"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

mercoledì 13 novembre 2013

Strada dei Parchi contro il simbolo dei Parchi?

Un tratto dell'Autostrada dei Parchi


È di ieri la dura risposta della società concessionaria Strada dei Parchi Spa all’annuncio dell’Associazione Salviamo l’Orso di ricorrere alle vie legali in merito all’investimento di un esemplare maschio di orso bruno marsicano sulla A24, nei pressi del casello di Tornimparte, nell’aprile scorso. La Società Strade dei Parchi Spa accusa l’associazione Salviamo l’Orso di non aver tentato il dialogo, mentre l’Associazione sostiene che è stata la Spa a non aver risposto ai propri inviti a incontrarsi per proporre misure per la messa in sicurezza dei tratti più a rischio per la fauna selvatica e, quindi, per gli automobilisti.

Onestamente è difficile credere che una piccola associazione di volontari dichiari guerra a una società come Strada dei Parchi senza prima tentare la via del dialogo e della mediazione. È molto più credibile che la Holding non abbia voluto rispondere, credendo che il silenzio fosse l’arma più efficace con la “pulce che ha la tosse”. La prevedibile distrazione della Società trapela anche dalla sua risposta al comunicato stampa di Salviamo l’Orso, dal momento che accusa l’associazione in difesa del plantigrado delle nostre montagne di denunciare una presunta “strage degli orsi”, mentre di orsi sulle autostrade “dei Parchi” (A24 e A25) ne sono morti SOLO DUE dal 1971 ad oggi. Ci consta che l’Associazione Salviamo l’orso non ha MAI parlato di strage di orsi, ma tutt’al più di strage di animali selvatici nel tratto autostradale in questione e sulle autostrade dei parchi in generale. Episodi di investimento di specie protette e non, e perfino di cani da caccia, sono riportati anche dalla stampa locale e testimoniati dalle denunce di cittadini e amministratori. La loro causa è da attribuire alla scarsa manutenzione di recinzioni inadatte a interdire l’accesso di animali come cervi e orsi perché basse, o addirittura lacerate in alcuni punti da vanificare del tutto il proprio effetto barriera, rappresentando un rischio per gli utenti dell’autostrada più cara d’Italia e per la fauna. Inoltre, la risposta di Strada dei Parchi minimizza colpevolmente il tributo di sangue che in 42 anni ha chiesto alla specie Ursus arctos marsicanus su una popolazione che da decenni lotta per non scomparire. Insomma, al danno si aggiunge la beffa di chi mostra di avere a cuore solo il profitto. Occorre ricordare che sono proprio gli alti costi di gestione a motivare i pedaggi estremamente onerosi per gli utenti di Strada dei Parchi, utenti ai quali non è garantita nemmeno un’adeguata sicurezza poiché la probabilità di investire un orso è di 2 su 42 anni. Purtroppo quella di investire cervi e cinghiali può essere molto più alta, con conseguenze potenzialmente tremende per gli automobilisti, come poteva esserlo per il guidatore che ha investito il plantigrado lì dove non avrebbe mai dovuto trovarsi.

L’invito di questo blog a Strade dei Parchi Spa è di applicare la matematica SOLO ai suoi bilanci e non alla fauna selvatica, specie quella a rischio di estinzione e simbolo della Regione dei Parchi e quindi della stessa società per azioni, cioè l’orso bruno marsicano.