"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

sabato 1 novembre 2008

L'orso bruno nei Pirenei - Seconda parte

Gli eventi accaduti agli orsi rilasciati nel 2006 furono meno felici. Per prima cosa, Balou decise di spostarsi oltre le montagne. Venne visto a 30 km dalla periferia di Tolouse prima di decidere, fortunatamente per lui, di tornare sui Pirenei, evitando così di essere catturato o, peggio, ucciso. Nello stesso anno del suo rilascio Palouma venne trovata morta ai piedi di una parete rocciosa, a 2100 metri di altezza: uno strano posto per andare a morire.
Gli oppositori affermarono che gli orsi sloveni non erano abituati ad un ambiente così elevato, mentre i sostenitori del progetto avanzarono l'ipotesi che Palouma, probabilmente braccata da cacciatori, venne spinta a trovare riparo in un ambiente per lei poco ospitale. Franska, che venne vista molte volte vicino i centri abitati in cerca di cibo, si ammalò e venne trovata morta nel 2007 su una strada, investita da un'auto, anche se i veterinari affermarono che all'interno del corpo vennero ritrovati molti proiettili...
Hvala rimaneva quindi la più fortunata, e diede alla luce due maschi, chiamati Pollen e Bambou. Probabilmente era stata fecondata prima di essere catturata in Slovenia. Sarousse, grazie alla sua calma, non ebbe mai problemi, se non qualche piccola ferita. Nel 2008 hanno sparato "accidentalmente" a Balou, fortunatamente senza conseguenze gravi: ha riportato una ferita ad una zampa che lo costringe oggi a camminare solo su tre zampe. Boutxy, figlio di Pyros, descritto da sempre come un superbo e sano esemplare maschio, è stato colpito quest'anno da un minibus su una piccola strada: anche lui fortunatamente si è salvato, e anche lui purtroppo zoppica.
Non sono buone notizie, sapendo che un orso ferito è più pericoloso di un orso sano...

Gli oppositori del progetto e degli orsi in generale sono principalmente gli allevatori dei Pirenei. Le loro greggi sono attaccate occasionalmente da predatori, forse nella maggior parte dei casi da orsi (forse, dato che è statisticamente provato che l'orso non è fra i predatori più feroci). Allo stesso modo in cui le greggi delle Alpi della Francia Meridionale sono attaccate dai lupi. Un altro forte oppositore è la comunità dei paesi dei Pirenei, che spesso si lamentano del fatto che gli orsi girano intorno alle loro case, annusando e cercando cibo nei cassonetti. Nella maggior parte dei casi questa gente non ha mai avuto un incontro diretto con gli orsi, ma sono fortemente convinti che la coabitazione fra uomo ed orso sia impossibile. Quando gli orsi sloveni sono nominati, la popolazione locale parla di una remota terra vicino la Russia (la Slovenia) e di alcuni carnivori mostruosi che non hanno nulla in comune con i "gentili" orsi nativi. Gli oppositori hanno spesso anche l'appoggio di figure politiche "occasionali" che "adottano" la causa anti-orso, in cerca di un riscontro e di un'approvazione da parte della popolazione locale. Infine, ci sono molte persone che pur non vivendo in queste regioni sono convinte che l'orso non sia un animale buono perché pericoloso e che sia una minaccia per i turisti e per le persone che abitano quei luoghi. Questo tipo di persone basa la sua opinione su episodi avvenuti in Nord America o nell'Europa dell'est, nella maggior parte dei casi visti in TV. In aggiunta è pensiero comune che la reintroduzione e il monitoraggio di questi animali abbia costi elevati e che quei soldi potrebbero essere spesi in un modo migliore. Tutti questi discorsi possono essere facilmente spazzati via. Se l'orso può essere pericoloso in alcune specifiche situazioni e molto lontano dall'essere sistematicamente pericoloso per l'uomo. Gli orsi non sono molto impavidi spesso nel momento in cui rilevano la presenza dell'uomo, scompaiono senza farsi vedere. Possono sembrare pericolosi in alcune occasioni come per esempio quando una femmina è in compagnia dei suoi cuccioli, ma nella maggior parte dei casi evitano la fonte di disturbo senza attaccare. L'ultimo attacco costato la vita ad un uomo nei Pirenei risale a 150 anni: le vipere danno molte più noie. Per quanto riguarda il lato economico, la somma utilizzata è microscopica se paragonata alle spese principali che uno stato può affrontare: un orso costa meno di un centesimo di Euro ad ogni abitante Francese. L'unica argomentazione che si può prendere in considerazione è quella portata avanti dagli allevatori, ormai soggetto di un acceso dibattito.

I Pirenei, dalla seconda metà del XX secolo, sono stati soggetti da un fenomeno comune a molte zone rurali dell'Europa occidentale: la depopolazione. Questa era dovuta a due fattori principali: la migrazione dalle zone rurali ai centri cittadini maggiori come Pau, Touluose o Bordeaux, più ricchi di lavoro e di opportunità e della bassa possibilità di produzione agricola nella zona dei Pirenei. Ad oggi, le entrate economiche maggiori nei Pirenei si hanno grazie alla produzione di merce di alta qualità (formaggi, latte, carne...), prodotti ancora con metodi tradizionali, certificati e protetti nella loro autenticità e qualità: senza questi riconoscimenti, i prodotti dei Pirenei non sarebbero concorrenziali. L'agricoltura pirenaica è anche estremamente dipendente dai finanziamenti europei. Da un punto di vista ambientale tutto ciò ha portato ad un mutamento profondo: i campi vengono abbandonati, le foreste vengono sfoltite e sfruttate economicamente; molti sentieri e mulattiere non sono sottoposti a manutenzione periodica e in molte zone, al confine col bosco, si formano arbusteti che possono ardere durante l'estate. I Pirenei vivono un paradosso in questi tempi moderni: non sono mai stati una meta sciistica o soggetti ad uno sfruttamento edilizio, non sono battuti da molti escursionisti e non hanno strade asfaltate secondarie, elettrodotti o antenne. I Pirenei stanno andando in una direzione opposta: sono sempre più selvaggi. Forse è proprio per questa ragione che animali selvatici come l'avvoltoio bruno, il camoscio e la marmotta, tutti vicini all'estinzione, godono oggi di una buona salute. Anche la lince dei Pirenei, dichiarata estinta da oltre 50 anni sembra riapparsa come affermato da alcuni testimoni.
Torniamo indietro ai fattori macroeconomici di questo fenomeno, che risulta così poco redditizio per gli allevatori: i Pirenei devono sviluppare altre forme di pastorizia per fare in modo che tutto funzioni ancora. Dato che per molti anni la maggior parte dei predatori vennero cacciati, gli allevatori presero l'abitudine di lasciare le greggi sole sulle montagne. Il tempo è denaro, e la presenza umana che bada alle greggi costa. Questa è forse l'unica regione montuosa d'Europa dove centinaia di pecore vagano in completa libertà, e dove la parola "pastore" risulta sempre più strana dato che, di norma, i pastori abitano in montagna. Con la riapparsa dei predatori, è normale che avvengano incidenti: orsi ma non solo...avvoltoi, lupi, linci. Ma i predatori selvatici rimangono ancora una minoranza. La maggior parte degli attacchi alle greggi avviene ad opera di cani randagi che tornano alla vita selvatica, simili ai lupi. Alcune persone sono testimoni di un branco di husky provenienti dalle vicine stazioni sciistiche , lasciati in completa libertà, attaccare delle pecore. Ad ogni modo, neanche questo è il fattore di morte maggiore per le greggi. La maggior parte dei capi che muore in montagna muore a causa di malattie. La presenza dell'uomo e dei cani in prossimità delle greggi oltre previene l'attacco da parte dei predatori assicura anche un controllo ed una prevenzione delle malattie che possono colpire il bestiame: la febbre catarrale ovina (FCO o malattia della lingua blu) si è propagata a causa di una mosca che abitava il nord Africa e che si è stabilizzata nei Pirenei. Sono nel 2008, la FCO ha causato più morti che tutti gli orsi dei Pirenei in 10 anni. il governo, insieme col dipartimento che si occupa della reintroduzione e del monitoraggio degli orsi, ha proposto di offrire agli allevatori, gratuitamente, dei cani pastori pirenaici (chiamati comunemente "Patous"), insieme a recinti elettrificati. Inoltre è stato deciso che tutti gli attacchi degli orsi alle greggi debbano essere prontamente risarciti, anche quando l'aggressore non è chiaramente identificato come un orso (i danni causati dai cani, ad esempio non sono rimborsati). Le somme finora risarcite sono piuttosto alte. Sfortunatamente entrambe le decisioni hanno portato ad effetti indesiderati. I cani donati ai pastori spesso vengono rifiutati perché visti come una rassegnazione al fatto che i predatori debbano essere accettati, una violazione della loro libertà ad allevare liberamente il bestiame. Per quanto riguarda gli aiuti economici, però, la tendenza è ben diversa. Gli attacchi sono riportati sistematicamente, anche quando non sono dovuti agli orsi. Quando la ferita è grande, la causa è sicuramente un orso; quando la ferita è piccola o quando non ci sono indizi del passaggio di un orso (impronte, recinti distrutti, escrementi, peli ecc..) l'indennità viene comunque elargita: gli ispettori non affrontano a cuor leggero i pastori furiosi. Recentemente infatti è stata denunciata questa forma di abuso, in cui ogni singolo incidente è sistematicamente segnalato e risarcito sia quando l'aggressione è ipotetica, sia quando non ci sia deliberatamente una ferita. Paradossalmente gli allevatori continuano a sfilare contro la reintroduzione di nuovi orsi...
Considerando tutti questi fatti, possiamo legittimamente chiederci quale sia la reale parte di responsabilità dell'orso nella crisi che la pastorizia sta vivendo. Nella realtà, come si vede, il problema è più complesso. La rimozione degli orsi non risolvere il problema. L'attività dei pastori è in difficoltà e in pericolo. Dal mio punto di vista egoistico, seduto sulla sedia di fronte al PC da qualche parte in una città, non vorrei veder scomparire dai nostri supermercati la buona carne e il buon formaggio. Tuttavia, mi sento frustrato nel sapere che questi ipotetici buoni prodotti possano provenire da potenziali animali malati. Sono pronto a dare qualche euro in più con le mie tasse per continuare a promuovere le tradizioni e i prodotti delle nostre regioni e per non esser obbligato in un futuro a dover mangiare sempre le solite cose da supermarket. Sono sicuro che quasi il cento percento dei cittadini francesi, a favore o contro gli orsi, pensa la stessa cosa. Allora, perché gli allevatori non parlano di questi problemi? Perché non sfilano per fare in modo di ottenere dei finanziamenti che salvino i loro prodotti? Hanno più paura degli altri uomini che dell'orso? Senza dubbio, con tutto il background storico, i riferimenti culturali e tutto ciò che l'animale ispira, l'orso gioca un ruolo psicologico. Forse, visto che la sua presenza è un fatto concreto, l'orso può essere un miglio argomento più facile su cui dibattere con frasi tipo "il governo ha deliberatamente minacciato la nostra attività". Così, l'orso è percepito come una provocazione fatta dai cittadini, da un potere centrale perverso, sito in quel di Parigi, così lontano dai monti. In questa situazione, è chiaro che l'orso è solo un capro espiatorio. Si riuscirà ad invertire la rotta con una presa di coscienza da parte di tutti coloro che si oppongono , facendo in modo che questi si preoccupino più della loro attività che dell'orso? Speriamo che questa mentalità cambi presto...

Fonte: Pyrenee's bears : Why the hell so much noise ?

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1 commento:

Drachetto ha detto...

Bel post e molto interessante (insieme alla prima parte). Purtroppo spiace notare ancora una volta, così come l'Italia, che l'orso è suo malgrado preso come capro espiatorio per coprire tanti problemi o tanti interessi. Sigh...