"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

lunedì 13 luglio 2009

San Sebastiano: giovane orso a zonzo

Alle 22 della sera, l'orso in piazza, approfittando del giorno di riposo di un ristorante che si affaccia proprio sullo slargo. Non certo per un appuntamento, ma solo per un casuale incontro ravvicinato con due giovani del posto. Quest'ultimi presi alla sprovvista, perché tanta la sorpresa che non gli ha consentito di filmare con i telefonini l'evento. «Non ho fatto in tempo a prendere il telefonino dalla tasca _ racconta Sabatino, un giovane studente universitario, "sfollato" dalla sua casa distrutta dal terremoto all'Aquila ed ora con la famiglia nel piccolo paesino del Giovenco - perché veniva verso di noi, mentre stavamo raggiungendo a piedi la piazza in compagnia del mio amico Emiliano». Ma partite prontamente le telefonate e in un baleno ecco accorrere sul posto quelli dell'Associazione Amici dell'orso Bernardo, mentre i due giovani seguivano a discreta distanza il plantigrado che tranquillo attraversava le strada del paese. «Abbiamo fatto lo stesso percorso - racconta Christian, dell'associazione - e indirizzati dal cane bastardino Penelope abbiamo potuto vedere l'orsacchiotto che se ne stava tranquillo sopra un ciliegio a ingurgitare i succulenti frutti». Poi, sopra la strada che sovrasta l'orto, si è radunata tanta gente che ha potuto ammirare per parecchi minuti l'animale, fino a quanto non si è dileguato nel buio. Ma, evidentemente, quelle ciliegie erano troppo buone, tanto che è ritornato di nuovo all'assalto, indisturbato, a notte fonda. Potrebbe trattarsi di uno dei due figli dell'orsa Gemma, stando alla sua giovane età, di casa a San Sebastiano, visto le sue continue puntate delle ultime notti.

Fonte: Il Tempo.it

PNALM: trovati resti di un giovane orso

Gli scarsi resti di un giovane orso sono stati rinvenuti ieri da personale del Servizio di Sorveglianza del Parco e del Dipartimento di Biologia Umana e Animale della Università La Sapienza di Roma in Molise, località Cerasuolo, in comune di Filignano, al di fuori del perimetro del Parco. L'animale, che aveva circa 18 mesi, è stato pressoché completamente consumato da predatori, per cui è stato possibile recuperarne solo poche parti.  L'esemplare era dotato di una marca auricolare trasmittente, per seguirne i movimenti nell'ambito della ricerca in corso volta a determinare consistenza e distribuzione della popolazione di orso bruno marsicano. Da alcune settimane, tuttavia, il segnale radio si era perso, per poi entrare di recente nella modalità che indica l'assenza di movimento.
L'esiguità dei resti recuperati, come pure il fatto che la morte è da far risalire a parecchi giorni fa, rende molto problematico accertarne le cause: in ogni caso i resti, che sono stati trasportati presso la sede del Parco di Pescasseroli, verranno sottoposti alle analisi del caso presso l'Istituto Zooprofilattico per l'Abruzzo e il Molise.
Salgono quindi a due gli esemplari di orso rinvenuti morti nel corso dell'anno. A queste perdite si contrappongono fortunatamente segnali incoraggianti di ripresa della popolazione: dopo l'ottimo numero di cuccioli nati nello scorso anno, almeno dieci, anche i primi avvistamenti di queste settimane testimoniano un buon tasso di riproduzione: sono infatti già stati avvistati cinque cuccioli nati durante l'inverno scorso.           
Considerato l'alternarsi di buone e cattive notizie sulla salute dell'orso bruno marsicano, il Presidente dell'Ente Parco, Giuseppe Rossi, ritiene però che  si imponga, ormai, un momento di riflessione, assolutamente necessario, anche nel quadro della ricerca in corso,  che coinvolga i vari attori interessati, partecipi del PATOM-Piano di Azione Tutela  Orso Marsicano. Bisognerà conoscere a fondo l'attuale situazione, individuare esattamente i provvedimenti più urgenti da assumere da altre Istituzioni, oltre a quelli già adottati dal Parco: anche se, come previsto nel progetto di ricerca, i dati conclusivi degli studi, che permetteranno l'elaborazione di un vero e proprio piano di gestione del plantigrado saranno disponibili nel 2010 al termine della ricerca.  I vari organismi che aderiscono al Patom devono intanto assumersi le responsabilità che loro competono, proprio per aver sottoscritto quell'Accordo. Altrimenti non si potrà che dichiarare il fallimento di questo "strumento partecipativo" che tanto interesse aveva invece suscitato al momento della sottoscrizione. Non si vedono infatti, in proposito, impegni concreti da parte dei firmatari del Protocollo di intesa del luglio 2006 (regioni, provincie, parchi, Ministero dell'Ambiente. Ispra-ex Infs). Purtroppo, spiace constatare che il coordinamento auspicato e previsto da parte della Regione Abruzzo finora non ha funzionato, che il Tavolo tecnico istituito non sta operando secondo programma, che la comunicazione e lo scambio di notizie tra partner praticamente non esiste.
E' importante fare il punto della situazione e rilanciare un forte impegno in favore dell'orso marsicano. L'Ente Parco continuerà naturalmente con determinazione nella propria azione di tutela e salvaguardia, mettendo in atto ogni ulteriore iniziativa possibile, sperando di trovare la necessaria collaborazione, non soltanto da parte delle pubbliche istituzioni, ma anche di chi sul territorio vive e opera.


Comunicato Stampa n. 43/2009

Un orso a passeggio a San Briccio

Un orso bruno avrebbe preso casa nel bosco della Fratta, accanto alle zone coltivate a frutteto del colle di San Briccio, sopta Lavagno. È quasi sicuramente passato di lì dalle tracce lasciate, ma è ancora da dimostrare che abbia deciso di fermarsi. Sul terreno sono rimaste le sue orme, mentre sono spariti i frutti caduti dagli alberi: pesche, pere cotogne, susine, ciliegie selvatiche di cui l’orso ghiotto e affamato ha fatto piazza pulita, lasciando escrementi e impronte ben marcate sui prati e sui terreni che degradano dal bosco della Fratta fin quasi alla strada provinciale fra San Martino e Marcellise.
Gli esperti trentini, che da decenni seguono gli orsi del Parco Adamello-Brenta nel loro pellegrinare, non ne sono affatto stupiti: l’orso, anche se preferisce il fresco della montagna, può arrivare a quote collinari se le condizioni climatiche lo consentono.
«Stupisce che sia arrivato fino a San Briccio senza lasciare tracce lungo il tragitto», commenta Claudio Groff, referente per l’orso del Servizio foreste e fauna selvatica della Provincia di Trento, «ma la cosa non è impossibile perché l’orso fa parecchia strada, anche fino a 50 chilometri al giorno, e in questo periodo ha abbondanza di frutta selvatica».
Sulla provenienza non si pronuncia: «Intanto vorrei essere sicuro che si tratti di orso perché ci arrivano decine di segnalazioni al giorno. L’analisi del Dna sulle feci è utilissima per capire se sia un orso e da che popolazione provenga. Potrebbe essere originario dalla colonia presente nel Parco dell’Adamello-Brenta o arrivare dalle Alpi orientali, da Slovenia e Friuli. Quel che è certo è che non abbiamo recentemente avuto segnalazioni nel Trentino meridionale e quindi questo esemplare avrebbe fatto parecchia strada senza lasciar traccia. Sicuramente non è lo stesso orso avvistato sul Baldo perché quell’esemplare è già in Austria: ne abbiamo ricostruito il percorso attraverso la Vallarsa, l’altopiano di Asiago, il Bellunese e sappiamo che da giugno è nel Tirolo meridionale», precisa l’esperto. Potrebbe essere arrivato da Est seguendo lo stesso corridoio, come l’esemplare che in questi giorni staziona a cavallo tra Primiero e Feltre.
Il fatto che non siano stati segnalati danni a greggi, alveari o pollai lungo il percorso si spiega perché l’orso è un animale a dieta prevalentemente vegetariana: ha bisogno di proteine solo al momento del risveglio e prima del letargo, ma il passato inverno, con le abbondanti nevicate, ha provocato un gran numero di decessi per stenti e denutrizione fra cervi, camosci e caprioli, fornendo agli orsi, al risveglio, abbondanza di carcasse.
Con l’aumento della temperatura dovrebbe alzarsi di quota anche l’orso, a meno che non trovi nel bosco e in qualche anfratto un microclima ideale per ripararsi durante il giorno.
Dunque dovremmo abituarci all’idea di condividere boschi ed escursioni con questo animale, «che non costituisce un pericolo, anche se può essere potenzialmente pericoloso», precisa Claudio Groff, «ma è più lui che deve temere l’uomo e il male che può procurargli. Gli accorgimenti sono quelli di farsi notare, parlando a voce alta e tenendo gli animali al guinzaglio». L’orso è per natura timoroso e preferisce evitare incontri con l’uomo: attacca se è provocato, se ci si trova fra l’adulto e la prole o lo si disturba mentre sta mangiando. Basta allontanarsi lentamente, tenendo d’occhio i suoi movimenti: se si alza in piedi e annusa l’aria non è per aggredire ma per identificare meglio cosa gli stia intorno.
L’assessore provinciale alle politiche del settore faunistico e all’ecologia, Luca Coletto, è sorpreso ma non allarmato: «Sono scorribande abituali che sappiamo essere proprie di questo animale che finora non ha provocato danni. Eviterei di spaventare inutilmente e sono felice invece di considerare la presenza dell’orso come un regalo a un ambiente che se può ospitarlo significa che è rimasto sostanzialmente integro e selvaggio».
(Vittorio Zambaldo)

Fonte : L'Arena del 12 Luglio 2009

giovedì 9 luglio 2009

Le analisi genetiche lo confermano: l’orso Dino non è solo

Si moltiplicano le segnalazioni di orso nel Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi e nel bellunese in generale.
Agli avvistamenti della scorsa primavera si sono aggiunti, in questi giorni, quelli della Val di Canzoi, alle porte del Parco, e la foto scattata da turisti spagnoli ad un orso nella zona dell’Agner.
Nel frattempo, proprio in questi giorni i laboratori dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) hanno inviato all’Ente Parco e alle altre Amministrazioni che controllano gli spostamenti degli orsi sulle Alpi, i risultati delle analisi genetiche effettuate sui campioni di feci di orso raccolti dal personale del Corpo Forestale dello Stato in Valle del Mis, nel cuore del Parco, il 17 aprile scorso.
L’orso, battezzato “Dino”, in onore di Dino Buzzati, è stato identificato dai genetisti con la sigla certamente più “scientifica” ma un po’ più fredda, di M5.
Si tratta di un orso “nuovo”, ovvero il cui DNA non è mai stato trovato nei campioni raccolti fino ad oggi sulle Alpi. M5 è un maschio, il cui patrimonio genetico non corrisponde a nessuno dei fondatori della popolazione trentina e non è compatibile nemmeno quale discendente degli orsi fino ad oggi identificati in Trentino. Si tratta quindi, con molta probabilità, di un esemplare proveniente da est.
Allo stesso orso appartengono anche i campioni raccolti dalle guardie provinciali, tra aprile e maggio, in Cadore, a Seren del Grappa e a Cortina.
DNA dello stesso orso è stato raccolto anche in provincia di Bolzano, a Marebbe, a metà maggio.
L’ISPRA ha comunicato anche i dati genetici dei campioni raccolti dagli agenti della Polizia provinciale in Val del Grisol il 13 maggio.
Appartengono all’orso identificato con il codice KJ2G2: si tratta del maschio di 3 anni, nato in Trentino, lo stesso che fino allo scorso autunno si trovava nella zona dell’altopiano di Asiago. L’orso KJ2G2 è stato campionato in maggio dalle guardie provinciali anche ad Auronzo e DNA dello stesso animale è stato raccolto in Austria, nel Parco Nazionale degli Alti Tauri, il 2 giugno scorso.
“I risultati delle analisi, – ha dichiarato il Direttore del Parco, Nino Martino – sono di notevole interesse e permettono di ricostruire i grandi spostamenti che questi animali compiono attraverso le Alpi, superando le invisibili barriere amministrative, costruite dall’uomo tra province, regioni e stati. Siamo contenti che Dino non sia il solo orso che frequenta il Parco e seguiremo con interesse tutti i loro futuri spostamenti”.
“Particolarmente significativa – ha detto il Presidente Guido De Zordo – è la nuova comparsa dell’orso in Val Canzoi in questi ultimi giorni, in concomitanza con la festa del Parco. L’orso infatti è stato, quest’anno, la mascotte della festa. Non sappiamo ancora se l’orso della Val Canzoi sia Dino, KJ2G2 o un altro esemplare, in ogni caso è certamente il benvenuto”.

Fonte: parks.it

Accordo raggiunto tra zoo, Knut resterà a Berlino

L'orso Knut resterà probabilmente a Berlino. Lo scontro giuridico tra lo zoo della capitale tedesca e quello di Neumuenster sul futuro del plantigrado più famoso in Germania (e non solo) è stato infatti risolto. Lo ha spiegato un portavoce dello zoo di Berlino, che ha annunciato per domani ulteriori dettagli.

Accordo raggiunto tra zoo, Knut resterà a Berlino

Stando al sito del quotidiano berlinese Bz l'intesa prevede che Knut potrà restare in modo permanente a Berlino; in cambio lo zoo di Neumuenster otterrà 430.000 euro.Il padre di Knut, Lars, proviene dallo zoo di Neumuenster ed è stato prestato a Berlino per riprodursi. In base all'accordo il primo cucciolo - quindi Knut - appartiene a Neumuenster. La cittadina del nord della Germania ha chiesto di poter ottenere almeno una parte delle entrate aggiuntive incassate dallo zoo di Berlino grazie a Knut. L'orso, ripudiato dalla madre poco dopo la nascita, alla fine del 2006, è diventato infatti una star mondiale. Nel corso di un'udienza tenuta lo scorso maggio Neumuenster ha chiesto 700.000 euro; Berlino ha invece offerto la metà.

Fonte: diariodelweb.it

mercoledì 8 luglio 2009

Il ritorno dell’orso

Sabato 11 luglio alle 21 nel centro visite del parco Nazionale dello Stelvio a S. Antonio Valfurva, in piazza Forba nella serata a ingresso libero organizzata dal Parco Nazionale dello Stelvio e  dalla Regione Lombardia, Carlo Frapporti del WWF Italia parlerà del ritorno dell’orso bruno nella Alpi italiane e in particolare in Valtellina e in Lombardia. Dopo un secolo l’Orso bruno sta tornando anche sulle Alpi centrali e in particolare nel parco dello Stelvio.
L’orso rappresenta un valore biologico, culturale e sociale che va valorizzato e che arricchisce indiscutibilmente i nostri ambienti.
Per questo il WWF da tempo ha avviato una serie di iniziative rivolte ai cittadini, ai turisti e agli operatori delle zone dove l’orso sta tornando, consapevole che una corretta informazione può aiutare in quelle  situazioni dove la presenza dell'Orso bruno può innescare problemi di convivenza con le comunità locali a causa dell'impatto che la specie può avere su alcune attività economiche.
Proprio in Valtellina nell’ottobre 2008 è partito infatti il progetto del WWF  a tutela dell’orso bruno delle Alpi con l’installazione di recinti elettrificati a difesa di apiari e greggi.
Il WWF Italia con il supporto del Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con la Provincia di Sondrio ha installato a Grosio (SO) un primo recinto elettrificato per la difesa di un apiario in una zona dove l’orso aveva fatto danni negli scorsi mesi e dove ci si attende che possa tornare prossimamente. Questo primo recinto è stato finanziato dalle imprese del “Club Imprese per la natura” del WWF.
Il progetto vuole promuovere l’uso di sistemi di prevenzione idonei da parte delle categorie interessate fornendo assistenza, informazioni e formazione per incrementare la conoscenza e facilitare la convivenza tra l’uomo e l’Orso bruno delle Alpi e l’orso marsicano sugli Appennini. 
Altri recinti sono stati installati successivamente e molte serate come quella di sabato 11 sono state organizzate allo scopo di fornire le informazioni corrette per migliorare la convivenza tra uomo e orso.

Ufficio stampa WWF Italia Sara Bragonzi tel 02 83133233

martedì 7 luglio 2009

Roma invasa da orsi polari “senza tetto”: monito di Greenpeace contro il global warming

Avvistati stamane numerosi orsi polari senza-tetto, che si aggiravano per Roma, alla ricerca di cibo e riparo. Sono stati segnalati in particolare a Circo Massimo, via della Conciliazione, Castel Sant’Angelo e davanti al Colosseo. Alcuni disorientati in mezzo al traffico, altri sfiniti a terra mostravano un cartello con scritto “Vittima del riscaldamento globale”.
c_3_topnews_65622_fotoÈ la provocazione di Greenpeace alla vigilia del G8, perché i leader non sottovalutino l’urgenza di prendere provvedimenti utili a frenare il cambiamento climatico in atto. In estate i ghiacci della calotta polare vanno rapidamente riducendosi e gli orsi stanno letteralmente perdendo la loro casa. La perdita totale della calotta polare potrebbe avvenire già dalle estati del 2030; i ghiacciai alpini scompariranno verso il 2050-2070. A quel punto anche le vittime umane del clima saranno milioni.
“La riduzione dei ghiacci artici è la principale causa di perdita dell’habitat naturale dell’orso polare, ora a rischio estinzione per effetto del riscaldamento globale”, spiega Francesco Tedesco, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace: “È quello che potrebbe accadere al 20-30 per cento delle specie viventi il cui rischio di estinzione aumenterà se la temperatura media terrestre dovesse crescere oltre i due gradi centigradi. E oggi la scienza ci avverte che il Pianeta sta correndo verso un aumento di sei gradi al 2100”.

orsigreenpeace
“Continuando così, in futuro non saremo invasi da finti orsi polari senzatetto, ma da milioni di profughi ambientali”, aggiunge Tedesco: “Il governo italiano sta dimostrando di non aver affatto compreso la drammaticità della crisi climatica in corso, che metterà a rischio il futuro di milioni di persone: già oggi le morti nel mondo a causa dei cambiamenti climatici sono circa 300 mila all’anno e i profughi ambientali potranno salire fino a 700 milioni al 2050”.
A soli cinque mesi dalla conferenza di Copenhagen, dove bisognerà trovare un accordo “salva-clima” per la riduzione delle emissioni di gas serra al 2020, Greenpeace è preoccupata che al G8 – tappa fondamentale dei negoziati – l’Italia possa giocare al ribasso. Greenpeace rileva che manca ancora una forte leadership politica per affrontare la più grave crisi ambientale della storia. Per salvare il pianeta da effetti climatici catastrofici occorre che la crescita delle emissioni globali di gas serra sia fermata entro il 2015, e che le emissioni siano portate il più vicino possibile allo ZERO entro il 2050.
'A Copenaghen - fa sapere l'associazione - occorre che tutti i Paesi industrializzati, insieme, si impegnino a ridurre le proprie emissioni di gas serra di almeno il 40 per cento entro il 2020 (rispetto ai livelli del 1990), e investano verso i Paesi in Via di Sviluppo almeno 110 miliardi di euro all’anno (fino al 2020) per andare verso un sistema energetico pulito basato su fonti rinnovabili, fermare la distruzione delle foreste tropicali e tamponare gli inevitabili impatti del cambiamento climatico'.
Guarda lo stato attuale dei ghiacci polari su: http://nsidc.org/arcticseaicenews/index.html

Fonte: tuttisostenibili.blogspot.com

venerdì 3 luglio 2009

Nuovi cassonetti a prova d’orso

In questi ultimi giorni nel mio comune di residenza è partita la raccolta differenziata porta a porta: ogni giorno c’è da conferire in un punto sotto il palazzo un determinato tipo di rifiuto. La mia zona però è popolata da animali domestici: cosa succederebbe se cani e gatti banchettassero con i rifiuti contenuti nei sacchetti dell’umido? Per ovviare a questo abbiamo installato dei cassonetti ad hoc che non possono essere aperti. Immaginate ora che in Trentino hanno lo stesso problema, con l’unica differenza che al posto di cani e gatti ci sarebbero gli orsi. A Margone, in provincia di Trento, b.600.600.0.0.stories.valledeilaghi.200907.090701_bidoni_umido_anti_orso_2 nella Valle dei Laghi, è iniziata la distribuzione dei nuovi contenitori per la raccolta della frazione umida, realizzati per evitare incursioni degli orsi nei centri abitati, attirati dall’odore degli scarti vegetali. I precedenti bidoni, infatti, erano facilmente ribaltabili e apribili. Per scoraggiare i plantigradi, l’amministrazione provinciale tramite il Servizio per le politiche di gestione dei rifiuti e il Servizio foreste e fauna, ha quindi predisposto un bidone molto più resistente e pesante, e con un’apertura a scatto con pomello. In questo modo, si cerca di evitare le “visite notturne” degli orsi presso le isole ecologiche, specialmente nei paesi o frazioni di media montagna, dove più facilmente l’animale cerca di alimentarsib.600.600.0.0.stories.valledeilaghi.200907.090701_bidoni_umido_anti_orso_3