, spesso costretti a convivere con animali selvatici che prendono di mira greggi e pollai. Le motivazioni di questo gesto sono state giustificate con la rabbia dei pastori che spesso si vedono risarcire i capi di bestiame in tempi lunghissimi. A parere mio la favola non regge. Gli allevatori sanno che la loro vita e la loro economia è strettamente dipendente con quella del parco. Oltretutto l’orso bruno è un animale al 90% vegetariano, che occasionalmente si ciba di animali. L’accanimento contro alcuni capi di bestiame è comunque dovuto all'uomo: alcuni ricercatori infatti per avvicinare questi animali per scopi scientifici li attiravano con dei carnai. Gli orsi si "affezionano" ad alcuni sapori ed odori e questi gusti vengono tramandati da madre in figlio. Ecco perchè oggi alcuni orsi "problematici" (termine che odio) si spingono fino alle greggi e ai pollai. Esistono però altri soggetti però che potrebbero essere implicati nella morte di questi animali.
Gli abitanti dei paesi limitrofi, ad esempio, potrebbero essere stufi delle continue incursioni all’interno delle zone abitate e quindi potrebbero aver risposto a questa “invasione” con un gesto estremo. Mi dispiace, ma anche in questo caso tendo a non crederci. Gli abruzzesi amano il loro simbolo. Titoli senzazionalistici come “Paese serrato in casa per paura di un orso” sono attribuibili solo a giornalisti con scarsa fantasia. Chi abita in montagna e soprattutto nei paesi visitati dagli animali selvatici, vede ormai queste incursioni in modo positivo, addirittura chiamando per nome gli orsi e trasformandoli in mascotte. San Sebastiano ad esempio aveva il suo Bernardo, mentre altri paesi ospitano periodicamente l’orso Generoso e l’orsa Gemma. Queste visite sono una benedizione per la comunità locale perché sono un segno tangibile della vita e della presenza di animali selvatici all’interno dell’area protetta, con tutto il ritorno in termini turistici e mediatici.
La tragedia poteva essere evitata?
Se si, come? Negli ultimi anni il parco ha ricevuto più di dodici milioni di euro fra finanziamenti pubblici e privati, confluiti tutti nella ricerca, nel monitoraggio e nella sensibilizzazione, lesinando purtroppo sulla vigilanza: a cosa serve allora conoscere l’orso quando non si riesce a proteggerlo? E’ come assistere alla lenta morte di un malato concentrandosi solo sullo studio della malattia e non alla sua cura. Il personale attivo forestali su circa 510 km quadrati di territorio è di 100 unità di cui una trentina sono agenti forestali. Sicuramente un numero esiguo rispetto ai reali bisogni di un’area protetta come quella del PNALM. Qualche giorno fa il direttore del parco, Giuseppe Rossi, ha affermato che "Questa tragedia rappresenta un atto mirato, c’è chi vuole colpire l’idea stessa del Parco protetto, di un parco di cui l’orso marsicano è il simbolo". Chi vuole allora la fine dell’orso e del PNALM stesso? L’Abruzzo ha un cuore verde e in molti ultimamente cercano proprio di mirare a questo cuore. La zona all’interno dei confini del parco sta diventando sempre più una torta che cui molti soggetti vorrebbero addentare: abusivismo dilagante, nuove strutture ricettive, piste da sci, impianti di risalita e fattorie eoliche. Sono loro, a parer mio i nuovi bracconieri. C’è una macabra correlazione fra le autorizzazioni per la costruzione di alcune opere successivamente non approvate dalla V.I.A. o ritenute non idonee e la “scomparsa” di specie come orsi, lupi e grifoni, i dati sono alla portata di tutti dato che possono essere facilmente reperiti da internet. Pensateci, dietro la costruzione di un’opera c’è un investimento di risorse umane ed economiche molto ingente. Un progetto che non viene approvato per un’azienda equivale ad una perdita da non sottovalutare. Basterebbe solo indagare sui soggetti ai quali gli animali selvatici, e in particolar modo l’orso, danno fastidio. Già perché l’Abruzzo è oltretutto il capofila del PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso marsicano) che stabilisce dei vincoli per chiunque voglia edificare nell’home range dell’orso bruno marsicano. Dopo aver tutelato l’orso per rilanciare il territorio ed essere stato sfruttato dalla classe politica e dai soggetti economici come una vera e propria risorsa, ora l’orso deve essere rimosso, perché limite alla crescita economica di un’area.

Cito testualmente una frase sentita qualche giorno fa in tv: “Nulla si fa per evitare il disastro perché il dopo disastro presenta sempre un piatto più succulento”.

venerdì 12 ottobre 2007

Un'orso gironzola per la regione. Proiettili di gomma per allontanarlo

Uno dei due orsi bruni dei Grigioni ha trovato un modo semplice per procurarsi il cibo: la notte fruga nei sacchi dei rifiuti che gli abitanti della regione di Lenzerheide mettono in strada. Secondo i guardiacaccia l'animale non è pericoloso né aggressivo, ma per evitare che prenda troppa confidenza con le zone abitate viene allontanato con l'aiuto di proiettili di gomma. Il giovane maschio chiamato "JJ3" non ha finora aggredito nessuno e continua ad evitare la gente, ha indicato oggi all'ATS Georg Brosi, ispettore retico della caccia. Potrebbe tuttavia diventare pericoloso qualora si sentisse braccato. Dalla metà di agosto "JJ3" porta un collare munito di trasmettitore, che consente ai guardiacaccia di localizzarlo. Da diverse settimane l'animale, che vaga nella regione di Lenzerheide, viene bersagliato con proiettili di gomma: in questo modo dovrebbe capire di non più avvicinarsi all'abitato e ai rifiuti. Finora sono riusciti ad allontanare l'orso dai centri delle località, ma si tratta solo di un successo parziale. Bisogna infatti inculcargli la paura di tutte le zone abitate, ha aggiunto Brosi. Contemporaneamente il servizio cantonale di caccia e pesca ha invitato la popolazione, soprattutto i ristoratori, a mettere i sacchi dei rifiuti al chiuso, fuori dalla portata dell'orso. Se tutti questi provvedimenti non avessero il successo sperato si ricorrerà alle maniere forti: "JJ3" verrà catturato e rilasciato in un'altra regione, meno popolosa. Al momento una simile eventualità è al vaglio delle autorità cantonali, che ne stanno discutendo anche con Berna.

mercoledì 10 ottobre 2007

Orsi morti: direttore del PNALM, inverosimile strage annunciata

Il direttore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, Aldo Di Benedetto, definisce ''poco verosimile'' l'ipotesi che indica la morte di tre orsi, avvenuta nelle scorse settimane, come una ''strage annunciata'', in reazione alle incursioni dell'orso Bernardo nei centri abitati della Valle del Giovenco. ''I sindaci dei Comuni di Ortona dei Marsi e Bisegna - riferisce Di Benedetto - hanno dimostrato grande disponibilita' gestendo, insieme alla Direzione del Parco, le incursioni degli orsi a garanzia dell'ordine pubblico e della sicurezza dei cittadini. Per di piu' l'Ente Parco ha messo a disposizione recinti elettrificati, porte di sicurezza per pollai e altre strutture per tutelare quelle piccole, ma importanti attivita' agricole e di allevamento''. ''Per primo, adottando cautela nella tempistica - prosegue Di Benedetto - ho annunciato che siamo di fronte ad un fenomeno di eco-terrorismo di inaudita gravita, pianificato e organizzato da soggetti spregiudicati, i cui interessi economici collidono con il rispetto delle regole, delle norme e della convivenza civile, non solo della convivenza con orsi e lupi''. Gli incendi appiccati la scorsa estate - secondo il direttore del Pnalm - proprio in una zona limitrofa a dove si e' verificata la strage di animali, ''erano un segnale di avvertimento che annunciava un attacco mortale all'istituzione Parco, ai suoi animali simbolo, ma anche alla tranquillita' sociale degli abitanti del luogo da sempre rispettosi della fauna selvatica''. Di Benedetto ha aggiunto che ''esistono laboratori specializzati e personale qualificato che sta accertando, con scrupolo, le cause di morte sia degli orsi e lupi sia dei cinghiali e degli altri animali domestici coinvolti nella carneficina. Per questo - dice - spettera' a loro farci conoscere, quando lo decidera' la magistratura, le cause di questo deplorevole fenomeno''. (ANSA).

Addio a Berti, l'ultima orsa dello zoo di Hannover

E' morta "Berti", l'ultimo orso dello zoo di Hannover. Il plantigrado, un esemplare femmina di orso bruno, è stato addormentato a causa dell'età e di forti dolori, ha fatto sapere la portavoce del giardino zoologico.
Berti era molto amata dai visitatori, anche se negli ultimi anni non si faceva vedere molto spesso dietro il recinto, ha aggiunto la portavoce. L'orsa aveva 36 anni, che "paragonati all'età umana equivalgono a quasi 100 anni". Nell'ultimo periodo lo staff le somministrava pappette di miele e frutta.
Dopo la morte di un orso polare, Berti ha vissuto per tre anni da sola nella cosiddetta "isola degli orsi". Ad Hannover era arrivata nel 1971 assieme ad altri 15 cuccioli.

Blog Action Day

Bloggers Unite - Blog Action Day

l 15 ottobre, i blogger si uniranno per focalizzare l'attenzione di ognuno su una sola, importante problematica. Quest'anno l'argomento di discussione sarà l'ambiente. Ogni blogger scriverà un articolo sull'ambiente, in modo del tutto personale e collegato all'argomento del suo blog.
Ecco cosa bisogna fare:
Scrivere un articolo il 15 ottobre
Scrivi un articolo sul tuo blog che si colleghi ad una problematica di tua scelta riguardante l'ambiente. Gli articoli non debbono necessariamente trattare le tematiche ambientali in un modo particolare, quello che si chiede è che siano collegati alla problematica ambientale nel modo che più è consono al blogger ed ai suoi lettori abituali.

Io mi sto già preparando...e voi?



Blogger di tutto il mondo unitevi!


“Lo spirito dell’orso Bernardo non morirà"

Vincenzo La Monaca, Presidente della Commissione Regionale Escursionismo (C.R.E.) Abruzzo, mi ha segnalato un articolo del C.A.I. Abruzzo come altra testimonianza della fiaccolata di sabato scorso in ricordo degli orsi uccisi. Ringrazio Vincenzo per la sua gentilezza.

“Lo spirito dell’orso Bernardo non morirà”. E’ stata questa la risposta dei soci del Cai all’efferato gesto avvenuto nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, dove nel giro di pochi giorni, tre orsi e due lupi sono stati ritrovati morti per aver mangiato bocconi avvelenati. Sostenuti da questo impegno, il Cai si è ritrovato, per partecipare fiaccolata del 6 ottobre, da Bisegna a San Sebastiano. Il presidente del Cai Abruzzo Eugenio Di Marzio, portavoce di una attenzione nazionale del Cai, il presidente della Commissione regionale Tam e Comitato Scientifico, Carlo Iacovella, il presidente della Commissione regionale Escursionismo, Vincenzo La Monaca, il responsabile del Cea “gli aquilotti”, Filippo Di Donato e tanti altri soci di più sezioni, hanno sfilato esprimendo solidarietà e impegno. Tangibili la costernazione e lo sbigottimento che hanno invaso gli abitanti dei paesi della Valle del Giovenco, colpiti dalla perdita del famoso orso Bernardo, avvenuta insieme alla sua compagna e ad un altro orsacchiotto. Il sindaco di Bisegna, Grassi, lo ha ricordato“ … forse non famoso come Yogi dei fumetti, ma Bernardo era vivo e amava le scorribande nel paese e si era integrato nel vivere quotidiano della gente. Tutti noi, con in testa gli abitanti di San Sebastiano, eravamo orgogliosi di lui: con la sua fama, trascesi i limiti della valle, aveva reso famoso queste località …”. La pioggia non ha fermato la fiaccolata che si è svolta da Bisegna a San Sebastiano, con bandiere e striscioni, attraversando i luoghi dove gli orsi avevano deciso di vivere. Più di trecento persone, giunte da ogni località dell’Abruzzo e da altre regioni si sono strette attorno al Presidente del Parco, Giuseppe Rossi, ai tanti sindaci presenti ed alle associazioni locali. Purtroppo il vile gesto di devastazione è stato causato dall’uomo, spezzando una felice convivenza con la natura instaurata da tanti altri uomini, durata più di sette anni ed alimentata dalla passione dei giovani riuniti nell’associazione “Amici dell’Orso Bernardo”, organizzatori della fiaccolata insieme al WWF. Tra i partecipanti anche Franco Caramanico, assessore regionale all’ambiente, politici, il regista Riccardo Milani (autore del film “il posto dell’anima”, girato nel 2004 nel Parco, riprendendo anche l’orso Bernardo) rappresentanti di enti e soprattutto tanti giovani, con un chiaro e forte messaggio di speranza per un futuro migliore è più rispettoso dell’ambiente e di tutte le sue forme di vita. Gli intervenuti, riuniti, dopo la fiaccolata, nel Centro Visite del Parco a San Sebastiano, hanno manifestato grande indignazione e preoccupazione per il serio rischio di veder scomparire l’animale “simbolo” per eccellenza della Natura della nostra Regione e dei nostri Parchi. Nell’arco degli ultimi 12-13 anni sono state ingenti le somme stanziate da UE, Stato e Regioni per la salvaguardia dell’orso, eppure accadono ancora episodi incresciosi. Non è sicuramente con le taglie che si risolvono i problemi, ma con una condivisa strategia tra Parco e Comuni, che rilanci le pratiche agricole e zootecniche, velocizzi il pagamento riscontrato dei danni arrecati dal plantigrado, caratterizzi i paesi quali “porte di accesso alla montagna” e diffonda i messaggi elargiti da ambienti importanti e insostituibili, affinchè da parte di tutti, turisti, escursionisti, amministratori e abitanti, si attui uno spontaneo e costante controllo, del territorio, dei boschi, preservandoli dagli incendi e degli animali che vi abitano. Il Cai tutto è a disposizione, tornerà presto quì, in un rinnovato dialogo con il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ed i Comuni, per promuovere, insieme agli abitanti dei paesi, le modalità di frequentazione della montagna e concorrere alla salvaguardia degli insostituibili valori naturalistici ed umani espressi da questi luoghi “scrigno” della cultura e della biodiversità dell’Appennino.
Filippo Di Donato

martedì 9 ottobre 2007

Insieme al WWF per dire NO ai veleni

Prendo spunto da un messaggio di Nat per segnalare la petizione che il WWF sta portando avanti contro la vendita nel nostro Paese di potenziali veleni che possono essere utilizzati poi per atti criminosi come quello che ha visto la morte dell'orso Bernardo.
Il WWF ritiene che sia oramai irrinunciabile che il nostro Governo promuova una legge nazionale che normi con puntuale attenzione la commercializzazione e l'uso delle sostanze che possono rappresentare dei potenziali veleni.

Aderisci all’appello WWF per una nuova legge su commercializzazione e uso di sostanze pericolose: clicca sull'immagine in basso e combatti insieme al WWF!

La fiaccolata per l'orso Bernardo

Ho chiesto a Marco un lettore del blog, di scrivere un post sulla fiaccolata che si è tenuta sabato scorso e a cui purtroppo non ho potuto partecipare. Molto gentilmente il nostro "reporter" ha risposto al mio appello ed ha scritto questo post per raccontarci come è andata:
Bernardo come tutti sappiamo era diventato il simbolo del Parco Nazionale D’Abruzzo,il simbolo di ogni paese che aveva visitato e continuava visitare puntuale prima che arrivasse l’inverno. A Bisegna verso le 17:00 c’era già una discreta quantità di partecipanti, ma più si avvicinavano le 18:00 (ora di partenza della fiaccolata) più gente arrivava. Oltre a noi amanti della natura c’erano varie associazioni come WWF, ENPA e vari gruppi di protezione civile, croce rossa, guardie forestali,guardie parco,sindaci , giunte comunali dei vari paesi del parco,carabinieri e molte altre autorità. Alle 18:15 dopo esserci armati di striscioni, bandiere del WWF, adesivi, spillette dell’orso e fiaccole siamo partiti per percorrere i 6 km di strada che collegano Bisegna a San Sebastiano. Il tempo si e’ fatto sempre più minaccioso fino a quanto non e’ iniziato un vero e proprio temporale che ci ha accompagnato per tutto il tragitto. Il cielo veniva attraversato in lungo e in largo da tremendi fulmini e paurosi tuoni,e sembrava che gli orsi avvelenati erano li ad osservarci e sfogavano il loro impeto su quei luoghi che milioni di volte avevano percorso in tutta calma e tranquillità. Arrivati a San Sebastiano,bagnati dalla testa ai piedi,abbiamo trovato rifugio e accoglienza in un’edificio dove gente del posto ci ha rifocillato con dell’ottima minestra calda. E’ stata la manifestazione più bella e commovente a cui abbia partecipato e spero che a valle di questa si inizi a muovere qualche cosa. La fiaccolata e’ stata ripresa da molte tv regionali e nazionali e la sera sui vari tg già si vedevano le prime immagini di centinaia di persone che malgrado il mal tempo hanno dimostrato solidarietà per quei poveri animali che ora non ci sono più. Ciao Bernardo dai tuoi amici.

Strage orsi: entro l'anno un nuovo direttore per il PNALM. Intanto si analizzano le acque del Sangro.

“Sottoporrò una terna di nomi su cui dovrà esprimersi il ministro dell’Ambiente”, afferma il presidente dell’ente Parco Giuseppe Rossi (nella foto). “Quando il consiglio dovrà selezionare i nominativi per la scelta del nuovo direttore sarà il momento per esprimere giudizi sull’operato degli attuali vertici del parco”. Mentre si attendono i risultati delle analisi sui tre orsi morti, Rossi commenta così l'accaduto: “Forse accanto allo scontento dei pastori – dice ancora il presidente Rossi - , il motivo di un gesto così scellerato potrebbe essere anche riconducibile alla riperimetrazione della zona di protezione esterna del parco con l’istituzione dell’area contigua prevista per legge. Per il versante laziale c’è poi la proposta di estensione dell’area protetta. Altre proposte di questa natura sono nell’aria, ma ancora non formalizzate”. Nulla insomma viene tralasciato dagli inquirenti, e anche all’interno del parco c’è voglia di riscatto. “L’aria qui è pesante anche se la comunità locale si è stretta intorno al parco questo a dimostrazione del fatto che non esiste un’ostilità nei confronti di questa istituzione. Da parte nostra stiamo pattugliando il territorio eventualmente per scongiurare la presenza di esche avvelenate. Bisogna migliorare la funzionalità del servizio di sorveglianza e aumentare l’organico del personale”.
Intanto sono stati effettuati prelievi di acqua nel fiume Sangro da parte del personale del Nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato per scongiurare il pericolo di un possibile avvelenamento delle acque. La sorgente del fiume Sangro si trova infatti in localita' ''Acqua Ventilata'', a nemmeno 500 metri dal ritrovamento. Per lo scopo e' stato impiegato uno dei nuovissimi laboratori mobili in dotazione al corpo ed i risultati sono attesi per i prossimi giorni. Proseguono ancora le indagini coordinate dalla Procura di Avezzano e condotte dal Corpo Forestale dello Stato e dai Carabinieri del comando Compagnia di Avezzano per raccogliere elementi utili a individuare gli eventuali responsabili. Altri accertamenti sono in corso su di un'altra carcassa, questa volta di pecora, trovata morta vicino Gioia dei Marsi (AQ). Esami dovranno accertare se si tratti o meno di un'altra esca avvelenata.

Manifestazione a Trento il 13 ottobre per Jurka libera



(cliccate sul volantino per ingrandire l'immagine)

lunedì 8 ottobre 2007

Riso amaro


sabato 6 ottobre 2007

In Abruzzo gestione della fauna all'anno zero

In Abruzzo la gestione faunistica ''e' ancora all'anno zero'': a sostenerlo e' il biologo Franco Recchia, responsabile del servizio Gestione faunistica della Provincia di Pescara, intervenuto dopo la morte di tre orsi e di due lupi nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (Pnalm). ''Nella regione verde dei Parchi - ha spiegato Recchia - infatti, aree protette, Regione e Province non dispongono di strutture tecniche in grado di affrontare adeguatamente le problematiche del settore. Le sporadiche attivita' realizzate in questo campo si svolgono senza alcun coordinamento tra i vari enti preposti e si devono esclusivamente alla buona volonta' di pochi, veri specialisti, che lavorano con competenza e su basi scientifiche. Basta vedere il 'Piano d'azione per la tutela dell'orso marsicano' (Patom), uno dei pochi progetti di una certa valenza scientifica attuati nella nostra regione, che si e' potuto concretizzare solo grazie ad un finanziamento di 900 mila dollari donati da una ricca ereditiera americana''. ''Alla luce di queste considerazioni - ha detto - ci si chiede: che fine fanno i milioni di euro che ogni anno vengono spesi per la gestione dei Parchi, se non vengono impiegati a sostegno di progetti mirati alla conservazione di una specie simbolo dell'Abruzzo come l'orso? E quali sono i risultati ottenuti?''. Recchia ha poi rimarcato ''l'assenza totale della Regione Abruzzo, che dovrebbe coordinare gli interventi dei vari enti preposti''.''La Regione - ha aggiunto - non e' stata nemmeno in grado di approvare il regolamento per la caccia al cinghiale, predisposto nel 2006 da un gruppo di tecnici dei vari enti interessati ed e' da mesi al vaglio della terza commissione consiliare. E una caccia non regolamentata, ovviamente, disturba non poco gli animali selvatici ed in particolare l'orso''. Secondo il biologo la soluzione e' ''creare pool di specialisti all'interno dei vari enti preposti, che dovranno operare sotto la supervisione dell'Istituto Nazionale per la fauna Selvatica, le Regioni e le Province, come previsto dalla normativa vigente''.''Le unita' di esperti - ha spiegato - dovranno essere dotate di personale competente ed attrezzature specifiche, inoltre dovranno avere una veste giuridica differente da quella delle pubbliche amministrazioni, per non incorrere nei vincoli burocratici che di fatto non permettono di operare come e quando occorrerebbe. Vanno inoltre istituiti corpi specializzati di guardiaparco e guardie faunistiche provinciali, da impiegare esclusivamente nella gestione faunistica''.

Orsi morti: allevatori, ora basta accuse

"Non abbiamo mai visto l'orso come un nemico da abbattere. Anzi, siamo noi i guardiani del territorio, convivendo da sempre con tutti gli animali del Parco. Siamo stufi delle accuse, adesso aspettiamo i fatti". Lo dichiara l'associazione degli allevatori di Pescasseroli, in merito alle notizie riportate su un quotidiano locale, stando alle quali la loro categoria sarebbe nel mirino degli investigatori.
"Fin dai tempi più antichi - si legge nella nota - Pescasseroli, paese di pastori anche dopo gli anni della transumanza, ha continuato ad allevare animali perchè fa parte della propria cultura, delle origini e tradizioni, qundi del proprio dna. Quello che per altri è solo un Parco da visitare, per noi è la nostra casa e il nostro territorio da difendere e salvaguardare". Da documenti e scritti citati anche da Erminio Sipari, fondatore del parco, i pastori mettevano in conto il bestiame che potevano perdere a seguito di attacchi da parte di lupi e orsi, ricaricando il costo di tali ammanchi sul prezzo finale di vendita dei prodotti derivati o della carne. In merito alla situazione socio economica, che la categoria vive attualmente, nella nota è riportato: "Da più di trent'anni l'attività è stata devastata e trascurata dalle varie amministrazioni locali e dallo stesso ente Parco. Quest'ultimo, per salvaguardare i pochi animali rimasti, ha pensato bene di intervenire solo utilizzando i radio collari per gli orsi, invece di ricreare il loro habitat ideale favorendo la presenza di animali al pascolo. In passato era l'uomo, con tutte le sue attività agro-silvo-pastorali, che contribuiva alla sopravvivenza di tutti gli animali selvatici che popolavano il Parco, garantendo il rinnovamento del ciclo vegetativo dei pascoli. La scomparsa della presenza attiva dell'uomo nell'ambiente montano, quindi, è stata determinante per l'allontanamentodi specie in via di estinzione come l'orso e il lupo".
Lo sfogo degli allevatori si conclude rimarcando che "la storia dell'orso Bernardo e degli altri due plantigradi è triste e costituisce una gravissima perdita in termini di mantenimento dell'ecosistema. Anche per i più duri è difficile trattenere le lacrime di fronte a questo gesto criminale. Speriamo che amministrazioni ed ente Parco possano dare giusto rilievo alla nostra istanza, riscoprendo l'allevamento come pratica essenziale per il territorio invece di continuare a discriminarlo".

venerdì 5 ottobre 2007

Le indagini per trovare l'assassino degli orsi si ampliano ai confini del Parco

Si sono ampliate alle aree limitrofe al Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise le ricerche per individuare elementi utili alle indagini sulla morte di tre orsi e due lupi, avvenuta per avvelenamento nelle scorse settimane, e per proteggere i cuccioli presenti nella zona. Gli uomini del Corpo forestale hanno prelevato campioni per analizzarli in tempo reale. Sarebbero emersi nuovi elementi, sui quali si mantiene uno stretto riserbo. Al momento sono due le squadre che perlustrano il territorio. C'e' quella di polizia giudiziaria che comprende gli uomini del Coordinamento territoriale dell'ambiente (Cta) del Corpo forestale e dei Carabinieri della Compagnia di Avezzano; nonche' la squadra operativa formata da altri agenti del Corpo forestale e dalle guardie del Parco. Gli uomini del Cta, guidati dal responsabile Antonio Cavaioli, stanno analizzando i campioni prelevati utilizzando un laboratorio mobile. ''Il momento e' delicato - si e' limitato a dire Cavaioli -. Stiamo lavorando e preferiremmo non essere disturbati''. Le indagini sono coordinate dalla Procura di Avezzano (L'Aquila). (ANSA)

Un orso italiano sconfina in Slovenia e viene abbatturo

In questi giorni già di tristi notizie mancava solo questa. Un orso proveniente dall'Italia e' stato abbattuto in Slovenia. Lo rende noto una nota del ministero dell'Ambiente, secondo cui ''un orso bruno maschio adulto e' stato abbattuto in Slovenia, in localita' Predjama a 10 km dal confine italiano. L'esemplare, munito di radiocollare nell'ambito del progetto dell'Universita' di Udine autorizzato dal ministero dell'Ambiente, e' stato colpito da cacciatori in un'area in cui la caccia all'orso e' consentita''. I cacciatori sloveni erano stati avvertiti di non abbattere animali con radiocollari ma probabilmente questo era poco visibile. Esiste una sorta di 'cortesia' che il governo sloveno usa nei confronti degli animali con radiocollare che provengono dal territorio italiano, anche se di origine slovena. E il governo sloveno aveva chiesto aggiornamento dei dati telemetrici dell'orso che, a causa di problemi tecnici, non e' stato possibile fornire. Quindi il ministro dell'ambiente Alfonso Pecoraro Scanio ha deciso di inviare una lettera al collega sloveno proponendo un tavolo tecnico utile a definire nuove norme di tutela per gli orsi presenti nell'area di confine. ''Il nostro dispiacere e' enorme pur sapendo che la caccia all'orso in Slovenia e' consentita - afferma Pecoraro Scanio - e quindi non ci sono violazioni di norme. Resta il profondo rammarico per la perdita di un esemplare che nell'area alpina del territorio italiano e' ridotta a poche decine di unita' tra l'area tarvisiana e dell'Adamello Brenta. I nostri sforzi, attraverso progetti di tutela, stanno faticosamente provocando un ritorno di una popolazione di orso. E' un impegno che rinnoviamo con forza a tutela di un animale prezioso e nobile''. ''Scrivero' una lettera al mio collega sloveno - conclude Pecoraro - per proporre un tavolo tecnico utile a definire norme piu' efficaci a tutela dell'orso, in particolare in un'area in cui gli sconfinamenti sono naturali. Chiedero' inoltre alla Slovenia di allontanare dal confine italiano il territorio destinato alla caccia dell'orso''.

Pettorano sul Gizio: Riflessione sugli orsi avvelenati

La notizia della morte dei 5 orsi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise è ormai sulle pagine di tutti i giornali. Sono tante le frasi di indignazione e di rabbia che sono state spese non solo da chi lavora nel settore delle aree protette, una vera battaglia contro i “vandali”, i “bracconieri” i “criminali” che hanno avuto il meschino coraggio di ammazzare questo simbolo abruzzese. L’Amministrazione comunale di Pettorano sul Gizio e la riserva naturale Monte Genzana Alto Gizio insieme a tutti i suoi collaboratori, non possono che associarsi a quanto espresso e a chi chiede giustizia verso l’ignobile atto. La nostra riserva naturale, che ha per simbolo proprio l’orso, è nata nel 1996 perché si individuava in essa un cosiddetto “corridoio ecologico”. Oggi possiamo tranquillamente affermare che la nostra area protetta rappresenta un’area molto importante per il rifugio e nutrimento di molte specie animali, in primis per le specie di importanza comunitaria come l’orso bruno marsicano e il lupo, costituendo altresì un valido supporto per i loro spostamenti tra le più grandi aree del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, della Majella e del Parco Regionale del Sirente Velino. Nonostante tutto ci rendiamo conto che ancora oggi gli spazi utili per far muovere, mangiare e riprodurre l’orso e molte altre specie animali, sono davvero ridotti ai minimi termini, anche a causa di quella frammentazione ambientale determinata dalle attività dell’uomo. Soprattutto quelle attività che determinano alterazioni nei meccanismi di dispersione degli animali, costringendoli a rifugiarsi in territori sempre più limitati, e che determinano una competizione in cui troppo spesso è l’animale ad avere la peggio. La nostra responsabilità nella programmazione ambientale, non deve finire nei confini amministrativi dell’area protetta, ma deve spingersi oltre, deve andare verso piani comuni che abbiano come fine ultimo la maggior probabilità di sopravvivenza per questi animali. Ribadiamo pertanto tutto il nostro impegno, affinché siano messe in campo sempre più azioni concrete per la salvaguardia e la tutela della popolazione di orso bruno marsicano, prima di assistere attoniti alla sua estinzione.

Amministrazione Comunale di Pettorano sul Gizio
Direzione Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio

Strage di orsi nel PNALM, Sostegno dal Parco nazionale del gran sasso e monti della laga

L’Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha seguito con grande partecipazione i gravissimi episodi che nei giorni scorsi hanno pesantemente colpito il patrimonio faunistico italiano, attraverso l’uccisione di tre esemplari di quello che è a tutti gli effetti un animale simbolo delle aree protette abruzzesi, per cui la cui tutela, solo lo scorso anno, la Regione Abruzzo si è fatta capofila di un Piano interregionale di salvaguardia.
«Sconcerto, preoccupazione e pieno sostegno al PNALM e al Presidente di questo, Giuseppe Rossi», sono espressi, a nome dell’Ente, dal Commissario Allavena.
«La vile soppressione degli orsi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, impone in primo luogo di riflettere sull’importanza delle aree contigue ai Parchi Nazionali, la cui istituzione è, prima di tutto, di competenza delle regioni interessate, e in merito alle quali la Regione Abruzzo sta ora adoperandosi. Nel caso specifico è ben noto come gran parte degli orsi marsicani errino abitualmente e per lunghi periodi al di fuori dei confini del Parco.
Chiaramente, come tutti ben sappiamo, una sorveglianza del territorio attenta e costante è condizione indispensabile per un’efficace tutela dell’ambiente dei Parchi e, in primo luogo, della loro fauna più significativa.
Un’attenzione particolare va, inoltre, dedicata ai punti di maggiore criticità, ad esempio là dove, per la presenza di adeguate disponibilità alimentari, sia naturali che artificiali (per aiutare gli animali nei periodi critici o per attrarli in specifiche località per ricerca scientifica), gli animali risultano essere particolarmente vulnerabili.
Anche una fruizione turistica in alcune zone di particolare importanza, in alcuni periodi dell’anno per la fauna può comportare disturbo eccessivo o spostamenti anomali degli animali stessi, a tutto danno della loro tutela.
Facciamo sì che la morte di questi poveri orsi possa servire almeno ad incentivare le azioni di tutela nelle aree protette ed in quelle di connessione tra i Parchi».

giovedì 4 ottobre 2007

San Francesco: animalisti italiani, festa in lutto

'Oggi abbiamo scelto di non festeggiare, come sempre, la giornata in cui si commemora la figura di San Francesco, in segno di lutto per il criminale gesto commesso nel Parco D'Abruzzo che ha causato la morte di tre orsi e due lupi''. E' quanto afferma Ilaria Ferri, direttore dell'associazione Animalisti italiani, in una nota. In occasione di San Francesco l'associazione rivolge un appello alle coscienze di tutti gli italiani per garantire diritti, compassione e rispetto per l'ambiente e gli animali. ''Vogliamo oggi sottolineare, proprio in una data cosi' significativa - aggiunge Ferri - che l'uccisione di questi animali appartenenti a specie particolarmente protette e' un atto feroce e inammissibile che deve far risvegliare le coscienze degli amministratori e farci allarmare tutti affinche' la popolazione italiana, ogni singolo cittadino, si sentano, oggi piu' che mai, investiti del ruolo di tutori di tutto l' ambiente e della sua biodiversita'. Abbiamo chiesto inoltre - spiega il direttore dell'associazione - che il problema della facile reperibilita' di sostanze venefiche utilizzate per confezionare bocconi avvelenati che ogni anno uccidono migliaia di animali appartenenti a specie sia domestiche che selvatiche, venga sollevata in Parlamento''. Secondo gli animalisti ''e' inoltre prioritario attivare tutte le procedure necessarie al fine di identificare i responsabili di questo scellerato gesto e perseguirlo in modo esemplare, che e' da considerarsi reato di furto venatorio, oltre che uccisione di animali''. (ANSA).

I pastori del Mediterraneo candannano l'uccisone degli orsi

Condanna per l'avvelenamento degli orsi abruzzesi arriva da parte dei pastori tradizionali e transumanti del Mediterraneo provenienti da Francia, Spagna, Portogallo, Grecia e dalle Regioni Sardegna ed Abruzzo riuniti a Marsiglia per il seminario finale del progetto sul Pastoralismo mediterraneo 'Pastomed', finanziato dalla Comunita' europea. I pastori di tutto il Mediterraneo alla notizia dell' uccisione dei plantigradi hanno condannato il gesto barbaro, rammaricandosi pero' che siano stati gia' additati in modo generico i 'coltivatori' ed 'allevatori' della zona come colpevoli. ''Siamo qui - ha dichiarato Nunzio Marcelli, che al consesso rappresenta l'Arpo (Associazione produttori ovicaprini d'Abruzzo) - proprio perche' riteniamo che la pastorizia tradizionale e transumante sia un valore insostituibile per il territorio e l'ecosistema''. '''Gia' durante questa estate calda - ha aggiunto Marcelli - mentre l'Italia del Centro-Sud bruciava abbiamo dovuto assistere a dichiarazioni stampa in cui si accusavano i pastori di appiccare incendi, mentre e' dimostrato che laddove continua il pascolamento il fuoco non si sviluppa per la mancanza di un fertile terreno di sottobosco. Ora nuovamente, mentre siamo impegnati con i nostri colleghi di tutta Europa per far si' che venga finalmente riconosciuto anche in Italia il ruolo sociale, economico ma soprattutto ambientale di questa attivita', che altrove come in Francia e in Spagna viene retribuita proprio per la sua funzione di conservazione del territorio, dobbiamo assistere ad un nuovo attacco indiscriminato, che a causa di un gesto criminale getta cattiva luce su tutta una categoria''. (ANSA).

Strage di orsi in Abruzzo: la posizione del Parco Sirente Velino

La vile uccisione di esemplari di Orso bruno e lupi nel Parco Nazionale d’Abruzzo è di per sé un gravissimo colpo alla coscienza della società civile.Non hanno colpito solo il Parco Nazionale ma l'intera Regione che nell’orso in particolare ha trovato il simbolo più espressivo della natura selvaggia della nostra terra.
Una natura che è il patrimonio più prezioso che l'Abruzzo ha e che può essere la fonte inesauribile di una ricchezza e di uno sviluppo da garantire alle generazioni future. Coloro che non hanno capito ciò hanno bisogno sì di una rieducazione radicale, ma nel momento in cui alla scarsa consapevolezza aggiungono l'atto criminale, vanno colpiti in modo duro e deciso. Per quanto gravi siano i danni che Orsi e Lupi possano procurare, essi non giustificano in alcun modo un atto che, oltre ad avere negative ripercussioni sulla conservazione delle specie, danneggia l'immagine di un territorio le cui popolazioni hanno sempre dimostrato non solo di saper convivere con il mondo degli animali ma anche di trarre da esso i naturali vantaggi. Nell'esprimere al Presidente e al Consiglio del Parco Nazionale d'Abruzzo la solidarietà mia e del Consiglio direttivo del Parco Sirente Velino, mi auguro che le Forze dell'ordine conseguano il giusto successo nell'opera di repressione.

Il Presidente
Prof. Nazzareno Fidanza

Sale a 35.00 Euro la taglia sugli assassini di Bernardo

E' salita a 35.000 euro la taglia sui responsabili dell'uccisione dei tre orsi nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Ai 10.000 euro stanziati dal Wwf si sono aggiunti i 10.000 euro messi a disposizione dal tesoriere dei Verdi, Marco Lion. Altri 10.000 euro sono stati aggiunti "personalmente" dal senatore di Alleanza Nazionale, Marcello De Angelis e oggi sono arrivati i 5.000 euro della Giunta Provinciale dell'Aquila. La Regione Abruzzo si costituira' parte civile in un eventuale processo penale contro i responsabili dell'uccisione dei tre orsi. Lo ha annunciato il presidente della Regione, Ottaviano Del Turco, al termine della riunione di stamane a Pescasseroli. "Ho concordato questa posizione - ha spiegato Del Turco - insieme con i responsabili istituzionali degli enti locali, a cominciare dal sindaco di Pescasseroli. Con il Comune saremo vicini in questa battaglia.
Mi sembra un atto necessario e obbligato per dare il segnale della presenza delle istituzioni". Ma il presidente della Regione ha annunciato che chiedera' "al magistrato che conduce le indagini sull'uccisione dei tre orsi (Guido Cocco, ndr) di essere interrogato perche' sono persona che consce bene e a fondo il territorio e i fatti ad esso collegati'.

Pecoraro Scanio: richiesto sequestro stricnina

"E' stata effettuata una prima disamina sull'emergenza di quanto accaduto. Il fatto e' gravissimo ma non dimentichiamo che nel 2003 nel versante laziale del Parco altri tre orsi furono ritrovati avvelenati. Lo ha detto il ministro Pecoraro Scanio al termine del summit di stamani a Pescasseroli. "A seguito di indagini - ha aggiunto - abbiamo scoperto che nel territorio esistono ancora scorte di stricnina (sostanza con la quale potrebbero essere stati avvelenati gli orsi, ndr) vietata peraltro in Italia. Ho chiesto alle forze dell'ordine di eseguire l'immediato sequestro di quanto rinvenuto. Contestualmente - ha detto il ministro - proporro' al presidente del Consiglio die Ministri una norma per rendere piu' difficile l'acquisto di pesticidi, purtroppo vendibili esibendo un semplice tesserino. Pecoraro Scanio ha poi reso noto che "il direttore della Conservazione Natura del ministero dell'Ambiente, Aldo Cosentino, si attivera' per erogare risorse straordinarie per una bonifica dell'areale dell'orso. Massimo supporto e' stato fornito alla Procura di Avezzano con l'invio dei carabinieri del Noe a disposizione aggiuntiva. Inoltre - ha concluso Pecoraro Scanio -il ministero fornira' mappe aerofotogrammetriche in alta risoluzione per le operazioni di bonifica".

4 Ottobre: San Francesco

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature...



800 anni fa frate Francesco rendeva grazie per l'immenso dono che Dio ha fatto all'uomo: il creato. Francesco chiamava il Sole "fratello", il Vento "fratello", l'Acqua "sorella", persino il temibile Lupo "fratello"...

...Francesco avrebbe chiamato anche l'Orso "fratello".

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore...

mercoledì 3 ottobre 2007

"ARCI Caccia": ferma condanna per l'avvelenamento degli orsi

“Condanniamo con fermezza i terribili e spregevoli episodi che si stanno verificando nel parco nazionale dell’Abruzzo”: Osvaldo Veneziano, presidente nazionale Arci Caccia, commenta la serie di avvelenamenti nei confronti degli animali verificatesi in questi giorni. “La nostra associazione – continua - ha richiesto immediatamente alle proprie guardie venatorie di intensificare i controlli per evitare ulteriori ed ingiustificabili atti di crudeltà. L’Arci Caccia propone inoltre di istituire un coordinamento con i corpi di polizia dello Stato e la vigilanza delle associazioni ambientaliste ed agricole per potenziare e rendere più efficace il presidio territoriale”. “L’Arci Caccia – conclude Osvaldo Veneziano - si sempre battuta contro il bracconaggio e l’uso di bocconi avvelenati: pratiche incivili ed irresponsabili pericola per i cani e per tutte le specie selvatiche E’ comunque necessario, al tempo stesso, evitare che questi episodi vengano strumentalizzati a danno dell’immagine del cacciatore responsabile che opera da sempre nel rispetto dell’ambiente e della legalità. Chiediamo, al contrario, che tutto l’associazionismo si costituisca unitariamente parte civile contro questi delinquenti”

15 giorni fa vennero trovati altri due orsi morti: l'Ente Parco divulga la notizia solo oggi.

Altri due orsi morti sono stati trovati nel Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise (Pnalm). Il ritrovamento, secondo quanto si e' appreso, e' avvenuto una quindicina di giorni fa, ma la notizia non era stata divulgata dall'Ente Parco. Sale a cinque, quindi, il numero complessivo dei plantigradi trovati morti nel parco nelle ultime due settimane, ai quali si aggiungono due lupi e una capretta usata come esca avvelenata. Il Wwf intanto ha indetto per sabato prossimo alle 18 a Biegna (L'Aquila) una fiaccolata per manifestare contro la strage di animali."'Quello che e' accaduto - spiega l'associazione - non deve rimanere una giusta, ma estemporanea indignazione, ma deve trasformarsi in azione sul territorio perche' questi atti non si ripetano mai piu'. Nella Marsica e in altre aree dell'Appennino ormai si ripetono da anni avvelenamenti che colpiscono sia la fauna selvatica che animali domestici e di compagnia''

Aggiornamenti e rettifiche:
"La notizia diffusa da qualcuno, tesa a correlare la morte dei tre orsi avvelenati con quella naturale di due orsi di pochi mesi, avvenuta oltre un mese fa, deve essere fornita in maniera corretta". Questa la dichiarazione di Aldo Di Benedetto, direttore del Pnalm, in merito alla morte di due orsacchiotti. "Sono stati uccisi - ha spiegato -da un orso adulto che ha tentato di avvicinare la mamma. Il maschio adulto considera gli orsi appena nati come una sorta di 'antagonisti' ai fini riproduttivi e spesso, come in questo caso, arriva ad ucciderli. Il tutto avviene nella cosidetta sfera della selezione naturale".
Nessuna relazione, quindi, tra gli eventi degli ultimi giorni e quelli di oltre un mese fa.

Le favole al contrario

Riccioli d'oro era una bambina un pò troppo curiosa, che un giorno si spinse all'interno di un bosco. Con sua grande sorpresa, durante il suo cammino, trovò una casetta che ad un primo sguardo sembrava disabitata. Bussò alla porta ma nessuno rispose. Nel suo curiosare vide una tavola imbandita con tre ciotole, una grande una media ed una piccola. Il latte nella ciotola grande era troppo caldo, così come quello nella ciotola media, ma quello nella tazza piccola era perfetto e lo fin' in un batter d'occhio! Poi riccioli d'oro, stanca della passeggiata, volle sedersi e davanti ai suoi occhi vide tre sedie, una grande, una media ed una piccola: alle prime due però scomode e dure venne preferita quella piccola, soffice ed accogliente. Ma la sedia, sotto il peso della bambina si ruppe e Riccioli d'oro cadde in terra. Con gli occhi ormai stanchi cercò un letto e ne trovò tre: uno grandissimo, uno più piccolo ed uno della sua misura. Provò i primi due, che troppo grandi, non le si addicevano, finchè si accocolò nel terzo, il più piccolo, sprofondando in un sonno profondo. Nel momento in cui chiuse gli occhi, gli abitanti della casetta rientrarono da una passeggiata nel bosco. Erano tre orsi, uno grande, il papà, la mamma, più piccola e il cucciolo di casa. Si sedettero per fare colazione ma l'orsetto scoppiò in lacrime, non solo la sua sedia era rotta, ma il suo latte era stato bevuto! Qualcuno era in casa. I tre orsi cercarono l'intruso e videro una bambina dai capelli dorati nel letto dell'orsetto. Quando Riccioli d'Oro udì la voce del cucciolo si svegliò immediatamente. E quando vide che i tre Orsi la guardavano, corse alla finestra e saltò giù. Non si sa se Riccioli d'Oro trovò subito la strada per tornare a casa e se divenne meno birichina. I tre Orsi, però, non la rividero più.

Tre orsi, uno grande, uno medio ed uno piccolo, si addentrarono nei boschi. Camminando camminando trovarono delle strane costruzioni in mattoni, ben diverse dai loro caldi giacili e dalle loro accoglienti grotte. Queste abitazioni erano ricche di ogni ben di Dio e i tre orsi, dato che non dovevano cacciare si convinsero di essere nel paese dei balocchi, mangiando come mai prima d'ora. Di lì a poco, gli abitanti delle case si accorsero che qualcuno era entrato nel loro paese e che addirittura aveva mangiato il loro cibo. Infuriati andarono a cercare gli orsi e per vendetta li avvelenarono.


Fine.

Come salvare l'orso bruno sulle Alpi centro-orientali

Il Parco delle Orobie Valtellinesi, d'intesa con la Direzione Generale Qualità dell'Ambiente della Regione Lombardia, organizza per sabato 6 e domenica 7 ottobre un corso di formazione per Guardie Ecologiche Volontarie sul tema: "Piano d'azione per la conservazione dell'orso bruno sulle Alpi centro-orientali".
Il corso è rivolto ai Servizi G.E.V. dell'area alpina e prealpina della Lombardia, area geografica nella quale ricade il potenziale bacino d'espansione della specie, e prevede la partecipazione di una trentina di volontari.
Le lezioni intendono fornire alle G.E.V. gli strumenti conoscitivi di base necessari ad affrontare la presenza dell'orso lungo la catena alpina e vedranno come relatore Umberto Bressan, funzionario della Direzione Generale Qualità dell'Ambiente della Regione Lombardia.
Il piano d'azione per la conservazione dell'orso, del quale la Regione Lombardia è tra i promotori, affida agli addetti ai servizi di vigilanza importanti funzioni di rilevamento e di informazione.
L'abituale rapporto tra le Guardie Ecologiche Volontarie, le popolazioni locali e i turisti offre, infatti, l'opportunità di fornire indicazioni serie e scrupolose in merito al reale significato della presenza degli orsi nell'ambiente naturale, sfatando leggende ed allarmismi ingiustificati.
Una corretta strategia di comunicazione è indispensabile per consentire una convivenza tra uomini ed orsi, come è dimostrato dall'esperienza del Trentino, unica regione delle Alpi italiane dove l'orso è oggi presente con una popolazione stabile.
Il programma del corso, che si terrà presso il rifugio Valtellina di Aprica, a 1920 metri di quota, prevede una prima sessione nella giornata di sabato, dalle ore 9.00 alle ore 13.00 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00.
Le lezioni proseguiranno domenica dalle ore 9.00 alle ore 13.00 per concludersi con un'uscita sul campo nell'Area Faunistica degli Orsi dell'Osservatorio eco - fanunistico alpino di Aprica.
La località orobica si è rivelata quale ideale location per il corso riservato alle G.E.V., dopo che lo scorso mese di maggio era stata la Porta del Parco di Albaredo per San Marco ad ospitare un percorso formativo sulle evoluzioni normative in ambito forestale e di prevenzione e lotta agli incendi boschivi, anche grazie alla coppia di orsi che da poche settimane vive all'interno dell'area protetta.

Un attacco al cuore dell'Abruzzo

Abruzzo, cuore verde d'Europa. Abruzzo forte e gentile. Abruzzo, tutta la tua natura.
Slogan che suonano bene, che fanno pensare ad una cultura regionale volta alla tutela e alla protezione natura.
L'abruzzo la scorsa estate è stato colpito da incendi dolosi che ne hanno decimato le foreste, ieri, lo sconsiderato gesto ha attaccato gli abitanti stessi di questi boschi. Il cuore verde d'Europa brucia, il cuore verde d'Europa viene avvelenato. Dov'è questa tutela per la natura? Come viene protetto uno dei simboli, se non IL simbolo della mia regione? E' possibile che ci sono ancora uomini che non capiscono che la diversità naturale è un bene unico, prezioso ed irripetibile? Come possono delle persone avere la presunzione di disporre della vita e della morte di altri esseri viventi per scopi personali. Perchè di questo si tratta. Gli orsi sono stati avvelenati, ormai lo scenario è ben configurato, anche senza i risultati delle analisi delle analisi autoptiche. Bernardo e i suoi simili hanno mangiato carne di una capra, a sua volta avvelenata con degli anticrittogamici, che era stata portata in una delle zone più frequentate dai plantigradi. Quella non è una zona di pascolo, cosa ci faceva una capra isolata e per di più imbottita di anticrittogamici? Distruggere l'orso significa annientare lo spirito della nostra regione, forte e gentile per l'appunto. Un'endemismo unico al mondo che gli altri Paesi ci invidiano, una ricchezza unica che non è ripetibile o recuperabile nel caso in cui scomparisse. Come ci comporteremmo se uno sconsiderato incendiasse la Gioconda, o distruggesse il David di Michelangelo? Parigi, Firenze e il mondo intero perderebbero delle ricchezze uniche, inestimabili. La nostra natura è così, unica e non replicabile, è la nostra ricchezza, e se dovesse scomparire perderemmo una parte di noi stessi, della nostra anima. Ma la cosa che mi amareggia maggiormente è pensare al fatto che i colpevoli sono ancora a piede libero e probabilmente, come successo per gli incendi, rimarranno impuniti.

Task force della forestale per cercare i responsabili della morte degli orsi

A nemmeno 36 ore dalla terribile scoperta dei tre orsi e di un lupo avvelenato, scattano le operazioni delle forze di polizia. Presso la sede operativa del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, si sta tenendo un briefing tra il coordinamento interforze composto dal Servizio sorveglianza del Parco e Corpo forestale dello Stato. Questa mattina 70 agenti della task force, a bordo di 28 automezzi a trazione integrale, batteranno palmo a palmo i boschi tra Gioia dei Marsi, Pescasseroli e Bisegna. L'azione e' finalizzata a scongiurare quello che tutti temono: altri orsi avvelenati e non dotati di radiocollare, quindi impossibili da individuare con la triangolazione satellitare. Contestualmente saranno cercati elementi utili alle indagini in corso, come tracce di pneumatici e mozziconi di sigarette.
La task force prende vita dopo la richiesta del WWF di un "Ris" per la tutela dell'orso marsicano e per l'identificazione del responsabile della tragedia.

martedì 2 ottobre 2007

"Gli amici dell'orso Bernardo": Il nostro gruppo non morirà

''Il nostro gruppo non morira' con Bernardo, ma trovera' nella sua morte ulteriori slanci nel perseguire con maggiore convinzione gli obiettivi che da sette anni porta avanti'': lo affermano ''Gli amici dell'orso Bernardo'', l'associazione nata a difesa del plantigrado trovato morto che sabato prossimo terra' una fiaccola a San Benedetto dei Marsi (L'Aquila). ''Speriamo - proseguono in una nota - che questo sia stato un episodio sporadico, una tragica fatalita', non l'inizio di un'assurda e ignorante mattanza''. L'Orso marsicano in questo momento ''e' forse l'animale piu' importante in Italia e in Europa - affermano gli amici di Bernardo -. La sua presenza, oltre che fonte di orgoglio per l'Abruzzo, e' altresi' importante veicolo di sviluppo e di promozione per le zone del Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise''. L'associazione lancia un appello alle istituzioni affinche' intervengano a salvaguardia dell'orso: ''Il ministero dell'Ambiente - dicono - deve rendere chiaro se vi e' un interesse concreto alla protezione dell'orso''

Live or dead

Il WWF ha promesso una taglia di 10.000 Euro a chi consegnerà alla giustizia i criminali.


Questo scempio non dovrà mai più accadere!

Commenti...

"E una grave perdita - ha dichiarato il direttore del parco, Aldo Di Benedetto - in quanto incide sul potenziale riproduttivo della popolazione dei plantigradi gia' numericamente esigua. Per di piu' viene a mancare l'orso Bernardo che, negli ultimi anni, tanto ha fatto parlare di sè per gli incontri ravvicinati nei centri abitati e che ha 'battezzato' una delle tante associazioni costituitesi per la tutela della specie"

"Dopo gli incendi di quest'estate la vile uccisione degli orsi bruni nel Parco nazionale d'Abruzzo è un nuovo e pesantissimo attacco ai Parchi nazionali ed ai loro simboli. Evidentemente le nuove misure contenute nella legge finanziaria per potenziare il sistema dei Parchi nazionali infastidisce speculatori, bracconieri, e delinquenti, ma posso assicurare che non ci faremo intimidire. Lo ha dichiarato il ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio, commentando la notizia dell'uccisione in Abruzzo d'Abruzzo di tre orsi bruni, fra cui Bernardo, uno dei simboli del Parco. "Bisogna arrestare e condannare in modo esemplare questi criminali ambientali", ha concluso il ministro.

"La notizia del rinvenimento dei due orsi morti sconvolge tutto il mondo ambientalista e quanti di loro si battono per la salvaguardia della specie protetta". Questo il commento del prof. Franco Tassi, ex direttore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, in merito alla morte di due orsi, fatto confermato dall'attuale direzione dell'Ente Parco. 'Potremmo dire - continua Tassi - che si tratta della cronaca di un evento annunciato. Le continue incursioni dell'orso Bernardo nei paesi dell'area protetta alla ricerca dei pollai, se fosse confermata la tesi dell'avvelenamento dimostrerebbe che l'esasperazione di qualcuno e' sfociata nel peggiore dei gesti. C'e' da rimarcare che l'abitudine degli orsi a mangiare galline e' scaturita dall'uso di esche olfattive, nell'ambito di una ricerca per il monitoraggio della specie non autorizzata dall'Ente Parco, quindi e' stato l'uomo, seppur indirettamente, a determinare questo dramma. La ricerca dovrebbe essere finalizzata alla tutela dell'orso e non per scopi di protagonismo o per avanzamenti di carriera"

"Uccidere un orso marsicano, uno dei pochissimi esemplari che popolano le montagne dell'Appennino, è come abbattere un pezzo di Cappella Sistina" dice Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf e anima del parco d'Abruzzo. "Un paese civile non può permettersi questi scempi", dichiara il WWF sul proprio sito internet listato a lutto. “Sempre nella Marsica l’anno scorso sono stati ritrovati più di 10 grifoni avvelenati e tanti altri animali – commenta Pratesi - E’ chiaro che si tratta di un’area ad alto rischio. Ma tutta l’Italia lo è. Stiamo distruggendo una delle ricchezze attorno a cui è nata e fiorita l’economia di intere regioni. Consentire che si perda un orso o un lupo alla volta è come lasciar sfregiare un’opera d’arte, è un atto insano come prendere a martellate la Pietà di Michelangelo. Siamo profondamente indignati: dopo una stagione di incendi – e l’Abruzzo è la regioni più colpita - i Parchi e la loro fauna continuano a subire colpi. Ora serve una risposta ferma e puntuale sulla prevenzione”

"La stretta sequenzialità dei ritrovamenti rafforza la tesi di un possibile avvelenamento - dichiara Livia Mattei, esperta biologa e funzionario del Corpo forestale dello Stato - anche se non è escluso che sia stato accidentale e non necessariamente legato alla volontà di sopprimere Bernardo, considerato in passato un orso problematico. La vicenda pone in evidenza - conclude la Mattei - l'esistenza di sacche di profondo abbandono del territorio, terre di nessuno dove, per colpa di alcuni irresponsabili, si rischia di compromettere il prezioso patrimonio biologico della specie in via di estinzione".

“Non ci sono parole per definire l’ennesima mattanza di orsi al Parco Nazionale d’Abruzzo, se non delinquenza pura e brutale alla quale bisogna rispondere con la massima determinazione nell’annientare il bracconaggio” - commenta Antonio Nicoletti, responsabile aree protette e territorio di Legambiente - “Tutto ciò – continua Nicoletti - nonostante il plantigrado sia tutelato da leggi nazionali ed internazionali (specie prioritaria in Direttiva europea 43/92 - habitat). La causa della morte sembra ormai certa essere per avvelenamento da anticrittogamici, che, seppure potentissimi veleni, si possono acquistare senza nessun controllo particolare. A questo punto diventa fondamentale dare concreta attuazione agli accordi e alle strategie già messe in campo in questi anni per la tutela dell’orso bruno marsicano”.

"E' una strage di proporzioni inaudite". Cosi' il presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, commenta all'Agi il rinvenimento di tre carcasse di orsi bruni marsicani. "Un atto secondo - ha aggiunto ilgovernatore - dopo i devastanti incendi di quest'estate ed e' possibile che ci sia un collegamento. Le autorita' competenti non si lascino sfuggire l'occasione per colpire gli autori di questo ennesimo terribile gesto. L'Abruzzo e' stato colpito due volte nel suo patrimonio piu' rappresentativo. Rammarica il fatto che questa volta - conclude Del Turco - la mano dell'uomo abbia voluto colpire gli abitanti piu' civile del Parco, cioe' la fauna".

'Basta con la tolleranza nei confronti dei bracconieri: serve il carcere duro per questi criminali. I Verdi proporranno un emendamento al ddl sugli ecoreati per inasprire le pene nell'art.544 bis del codice penale''. Lo afferma il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli in merito all'uccisione dei tre orsi marsicani. Secondo Bonelli si tratta di ''un atto di ferocia criminale inaudita. E' un delitto che ferisce il Paese e offende la coscienza civile del nostro Paese. Un attacco pianificato al patrimonio ambientale e faunistico italiano. Chiediamo a magistratura e forze dell'ordine di fare tutto il possibile per individuare i responsabili''

"L'Abruzzo - ha detto il capogruppo regionale dei Verdi, Walter Caporale - ancora una volta perde esemplari di orso bruno, specie unica e presente soltanto nella nostra Regione, grazie alla quale di anno in anno aumenta il turismo nelle nostre aree interne. Tristezza, impotenza e rabbia sono i sentimenti che si provano. Nella speranza che al più presto siano trovati e condannati i colpevoli è necessario garantire maggiore sicurezza agli animali selvatici e soprattutto a quelli protetti e tutelati da leggi nazionali ed internazionali, come sono le specie uniche ed in via di estinzione".

''abbiamo deciso che, nel caso in cui vengano individuate delle responsabilita' dirette, l'associazione si presentera' parte civile nei futuri procedimenti giudiziari''. Cosi' il presidente della Lega Italiana Protezione Uccelli (Lipu), Giuliano Tallone. Secondo la Lipu ''la sopravvivenza stessa degli orsi marsicani e' a rischio''. Il rappresentante Lipu nel Consiglio del Parco Nazionale d' Abruzzo Fulvio Mamone Capria ha fatto richieste precise per accelerare le indagini e individuare i responsabili: ''Abbiamo chiesto con successo spiega Mamone Capria - al coordinatore regionale del Corpo Forestale dello Stato Davide De Laurentis il massimo supporto all'attivita' investigativa che stanno svolgendo i guardiaparco del Parco Nazionale d'Abruzzo, chiedendo di affiancare a questi ultimi ulteriori pattuglie del Corpo Forestale, cosi' da rendere piu' incisive e celeri le operazioni di individuazione delle responsabilita' legate alla morte dei tre orsi''

Affrontare i suoi problemi con l'uomo: ecco come salvare l'orso in Italia

Su Repubblica.it, un articolo di Piero Genovesi, Vice Presidente dell'International Association for Bear Research and Management

Come stanno gli orsi d'Italia? Tornati alla ribalta con l'abbattimento di "Bruno" lo scorso anno, la cattura di Jurka di questa primavera e - notizia di oggi - la morte di tre esemplari in Abruzzo, vale la pena fare il punto sulla situazione del più grande carnivoro che abita il nostro paese.
Nel futuro degli orsi ci sono molti chiari e molti scuri, ma tanto vale partire subito dalle brutte notizie. Per chi si occupa di conservazione degli orsi, il rinvenimento di tre carcasse in Abruzzo - tra le quali "Bernardo", un maschio di orso marsicano che negli ultimi anni si è avvicinato spesso ai paesi della zona - negli ultimi tre giorni, è infatti una notizia sconfortante. Anche perché - con i due cuccioli trovati morti pochi giorni fa - sono cinque gli animali perduti solo in questo ultimo mese.
Purtroppo ancora oggi - nonostante gli enormi progressi tecnologici di questi ultimi anni - non sappiamo esattamente quanti orsi ci sono in Abruzzo, ma si teme che il numero possa essere così basso (poche decine di animali), da collocare la popolazione molto vicino al baratro dell'estinzione. E con popolazioni così piccole, la perdita anche di pochi individui all'anno può avere effetti catastrofici. Gli orsi sono infatti animali poco prolifici (le femmine fanno da uno a tre cuccioli ogni due o tre anni), ed in natura le popolazioni persistono perché la mortalità degli adulti è bassissima, considerato che questi grandi carnivori non hanno praticamente nemici naturali. E infatti la mortalità degli orsi d'Abruzzo non ha nulla di naturale, visto che oltre il 75% degli 85 orsi trovati morti negli ultimi venti anni sono stati uccisi - intenzionalmente o accidentalmente - dall'uomo.
I motivi alla base di questa strage sono diversi. A volte gli orsi vengono uccisi per i danni che causano agli allevamenti o ai pollai, in altri casi ingoiano accidentalmente bocconi avvelenati messi da pastori e cacciatori per combattere il lupo o la volpe (come probabilmente nel caso degli ultimi tre animali morti), o muoiono investiti dai treni e dalle auto.
Per assicurare la sopravvivenza di questa popolazione - una delle ultime tre ultime di tutta l'Europa sud occidentale - occorre quindi affrontare subito le cause dei conflitti tra l'uomo e l'orso, prevenendo e compensando i danni fatti dagli orsi, valutando la necessità di regolamentare alcune forme di caccia, e proteggendo gli habitat più critici.
Per il futuro dell'orso marsicano c'è fortunatamente anche qualche buona notizia. Nel 2006 è stato infatti firmato un accordo tra tutti gli enti competenti per la conservazione dell'Orso (Ministero Ambiente, Regioni, Province, Corpo Forestale dello Stato, Università di Roma e Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica) che impegna tutti questi organismi a lavorare insieme per assicurare la tutela di questa popolazione minacciata. Speriamo che questo impegno - che vede in prima linea il Ministero dell'Ambiente, la Regione Abruzzo ed il Parco Nazionale d'Abruzzo - si traduca immediatamente in misure concrete per la protezione degli ultimi esemplari d'Abruzzo. E uno dei punti chiave di questo accordo è la realizzazione di una ricerca che chiarisca finalmente la consistenza di questa popolazione. Per questo obiettivo i ricercatori dell'Università di Roma "la Sapienza" hanno catturato oltre 16 orsi, dotandoli di un radiocollare per poterne seguire gli spostamenti. E indagini genetiche stanno portando a creare una banca dati di tutti gli individui, in modo da permettere un vero e proprio censimento degli animali. Speriamo che già nei prossimi mesi questi sforzi portino finalmente a capire meglio come intervenire per assicurare un futuro a questi plantigradi.
Ma se dall'Abruzzo arrivano brutte notizie, più incoraggiante è invece la situazione nelle Alpi, dove vive oggi - a cavallo tra Trentino, Alto Adige, Veneto e Lombardia - una popolazione di circa 25 orsi, frutto di un progetto di reintroduzione realizzato dal Parco Adamello Brenta, la Provincia Autonoma di Trento e l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Dal 1999, quando furono rilasciati i primi tre esemplari, provenienti dalla vicina Slovenia (dove vive una abbondante popolazione), sono stati liberati in tutto dieci animali dai quali sono nati oltre 24 cuccioli. Per assicurare una coesistenza pacifica tra l'orso e gli abitanti di questa regione, la Provincia di Trento ha messo in atto un'efficace politica di prevenzione e compensazione dei danni, monitoraggio degli animali, attivazione di squadre di emergenza addestrate ad intervenire nei casi più critici e trasparente informazione dei cittadini.
L'impegno della Provincia di Trento è stato particolarmente delicato nel caso dell'orsa Jurka. Questa femmina, rilasciata nel 2001, ha mostrato un comportamento particolarmente curioso e sfrontato, entrando spesso nei paesi della zona, ed in diversi casi sfondando addirittura la porta di alcune legnaie e malghe per cercare cibo. Dopo avere messo in atto tutti i possibili accorgimenti per correggere questo comportamento (come ad esempio cercando di spaventarla con proiettili di gomma quando si avvicinava ai paesi), quest'anno si è deciso di catturarla per metterla in cattività. Una scelta difficile e dolorosa, ma che almeno ha dimostrato che è possibile evitare soluzioni ancora più estreme, come quelle messe in atto in Germania lo scorso anno, quando proprio uno dei figli di Jurka è stato abbattuto per paura che potesse ferire qualcuno.
Un altro risultato importante per il futuro dell'orso nelle Alpi è che tutte le regioni dell'arco alpino hanno collaborato a realizzare un piano d'azione per l'orso bruno, che introduce un sistema analogo a quello trentino su tutte le Alpi centro orientali, dal Friuli fino alla Lombardia. E proprio oggi è in corso una riunione in Slovenia cui partecipano anche svizzeri, austriaci e sloveni, per arrivare ad una collaborazione anche al di fuori dei confini nazionali.
La necessità di affrontare la conservazione dell'Orso a scala sovranazionale è dimostrata dal caso del Friuli Venezia Giulia, periodicamente interessato dall'arrivo di orsi dalla Slovenia. Questa presenza dimostra come il destino di questi animali - che possono compiere spostamenti di molte centinaia di chilometri - richiede politiche coordinate a scala almeno nazionale, se non europea. Ma la buona notizia è che - anche grazie all'ingresso della Slovenia nell'Unione Europea - una collaborazione è possibile. Due degli orsi che frequentano le alpi friulane sono stati dotati di un radiocollare dai ricercatori dell'Università di Udine, in modo da poterli seguire e proteggerli più efficacemente.