È arrivato fin sulla Presolana, massiccio delle Prealpi bergamasche, JJ5, il figlio dell'orsa Jurka (reclusa al Casteller) che nell'aprile scorso era stato segnalato in Valcamonica. Accertato in Trentino a partire dal 2006, grazie alle analisi genetiche è ora stato identificato dagli agenti forestali lombardi. Ma non è certo l'unico orso trentino fuori provincia, in questi giorni: MJ4, figlio di Maja e Joze, in maggio era stato segnalato in Val Sarentino, nella vicina provincia di Bolzano. Negli ultimi giorni si è spostato ad ovest, nei boschi della conca di Merano, mentre un altro orso che aveva scelto il Sudtirolo si aggira fra Passo delle Palade e le montagne della bassa Val d'Ultimo, in destra orografica. C'è infine un quarto orso, è «KJ2G2», che aveva frequentato la Vallarsa ma si è spostato ancora più ad est: adesso si trova sull'Altopiano di Asiago, a cavallo delle province di Trento e Vicenza. Il ritrovamento più recente, alcune orme lasciate nel fango, è avvenuto nel territorio del comune di Grigno. «Nulla di nuovo e nulla di strano», risponde Claudio Groff , del Servizio foresta e fauna della Provincia, a proposito della situazione trentina, fra il problema dei plantigradi che rovistano nei cassonetti (Andalo e Molveno) e il girovagare di esemplari solitamente giovani. «Sono le stesse cose che accadono in Nord America, in Abruzzo o sui Pirenei, dove gli orsi sono presenti», osserva Groff.
E dinanzi alle critiche, dopo l'orsa annegata nel lago di Molveno, Groff semplicemente ricorda che è sulla base di uno studio scientifico, dell'Istituto nazionale della fauna selvatica, che il Trentino è considerato un territorio adatto per la specie che (forse non a caso) lo ha popolato per secoli e fino a pochi decenni fa. «C'è lo studio dell'Infs - argomenta il funzionario provinciale - e ci sono i dati: questo è il settimo anno consecutivo in cui si registrano nuove nascite. Il trend continua a far registrare più nati che persi, ma è fra alcuni decenni - e non oggi - che potremo trarre delle conclusioni. Del resto il futuro dell'orso dipende da noi: se la soglia di tolleranza nei confronti della specie dovesse abbassarsi, potremmo anche farne a meno». «L'orso non serve a nulla come Mozart» - ricorda Groff con una citazione - ma è una specie autoctona, e protetta, dal profondo significato culturale ed emotivo. Non ultimo, è anche un «richiamo» efficace per il turismo della natura, legato ai parchi e all'immagine del Trentino come terra «speciale» e ben protetta nel cuore delle Alpi. I danni causati dai plantigradi (più di una ventina, con cinque nuovi cuccioli quest'anno), come di consueto si erano intensificati all'inizio della bella stagione, ma ora si stanno via via diradando: «Qualche apiario è stato danneggiato nella zona del Brenta meridionale - segnala Groff - ma non c'è altro di nuovo. Entro l'anno - conclude - contiamo di utilizzare i cani Laika, per abituarli ad entrare in contatto con gli orsi». Sono i «cani anti orso» acquistati dalla Provincia, che insieme ai bidoni anti orso già richiesti (sono stati sperimentati con successo in Svizzera su orsi in cattività) potrebbero aiutare a risolvere qualche situazione difficile, come quelle vissute ad Andalo e a Molveno.
da l'Adige del 16-06-2008
E dinanzi alle critiche, dopo l'orsa annegata nel lago di Molveno, Groff semplicemente ricorda che è sulla base di uno studio scientifico, dell'Istituto nazionale della fauna selvatica, che il Trentino è considerato un territorio adatto per la specie che (forse non a caso) lo ha popolato per secoli e fino a pochi decenni fa. «C'è lo studio dell'Infs - argomenta il funzionario provinciale - e ci sono i dati: questo è il settimo anno consecutivo in cui si registrano nuove nascite. Il trend continua a far registrare più nati che persi, ma è fra alcuni decenni - e non oggi - che potremo trarre delle conclusioni. Del resto il futuro dell'orso dipende da noi: se la soglia di tolleranza nei confronti della specie dovesse abbassarsi, potremmo anche farne a meno». «L'orso non serve a nulla come Mozart» - ricorda Groff con una citazione - ma è una specie autoctona, e protetta, dal profondo significato culturale ed emotivo. Non ultimo, è anche un «richiamo» efficace per il turismo della natura, legato ai parchi e all'immagine del Trentino come terra «speciale» e ben protetta nel cuore delle Alpi. I danni causati dai plantigradi (più di una ventina, con cinque nuovi cuccioli quest'anno), come di consueto si erano intensificati all'inizio della bella stagione, ma ora si stanno via via diradando: «Qualche apiario è stato danneggiato nella zona del Brenta meridionale - segnala Groff - ma non c'è altro di nuovo. Entro l'anno - conclude - contiamo di utilizzare i cani Laika, per abituarli ad entrare in contatto con gli orsi». Sono i «cani anti orso» acquistati dalla Provincia, che insieme ai bidoni anti orso già richiesti (sono stati sperimentati con successo in Svizzera su orsi in cattività) potrebbero aiutare a risolvere qualche situazione difficile, come quelle vissute ad Andalo e a Molveno.
da l'Adige del 16-06-2008
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