"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

giovedì 24 ottobre 2013

Orsa investita a Villalago



Villalago, terra di orsi

Purtroppo ci troviamo a riportare l’ennesima notizia di un orso bruno marsicano morto per cause riconducibili all’uomo. Ieri notte (23 ottobre 2013) un’orsa dell’età stimata di 4 anni è stata investita su un rettilineo della SS 479 nel comune di Villalago, una zona ad alto rischio di investimento della fauna selvatica. Dapprima sopravvissuto all’impatto con il mezzo che ha subito gravi danni, l’esemplare è morto oggi presso la Facoltà di Veterinaria di Teramo dove lo stavano operando. Così l’esigua popolazione di orso bruno marsicano che resiste nell’Appennino Centrale ha subito l’ennesima grave perdita. L’anno 2013 è stato terribile per questa rara sottospecie dell’orso bruno europeo, sempre più sull’orlo dell’estinzione. Dopo l’investimento di un esemplare maschio nei pressi di Tornimparte ad aprile, l’uccisione dell’orso chiamato Stefano a luglio scorso e il ritrovamento dei resti di un orso nel territorio di Villavallelonga, di cui le cause della morte sono tuttora da accertare, la perdita di oggi rende ancor più aspro il senso di impotenza di quanti amano questo animale e si dedicano alla sua tutela, scontrandosi troppo spesso con l’inerzia delle istituzioni, perfino quelle direttamente preposte alla sua salvaguardia.
Nonostante le tante segnalazioni di cittadini amanti della natura e dell’orso e il progetto pilota della Onlus Salviamo l’Orso sulla mitigazione dei rischi di investimento della fauna selvatica nei punti dove gli attraversamenti sono più frequenti, sembra che le istituzioni nazionali e regionali non abbiamo altrettanto a cuore le sorti di questo nobile animale che rischia di non sopravvivere alla barbarie della nostra epoca.

lunedì 7 ottobre 2013

Orso M2 ucciso in Trentino



Orso bruno europeo nello zoo di Breslavia (Polonia)


Il 30 settembre 2013 la carcassa di un maschio di orso bruno di 5 anni, identificato con la sigla M2, è stata trovata nei boschi al confine del Parco Nazionale dello Stelvio, in Trentino. L’animale era stato ucciso giorni prima a fucilate, come accertato dal Servizio Foreste e fauna della provincia autonoma di Trento.
Duole riconoscere che gli egregi sforzi di conservazione del nucleo di orsi bruni del Trentino incontra sempre maggiori resistenza da parte di certa stampa, portavoce di una malsana politica locale che vuole accreditarsi sulla pelle dell’orso, suscitando paure ataviche e immotivate contro il plantigrado ed eventualmente sobillando gli animi di chi decide di far fuoco contro quello che è diventato un comodo bersaglio per una visione retrograda del rapporto tra uomo e natura.
Se è vero che la penna colpisce più a fondo della spada, non possiamo astenerci dal dare voce su questo blog a un’altra idea del rapporto tra uomo e orso che impone il rispetto assoluto per un animale che è parte della storia d’Italia dalle Alpi all’Appennino, una storia che non deve soccombere alla becera ignoranza di pochi bruti.
La conservazione dei grossi carnivori è una sfida di civiltà che il nostro Paese non può permettersi di perdere per seguire gli esempi malefici di nazioni come la Svizzera.
L’orso bruno è patrimonio di tutti, compresi gli allevatori. Le immagini di animali domestici vittime della predazione di grossi carnivori come il lupo e l’orso, ostentate sulle pagine di certi giornali per invocare la vendetta della “specie eletta” sui “mostri dei boschi”, provocano in chi ha una minima capacità di discernimento la domanda legittima: “quale sorte farebbero quelle stesse pecore e vitelli in un mattatoio?”