"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

giovedì 13 novembre 2008

Free bears in free blog


Sono un blogger che da quasi due anni racconta storie di uomini e di orsi.
Sono un blogger e grazie alla tecnologia posso esprimere le mie idee e farle arrivare a tantissime persone, che probabilmente la pensano anche diversamente da me
Sono un blogger e sono anche un po' orso
Sono un blogger e il mio territorio è la rete, un territorio vasto, senza confini
Sono un blogger e se mi rinchiudete, se mi limitate, se mi incatenate, divento cattivo, ho unghie e denti forti
Sono un blogger e sono libero...

...per ora

(da PuntoInformatico)
Era ottobre 2007. Il consiglio dei ministri approvava il cosiddetto "DdL Levi-Prodi", disegno di legge che prevedeva per tutti i blog l'obbligo di registrarsi al Registro degli Operatori di Comunicazione e la conseguente estensione sulle loro teste dei reati a mezzo stampa.
La notizia, scoperta del giurista Valentino Spataro e rilanciata da Punto Informatico, fece scoppiare un pandemonio. Si scusarono e dissociarono i ministri Di Pietro e Gentiloni, ne rise il Times, Beppe Grillo pubblicò un commento di fuoco sul suo blog. Il progetto subì una brusca frenata e dopo un po' le acque si calmarono. Cadde il governo Prodi.
Un anno dopo: novembre 2008. Un altro giurista, Daniele Minotti, si accorge che il progetto di legge gira di nuovo nelle aule del nostro Parlamento, affidato in sede referente alla commissione Cultura della Camera (DdL C. 1269).
Minotti ne fa una breve analisi sul proprio blog, marcando le diversità fra il nuovo testo e quello precedente. Abbiamo tuttavia alcune differenze di interpretazione. Diamo insieme un'occhiata ai punti salienti del progetto di Legge per capire cosa possono aspettarsi i navigatori e i blogger italiani:
Art. 2.
(Definizione di prodotto editoriale).

1. Ai fini della presente legge, per prodotto editoriale si intende qualsiasi prodotto contraddistinto da finalità di informazione, di formazione, di divulgazione o di intrattenimento e destinato alla pubblicazione, quali che siano la forma nella quale esso è realizzato e il mezzo con il quale esso viene diffuso.

Qualsiasi blog rientra in questa definizione.

Art. 8.
(Attività editoriale sulla rete internet).

1. L'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione dei soggetti che svolgono attività editoriale sulla rete internet rileva anche ai fini dell'applicazione delle norme sulla responsabilità connessa ai reati a mezzo stampa.

3. Sono esclusi dall'obbligo dell'iscrizione nel Registro degli operatori di comunicazione i soggetti che accedono alla rete internet o che operano sulla stessa in forme o con prodotti, quali i siti personali o a uso collettivo, che non costituiscono il frutto di un'organizzazione imprenditoriale del lavoro.
All'apparenza il comma 3 escluderebbe la maggioranza dei blog dall'obbligo di registrazione e dai correlati rischi legali. Ma non è così. Ecco alcuni esempi pratici.

Il blog di Beppe Grillo ha una redazione, ha banner pubblicitari, vende prodotti. In parole povere: sia secondo il Codice Civile, sia secondo la comune interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa. Se il progetto di legge fosse approvato, perciò, Beppe Grillo avrebbe con tutta probabilità l'obbligo di iscriversi al ROC. Non solo: sarebbe in questo modo soggetto alle varie pene previste per i reati a mezzo stampa.

Affari suoi, diranno forse alcuni. Eppure non è l'unico a doversi preoccupare. Nella stessa situazione si troverebbero decine, probabilmente centinaia di altri ignari blogger. Infatti: chiunque correda le proprie pubblicazioni con banner, promozioni, o anche annunci di Google AdSense, secondo la comune interpretazione dell'Agenzia delle Entrate, fa attività di impresa.

Il ragionamento è semplice. L'apposizione di banner è un'attività pubblicitaria continuativa che genera introiti; una prestazione continuativa è un'attività di impresa; chi fa impresa grazie alle proprie pubblicazioni deve registrarsi al ROC; chi è registrato al ROC può incorrere nei reati di stampa. Chi invece è in questa situazione e non si registra al ROC, può essere denunciato per stampa clandestina (ricordiamo un caso recente).

Per quanto in nostra conoscenza, manca ancora un pronunciamento strettamente ufficiale dell'Agenzia delle Entrate (interpello) se l'uso di qualche banner rientri nelle attività dell'impresa (ma l'orientamento è piuttosto chiaro: banner = attività lucrosa continuativa; attività lucrosa continuativa = impresa).

Per questa ragione, se il progetto di Legge venisse approvato come è ora proposto, saremmo nel migliore dei casi di fronte ad una legge passibile di più interpretazioni e quindi potenzialmente molto pericolosa. Facciamo un esempio di fantasia, ambientato a Paperopoli.

Rockerduck: "Se non cancelli l'articolo sul tuo blog che parla male di me, ti trascino in tribunale per diffamazione a mezzo stampa."
Paperino: "Ma il mio blog non è una testata!"
Rockerduck: "Però hai un banner pubblicitario, quindi potresti essere un'impresa, e quindi devi iscriverti al ROC. Anzi, se non togli l'articolo ti denuncio pure per stampa clandestina."
Paperino: "Ok. Sob."

Provate a sostituire "Rockerduck" con "picciotto" e "Paperino" con "cittadino" e il gioco è fatto.

(dal Blog di Beppe Grillo)
La Commissione che deve esaminare la proposta di legge inizierà a breve i lavori sulla "ammazzablogger". Un sostegno da parte della Rete la aiuterà a prendere le decisioni.
Loro non molleranno mai (ma gli conviene?), noi neppure.

Inviate le vostre foto con la scritta: "FREE BLOGGER":
Invia una mail a freeblogger@beppegrillo.it con:
- Oggetto: il tuo nome
- Testo: indirizzo del tuo blog
- Allegato: la tua foto con un cartello "Free Blogger"
Le foto appariranno nella barra superiore del blog.

Val Seriana, JJ5 va in letargo

Dopo aver emesso regole e divieti a salvaguardia della sicurezza dell’uomo, il Parco delle Orobie Bergamasche risarcisce i primi danni provocati da JJ5 che potrebbe trascorrere il letargo in Val Seriana. Mentre l’orso dorme, auspica il presidente del Parco Franco Grassi, è urgente attivare azioni per la messa in sicurezza di bestiame e coltivazioni.

Il Parco Regionale delle Orobie Bergamasche, dal 21 maggio, giorno della prima segnalazione avvenuta a Castione della Presolana, è alle prese con un esemplare di orso bruno che, in modo naturale, si aggira nel territorio bergamasco senza tenere conto dei confini, ma muovendosi come una specie che necessita di un vasto habitat.
Secondo le segnalazioni e i sopralluoghi degli esperti del parco, in questi ultimi giorni l’orso, si sarebbe fermato in Val Sanguigno, non molto lontano dalla località storicamente denominata “Tane dell’Orso”, una zona che nell’Ottocento rappresentò una tana storica per generazioni di orsi, che vi si ripararono in continuazione, soprattutto nel periodo del letargo.
JJ5, è figlio di Jurka e di Joze, due dei dieci esemplari reintrodotti tra il 1999 ed il 2002 dal Parco Adamello Brenta e provenienti dalla Slovenia meridionale grazie a un progetto finanziato dall'Unione europea (Lifes ursus).
La sua presenza, seppure prova concreta dell’ottimo stato di conservazione del territorio delle Alpi Orobie, sta creando disagio tra i pastori della valle, spaventati per le greggi e tra gli agricoltori che non potrebbero sopportare eventuali danni provocati dall’orso ad alveari e altre colture.
“La presenza di questo esemplare - rende noto il presidente del Parco delle Orobie Bergamasche Franco Grassi – comporta inevitabilmente l’investimento di risorse e la messa a punto di strategie che innanzitutto sanciscano la sicurezza dell’uomo. Parallelamente è importante prendersi cura dell’economia della zona, per non chiedere ulteriori sacrifici agli operatori. Il primo conto dei danni provocati dall’orso è stato saldato ma secondo le ultime stime gli animali predati sfiorano le 100 unità senza contare i danni provocati all’agricoltura e gli alveari distrutti.
Per ora il Parco, grazie a una polizza assicurativa ad hoc e un’integrazione a spese dello stesso Parco ha liquidato (con 3.200 euro, valutando cioè oltre 130 euro il valore di ogni capo, il cui costo, mediamente, è al di sotto dei 100 euro) i danni provocati ad agosto al pastore che in Valcanale perse 24 pecore ma questo non basta. E’, infatti, necessario intervenire per mettere in sicurezza allevamenti, stalle, campi e luoghi di lavoro per non arrivare a vederci costretti a catturare l’orso per trasportarlo in elicottero al suo luogo di origine. L’orso potrebbe infatti risvegliarsi più affamato di quando non si sia addormentato”.
“Inoltre - aggiunge il dott.Luca Pellicioli, consulente veterinario del Parco - l’accertamento del danno da predazione è un atto di medicina legale veterinaria che viene svolto direttamente sul posto in stretta collaborazione con il Servizio di Sanità Pubblica Veterinaria dell’Asl di Bergamo ed il supporto del Corpo di Polizia Provinciale. Oltre ad esser un passaggio obbligatorio secondo le vigenti normative, risulta fondamentale al fine della verifica della reale causa di morte degli animali e per la produzione della idonea certificazione sanitaria da inoltrare per la richiesta di indennizzo da parte del danneggiato”.
Mentre proseguono sopralluoghi per monitorare gli spostamenti di JJ5 e verificare direttamente i danni provocati in questi giorni, attraverso l’esecuzione di diagnosi di predazione sulle carcasse ritrovate morte sul territorio, il Parco delle Orobie Bergamasche ha stretto una convenzione con l’Università di Pavia per la supervisone scientifica della gestione dei predatori. Grazie all’accordo sarà possibile pianificare azioni di intervento per la messa in sicurezza del territorio.
Il monitoraggio degli spostamenti dell’orso consentirà al Parco delle Orobie Bergamasche insieme con gli enti territoriali coinvolti, il “gruppo regionale di studio, ricerca e coordinamento dell’orso bruno” di sviluppare future strategie di conservazione dell’orso e di tutela del territorio e della gente che ci vive con l’auspicio che si possa approfittare della stagione del letargo per essere sereni e pronti ad accogliere in primavera il risveglio dell’orso con strumenti legislativi ed azioni adeguati.

Fonte: L'Eco di Bergamo.it

Uomo e orso a confronto: una convivenza possibile?


Sabato 22 novembre 2008 l’associazione “Montagna Grande Onlus” in collaborazione con il Parco Nazionale D’Abruzzo Lazio e Molise, nei colori autunnali della Valle del Giovenco, nell’ambito del progetto Campagna alimentare per la salvaguardia della biodiversità nel Parco, propone una giornata di incontro sul tema: “Coesistenza tra popolazioni locali e Orso Bruno

Programma

ore 9.45 – 12.00 Bisegna Centro Capriolo
Coesistenza tra popolazioni locali e fauna selvatica. Possibilità di sviluppo ecocompatibile.
Lo spopolamento dei centri montani, l’invecchiamento delle popolazioni, l’abbandono delle attività agropastorali e delle coltivazioni, rendono l’habitat montano atipico ed in abbandono, costringendo la fauna selvatica all’abbandono del proprio Habitat per la ricerca di risorse alimentari.
Le associazioni territoriali sono impegnate a contrastare questi fenomeni dedicandosi alla ricerca di soluzioni che possano da una parte aiutare la fauna selvatica, con l’aumento delle risorse trofiche, dall’altra cercare soluzioni di sviluppo economico per la sopravvivenza delle popolazioni locali…

Presentazione progetto campagna alimentare “un orso per amico”, Montagna Grande Onlus.


Saluti dai Sindaci di: Bisegna, Ortona, Gioia, Pescina,(Valle del Giovenco)
Intervengono: PNALM Presidente/Direttore, politiche ed attività del Parco, Università la sapienza, a che punto la ricerca scientifica. CFS attività di salvaguardia e tutela della biodiversità. Presidente/Direttore Mirror/Micron quali possibilità di sviluppo, risorse umane valore imprescindibile. Telespazio, il satellite può darci una mano.

Partecipano: Pres. Comunità Montana valle del Giovenco Eramo Manfredo, Vicepresidente regione Abruzzo Daniela Stati, Assessore provinciale ambiente Fina, presidente comunità del parco D’Orazio, presidente CAM Tedeschi, Componente organo esecutivo PNALM Forte P., rappresentanti associazioni territoriali, Legambiente, wwf , Amici dell’Orso Bernardo, Ass. Orso and friends, Ass. Marsicana Giovenco, Quelli che l’orso, Sherpa.

ore12.00–13.30 Esposizione Opere Concorso fotografico e premiazione vincitori.

Presentazione foto documentario La Valle del Giovenco tra natura e storia (di Mauro D’amore)
Premio alla memoria Di Giulio Domenico ore 13.30

Buffet-lunch presso il Bed & Breakfast Vivilibero

INFO 3395761703-3331948465

WeB: www.montagnagrande.it


lunedì 3 novembre 2008

L'orso JJ5 sverna sulle Orobie

Cinque pecore sbranate in quota: un ritrovamento che sembra portare una firma ben precisa, quella di JJ5, l'orso bruno di tre anni giunto dal Trentino che quest'estate ha involontariamente attirato i riflettori dei media su di sé.
Nella Bergamasca, e in particolare nella zona di Valgoglio, ha trovato un ambiente ideale: ha sbranato indisturbato 68 ovini e ha svuotato 5 arnie. Ma l'ennesimo rinvenimento di una predazione di plantigrado in terra bergamasca, se confermato, non significa soltanto che è ancora nei nostri paraggi, ma che probabilmente ha intenzione di trascorrere qui l'inverno. A fine settembre infatti l'orso era tornato sui suoi passi per raggiungere la Valtellina, dopo aver lasciato una ventina di giorni fa a Vilminore un'impronta nella cera di un'arnia distrutta, ma ora sembra aver fatto dietrofront.
L'autenticità della sua «firma» non c'è ancora (arriverà probabilmente lunedì 3 novembre dopo il sopralluogo della polizia provinciale). Ma Matteo Zanga, 28 anni, di Villa d'Ogna – fotografo, tecnico del Soccorso alpino e volontario della Croce Blu di Gromo – non ha alcun dubbio. «Soltanto un orso – dice – avrebbe potuto compiere una tale carneficina».
Domenica, intorno alle 7, Zanga è partito da Valgoglio incamminandosi in solitaria lungo il sentiero della Val Sanguigno. «Arrivato a circa 1.400 metri d'altezza – racconta – ho trovato un pastore che cercava le sue pecore: una ventina, secondo lui, erano state sbranate dall'orso. Mi ha quindi pregato di guardarmi intorno e di avvertirlo in paese, a Valgoglio, nel caso le avessi avvistate. Mi ha poi indicato la zona dove poco prima aveva trovato le carcasse delle sue bestie». Zanga è arrivato a quota 1.600 metri, nei pressi del sentiero che dal rifugio Gianpace conduce alla capanna del Lago Nero, e si è insospettito vedendo dei corvi che svolazzavano in una zona. «Ho trovato a terra cinque pecore: erano state sbranate a una trentina di metri l'una dall'altra, su una coltre nevosa alta circa dieci centimetri. Una pecora, in particolare, è stata trascinata sulla neve, e la scia di sangue era ancora ben visibile, fino sotto un pino del vicino bosco. Alcune sembravano solo uccise». Matteo Zanga ha quindi fotografato le pecore sbranate ed è ridisceso a valle. «Di quelle vive – chiosa – non ne ho vista nemmeno una. Di animali morti, ogni tanto, mi è capitato vederne in montagna. Ma è la prima volta che mi capita di vedere una tale scena».
Parla con prudenza, ma non nasconde un pizzico di soddisfazione, il responsabile del Servizio faunistico provinciale, Giacomo Moroni, che segue le scorribande dell'orso sin dal suo arrivo nelle nostre valli. «In un primo momento – spiega –, dal punto di vista zoologico-tecnico scientifico, si ipotizzava che l'orso stesse tornando verso il Trentino, nel parco Adamello-Brenta, l'area dov'è nato, ha trascorso i suoi primi tre inverni. Ma JJ5 non smette mai di stupirci e sembra essersi veramente affezionato al nostro territorio».
«Nonostante abbia accumulato un notevole strato di grasso sottocutaneo – spiega Moroni – l'orso, se quest'ultimo rinvenimento viene confermato, non intende più andare in letargo nella sua terra d'origine. Pare quindi deciso di svernare sulle Orobie bergamasche. Dato questo che conferma la ancora elevata naturalità del territorio. Non a caso, infatti, tra le nostrane cavità naturali ci sono molti toponimi che si rifanno proprio all'orso». Attenzione però: se mai trovaste JJ5 in qualche anfratto non fotografatelo (lo vieta una un'ordinanza emessa dal Parco delle Orobie), non dategli da mangiare (non ne ha bisogno) e, soprattutto, non disturbate il suo sonno.

Fonte: l'eco di Bergamo

Numero verde per segnalare gli orsi nei paesi

Da oggi sarà più facile per i cittadini contattare il Servizio Sorveglianza del Parco attraverso il numero verde
800 010 905
attivo tutti i giorni dalle ore 19.00 alle ore 8,00. Il numero potrà essere utilizzato per segnalare la presenza di orsi all’interno dei centri abitati e per altre eventuali emergenze che dovessero verificarsi a causa della presenza dei plantigradi. In base alle esperienze di questi ultimi mesi, il servizio è rivolto soprattutto ai cittadini della Valle del Giovenco e della Valle del Sagittario, dove sono più frequenti le incursioni degli orsi all’interno dei centri abitati, anche se recentemente non sono mancate segnalazioni anche in ambito urbano nell’Alto Sangro. Intanto procedono le operazioni per dotare gli orsi confidenti di radiocollare satellitare per monitorarne gli spostamenti e intensificare le azioni di dissuasione: recentemente due femmine sono state dotate di tale attrezzatura.
Con l’attivazione del numero verde, le segnalazioni dei cittadini contribuiranno a rendere più efficaci le azioni messe in campo dall’Ente Parco e dal Corpo Forestale dello Stato per il controllo degli orsi e delle loro interferenze con le attività umane.

sabato 1 novembre 2008

L'orso bruno nei Pirenei - Seconda parte

Gli eventi accaduti agli orsi rilasciati nel 2006 furono meno felici. Per prima cosa, Balou decise di spostarsi oltre le montagne. Venne visto a 30 km dalla periferia di Tolouse prima di decidere, fortunatamente per lui, di tornare sui Pirenei, evitando così di essere catturato o, peggio, ucciso. Nello stesso anno del suo rilascio Palouma venne trovata morta ai piedi di una parete rocciosa, a 2100 metri di altezza: uno strano posto per andare a morire.
Gli oppositori affermarono che gli orsi sloveni non erano abituati ad un ambiente così elevato, mentre i sostenitori del progetto avanzarono l'ipotesi che Palouma, probabilmente braccata da cacciatori, venne spinta a trovare riparo in un ambiente per lei poco ospitale. Franska, che venne vista molte volte vicino i centri abitati in cerca di cibo, si ammalò e venne trovata morta nel 2007 su una strada, investita da un'auto, anche se i veterinari affermarono che all'interno del corpo vennero ritrovati molti proiettili...
Hvala rimaneva quindi la più fortunata, e diede alla luce due maschi, chiamati Pollen e Bambou. Probabilmente era stata fecondata prima di essere catturata in Slovenia. Sarousse, grazie alla sua calma, non ebbe mai problemi, se non qualche piccola ferita. Nel 2008 hanno sparato "accidentalmente" a Balou, fortunatamente senza conseguenze gravi: ha riportato una ferita ad una zampa che lo costringe oggi a camminare solo su tre zampe. Boutxy, figlio di Pyros, descritto da sempre come un superbo e sano esemplare maschio, è stato colpito quest'anno da un minibus su una piccola strada: anche lui fortunatamente si è salvato, e anche lui purtroppo zoppica.
Non sono buone notizie, sapendo che un orso ferito è più pericoloso di un orso sano...

Gli oppositori del progetto e degli orsi in generale sono principalmente gli allevatori dei Pirenei. Le loro greggi sono attaccate occasionalmente da predatori, forse nella maggior parte dei casi da orsi (forse, dato che è statisticamente provato che l'orso non è fra i predatori più feroci). Allo stesso modo in cui le greggi delle Alpi della Francia Meridionale sono attaccate dai lupi. Un altro forte oppositore è la comunità dei paesi dei Pirenei, che spesso si lamentano del fatto che gli orsi girano intorno alle loro case, annusando e cercando cibo nei cassonetti. Nella maggior parte dei casi questa gente non ha mai avuto un incontro diretto con gli orsi, ma sono fortemente convinti che la coabitazione fra uomo ed orso sia impossibile. Quando gli orsi sloveni sono nominati, la popolazione locale parla di una remota terra vicino la Russia (la Slovenia) e di alcuni carnivori mostruosi che non hanno nulla in comune con i "gentili" orsi nativi. Gli oppositori hanno spesso anche l'appoggio di figure politiche "occasionali" che "adottano" la causa anti-orso, in cerca di un riscontro e di un'approvazione da parte della popolazione locale. Infine, ci sono molte persone che pur non vivendo in queste regioni sono convinte che l'orso non sia un animale buono perché pericoloso e che sia una minaccia per i turisti e per le persone che abitano quei luoghi. Questo tipo di persone basa la sua opinione su episodi avvenuti in Nord America o nell'Europa dell'est, nella maggior parte dei casi visti in TV. In aggiunta è pensiero comune che la reintroduzione e il monitoraggio di questi animali abbia costi elevati e che quei soldi potrebbero essere spesi in un modo migliore. Tutti questi discorsi possono essere facilmente spazzati via. Se l'orso può essere pericoloso in alcune specifiche situazioni e molto lontano dall'essere sistematicamente pericoloso per l'uomo. Gli orsi non sono molto impavidi spesso nel momento in cui rilevano la presenza dell'uomo, scompaiono senza farsi vedere. Possono sembrare pericolosi in alcune occasioni come per esempio quando una femmina è in compagnia dei suoi cuccioli, ma nella maggior parte dei casi evitano la fonte di disturbo senza attaccare. L'ultimo attacco costato la vita ad un uomo nei Pirenei risale a 150 anni: le vipere danno molte più noie. Per quanto riguarda il lato economico, la somma utilizzata è microscopica se paragonata alle spese principali che uno stato può affrontare: un orso costa meno di un centesimo di Euro ad ogni abitante Francese. L'unica argomentazione che si può prendere in considerazione è quella portata avanti dagli allevatori, ormai soggetto di un acceso dibattito.

I Pirenei, dalla seconda metà del XX secolo, sono stati soggetti da un fenomeno comune a molte zone rurali dell'Europa occidentale: la depopolazione. Questa era dovuta a due fattori principali: la migrazione dalle zone rurali ai centri cittadini maggiori come Pau, Touluose o Bordeaux, più ricchi di lavoro e di opportunità e della bassa possibilità di produzione agricola nella zona dei Pirenei. Ad oggi, le entrate economiche maggiori nei Pirenei si hanno grazie alla produzione di merce di alta qualità (formaggi, latte, carne...), prodotti ancora con metodi tradizionali, certificati e protetti nella loro autenticità e qualità: senza questi riconoscimenti, i prodotti dei Pirenei non sarebbero concorrenziali. L'agricoltura pirenaica è anche estremamente dipendente dai finanziamenti europei. Da un punto di vista ambientale tutto ciò ha portato ad un mutamento profondo: i campi vengono abbandonati, le foreste vengono sfoltite e sfruttate economicamente; molti sentieri e mulattiere non sono sottoposti a manutenzione periodica e in molte zone, al confine col bosco, si formano arbusteti che possono ardere durante l'estate. I Pirenei vivono un paradosso in questi tempi moderni: non sono mai stati una meta sciistica o soggetti ad uno sfruttamento edilizio, non sono battuti da molti escursionisti e non hanno strade asfaltate secondarie, elettrodotti o antenne. I Pirenei stanno andando in una direzione opposta: sono sempre più selvaggi. Forse è proprio per questa ragione che animali selvatici come l'avvoltoio bruno, il camoscio e la marmotta, tutti vicini all'estinzione, godono oggi di una buona salute. Anche la lince dei Pirenei, dichiarata estinta da oltre 50 anni sembra riapparsa come affermato da alcuni testimoni.
Torniamo indietro ai fattori macroeconomici di questo fenomeno, che risulta così poco redditizio per gli allevatori: i Pirenei devono sviluppare altre forme di pastorizia per fare in modo che tutto funzioni ancora. Dato che per molti anni la maggior parte dei predatori vennero cacciati, gli allevatori presero l'abitudine di lasciare le greggi sole sulle montagne. Il tempo è denaro, e la presenza umana che bada alle greggi costa. Questa è forse l'unica regione montuosa d'Europa dove centinaia di pecore vagano in completa libertà, e dove la parola "pastore" risulta sempre più strana dato che, di norma, i pastori abitano in montagna. Con la riapparsa dei predatori, è normale che avvengano incidenti: orsi ma non solo...avvoltoi, lupi, linci. Ma i predatori selvatici rimangono ancora una minoranza. La maggior parte degli attacchi alle greggi avviene ad opera di cani randagi che tornano alla vita selvatica, simili ai lupi. Alcune persone sono testimoni di un branco di husky provenienti dalle vicine stazioni sciistiche , lasciati in completa libertà, attaccare delle pecore. Ad ogni modo, neanche questo è il fattore di morte maggiore per le greggi. La maggior parte dei capi che muore in montagna muore a causa di malattie. La presenza dell'uomo e dei cani in prossimità delle greggi oltre previene l'attacco da parte dei predatori assicura anche un controllo ed una prevenzione delle malattie che possono colpire il bestiame: la febbre catarrale ovina (FCO o malattia della lingua blu) si è propagata a causa di una mosca che abitava il nord Africa e che si è stabilizzata nei Pirenei. Sono nel 2008, la FCO ha causato più morti che tutti gli orsi dei Pirenei in 10 anni. il governo, insieme col dipartimento che si occupa della reintroduzione e del monitoraggio degli orsi, ha proposto di offrire agli allevatori, gratuitamente, dei cani pastori pirenaici (chiamati comunemente "Patous"), insieme a recinti elettrificati. Inoltre è stato deciso che tutti gli attacchi degli orsi alle greggi debbano essere prontamente risarciti, anche quando l'aggressore non è chiaramente identificato come un orso (i danni causati dai cani, ad esempio non sono rimborsati). Le somme finora risarcite sono piuttosto alte. Sfortunatamente entrambe le decisioni hanno portato ad effetti indesiderati. I cani donati ai pastori spesso vengono rifiutati perché visti come una rassegnazione al fatto che i predatori debbano essere accettati, una violazione della loro libertà ad allevare liberamente il bestiame. Per quanto riguarda gli aiuti economici, però, la tendenza è ben diversa. Gli attacchi sono riportati sistematicamente, anche quando non sono dovuti agli orsi. Quando la ferita è grande, la causa è sicuramente un orso; quando la ferita è piccola o quando non ci sono indizi del passaggio di un orso (impronte, recinti distrutti, escrementi, peli ecc..) l'indennità viene comunque elargita: gli ispettori non affrontano a cuor leggero i pastori furiosi. Recentemente infatti è stata denunciata questa forma di abuso, in cui ogni singolo incidente è sistematicamente segnalato e risarcito sia quando l'aggressione è ipotetica, sia quando non ci sia deliberatamente una ferita. Paradossalmente gli allevatori continuano a sfilare contro la reintroduzione di nuovi orsi...
Considerando tutti questi fatti, possiamo legittimamente chiederci quale sia la reale parte di responsabilità dell'orso nella crisi che la pastorizia sta vivendo. Nella realtà, come si vede, il problema è più complesso. La rimozione degli orsi non risolvere il problema. L'attività dei pastori è in difficoltà e in pericolo. Dal mio punto di vista egoistico, seduto sulla sedia di fronte al PC da qualche parte in una città, non vorrei veder scomparire dai nostri supermercati la buona carne e il buon formaggio. Tuttavia, mi sento frustrato nel sapere che questi ipotetici buoni prodotti possano provenire da potenziali animali malati. Sono pronto a dare qualche euro in più con le mie tasse per continuare a promuovere le tradizioni e i prodotti delle nostre regioni e per non esser obbligato in un futuro a dover mangiare sempre le solite cose da supermarket. Sono sicuro che quasi il cento percento dei cittadini francesi, a favore o contro gli orsi, pensa la stessa cosa. Allora, perché gli allevatori non parlano di questi problemi? Perché non sfilano per fare in modo di ottenere dei finanziamenti che salvino i loro prodotti? Hanno più paura degli altri uomini che dell'orso? Senza dubbio, con tutto il background storico, i riferimenti culturali e tutto ciò che l'animale ispira, l'orso gioca un ruolo psicologico. Forse, visto che la sua presenza è un fatto concreto, l'orso può essere un miglio argomento più facile su cui dibattere con frasi tipo "il governo ha deliberatamente minacciato la nostra attività". Così, l'orso è percepito come una provocazione fatta dai cittadini, da un potere centrale perverso, sito in quel di Parigi, così lontano dai monti. In questa situazione, è chiaro che l'orso è solo un capro espiatorio. Si riuscirà ad invertire la rotta con una presa di coscienza da parte di tutti coloro che si oppongono , facendo in modo che questi si preoccupino più della loro attività che dell'orso? Speriamo che questa mentalità cambi presto...

Fonte: Pyrenee's bears : Why the hell so much noise ?

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