L'orso "M13" sulla pagina facebook creata per salvarlo dalla fucilazione |
20.02.2013, la Svizzera come la Germania: ucciso l’orso M13
Grazie all’autore della pagina
facebook http://www.facebook.com/OrsoM13
e di tutti i suoi sostenitori per aver provato in tutti i modi a salvare l’orso
ribattezzato M13 dalla barbarie e dall’idiozia umana.
Da alcuni mesi le preoccupazioni
degli amanti della natura e dell’orso erano rivolte alle sorti del giovane orso
bruno, identificato con la sigla M13, che aveva lasciato il Parco Naturale
Adamello Brenta in Trentino per “sconfinare” in Valposchiavo, nel cantone dei
Grigioni in Svizzera, sollevando da subito le apprensioni della popolazione
residente e delle autorità locali. Infatti, se da una parte è visto come il
valore aggiunto nella promozione turistico-naturalistica delle Alpi, dall’altra
l’orso bruno è considerato una minaccia alle attività tradizionali delle valli
alpine, nonché un potenziale pericolo per l’uomo. La colpa dell’orso è,
ovviamente, quella di essere tale, ovvero di uscire dagli schemi precostituiti
dell’uomo. La convivenza tra essere umano e animali selvatici, tanto più quanto
“complessi” come l’orso, è una sfida di civiltà mai compiuta. Così, mentre gli
“amici” dell’orso M13 hanno cercato in tutti i modi di evitarne l’abbattimento,
stamane (20.02.2013) le autorità hanno attuato la “soluzione finale”, la più
economica, ovvero l’abbattimento dell’orso M13, neanche questo fosse un
prodotto difettoso, un numero di matrice sbagliato o un pericoloso evaso, ma
semplicemente un giovane orso che si affacciava in un mondo in cui non era
benvenuto.
Certo non si può restare
indifferenti ai problemi legati alla convivenza tra uomo e grandi carnivori
come il lupo e l’orso. Però sorprende notare come l’essere umano riesca sempre
a trovare una giustificazione alle proprie volontà di sopraffazione sulla
natura: “l’orso era pericoloso”, “l’orso era una minaccia per i nostri figli”.
Da ciò deriva una riflessione: si dipingono l’orso e il lupo come sanguinari
assassini di pecore e galline, talvolta esibendo i resti delle loro predazioni
come a invocare la punizione legittima per i loro crimini, dimentichi del fatto
che salvare le pecore e le galline da questi animali è soltanto un rinviare loro
la condanna, togliendole dal piatto del lupo e dell’orso per metterle nel
nostro. Insomma, comunque vada a finire, la vittima non si salva da una morte
atroce che, forse, troverebbe maggiore giustificazione proprio in un ambiente
naturale aspro e selettivo come quello di montagna che non nella nostra società
dei consumi dove la vita degli animali è determinata dal prezzo di mercato.
Stemma araldico di Berlino |
Considerare l’orso una minaccia
diretta all’uomo è esagerato e allarmistico. Se si analizzano le statistiche,
fresche di oggi, è vero il contrario. L’orso bruno è un animale schivo che se
si avvicina alle case è solo perché attratto da fonti alimentari. L’animale
fugge al cospetto dell’uomo. Casi isolati di attacco sono avvenuti sempre per
difesa da parte di animali braccati o di femmine la cui prole era minacciata.
Il rammarico è che si sarebbe
potuta cercare una soluzione di compromesso nei moderni dispositivi di
protezione degli stazzi e degli apiari, ovvero recinti elettrificati ceduti in
comodato d’uso dai vari progetti LIFE come deterrente ai predatori, o negli
indennizzi da elargire agli allevatori danneggiati, in efficaci e incruente
forme di dissuasione della fauna selvatica “confidente” o in collaborazioni
internazionali. Si sarebbero potute snocciolare cifre per le quali il turismo è
e resta la prima fonte di reddito per l’Italia e per molti paesi alpini -
grazie al loro fascino naturalistico oltre che alle piste da sci - mentre
l’agricoltura e la pastorizia sono in profonda crisi e non certo per colpa dei
grandi predatori, ma alla fine è prevalsa la logica del “massimo risultato con
il minimo sforzo”, ovvero un colpo di fucile. Questa logica, se in un primo
momento è potuta sembrare la più vantaggiosa in termini costi-benefici, ha
ignorato gli svantaggi di lungo termine, ovvero l’immensa perdita in biodiversità
che ha comportato l’eliminazione dell’orso, di un solo individuo come
dell’intera popolazione, oltre che la ricaduta negativa dell’immagine di luoghi
che spesso si fregiano dell’orso nei loro simboli araldici, ma che hanno
decretato per legge che dell’orso possono fare a meno, a meno che l’orso non si
trasformi in cane, possibilmente di piccola taglia e innocuo. Infatti, i danni
procurati dai cani randagi alla zootecnica vengono generalmente addebitati all’orso
e al lupo, animali più carismatici, perché altrimenti sarebbe implicita
un’ammissione di responsabilità dell’uomo nell’abbandono del suo “miglior
amico”.
Stemma di Berna |
1 commento:
l'uomo perde ogni giorno l'occasione per ricominciare a convivere con la natura, continuando così rimarremo da soli sulla faccia della terra e non saremo certamente felici, oggi è stata compiuta una autentica barbarie.
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