"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood
Visualizzazione post con etichetta Storia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Storia. Mostra tutti i post

lunedì 26 aprile 2010

L’orso in festa

Domenica 30 Maggio 2010, nella culla dell'emigrazione girovaga, dove uomini e orsi incrociarono le proprie vite per far fronte alla sopravvivenza e per dare spettacolo nelle strade e nelle piazze dell'Europa, si svolgerà la prima giornata interamente dedicata all'Orso, figura animale carica di densi significati e trascorsi storici.
Il Museo Gli Orsanti aprirà le porte ai visitatori per far scoprire come la figura dell'orso sia intimamente legata alla città di Compiano e in generale alla popolazione della Valtaro, attraverso l'antico fenomeno migratorio che, per necessità, rese molti degli abitanti della zona artisti girovaghi e ammaestratori di orsi che si esibirono nelle vie e nelle piazze delle grandi città del Nord Europa.
L'intera città di Compiano sarà in festa per celebrare questa figura mitica: nella mattinata un seminario dal titolo "Orsi e Orsanti" vedrà storici, antropologi e scrittori confrontarsi sulle tematiche riguardanti il ruolo di questo animale e il suo valore storico e simbolico attraverso varie epoche ed etnie.
Nel corso della giornata artisti scultori, pasticceri, falegnami,  musicisti,  giostrai, e pittori si sfideranno in un'insolita competizione per la creazione della riproduzione più bella o dell'opera ispirata all'orso. Verranno esposte ai visitatori opere di diverse arti sull'orso. Musiche, danze, cantastorie, celebreranno l'antico re del mondo animale,  protagonista nei secoli, di film, canzoni, storie realmente accadute ed ideologie ispirate alla sua figura: forte e misteriosa. La letteratura saggistica, fiabesca, fumettistica dedicata all'orso, sarà oggetto di mostre, esposizioni, letture, rappresentazioni artistiche ed interpretative.  Oggetti di vita quotidiana, strumenti musicali, stampe, e abiti d'epoca, per descrivere un fenomeno lontano nel tempo ma vicino al cuore di molti Compianesi. A chiusura della manifestazione, si svolgerà una cerimonia di premiazione, in piazza per la performance o l'opera che meglio ha rappresentato l'orso.

Fonte: www.museogliorsanti.it

domenica 11 gennaio 2009

L'orso della bandiera californiana

Qualche giorno fa stavo guardando un film in DVD quando, durante una scena all'interno di un tribunale di Los Angeles, la mia attenzione si è focalizzata sulla bandiera dello stato della California che nella scenografia appariva alle spalle del giudice. Cosa vedo? Un'orso? Sulla bandiera californiana? Come è possibile?
La controversa storia di questa bandiera affonda le radici nella rivolta californiana del 1846 quando all'alba del 14 giugno un piccolo ma ben armato gruppo di trentatré coloni americani guidati dal Capitano Jebediah Bartlett e dai suoi tenenti, Albert Bosc e Emmanuel d'Anjou, irruppero nell'abitazione del Generale Mariano G. Vallejo, il comandante generale della California, ordinandogli di cedere loro la fortezza di Sonoma Plaza. Raggiunto il loro scopo i ribelli decisero di innalzare una nuova bandiera a Sonoma Plaza per annunciare la loro vittoria ma subito si accese un'animata discussione per decidere come dovesse essere il vessillo da utilizzare. La maggior parte di essi era d'accordo sul fatto che la bandiera dovesse avere una connotazione americana e nessun riferimento al Messico e in più che dovesse rappresentare qualcosa di simbolico.
Il gruppo immediatamente produsse un grezzo prototipo della bandiera ricavandolo da un rettangolo di lino e da una striscia rossa a ricordo di quelle degli stati americani, disegnando poi una stella nell'angolo in alto a sinistra come simbolo di indipendenza e scrivendo CALIFORNIA REPUBLIC in nero al di sotto della stella. Lo stendardo fu poi inviato alla vicina casa di William L. Todd (nipote di Mary Todd Lincoln, moglie del futuro presidente Abraham Lincoln) con l' istruzione di dipingere un'immagine nella grande porzione libera della bandiera; una volta concluso il lavoro la bandiera sarebbe stata rimandata indietro sempre tramite lo stesso corriere.
E qui la storia si complica. Si perché l'inserimento dell'orso all'interno del vessillo ha diverse origini tutte molto oscure. Secondo una versione infatti fu lo stesso Todd ad inserire l'orso simbolo di resistenza e forza, per altri invece furono gli stessi coloni a suggerire la figura dell'orso, a causa della massiccia presenza dell'animale in California. La versione a mio parere più curiosa invece vede come protagonista proprio Bartlett. Il Capitano Bartlett, che oltre ad essere un magnate agricolo con grandi possedimenti terrieri sul fiume Sacramento era anche un orticultore (sviluppò la varietà di pera Bartlett), suggerì che la bandiera dovesse rappresentare la vocazione agricola che la California possedeva. Il gruppo, pur di non contraddire il suo leader decise di inserire nella bandiera una pera, simbolo perfetto per la nuova repubblica. Una volta che Todd ebbe le istruzioni per fabbricare la bandiera proprio da Capitano Bartlett, lesse male (forse una pessima scrittura o l'inchiostro sbafato) e al posto di una pera (pear) sul lino venne dipinto un orso (bear). Al di là delle varie versioni, comunque, la bandiera doveva avere questo aspetto:

I ribelli issarono comunque la bandiera a Sonoma Plaza. Ma l'esattezza della bandiera divenne cosa irrilevante quando poco meno di un mese dopo uno squadrone americano comandato da John D. Sloat catturò Monterey, all'epoca capitale della Repubblica Californiana, e proclamò la California territorio amaericano portando così alla fine della neonata repubblica. Il territorio fu formalmente ceduto dal Messico agli Stati Uniti alla conclusione della guerra fra i due Stati nel 1848, e la California fu annessa all'Unione nel 1850 come trentunesimo stato.
Quando la California adottò la bandiera in modo ufficiale nel 1911, seppur con qualche modifica, scelse lo stesso soggetto caro ai rivoluzionari del 1846. L'orso rappresentato nella versione moderna venne modellato sull'ultimo Grizzly californiano in cattività. L'orso, chiamato "Monarch", venne catturato a Samhain dal giornalista Allen Kelley..La bandiera della Repubblica Californiana, nata (forse) da un errore si presenta oggi così:


Chissà come sarebbe oggi la bandiera se il signor Todd avesse seguito le indicazioni date dal capitano Bartlett?

Forse così:

giovedì 29 marzo 2007

L'orso di pezza

Provate ad immaginare questa scena: una camera, buia, illuminata a tratti da lampi di luce ed immersa nell'incessante scrosciare della pioggia. Il vento ulula e soffia contro le finestre facendole tremare. Al centro della stanza un bambino dorme beatamente con il suo orso di pezza stretto al petto. E' un'immagine potente non c'è che dire. L'orso è spesso il primo animale con cui facciamo conoscenza. La sua forza e il suo coraggio ci vengono in aiuto nei momenti di paura e di solitudine.
L'orsacchiotto, così come la famosa coperta di Linus, viene chiamato in psicologia "oggetto transizionale" cioè un oggetto su cui il bambino affronta il primo distacco dalla madre. Infatti l'oggetto transazionale diventa un sostituto del genitore nei momenti in cui esso manca, aiutando il bambino al progressivo allontanamento e quindi alla sua indipendenza. Il passo successivo di crescita sarà prorpio il distacco dall'oggetto transazionale.
Ma quanti di noi conservano ancora gelosamente l'orsacchiotto dell'infanzia? Io penso in molti. Al di là della psicologia infatti, l'orsacchiotto diventa infatti un amico, un confidente, un oggetto che diventa reale ed animato e che difficilmente riusciamo a dimenticare.
Ma perchè proprio l'orso? Perchè proprio uno dei più grandi carnivori del pianeta diventa il nostro oggetto più caro?
La storia degli orsi di pezza va ricercata nel loro nome inglese: "Teddy bear".
si racconta che nel 1902 il presidente americano Theodore Roosvelt, durante una battuta di caccia, si rifiutò di sparare ad un cucciolo d'orso. La notizia arrivò ai giornali ed un disegnatore satirico, Clifford K. Berryman, pubblicò una vignetta in cui il presidente volgeva le spalle all'orsetto rifiutandosi di sparare (a lato la vignetta originale). Il ciucciolo venne chiamato affettuosamente "Teddy bear" cioè l'orso di Teddy (Teddy era il nomignolo di Roosvelt). A Brooklyn in quei giorni una coppia di origine russa Moris e Rose Michtom esposero nella vetrina del loro negozio di dolciumi un orsacchiotto di pezza cucito dalla stessa Rose su modello di quello disegnato da Berryman (nella foto in alto), chiamandolo appunto Teddy's bear. Il successo fu immediato e consentì alla coppia di aprire una vera e propria industria di orsi di pezza, la Ideal Toy Company.
Nello stesso periodo in Germania, Margaret Steiff, proprietaria di una fabbrica di giocattoli presentò alla fiera del giocattolo di Lipsia i suoi orsacchiotti. Ne vendette 3000 esemplari. Oggi la Steiff continua a produrre orsacchiotti in tutto il mondo.
Dal 1902 ad oggi gli orsacchiotti hanno subito molte evoluzioni, ma il modello base rimane pressochè identico, confermando la genialità dei coniugi Michtom.
Agli orsi di pezza sono stati dedicati anche molti musei primo fra tutti quello di Petersfield in Inghilterra.

venerdì 23 marzo 2007

L'orso di Madrid

Oggi ero impegnato a seguire il mio nuovo corso di lingua spagnola (in edicola con uno dei più famosi quotidiani nazionali) e cosa scopro? Che nel centro di Madrid c'è una statua di orso. Potete immaginare la mia sorpresa. Allora vado immediatamente a cercare informazioni maggiori e cosa scopro? Che l'orso è uno dei simboli della città. Lo stemma raffigura un orso che si ciba dei frutti del corbezzolo: il riquadro è circondato da sette stelle ed è sormontato da una corona a cinque punte. Ma ecco la storia: nel 1211, Alfonso VII preparò una spedizione contro il regno di Murcia. Le milizie madrilene sfoggiarono uno stemma in cui era rappresentato un orso. Lo stesso avvenne nella battaglia del 1213 e nel 1217 durante la presa si Siviglia da parte di Ferdinando III. L'uso dell'animale come simbolo probabilmente era dovuta alla massiccia presenza dell'orso nelle campagne intorno a Madrid, che anticamente era chiamata Ursaria. Lo stesso re Alfonso XI affermò nel suo Libro di Caccia: "Madrid un buon posto per orsi e porci". All'orso dello stemma (anche se per essere più corretti è un orsa) vennero poi piazzate sette stelle sulla coscia, a causa del fatto che Madrid era nella zona della Carpetania che derivava dal latino "carro". Dal carro all'orsa maggiore, il passaggio è obbligato. Successivamente sorsero dissapori fra il clero e i politici locali per lo sfruttamento delle zone montane e foraggere introrno alla città. La causa che durò 20 anni assegnò i foraggi al clero e il legname e la selvaggina al comune. Per ricordare questo, allo stemma venne aggiunto anche un albero. Nel 1554 Carlo I aggiunse la corona reale allo stemma. Oggi una statua di 20 tonnellate che rappresenta l'orso e l'albero di corbezzolo (El oso y el Madroño), simbolo della città, si trova vicino alla famosa "Puerta del sol" nel centro di Madrid, ed è uno dei luoghi preferiti per incontrarsi nonchè soggetto di numerose fotografie da parte dei turisti.

domenica 18 marzo 2007

Artio, la dea orsa

Nel 1830 a Muri, vicino Berna, venne ritrovata una statuetta in bronzo che raffigura una donna seduta davanti ad un maestoso orso. Accanto alla donna è poggiato un cesto con della frutta ed uno di questi frutti viene offerto dalla donna all'animale. Sulla base della statua si legge la seguente iscrizione: "Deae Artioni/Lacinia Sabinilla" cioè "Alla dea Artio (o Artionis) da Licinia Sabinilla". Ma chi è realmente questa dea Artio?
Per i celti alcuni animali erano dei veri e propri rappresentanti degli dei sulla terra e come tale l'orso occupava un posto di primo piano (vedi post sulla mitologia dell'orso nei popoli del Nord Europa). Artio era la dea orsa, raffigurata spesso sotto le sembianze di questo animale o in sua compagnia. Era la dea della caccia, dell'abbondanza, degli animali e delle piante, legata ai boschi e alla natura. La sua sfera di influenza la rende molto simile all'Artemide greca. Non si sa molto sul conto della dea ma è molto probabile che il suo culto fosse molto diffuso nella zona dell'attuale Berna, anche se alcune iscrizioni riportanti il nome di Artio sono state ritrovate nei pressi di Treviri.
Dai post precedenti all'interno di questo blog si può vedere come molto di ciò che è stato detto a proposito di nomi, simboli e luoghi ritorni prepotentemente quando si parla dell'orso. Analizziamo per primo il nome della dea: "Artio" ha una chiara radice associata al nome celtico dell'orso (arth, art, artos) a sua volta derivato dal greco "àrctos" (per approfondire clicca qui). Questo ci può richiamare alla mente anche il parallelismo con Artemide: il nome della dea infatti può aver avuto origine proprio dal termine greco. Il legame fra la figlia di Zeus e l'orso nella mitologia greca è infatti molto forte.
Infine voglio mettere in evidenza la zona d'influenza della dea, Berna. Il nome della città deriva (come già visto) dal tedesco "bär", cioè orso, rappresentato anche sullo stemma della città.

lunedì 12 marzo 2007

Coppo dell'orso

Per gli amanti della montagna consiglio una bella passeggiata all'interno del Parco Nazionale D'Abruzzo, Lazio e Molise, con arrivo al rifugio di Coppo dell'orso (per i dettagli sui sentieri vedi link in fondo). Con il toponimo coppo si intende un terreno concavo e la zona della Vallelonga è famosa in Abruzzo per la presenza dell'orso. Alcuni fanno risalire il nome invece a "coppa dell'orso" letteralmente "schiena dell'orso" a causa della sua morfologia, così simile con quella dell'animale. Il paesaggio intorno al rifugio è mozzafiato: è infatti circondato da una costa rocciosa e da questa posizione si può ammirare gran parte della piana del Fucino, la Vallelonga al di sotto e ad ovest si apre la valle del fiume Liri, la Valle Roveto e oltre il Monte Breccioso si possono vedere i Monti Ernici. Prima di arrivare al rifugio inoltre è possibile fare un salto nel passato grazie alla massiccia presenza di fossili databili fino ad oltre 200 milioni di anni, testimonianza di un passato marino del territorio che stiamo calpestando. Il rifugio fa parte di una una rete di rifugi a faccia vista: ogni rifugio vede l'altro in serie a gruppo di due, per poter comunicare fra loro e consentire così un migliore controllo del territorio.
Breve storia del rifugio
Coppo dell'Orso è stato costruito nel 1927, all'altezza di m.1870, sul gruppo di monti: "Serra Lunga" . E' stato costruito in pietra a faccia vista e cemento, da maestranze locali. Essi hanno dormito per mesi su in montagna, fino alla fine della costruzione. Le pietre sono state raccolte tutto intorno. La rena e l'acqua per l'impasto è stata trasporta
ta dai muli ed asini. All'interno c'è un soppalco in legno - locale notte - con 10 posti letto . Mentre sotto c'è un locale giorno con un camino sulla parete destra dell'ingresso.Nel 1980, il CAI ha provveduto alla ristrutturazione del rifugio. Il materiale, cemento, porte, finestre ecc. sono stati trasportati da 20 muli , in due viaggi , da Pratone a Coppo dell'orso lungo la Serra Lunga.
Informazioni
Le chiavi sono disponibili in tutti i paesi della Vallelonga. L'uso del rifugio è gratuito. Le persone che ne fanno uso lasciano un documento di riconoscimento con l'indicazione del numero delle persone e della permanenza nel rifugio, nel rispetto del regolamento CAI. Questo aiuta a prestare soccorso in caso di incidente, smarrimento e aiuta a responsabilizzare meglio l'utente del rifugio.

Carta dei sentieri

Link al sito del rifugio

Qui potete vedere il rifugio su Google Earth




lunedì 5 marzo 2007

Mille lingue un solo orso

Ho inserito nel Wikizionario (il dizionario di Wikipedia) la traduzione di "orso" nelle varie lingue straniere. La parola "orso" infatti deriva dal sanscrito r'ksas (offendere, ferire, colpire, assalire) da cui arksas. In greco si trasforma in àrktos, da cui deriva urcsus e la parola latina ursus radice comune a tutte per tutte le altre lingue neolatine (in francese ours, in spagnolo oso, in portoghese urso e in romeno urs). Per quanto riguarda invece le lingue del nord Europa, la radice deve essere ritrovata nel germanico beron cioè "il marrone". L'origine in questo caso non è indoeuropea in quanto i popoli del nord venerando l'orso come animale divino non pronunciavano il suo vero nome in segno di rispetto sostituendolo con dei sinonimi come "maiale del miele", "il leccatore" o "il buon vitello". La radice indoeuropea può essere ritrovata solo in Galles con il termine Arth, negli altri Paesi del nord invece troviamo bear (inglese), Bären (tedesco), Bjørn (norvegese) o Bjarndýr (islandese). Per conoscere la traduzione in molte altre lingue fare click QUI.

mercoledì 28 febbraio 2007

Orsi nell'arte: Leonardo da Vinci

L'artista a cui voglio dedicare il primo post su questo tema è Leonardo Da Vinci. La scelta non è casuale dato che Leonardo non si è limitato a rappresentare l'orso in modo esclusivamente figurativo, ma ha cercato di carpirne l'essenza e le caratteristiche anatomiche, osservandolo dal vero. I disegni infatti sono molto probabilmente eseguiti tramite osservazione diretta dato che, come egli stesso scrive nei suoi appunti, all'epoca l'orso era presente nell'area intorno a Milano. Il primo disegno ("Orso che cammina") risale al 1490 circa ed è conservato al Metropolitan Museum of Art di NewYork: rappresenta appunto un orso in movimento con un particolare anatomico della zampa.
Ma la ricerca di Leonardo non si ferma alla semplice figura dell'orso: egli infatti approfondisce lo studio anatomico (è uno dei primi artisti che perfeziona l'illustrazione per fini scientifici) andando ad osservare nel dettaglio la zampa dell'animale con tanto di muscoli ossa e tendini. Il disegno è stato infatti chiamato "Tendini estensori delle dita di un orso" ed è conservato nella Royal Collection a Windsor in Inghilterra.

lunedì 19 febbraio 2007

L'orso-dragone cinese

Hongshan è famosa al mondo per i suoi molti manufatti di giada. Tra essi, è il cosiddetto orso-dragone di giada, dissotterrato negli anni recenti, che ha offerto la prima solida evidenza archeologica a sostegno della celebre storia di Huangdi. Secondo la regola, la storia documentata della Cina inizia con la Dinastia Xia (2,100-1.600 a.C.). In assenza di evidenze archeologiche, l’età pre-Xia, dei cinque “imperatori virtuosi” (Huangdi, Zhuanxu, Di Ku, Tang Yao and Yu Shun) era nota solo attraverso le leggende tramandate dai tempi antichi. I documenti storici indicano che Huangdi, primo di cinque leggendari regnanti, visse nel nord della Cina. Secondo i Documenti Storici di Sima Qian della Dinastia Han Occidentale (206 a.C. - 25 d.C.), Huangdi era chiamato Youxiong (Custode degli Orsi). Al tempo del conflitto con Yandi (l’ImpInferatore Rosso), Sima Qian descrive Huangdi come un addestratore di orsi neri, grizzly, volpi, pantere, linci e tigri. Si legge che questi sei animali erano generalmente considerati come i totem della tribù Huangdi. Tali racconti sono reminiscenze delle antiche tribù di nomadi e cacciatori della Cina settentrionale. Negli anni recenti gli archeologi hanno scavato più di 20 orsi-dragoni di giada della Cultura Hongshan. Questi unici pezzi di giada sono stati definiti in questo modo sulla base del racconto della loro testa d’orso. Così vi possono essere pochi dubbi che i dragoni-orsi di giada avessero un valore simbolico significativo all'interno della Cultura di Hongshan. Gli antropologi descrivono la venerazione dell’orso come un costume peculiare delle tribù di pescatori e cacciatori. Hongshan era una cultura regionale nel nord e nel nord-est della Cina, caratterizzata da pescatori e cacciatori. La sua pratica di venerazione dell’orso, come riflesso nella diffusa incidenza di dragoni-orsi, coincide con il racconto storico di Huangdi, conosciuto come Youxiong (Custode degli Orsi). L’archeologo Su Bingqi una volta ha detto: “In termini di tempo e ubicazione geografica, solo la Cultura di Hongshan può corrispondere alla leggenda di Huangdi” Il magico orso-dragone potrebbe rivelarsi la chiave delle ricerche storiche e archeologiche, e gettare luce sui misteri di Huangdi ed altri leggendari regnanti della Cina preistorica.


Link

lunedì 12 febbraio 2007

L'orso in araldica

L'araldica è lo studio dei blasoni e degli stemmi. Poteva il "nostro" orso non essere rappresentante delle qualità di questa o quella casata? L'orso è l'incarnazione della fierezza e della forza in battaglia, nonchè della classe guerriera. Oltre che nei blasoni delle varie casate è presente anche negli stemmi civici come ad esempio in quello della città di Berlino (a sinistra) o di Berna (a destra) i cui nomi derivano dalla radice germanica "bar" cioè orso. L'orso viene rappresentato di solito "passante" cioè come se stesse attraversando lo stemma (viene infatti chiamato anche marciante) o può essere raffigurato nella posizione rampante, cioè in piedi. L'animale può trovarsi a figura intera o possono esserne rappresentate solo le zampe dette branche.

Parallelamente all'araldica nobiliare e civica si è formata anche un'araldica ecclesiastica. Papa Benedetto XVI ha scelto uno stemma che al suo interno contiene la figura di un orso (abbiamo visto in altri post quanto sia stretto il legame fra il Papa e gli orsi), più precisamente l'orso di San Corbiano, primo Vescovo di Frisinga, una leggenda racconta che messosi in viaggio per recarsi a Roma a cavallo, mentre attraversava una foresta fu assalito da un orso, che gli sbranò il cavallo. Egli però riuscì non solo ad ammansire l'orso, ma a caricarlo dei suoi bagagli facendosi accompagnare da lui fino a Roma. Per cui l'orso è rappresentato con un fardello sul dorso. La facile interpretazione della simbologia vuole vedere nell'orso addomesticato dalla grazia di Dio lo stesso Vescovo di Frisinga, e suole vedere nel fardello il peso dell'episcopato da lui portato.