Finalmente gli orsi polari hanno vinto la loro battaglia. Se il rischio di estinzione ancora non è stato completamente eliminato, almeno ora potranno godere di un’area molto vasta dove poter vivere e riprodursi senza che ne l’uomo ne le sue attività potranno ostacolarlo.
A deciderlo è stata l’Amministrazione del Presidente Barack Obama, la quale ha stabilito che un’area di 520 mila chilometri quadrati in Alaska (più grande dell’Italia ed un terzo della terra dello Stato che la ospita) sia destinata all’orso polare, e nessuno potrà entrarvi, se non per rilevazioni scientifiche. L’orso polare, simbolo degli animali in via d’estinzione insieme al panda, è entrato nella lista delle specie minacciate solo nel 2008, dopo che numerose polemiche e rivolte degli ambientalisti hanno costretto l’amministrazione Bush, dopo anni di sfruttamento proprio del territorio del Nord America, ad ammettere che si tratta di una specie a rischio.
Quando è andato al Governo Obama, il primo presidente che parlava di rinnovabili e di ambientalismo, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo, sperando che facesse qualcosa per salvare questa specie che conta sempre meno esemplari. Ed invece alle parole non sono seguiti i fatti, ed in molti cominciavano a preoccuparsi.
Ora invece arriva questo provvedimento, che lascia finalmente una parte di Terra a questi bellissimi animali, decimati dai bracconieri, dal riscaldamento globale che gli sta letteralmente togliendo la terra da sotto i piedi, dalle trivellazioni per il petrolio e dalla pesca senza regole che gli sta togliendo il sostentamento.
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