Le autorità svizzere vogliono abbattere l’orso JJ3.
NO ALLA CACCIA, LAV, ANIMALMENTE, PAN-EPPAA e LIPU chiedono di porre fine agli atteggiamenti sanguinari cercando una soluzione rispettosa della vita degli animali.
I cacciatori sono abituati a vedere queste scene cruente e a nasconderle, senza lasciare comparire nessun sentimento di compassione o di coinvolgimento. In realtà il 60% degli animali cacciati non muore subito, ma a volte è solo ferito. Si trascina agonizzante per giorni prima di morire. Probabilmente l’orso verrà anche impagliato (imbalsamato) per essere beffato e messo accanto all’ultima orsa uccisa in Svizzera 80 anni fa e ora custodita in un museo.
Così come è avvenuto al fratellastro, JJ1 in Germania. JJ3 è scomodo, si deve togliere di mezzo. Era già chiaro lo scorso anno, ma l’hanno lasciato andare in letargo per organizzare meglio la sua fine. È stato definito un orso problematico, ma per poterlo uccidere deve diventare un orso pericoloso. Per ottenere ciò basta alimentare la fobia dell’orso aggressivo e pericoloso, come è stato fatto prima della sua estinzione, chiamandolo “belva sanguinaria”, anche se spesso si trattava solo di un cucciolo di 20 Kg. Da tempo si parla, tra l’altro, di un problema creato da JJ3 ai cacciatori. Alcuni di loro si lamentano, hanno paura, non possono più andare nel bosco tranquilli come prima. Non possono più passare una giornata di caccia spensierata nella natura, senza la paura che possa apparire JJ3, che impedirebbe la realizzazione il consueto spargimento di sangue di una creatura indifesa in cerca di cibo. In alcune occasioni l’orso è stato un loro antagonista. E’arrivato prima di loro a scovare la preda ferita e a mangiarsela, seguendo la traccia di sangue lasciata dall’animale. Questo fa arrabbiare qualsiasi cacciatore.
L’uomo ha voluto e vuole essere l’unica “belva sanguinaria”.
Cosa hanno fatto e fanno i politici trentini e i responsabili del progetto Life Ursus”? Alle ripetute richieste delle autorità svizzere di riportare in patria JJ3, rispondono che non è possibile, che sarebbe per così dire, un problema che non appartiene loro. Però il corpo morto di Bruno lo rivolevano dalla Germania. In quel contesto Bruno era proprietà della Regione Trentino, era diventato interessante come attrazione da collocare nel loro museo. Per le autorità trentine, la reclusione di Jurka o l’abbattimento di JJ1, sono normali incidenti di percorso del progetto scientifico “Life Ursus”. In nome della scienza e quindi di un esperimento, diventa tutto lecito. Si può passare sopra a norme da usare come un bel soprammobile, come facciata, per nascondere la crudeltà, l’indifferenza verso esseri senzienti. JJ3 viene abbandonato da chi gli ha tolto la madre quando aveva solo un anno. Quindi, queste persone, sono in gran parte responsabili dei suoi comportamenti definiti anomali. In realtà sono solo scomodi all’uomo. Ricordiamo che Jurka nel suo primo periodo nel Trentino, è stata attirata con delle esche, animali, per poterla fotografare. Così ha preso l’abitudine e il gusto per questo tipo di cibo. Ha preso confidenza con l’uomo e le sue abitazioni, insegnando anche ai suoi figli questo comportamento rilassato verso gli umani.
Sarebbe ora, che chi si è preso l’onere, di promuovere questo progetto/ esperimento, quindi in primo luogo il Presidente Dellai e i responsabili del progetto “Life Ursus”, dimostrassero di portarla veramente con coraggio e dignità questa responsabilità, raccogliendo i cocci che hanno sparso, ormai evidenti a tutti, per risolvere la situazione, tenendo conto e rispettando la vita, la maestosità e la simpatia, che questo animale rappresenta. JJ3, è ancora un cucciolo e non si merita veramente una fucilata sparata a tradimento, ma una soluzione presa da persone responsabili. Anche per Jurka, la soluzione prevista al Casteller, non è una soluzione accettabile. È un’area sterile, senza un albero, collocata vicino alla città, quindi un luogo che in estate sarà molto caldo, inadatto per un animale che ama il bosco fitto. Si deve prendere atto, che questi animali sono stati costretti dall’uomo, a modificare i loro comportamenti innati e che le attività umane sul territorio non tollerano questi comportamenti. E’ necessario quindi concepire l’idea, di creare un’area più vasta e protetta, simile al loro habitat naturale, affinché possano vivere dignitosamente per il resto della loro vita. Riteniamo che questo sia il minimo, per noi uomini, che siamo loro debitori, per averli annientati con una caccia spietata. Per avere invaso il loro habitat naturale e per averci preso l’ingiusto e ingiustificato diritto di usare queste aree per i nostri scopi economici, egoistici e antropocentrici.
Cordiali saluti
Movimento vegetariano No alla Caccia
LAV – settore caccia e fauna selvatica Marcello Dell’Eva
Massimo Vitturi Animalmente
Pan-Eppaa
Lipu Giusi Ferrari
Mauro Nones
Sergio Merz
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