Un orso nel territorio di Crespadoro? Quelle orme, fotografate a Campetto, sopra Campodalbero, corrispondono alle tipiche impronte lasciate dalla camminata di questo animale. A dirlo, con il condizionale d'obbligo, è il Corpo forestale dello Stato, analizzando le foto scattate da un'escursionista.
Quando Alberto Barba, ispettore superiore della stazione di Arzignano, si è trovato di fronte gli scatti, non ha escluso che si possa trattare di un orso proveniente dalle montagne vicine o più alte. Addirittura si può ipotizzare che si tratti di due esemplari, il secondo di dimensioni minori.
A scattare le fotografie è stata Clelia Zappon di Chiampo, durante un'escursione a gennaio oltre La Piatta. «Ero salita con mio marito e un suo collega - racconta la signora: vista la giornata particolarmente serena volevamo farci una passeggiata in vlta valle. Abbiamo deciso la meta di Campodalbero. Siamo saliti alla Piatta e ci siamo incamminati verso le malghe Campodavanti e Campetto: non pensavo proprio che lassù mi sarei imbattuta in questa sorpresa». Dopo un lungo tratto di strada militare, i tre hanno imboccato il sentiero che sale alla malga Campodavanti, nel territorio di Recoaro. Giunti in prossimità della malga, hanno fatto una piccola sosta. «Lassù non era ancora passato nessuno - afferma Clelia Zappon - . Non c'era nessun segno di passaggio, la neve era immacolata e molto ghiacciata. Non abbiamo usato nemmeno le ciaspole: era una neve da ramponi». A quel punto i due uomini hanno deciso di proseguire verso Cima Marana, mentre la signora è rimasta nelle vicinanze di Malga Campodavanti, a godersi il sole. È stato allora che ha notato quelle particolare impronte: una pista ben definita, con impronte l'una dinnanzi all'altra, che provenivano dal Mesole, in direzione Marana.
«Quando le ho viste ho capito subito che si trattava di un animale di grossa taglia - spiega la donna - non poteva certo trattarsi di camosci, e nemmeno di qualche cane. Il mio scarpone è numero 37, e il diametro di quell'impronta era ben superiore. Andando per esclusione, ho cominciato a pensare che si trattasse di un orso, magari spinto dalla fame o dalla troppo neve in quota. Essendo sola, avevo anche un po' di timore, quindi non ho scelto di non spingermi in direzione della pista».
Al rientro dei due uomini, i tre escursionisti hanno documentato fotograficamente le impronte, e al rientro si sono rivolto al Corpo forestale.
Matteo Pieropan
Fonte: ilgiornaledivicenza.it
Quando Alberto Barba, ispettore superiore della stazione di Arzignano, si è trovato di fronte gli scatti, non ha escluso che si possa trattare di un orso proveniente dalle montagne vicine o più alte. Addirittura si può ipotizzare che si tratti di due esemplari, il secondo di dimensioni minori.
A scattare le fotografie è stata Clelia Zappon di Chiampo, durante un'escursione a gennaio oltre La Piatta. «Ero salita con mio marito e un suo collega - racconta la signora: vista la giornata particolarmente serena volevamo farci una passeggiata in vlta valle. Abbiamo deciso la meta di Campodalbero. Siamo saliti alla Piatta e ci siamo incamminati verso le malghe Campodavanti e Campetto: non pensavo proprio che lassù mi sarei imbattuta in questa sorpresa». Dopo un lungo tratto di strada militare, i tre hanno imboccato il sentiero che sale alla malga Campodavanti, nel territorio di Recoaro. Giunti in prossimità della malga, hanno fatto una piccola sosta. «Lassù non era ancora passato nessuno - afferma Clelia Zappon - . Non c'era nessun segno di passaggio, la neve era immacolata e molto ghiacciata. Non abbiamo usato nemmeno le ciaspole: era una neve da ramponi». A quel punto i due uomini hanno deciso di proseguire verso Cima Marana, mentre la signora è rimasta nelle vicinanze di Malga Campodavanti, a godersi il sole. È stato allora che ha notato quelle particolare impronte: una pista ben definita, con impronte l'una dinnanzi all'altra, che provenivano dal Mesole, in direzione Marana.
«Quando le ho viste ho capito subito che si trattava di un animale di grossa taglia - spiega la donna - non poteva certo trattarsi di camosci, e nemmeno di qualche cane. Il mio scarpone è numero 37, e il diametro di quell'impronta era ben superiore. Andando per esclusione, ho cominciato a pensare che si trattasse di un orso, magari spinto dalla fame o dalla troppo neve in quota. Essendo sola, avevo anche un po' di timore, quindi non ho scelto di non spingermi in direzione della pista».
Al rientro dei due uomini, i tre escursionisti hanno documentato fotograficamente le impronte, e al rientro si sono rivolto al Corpo forestale.
Matteo Pieropan
Fonte: ilgiornaledivicenza.it
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