"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

martedì 26 ottobre 2010

Delitto e fastidio.

L’Italia, Paese delle impunità (e delle immunità), l’Italia ERA la culla del diritto. Oggi ne è la bara. Sempre più sono i fatti di cronaca in cui la pena è sempre meno giusta e in cui spesso chi agisce in modo criminale non paga per i suoi crimini. Nel nostro piccolo grande mondo plantigrado sencondo voi potrebbe essere diverso?

Non avrei mai voluto scrivere sul blog questa notizia. Nel leggerla ho provato al tempo stesso un senso di rabbia e di rassegnazione. Già perchè, qualunquismi a parte, la giustizia nel nostro Paese è sempre più un utopia. Eppure sapevamo tutti che sarebbe andata a finire così, ma un pezzettino (piccolo piccolo) di me, sperava che almeno per una volta le cose prendessero una piega diversa.

E’ stato chiesto infatti il dissequestro delle carcasse dei tre orsi morti trovati morti nel 2007 tra Gioia dei Marsi e Pescasseroli, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. I cinque allevatori, indagati dalla Procura della Repubblica di Avezzano, non hanno ricevuto ulteriori atti oltre all'avviso di garanzia notificato lo stesso anno e questo fa presupporre, vista l'impossibilità di ulteriori proroghe alle indagini, che il caso si stia avviando verso l'archiviazione, anche perché non sono emersi nuovi elementi in questi tre anni.

I tre orsi furono trovati morti in località Acqua ventilata, tra Gioia dei Marsi e Pescasseroli e in sede di esami istologici, condotti dall'Istituto zooprofilattico Lazio e Toscana, emerse che la morte era imputabile al veleno. Il lavoro degli analistiòaddirittura all'individuazione della molecola, un fitofarmaco "lumachicida". I Carabinieri del Ris di Roma furono incaricati di fare dei prelievi e dei campionamenti sul posto di ritrovamento degli orsi, fase che porto alla conferma della tesi del veleno, poi trovato anche sul vello di una capra rinvenuta morta nei pressi e parzialmente mangiata.

Il fatto suscito' lo sdegno dell'opinione pubblica e del mondo ambientalista e sembra destinato a concludersi con un punto interrogativo, nonostante l'impegno degli investigatori che sembra non siano riusciti a mettere in correlazione il ritrovamento del lumachicida nella stalla di uno degli indagati, dopo una perquisizione, con l'avvelenamento degli orsi, in quanto il prodotto era commercializzato su scala nazionale, quindi chiunque avrebbe potuto compiere il gesto. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Avezzano, furono affidate ai Carabinieri della compagnia di Avezzano, agli ordini del capitano Michele Borrelli e al Cta del Corpo forestale dello Stato, inizialmente condotte dal vice questore Luciano Cavaioli e terminate dal pari fuizione Luciano Sammarone.

Un altro crimine impunito ai danni di esseri indifesi, con la paura che proprio questa facilità a farla franca possa spingere altre persone a commettere lo stesso crimine.

Soprattutto poi quando c’è qualcuno che riesce a dichiarare cose simili:

“Proponiamo agli organi competenti, di permettere agli allevatori abruzzesi di difendere con tutti i mezzi le proprie mandrie, anche con le armi”

Questa proposta raccapricciante è presente in una nota della Lega Nord Abruzzo, coordinamento provinciale dell’Aquila, a firma dei segretari Nicola Di Simone e Andrea Marganelli, dopo le proteste degli allevatori in area Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per le numerose predazioni e i relativi indennizzi.

“La politica per la tutela dell’ambiente intrapresa da oltre un ventennio ha finito per piegare definitvamente l’allevamento e l’attività agricola nei paesi di montagna, determinandone la scomparsa. Nessun giovane si sognerebbe mai di intraprendere una simile impresa, visti i costi e i ricavi determinati dagli assalti degli animali protetti e dalla crisi del settore. Purtroppo questo va a causare una perdita di identità culturale e di tradizioni che l’Abruzzo non puo’ permettersi, visti anche gli importanti investimenti su scala regionale per la tutela del turismo enogastronomico”.

Una domanda: ma gli allevatori si potranno difendere con tutti i mezzi  anche dai leghisti che cercano di strappar loro qualche voto?

Prendiamola a ridere va…

Caro orso ti scrivo…

La comunità del cibo dei Pastori dell’Appennino Centrale è in questi giorni a Terra Madre, all’interno del Salone del Gusto, manifestazione internazionale di Slowfood al Lingotto di Torino. Un appuntamento ormai imperdibile per enogastronomi e consumatori attenti, che guardano al Salone del Gusto dall’Italia e da tutto il mondo. Da qui parte anche “Resistenza Casearia”, per sottolineare l’importanza non solo gastronomica, ma culturale, ambientale e sociale delle attività tradizionali di caseificazione, dalle malghe alpine agli stazzi abruzzesi.

Ed è proprio da qui che i pastori hanno voluto inviare la loro “Lettera aperta” indirizzata agli animali selvatici degli Appenini Centrali. Chiedendo il sostegno di quelli che spesso sono stati visti come i “nemici storici” della pastorizia transumante, ma che trovano in chi vive quotidianamente sulle montagne il loro migliore alleato per la sopravvivenza di un intero ecosistema.

A sorpresa la lettera ha raccolto una sottoscrizione importante: l’assessore Regionale all’Agricoltura Febbo, presente al Salone del Gusto con i prodotti abruzzesi, l’ha fatta propria. La speranza è che questo segno di attenzione dell’istituzione regionale si concretizzi in un incontro da fare subito, con allevatori e con le altre istituzioni (Forestale, Provincia, Parchi, Prefettura) per affrontare insieme le questioni di un territorio delicato e complesso, dove i pastori esercitano un ruolo fondamentale di presidio.

La lettera viene indirizzata «ad orsi, lupi, linci, volpi e altri selvatici che ancora sopravvivono sul nostro territorio» si chiede agli animali» dal momento che «tutte le Autorità che abbiamo contattato nel corso degli anni e ripetutamente negli ultimi mesi e settimane non hanno mai risposto».

«Spiegateglielo voi», si legge ancora, «che alimentarvi artificialmente impedendo alle greggi di pascolare sui terreni dove vi viene lasciata la carne è un sistema che fa diventare il nostro territorio sempre più simile ad uno zoo. Provate a dirglielo voi se vi sono più utili tanta burocrazia e jeep o piuttosto i pastori che da sempre avete imparato a conoscere».

«Provate voi, che ci conoscete bene e sapete che da millenni questi sono i vostri migliori alleati: chi sulle montagne e sui pascoli ci sta davvero, da sempre». 

Fonte: primadanoi.it

Zoo Terrasini (PA): trasferito l’orso di Striscia la Notizia.

Sono tutti andati via gli animali dello zoo fattoria di Pietro Quatra. I leopardi sono stati trasportati in uno zoo in provincia di Padova. L’orso immortalato da Strisca la Notizia in atteggiamenti autolesionisti è invece stato trasferito ieri allo zoo di Roma. Da alcuni giorni, poi, la troupe di Striscia la Notizia tentava di filmare il trasferimento avvenuto grazie all’interessamento di una associazione protezionistica ligure che si è sobbarcata le spese di spedizione. Trasferita pure l’ultima tigre del prof. Quatra.

Fine di uno zoo dalle grandi ambizioni, più volte coinvolto, però, in vicende giudiziarie. Irregolarità edilizie, maltrattamento (prescritto), ed altri reati. Il noto chirugo palermitano, infatti, voleva fare una ampia struttura adibita anche alla ristorazione. Ed invece, la chiusura. Anzi così era già dal luglio 2005, a sentire i Servizi Veterinari dell’ASP di Palermo. Rimane da chiarire come un grande orso risultato privo di documentazione Cites, abbia impiegato venti anni per essere scoperto. Dove era, negli anni passati, il Servizio Cites della Regione Siciliana? E che dire dei leopardi o delle pantere che dir si voglia, sequestratre solo lo scorso luglio? La loro posizione era molto meno irregolare rispetto all’orso e forse non è da escludere che si sia sovrapposto il desiderio del prof Quatra di farla finita con lo zoo. I suoi felini finivano pure ai circhi, come i cuccioli di leone che anni addietro saltarono fuori da una cassa che si ruppe all’aeroporto di Fiumicino. Provenienza: Terrasini. Destinazione: un circo di Trieste. I Veterinari di Roma dissero che erano disisdratati e pieni di zecche. Per Quatra, invece, non era così.

L’orso di Terrasini, che in realtà è un’orsa di 20 anni, sarà trasferita al Bioparco di Roma ed è stata già ribattezzata Jill, in onore di Jill Robinson l'inglese fondatrice di Animals Asia Foundation, associazione impegnata nella tutela degli Orsi in Cina e nel Mondo.

Fonte: GEAPRESS

mercoledì 20 ottobre 2010

La famosa invasione degli orsi in Giappone

Il titolo del post richiama esplicitamente la nota opera di Buzzati “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” in cui i plantigradi invadono l’isola in seguito al rapimento del figlio del re degli orsi tenuto prigioniero proprio in Sicilia.

Il riferimento all’opera di Buzzati non è casuale, infatti ci sono almeno due cose in comune fra il fatto di cronaca e l’opera di fantasia: il Giappone come la Sicilia è circondato dal mare e poi che il paese del sol levante sta vivendo una vera e propria “invasione” delle aree urbane da parte degli orsi.

Secondo l'Agenzia dell'Ambiente nipponica, il numero di orsi avvistati fra aprile e settembre è stato di 7,175, di molto superiore ai 4,229 dello scorso anno. Ma la conferma che gli orsi se la passano male arriva da un'autopsia praticata su un orso ucciso la settimana scorsa a Nagai: anche se alto un metro e mezzo non aveva grasso addosso e pesava solo 110 chili, 20 in meno del peso normale per questo periodo, con il letargo invernale in vista.

Dati alla mano ci si aspetta che gli orsi non si fermino qui e che questo problema durerà ancora. Per questo conviene cercare di fare tesoro dei consigli degli esperti: se ci si dovesse imbattere in un orso, mai fare movimenti bruschi o rumori improvvisi, non voltargli le spalle, ma camminare con passo regolare e rapido all'indietro e ricordarsi che anche gli orsi hanno paura. "Quando la gente si trova un orso in casa, si fa prendere dal panico", ha spiegato al Time, Teruki Oka, dell'Istituto di ricerca forestale. "Ma è esattamente la stessa cosa per gli orsi".

Gli ultimi due casi hanno avuto esiti diversi: lo scorso lunedì alle 17.40 nella città di Nishiaizu, nella prefettura di Fukushima, tre orsi si sono arrampicati su un albero di cachi alto 10 metri, e le autorità hanno atteso fino a notte fonda che scendessero dall’albero, allontanandoli poi verso le montagne. Altra storia invece è quella a Shari, sull’isola di Hokkaido: un bambino ha avvistato tre orsi nel bosco adiacente alla sua scuola. Qualche ora dopo gli orsi hanno “passeggiato” per la città fino a che sono stati abbattuti da un cacciatore locale.

Ormai dopo Russia e Stati Uniti, anche il Giappone si trova a dover fronteggiare queste singolari “invasioni” a cui molti cercano di dare una spiegazione scientifica. Mancanza di risorse,  cambiamenti climatici e alterazione dei naturali cicli biologici o animali con poca paura dell’uomo?

Il racconto di Buzzati termina col ritorno degli orsi sulle montagne una volta realizzata l’impossibilità di poter convivere con gli uomini. Chissà nella realtà cosa succederà…

martedì 19 ottobre 2010

Una nuova mostra per gli orsi della luna

Ricordate Elena e la sua mostra sugli orsi? Beh se avete letto il precedente post o se siete già andati a trovarla durante la sua precedente mostra sapete già di cosa parlo. In caso contrario posso dirvi che Elena è un’artista di cuore, nel vero e proprio senso della parola, visto che dipinge spinta dall’amore verso quelle creature meravigliose che sono gli orsi. Basta vedere una delle sue opere nell’album in basso per capire di cosa sto parlando…

Questo amore però non si esaurisce ad opera terminata ma continua, perchè Elena organizza mostre il cui ricavato va alla celeberrima Animal Asia Foundation che da anni si batte per la liberazione degli orsi asiatici dalle terribili fattorie della bile.

Quindi se amate gli orsi non potete mancare a questo appuntamento!

In bocca al lupo Elena! Winking smilelocandinamostraorsidefinitivojpg

venerdì 1 ottobre 2010

Il triangolo…

Da quando mi sono trasferito qui nel PNALM ho sentito tantissime storie di allevatori, contadini e gente comune. Parlano di orsi, di parco e delle loro attività: i tre soggetti fanno parte infatti di uno strano triangolo purtroppo non sempre amoroso. A parere mio infatti i più grandi insuccessi da parte della conservazione della fauna dipendono proprio dalla cattiva gestione di questo rapporto fra i tre soggetti.

Il Parco è il “mediatore” fra i plantigradi e la popolazione locale: la corretta gestione delle risorse naturali ed economiche dovrebbe consentire la sopravvivenza delle due specie, se da un lato infatti l’orso deve essere tutelato, dall’altro lo devono essere anche le attività che si svolgono all’interno dell’area protetta. Quando questo non avviene l’orso diventa un concorrente. Quando poi le politiche di risarcimento cigolano, con tempi lunghi o rimborsi troppo esigui l’orso diventa un nemico. Se poi aggiungiamo che molti vedono nei parchi degli enti sanguisuga, pronti ad attingere ma mai a reinvestire, se non per progetti mirati e inconsistenti, allora il quadro si completa ulteriormente.

L’esempio lampante di questa insofferenza si è presentato ieri, di fronte agli uffici del parco a Pescasseroli: Giuseppe Tatangelo, un allevatore di Sora, dopo esser esalito su un albero ha minacciato di cospargersi di benzina e darsi fuoco a causa dei mancati risarcimente per i danni provocati ai suoi bovini da lupi e orsi.

La sua richiesta è semplice: «Pagate i soldi dei miei bovini, invece di fare convegni che distolgono solo fondi europei»

E si, perchè il tutto si è svolto durante l’Assemblea generale di Europarc 2010, ospitata quest’anno proprio dal PNALM.

Il Parco si è subito impegnato ad ascoltare l’allevatore e a restituire gli assegni per 3.700 euro, ma non immediatamente come desiderava Tatangelo dall’alto dell’albero su cui si era arrampicato. Le trattative poi hanno avuto un’impasse quando Giuseppe Rossi, Presidente del PNALM ha gridato nervosamente «Se non scende adesso dall'albero non vedrà più un centesimo!». Ad ogni modo i vertici dell'ente Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise si sono impegnati a liquidare le somme all'allevatore entro lunedì.

Ma la giornata è stata anche caratterizzata dalla polemica del presidente del COSPA (Comitato Spontaneo Allevatori) Dino Rossi: «Non si capisce a quale ricchezza si riferisce l'assessore al Turismo Mauro Di Dalmazio se si considera che i parchi fino ad oggi non sono stati capaci ad attuare una gestione da consentire una autonomia finanziaria senza gravare nelle tasche dei cittadini»

«Un convegno zoppo» lo ha definito Rossi dal momento che «non sono state chiamate le parti interessate, cioè la gente che vive continuamente a contatto con la natura. Contrariamente si e' pensato agli albergatori del posto, istallando un loro gazebo e costato alle tasche del Parco per il solo spostamento oltre 60mila euro».
«L'unica ricchezza che il parco avrebbe dovuto tutelare», ha continuato il presidente del COSPA, «è proprio l'agricoltura di montagna, ma a causa di questa politica d'ufficio e' destinata a scomparire e con essa tutti i prodotti da destinare ai turisti che visitano le nostre montagne. Non a caso il mattatoio di proprietà del comune di Pescasseroli e' chiuso da dieci anni e adesso e' stato messo in vendita con cambio di destinazione d'uso per farne alberghi o appartamenti. Logico sarebbe stato riattivarlo e metterlo a norma per favorire la macellazione di capi locali e offrire carni di qualità. Basta guardare ad alcuni parchi della Spagna, dove lo sviluppo sostenibile riparte proprio da agricoltura e allevamento».

Il triangolo…va più spesso considerato.