"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

lunedì 24 maggio 2010

Protestano in tanti per dar voce all'orso Dino

La decisione di catturare e trasferire l'orso M5 in Slovenia non avrà effetti immediati per la complessità di tempi e di carte che l'azione richiede, tuttavia il popolo affezionato a Dino e al suo scorrazzare per le prealpi venete è già in subbuglio per una decisione che viene giudicata affrettata.
Il Wwf Italia definisce «inaccettabile che, nell'anno della biodiversità, in Veneto si pensi di togliere la libertà a un animale selvatico così prezioso e raro, simbolo dell'arco alpino e di cui esistono solo una trentina di esemplari. Il tutto considerando che l'orso Dino non ha finora dimostrato seri segni di pericolosità, ma un atteggiamento normale per la specie».
Forte anche la presa di posizione di Marcello Dell'Eva e Anna Maria Pilati presidente e vice del movimento vegetariano «No alla caccia»: «Dino è pericoloso? Invece l'uomo quando durante una battuta di caccia uccide decine di animali fra i quali anche mamme e piccoli, li dissangua e poi li sventra sul posto questa la chiamano caccia di selezione. Questa brutalità non si vede mentre le foto degli animali uccisi da Dino finiscono sui giornali e lo fanno diventare pericoloso e brutale».
Su Facebook, il social network cresciuto in internet, è già partita una campagna di boicottaggio del formaggio Asiago: gira tra gli iscritti una lettera nella quale si chiede di mettere in atto «lo sciopero dell'Asiago» per protestare contro la decisione regionale di catturare e trasferire Dino «lontano e in luoghi non sicuri come la Slovenia», perché notoriamente è meta di caccia grossa per le doppiette in trasferta anche dall'Italia. I promotori la definiscono «un'azione civica che induca a revocare deliberazioni assolutamente impopolari e anti economiche».
Arriva infine una forte denuncia da un'esperta di orsi come Katherine Cozza, che da 25 anni segue per studio, lavoro e passione le sorti dell'orso bruno nel nostro paese, prima con una tesi di master, poi come guardiaparco dell'Adamello Brenta e infine come guardiacaccia della Provincia di Verona. «Trovo molto avvilente che ogni volta che un orso si comporta da autentico orso, sfruttando le risorse che gli capitano a tiro e manifestando tratti caratteriali unici, il progetto di conservazione più serio, scientifico e costoso, mai costruito dai migliori specialisti d'Europa, venga messo a dura prova da attacchi speculativi da parte di chi o ha paura della vita in senso lato oppure è semplicemente disinformato in materia di politiche europee per la conservazione».
«Stupisce leggere come un solo orso, vagante e pasticcione, generi invece mille reali preoccupazioni evocando pericoli impensabili», continua Cozza, «pur essendovi un'organizzazione strategica ottimale e competente atta in teoria a mediare la compresenza di due specie pericolose come le nostre: l'uomo e l'orso».
«Mi stupisce inoltre», conclude l'esperta, «che proprio dai rappresentanti della comunità degli altipiani testimoni viventi dei più atroci e inqualificabili massacri tra uomini che si siano mai visti, venga un allarme tale per un singolo animale, constatato che l'economia montana è artificialmente sostenuta e va in bancarotta se non nevica in inverno e se piove troppo d'estate o se la gente decide di diventare vegetariana».

Fonte: L’Arena.it

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