Gli orsi restano nei loro ripari invernali per molti mesi all'anno, in cui la loro temperatura corporea scende di quattro gradi sotto a quella normale ed essi non mangiano, non bevono e non mostrano nessuna attività percepibile. Negli uomini, l'inattività porta a un'atrofia dello scheletro, che perde calcio, e dei muscoli, in cui si riduce il numero e la dimensione delle cellule. Sorprendentemente,Henry J. Harlow dell'Università del Wyoming ha scoperto che questo non avviene invece nell'orso bruno americano. L'orso perde infatti il 23 per cento della sua forza durante un periodo di inattività di 130 giorni, mentre un essere umano ne perderebbe, secondo le stime più attendibili, il 90 per cento. La scoperta è stata descritta in un articolo pubblicato su «Nature». I ricercatori hanno eseguito biopsie sugli orsi all'inizio e alla fine dell'inverno, scoprendo che gli animali non mostravano nessuna riduzione apprezzabile nel numero e nelle dimensioni delle cellule che costituiscono i muscoli. I ricercatori hanno anche usato un sistema non invasivo che permette di misurare la forza dei muscoli della zampa dell'orso. Probabilmente, gli orsi ottengono questi risultati per mezzo di due meccanismi diversi. Da una parte, questi animali sono in grado di riciclare l'azoto dell'urea e riutilizzarlo nella sintesi delle proteine, per mantenerne il tono muscolare corretto. Inoltre, gli orsi esercitano i loro muscoli mediante piccole contrazioni anche durante il periodo di ibernazione. Lo studio di questi meccanismi potrebbe trovare applicazione ai lunghi voli nello spazio, dove uno dei problemi più grandi è proprio l'atrofia dei muscoli e dello scheletro in seguito alla prolungata esposizione a una gravità ridotta.
Fonte: Le Scienze
6 commenti:
una specie di elettrostimolazione spontanea? mi chiedo se non conti qualcosa anche il fatto che abbiano molta più massa muscolare di un essere umano (per la questione delle percentuali di perdita funzionale). cioè, tanti muscoli=decadimento più lento.
Per OrsoBruno: post molto interessante,a tale proposito vorrei dire la mia sull' argomento;l'orso,in generale e soprattutto la sua sottospecie - marsicano- vanno difesi e conservati oltre che per motivi etici,morali,culturali,ecologici, eccetera, anche perchè costitiuscono un gioiello di biodiversità,una forma "unica" di adattamento all'ambiente,partendo da questo presupposto,-cone giustamente affermi nel post,-vanno conservati anche per le implicazioni medico- scientifiche che possono avere, nel prossimo futuro,per le scoperte e gli studi specifici che siano potenzialmente applicabili a mero "vantaggio" dell'uomo.
Penso alle molteplici implicazioni pratiche, che hai affermato,che possono estrintrecarsi sia in condizione di assenza di gravità (astronauti), ma anche con risvolti ed applicazioni a livello di terapie per persone immobilizzate a causa di forti traumi o interventi chirurgici estesi come ad es.:incidenti,terapie debilitanti come per la cura di neoplasie ecc.ecc.
Questo campo di ricerca andrebbe sicuramente potenziato ed ampliato.
Parimenti si dovrebbe procedere anche alla difesa degli habitats e di tutte le specie, animali e vegetali,che li frequentano, dalle più umili alle più complesse.
Gli studi e la messa a punto delle penicilline, che hanno dato una svolta alla medicina moderna sono partiti proprio da semplici studi sulle muffe.
Ma torniamo a parlare di animali più "complessi",è notizia di pochi giorni fà, che studiando la composizione del sangue e del sistema immunitario degli alligatori-coccodrilli, vi sono stati riscontrati potentissimi antibiotici naturali,sviluppati dalla specie in milioni di anni di evoluzione ed adattamenti nel loro habitat, (praticamente si sono evoluti assieme ai dinosauri, riuscendo a superare indenni le estinzioni di massa avvenute ciclicamente in passato).
Questa scoperta, in campo medico potrebbe rivoluzionare i campi di ricerca e conseguente applicazione sugli antibiotici, settore, attualmente "in affanno" pochè assistiamo,con l'uso degli antibiotici tradizionali, al selezionamento di virulenti ceppi batterici, divenuti ormai immuni all'azione dei comuni antibiotici; ecco quindi un'altro ulteriore importante motivo - anche se un pò utilitaristico- per addoperarsi a mantenere, incentivare e proteggere la biodiversità in ogni sua forma, orso compreso.
Distinti saluti.
Non posso che essere d'accordo con te. Molti esseri viventi (soprattutto le piante) sono state utilizzate fin dall'alba dei tempi come veri e propri farmaci ed oggi con le moderne conoscenze siamo venuti a scoprire quanto queste piante possono essere fondamentali per la nostra medicina. Pensiamo ad esempio all'aspirina, ricavata inizialmente dalla corteccia del salice o all'aloe utilizzata perfino per la cura dei tumori. Preservare gli ambienti che ospitano queste creature potrà aiutarci in futuro a sconfiggere malattie che oggi possono sembrare incurabili. Le foreste tropicali soprattutto, veri hot spot per quanto riguarda la conservazione, contengono ancora un numero enorme di potenziali principi attivi da sperimentare ed utilizzare. Converrai con me però che l'utilizzo di queste molecole non deve diventare uno sfruttamento. Sono molte le case farmaceutiche che hanno acquistato diritti per lo sfruttamento di piante che da secoli vengono utilizzate proprio dalle tribù indigene dell'amazzonia o, tornando ai nostri amici orsi, l'utilizzo della bile degli orsi (http://blogorsobruno.blogspot.com/2007/03/la-bile-dellorso-nella-medicina.html)asiatici per estrarre la molecola dell'Acido Ursodesossicolico, estraibile anche da polli e vitelli destinati al macello nonche sintetizzabile ormai in laboratorio.
Quando la medicina si deve avvalere della tortura, della prevaricazione e dell'illegalità, anche se è un bene per l'uomo viola delle leggi fondamentali che stanno alla base del rispetto della vita stessa. Quindi si alle nuove scoperte scientifiche ma nel rispetto degli ecosistemi, degli esseri viventi e alle popolazioni locali.
Vi consiglio di leggere anche questi post sul blog Mamma Terra:
http://mammaterra.blogspot.com/2008/04/biodiversit-e-salute-umana.html
http://mammaterra.blogspot.com/2008/04/curarsi-con-le-formiche.html
Per OrsoBrno,sono d'accordo con quanto hai detto, ma permettimi di fare una piccola precisazione:in quello che ho scritto non ho parlato, ne tantomeno auspico uno "sfruttamento", ma piuttosto di un "uso razionale,legale ed etico". di quello che è presente nella biosfera.
Tanti saluti.
Scusami, non volevo essere frainteso, non ho pensato nemmeno un istante leggendo le tue parole che auspicassi uno sfruttamento delle risorse naturali. ^_^
La mia era solo una paura personale dovuta al fatto che spesso noi uomini finiamo per distruggere tutto quello da cui possiamo trarre vantaggio (soprattutto economico).
A presto!
La buona notizia a cui si riferisce Misty....
La piena ripresa dell’attività dei plantigradi, trascorso il periodo di riposo invernale, è evidenziata dai numerosi avvistamenti registrati. Sono state molteplici le segnalazioni di orsi sia nella zona del Brenta (in particolare nei territori di Andalo, Molveno, S.Lorenzo in Banale, Stenico, Ragoli, Montagne, val Meledrio, val Brenta, val Algone, val Agola, val di Tovel, Sporminore, Sporeggio) che in alta val di Non (Fondo), sul m.te Gaggia, in Paganella, a Monte Terlago, sul M.te Fausiòr, sul m.te Bondone, e nei pressi di Lardaro e Praso.
Per la prima volta (ad eccezione del caso Vida, risalente al 2001) indici di presenza del plantigardo sono stati rinvenuti anche in sinistra Adige, in Vallarsa; si tratta molto probabilmente dell’orso KJ2G2 che si è spostato dall’area del Monte Baldo, attraversando la valle dell’Adige presumibilmente nei pressi di Ala (foto); le analisi genetiche potranno confermare tale ipotesi.
Per quanto riguarda gli animali fuori dal territorio provinciale si segnala che un orso (con ogni probabilità JJ5) ha superato il p.sso del Mortirolo, portandosi dalla val Camonica alla limitrofa provincia di Sondrio; in Alto Adige è stata segnalata la presenza di un orso sul monte Macaiòn e di uno in Val Sarentino; è possibile che quest’ultimo sia uno dei due soggetti che gravitavano ultimamente in val d’Ultimo.
Il mese di aprile ha anche fatto registrare un certo numero di danni a carico in particolare di apiari e bestiame domestico e qualche incursione notturna (da parte di esemplari giovani) rivolta ai cassonetti contenenti rifiuti organici.
Per quanto riguarda gli aspetti demografici, ad oggi è stata accertata la nascita di tre nuovi cuccioli dell’anno; la madre è l’orsa Daniza mentre il padre non è al momento conosciuto. Dunque un primo segnale positivo che contrasta con la morte dell’orso JJ3, come è noto decretata dalle autorità svizzere lo scorso 14 aprile, a causa dell’eccessiva confidenza mostrata verso l’uomo da parte del giovane orso, e quindi della sua pericolosità.
Saluti
Stefano
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