|
Orsi bruni nello zoo di Breslavia |
Pubblichiamo le diverse opinioni
di due illustri esponenti della conservazione in Italia, il Dott. Franco Tassi
e il Sig. Carlo Frapporti, sull'abbattimento dell’orsa KJ2 in Trentino,
convinti che solo il confronto critico possa migliorare la conoscenza di tutti su un argomento così delicato come la convivenza tra uomo e orso.
FRANCO TASSI
Gli Orsi oggi vaganti in Trentino
non sono quelli storicamente originari di questo territorio, sterminati fino
all’ultimo individuo appena pochi decenni fa. Sono il risultato di una
“immigrazione forzata” di tipo speciale. Si tratta infatti, come nel caso dei
Pirenei Francesi, di individui acquistati anni fa in Slovenia, e introdotti poi
nel Trentino, con un ambizioso progetto animato dalle migliori intenzioni, ma
assai poco consapevole delle strategie da seguire di fronte a personalità
evolute e complesse come quelle dei plantigradi. Strappare un pacifico animale
vagabondo a montagne boscose, tranquille e poco popolate come quelle della
Slovenia, catapultandolo all’improvviso nei territori ben più ampiamente
antropizzati del Trentino, dove tra malghe e colture, attività turistiche e
sportive, l’incontro con l’uomo è assai più frequente, può creare non pochi
conflitti. La gente locale, non preparata, si trova davanti a sorprese
inattese, e non sa come comportarsi. E che dire dell’Orso, costretto ad
affrontare una quantità di situazioni impreviste? Incontri ravvicinati sempre
stressanti per un animale selvatico, e particolarmente delicati per una femmina
con i cuccioli. Malgrado questo, l’Orsa di solito non si dimostra realmente
aggressiva, ma si esibisce in finti attacchi per allontanare gli intrusi dalla
propria prole. Perché se davvero uno di questi animali avesse voluto combattere
un presunto nemico, questo non sarebbe qui a raccontarlo…
Forse pochi sanno, che da tempo
era iniziato un ritorno spontaneo di Orsi dalla Slovenia, lento ma progressivo,
e un individuo era stato persino filmato nel Parco Nazionale dello Stelvio! I
plantigradi ormai abbondanti in Slovenia avrebbero cercato nuovi territori,
trovando da soli gli ambienti più remoti e meno disturbati, e sarebbe stato
fondamentale coadiuvarli in questa “espansione spontanea”. Si sarebbe formata
una popolazione vitale, senza grandi spese e problemi, assecondando le leggi
della Natura.
Inutilmente, il Gruppo Orso aveva
tentato di spiegare che sarebbe stato assai meglio favorire questo graduale
ritorno del grande mammifero vagabondo, creando un “corridoio ecologico” di
ambienti naturali non contaminati da veleni, e ricchi di frutta, bacche e
insetti, sostenuto anche dagli stessi produttori di mele. Una larga “fascia
biologica” di “mele con il baco” avrebbe comportato sì, qualche piccolo
sacrificio ai non certo indigenti produttori di frutta, ma avrebbe garantito
notevole prestigio ecologico e altissima visibilità. Si è preferito invece
scavalcare le leggi della Natura, puntando diritto ai fondi dell’Unione Europea
(si parla di circa 8 milioni di Euro, ma c’è chi sostiene che i fondi pubblici
assorbiti dall’operazione, con buona pace della Corte dei Conti, risulteranno
molti di più).
Si è così soddisfatto il bisogno
della Slovenia di “vendere” fauna, certo: e anche quello di accademici e
tecnocrati di governare la situazione. Confidando troppo nelle moderne scienze,
tecnologie e farmacologie (catture, trasporti, manipolazioni, radiocollari,
microchips, trasmettitori, gps, trappole nascoste, armi spara-siringhe, dardi,
sedazioni, anestesie, narcotici, tranquillanti, monitoraggi: e chi più ne ha,
più ne metta). Ma poi, come si fa a individuare una creatura vivente non con un
nome di persona, o di località, ma con una sigla del tipo XKJ? Presto, in
omaggio alle “magnifiche sorti e progressive”, dovremo riconoscerla con un
“codice a barre”?!? Con i risultati, che sono sotto agli occhi di tutti…
Perché purtroppo si è lasciato
ben poco spazio alla cultura e all’emozione, alla curiosità e alla scoperta,
all’informazione e all’educazione ambientale, dalle scuole ai mezzi di
comunicazione: e cioè alla strategia illuminante, che avrebbe in breve tempo
cambiato la mentalità dominante… Soprattutto se una parte di quei fondi fosse
stata spesa a formare e impegnare giovani informatori locali, per illustrare i
grandi vantaggi culturali, naturalistici, ecologici, eco-turistici del ritorno
di una specie-totem come questa. Come mai negli USA gli Orsi (vedi Yellowstone
e dintorni: Yoghi, Bubu, Teddy Bear e Smokey the Bear) rappresentano simboli
amatissimi della Natura Protetta, mentre da noi ci si affanna a perseguitarli e
massacrarli? Non è anche questo un segno di profonda inciviltà?
Qualcuno dovrebbe spiegare alla
gente che respinge questo pacifico bestione che, se le loro foreste e montagne
saranno capaci di ospitare, mostrare e difendere la Grande Fauna, le comunità
locali ne trarranno notevoli benefici. Così avviene sempre nei Parchi di tutto
il mondo, anche a due passi da noi. Lo dimostrano, con fatti e cifre
inconfutabili, il Parco Nazionale d’Abruzzo pioniere delle Aree Faunistiche, i
Parchi di Visione in Francia e gli Itinerari Faunistici del Parco Nazionale
della Foresta Bavarese. Non è certo un caso, se i villaggi adiacenti a queste
lungimiranti realtà sono oggi i più frequentati, floridi e partecipi dell’intero
comprensorio.
Ma in Italia si preferisce
seguire strade diverse: e i disinvolti operatori attuali, tanto nelle Alpi
quanto negli Appennini, vantano autorità assoluta e sdegnano aiuti,
informazioni e consigli. Erano e sono ancora sostenuti dalla ridicola pretesa
di saper addomesticare la Natura selvaggia, non educando l’uomo, ma
“robotizzando” l’orso. Non li sfiora l’idea che rispettare la parte più integra
del territorio, lasciare l’ecosistema alla libera e spontanea evoluzione, saper
convivere con la straordinaria Biodiversità che hanno la fortuna di custodire,
sia la vera prova di civiltà e rappresenti il miglior investimento per il
futuro.
Un Trentino che avesse potenziato
il Parco dello Stelvio, anziché disgregarlo; che avesse accolto l’Orso a
braccia aperte; e che avesse investito sulla cultura della Natura, anziché su
quella di mattoni, impianti e cemento, sarebbe diventato un fiore all’occhiello
del Bel Paese e un grande attrattore eco-turistico internazionale.
Invece, non ha voluto ascoltare…
Ora si parla di boicottarne prodotti e turismo, e il Trentino è messo alla
gogna di fronte al mondo. E quindi, come era facilmente prevedibile, ha perso.
O meglio, abbiamo perso tutti, dimostrando ancora una volta che l’uomo
contemporaneo, chiuso nel proprio miope egoismo, non sembra più capace di
vivere in armonia con la vera Natura.
Franco TASSI
Gruppo Orso Italia
GRUPPO ORSO ITALIA
Costituito fin dal 1983 presso il
Centro Studi Ecologici Appenninici del Parco Nazionale d’Abruzzo, il Gruppo
Orso Italia, coordinato dal prof. Franco Tassi, è uno dei più qualificati
nuclei volontaristici di ricerca, impegno e difesa dello straordinario
plantigrado, attivo ormai da oltre trent’anni.
COMITATO PARCHI – Comunicato stampa n.152 – agosto 2017
CARLO FRAPPORTI
Allora che l’orsa KJ2 sia stata
abbattuta solo per il fatto di esistere qualcuno lo vada a dire all’uomo
aggredito 2 anni fa, rimasto invalido e come tale anche senza lavoro.
Qualcuno dica anche “all’esperto
che più a lungo in Italia aveva difeso con forza la Grande Fauna” che PRIMA di
dare inizio al progetto Life Ursus si è tenuto in Trentino (Viotte del M.te
Bondone) un convegno internazionale con i massimi esperti di orso a livello
europeo che, CONCORDI SULL'OPERAZIONE, hanno portato il loro contributo e
suggerimenti di cui si tenne conto nella stesura finale del progetto stesso. Un
corposo e autorevole Studio di Fattibilità del Progetto ha preceduto il
progetto stesso. Gli si dica anche che gli orsi in Trentino (unico posto di
tutte le Alpi, probabilmente grazie anche ai vituperati trentini) non sono
stati sterminati fino all'ultimo individuo anzi, quando sono stati reintrodotti
gli orsi dalla Slovenia erano ancora presenti 3 individui ahimè solo maschi
molto anziani (è stato anche documentato il contatto tra un orso autoctono
“trentino” e un’orsa “slovena”). Gli orsi del Trentino e quelli dei Balcani
sono divisi solo da 150 anni di storia. Centocinquanta anni nella storia
evolutiva di una specie non significano assolutamente nulla. L’“ambizioso
progetto animato dalle migliori intenzioni” ha ricevuto l’avvallo di alcuni
Ministeri italiani, dell’INFS (ora ISPRA) e della Comunità Europea, vedendo
coinvolti diversi professionisti. Ha ricevuto anche il plauso dei maggiori
esperti mondiali di orso nel corso della 16° Conferenza internazionale
sull'orso (IBA) tenutasi a Riva del Garda (TN) nel 2005. Ovviamente ha ottenuto
anche l’avvallo delle regioni confinanti; Veneto e Lombardia e Sud Tirolo. E’
tutt’oggi considerato a livello internazionale (tra gli esperti e
professionisti del settore, non dagli avventori dei bar) come un modello di
gestione e di “reintroduzione, pur con i limiti e gli errori che caratterizzano
ogni agire umano. La conferma di quanto non fosse “campato in aria il progetto”
l’hanno data anche… gli stessi orsi, passando da 9 individui ai circa 60
attuali in poco più di 15 anni. Per quanto concerne l’”espansione spontanea”,
se in Trentino avessero dovuto aspettare quella avrebbero aspettato a lungo e
dopo un po’ (diverse decine d’anni) le “braccia aperte” (menzionate nel
comunicato) ora rattrappite e indolenzite sarebbero cadute! Nessun orso
“spontaneo” si è mai riprodotto in territorio italiano dopo esser venuto dalla
Slovenia. Molto probabilmente nessuna orsa è mai venuta spontaneamente in
territorio italiano. Si vedano i campioni genetici raccolti in Friuli Venezia
Giulia. Purtroppo l’“espansione spontanea” con cui “si sarebbe formata una
popolazione vitale, senza grandi spese e problemi, assecondando le leggi della
Natura” non si è mai concretizzata, né pare vi siano prospettive che si
realizzi, almeno nel breve e medio termine… Lo sanno bene gli amici del Friuli
Venezia Giulia che da più di un trentennio convivono con pochi orsi MASCHI, che
passano solo parte dell’anno in territorio italiano. Il “ritorno graduale lento
ma progressivo” non è mai avvenuto e forse non avverrà mai, e questo lo hanno
sancito (oltre agli orsi stessi) i maggiori esperti internazionali della specie
quando hanno suggerito di traslocare artificialmente alcuni individui. Negli
ultimi 100 anni nessun orso proveniente dalla Slovenia ha MAI spontaneamente
attraversato l’Adige arrivando nel Trentino occidentale. Chi sostiene il
contrario o è in malafede o non conosce assolutamente i fatti e sparla tanto
per sparlare. Non esiste nessun documento "inoppugnabile" che
testimoni il contrario! Un orso maschio (denominato Fritz, dal nome del
forestale che per primo ha trovato le tracce nel bellunese), negli anni 90' è
arrivato spontaneamente dal Friuli Venezia Giulia fino al Trentino orientale,
più precisamente arrivando fino alla Val dei Mocheni a circa 30km in linea
d'aria dal capoluogo Trento. Di questo animale si son perse le tracce anche se
“voci” lo vorrebbero abbattuto illegalmente nelle vallate del Vanoi tra Trentino
orientale e Veneto (BL), atre più fondate (genetica) abbattuto legalmente in
Slovenia. Un secondo esemplare, sempre maschio, denominato M5 (conosciuto anche
con il nome "Dino") è arrivato nel 2009 nel Trentino orientale; dopo
varie scorribande e razzie soprattutto nella zona dell'altopiano di Asiago (VI)
è tornato in Slovenia dove è stato abbattuto da un cacciatore il 15 marzo del
2011. Nessun altro orso è arrivato spontaneamente in Trentino; E MEN CHE MENO
IN TRENTINO OCCIDENTALE e/o NELLO STELVIO.
Ad ulteriore testimonianza
(semmai servisse!) di come il Comunicato del Prof. Tassi sia stato scritto
senza la benché minima cognizione di quanto accadde sull’arco alpino, si fa
notare che, oltre a non esistere nessuna espansione naturale, semmai succede
ESATTAMENTE IL CONTRARIO! Negli ultimi anni almeno 2 orsi NATI IN TRENTINO sono
emigrati nell’area del triangolo F.V.G./Austria/Slovenia e più precisamente
nelle zone a cavallo col confine sloveno. Nonostante il F.V.G. sia in
continuità ecologica con la Slovenia e malgrado lì vi siano almeno 500 orsi,
negli ultimi anni METÀ dei campioni genetici raccolti in FVG, erano
riconducibili a orsi PROVENIENTI DAL TRENTINO, che di orsi ne conta poco più di
un decimo ed è assai più lontano! Voglio ricordare che, dal 2007 "... Il
Servizio Foreste e Fauna, predispone un documento a cadenza annuale, denominato
"Rapporto orso", inerente la situazione dell'orso bruno e l’attività
di gestione ad esso collegate. L'obiettivo è duplice: da un lato fornire una
corretta informazione, aggiornata e dettagliata sullo status della piccola
popolazione di orsi che gravita nel Trentino occidentale e nelle regioni
adiacenti, dall'altro registrare in maniera sistematica una serie di dati il
cui utilizzo periodico da parte degli addetti ai lavori necessita di un
documento per quanto possibile completo ed esaustivo...". IL Rapporto è scaricabile
gratuitamente da qui: https://orso.provincia.tn.it/Rapporto-Orso-e-grandi...
Si dà conto nel dettaglio di
tutte le attività di monitoraggio, gestione dei danni, gestione delle
emergenze, formazione del personale, comunicazione. Una montagna di fatti e
dati, a fronte di opinioni e chiacchiere! Leggere qualche dato oggettivo a
volte non guasta, e forse così si potrebbe parlare avendo…qualcosa da dire! Il Rapporto
è stato un buon esempio per i colleghi abruzzesi, che negli ultimi anni hanno
cominciato a produrre un documento analogo.
Spiace vedere che “l’esperto che
più a lungo in Italia aveva difeso con forza la Grande Fauna” citi ad esempio
altre realtà europee, come Francia e Germania dove, LI SÌ, sono stati in grado
di distruggere completamente, portandola all’estinzione, la “Grande Fauna”
Orsi, lupi e linci in primis. L’unico orso arrivato autonomamente in Germania
negli ultimi 30 anni era JJ1 un giovane maschio di 3 anni (nato in Trentino)
immediatamente abbattuto “gratuitamente” a fucilate in Baviera! Val la pena
ricordare anche, come nel paese di “Yoghi, Bubu, Teddy Bear e Smokey the Bear
che rappresentano simboli amatissimi della Natura Protetta” sono stati in grado
di estinguere negli ultimi 50 anni l’orso bruno (Ursus arctos) in quasi tutti
gli stati ed in oltre il 95% del territorio originale.
Solitamente, io, cerco di parlare
SOLO delle cose che conosco; il nome degli orsi in Trentino veniva dato (ora
non è più così) in base alle iniziali della madre e del padre dell’individuo
stesso più il numero della discendenza; l’orsa KJ2 era quindi la secondogenita,
figlia di Kirka e Joze, trovo curioso che qualcuno decida come deva operare un
Ente pubblico autonomo a più di 600 km di distanza. Non credo che nessun
trentino sia andato a Pescasseroli per dire all’allora Direttore Dott. Franco
Tassi, cosa doveva o non doveva fare, né men che meno, come doveva chiamare i
“suoi” orsi (per altro non sapevo dell’esistenza, in Abruzzo, del paese… “Yoga”!)!
Il Trentino ha adottato la condivisibile scelta di non dare nomi agli orsi per
non umanizzarli; l’orso è selvatico; è la cosa più selvatica che abbiamo, nel
nostro immaginario. Umanizzarlo è offenderlo, ridurlo, in qualche modo
soggiogarlo. Trovo ancor più curioso, che quando si è dato inizio al progetto
per riportare la specie orso sulle Alpi, nessuno abbia trovato nulla da ridire;
ANZI. Nemmeno l’allora Direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise,
si disse contrario. E adesso? Tutti bravissimi con critiche suffragate dal…. NULLA!
Credo sia stato Catone a dire:
“la parola ce l’hanno tutti, il buon senso solo pochi”! Voglio concludere
osservando che non mi sembra assolutamente questo il metodo per fare una
corretta comunicazione/educazione, sparlando a vanvera di cose che non si
conoscono assolutamente, portando argomentazioni campate in aria senza il
benché minimo sostegno da parte di nessun dato attendibile. Mi chiedo anche se
non sarebbe il caso di fare un bagno di umiltà e chiedere scusa a quanti, tutti
i professionisti seriamente impegnati (e non parlo ovviamente di me!), hanno
lavorato, e lavorano con dedizione impegnandosi per la buona riuscita del
progetto volto a riportare stabilmente la specie sull’arco alpino!
Credo che questa utopia delle
scuse non succederà mai!
Cordiali saluti
Carlo Frapporti