"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

lunedì 29 marzo 2010

Le parole sono macigni

La natura è buona o cattiva? Lo straripamento di un fiume è un evento positivo o negativo?  Positivo era quello del Nilo che rendeva fertili le terre d’Egitto, ma diventa negativo quando costruiamo in modo scriteriato delle abitazioni nel suo alveo. Un animale selvatico che ha fame e uccide, ad esempio, una lepre si sta comportando in modo istintivo, consono alla sua natura; ma se uccide dei conigli allevati allora diventa un mostro. Dove si trova la verità? La verità, soprattutto di questi tempi, è un’idea che spesso viene formata all’interno delle nostre menti di passivi spettatori delle vicende umane. Una menzogna ripetuta 100 volte diventa verità, affermava qualcuno. Quando allora attraverso i mezzi di comunicazione viene utilizzato un determinato tipo di linguaggio, è facile creare una verità. Che non è la verità, o meglio, è una verità parziale. Le parole sono macigni e soprattutto quelle negative creano una scia di tensione nella nostra mente che rimane impressa. Ricordiamo più le offese, di solito, che le lodi. Queste “tracce” quindi si sedimentano e creano un terreno idoneo per il sospetto, la paura e l’intolleranza. E’ una strategia utilizzata di frequente e la storia dell’uomo ne è piena. Così, chiunque può diventare quello che la massa vuole che diventi: un nemico, un pericolo per la società, una minaccia da sterminare. Basta poco. Anche semplicemente un articolo di giornale.

Sul giornaledivicenza.it, Lucio Zonta, scrive un articolo sul risveglio di un orso, della sua discesa nella Valle del Brenta e del fatto che abbia banchettato con dei conigli di un allevatore locale. Non sto mettendo in dubbio la professionalità del giornalista ma semplicemente affermando che bisogna dosare bene le parole che si usano quando si comunicano concetti legati a temi che sono già delicati per natura come l’ambiente e la conservazione degli animali selvatici. Pensiamo ad ogni volta che si parla di nucleare, cambiamenti climatici e orsi polari.

Quelle parole che prima ho definito come “macigni” sono state evidenziate in modo che ci si possa rendere conto dei toni utilizzati per descrivere l’evento, trasformando una vicenda ordinaria in un pezzo da cronaca nera. Non soffermatevi sulla singola parola ma sull’insieme e in modo obiettivo cercate di capire quale sentimento possa infondere l’uso di queste parole.

L'orso scende in Valbrenta
Strage di conigli a S. Nazario

ALLARME. L'altra sera dopo le 22 in località Merlo ha distrutto alcune gabbie e ucciso più di una decina di animali
Si tratta di un esemplare di grandi dimensioni e affamato che arriva dal Trentino e la cui presenza era già stata segnalata

L'orso è sceso nella Valle del Brenta, poco sopra l'abitato del Merlo di San Nazario, seminando distruzione e facendo razzia di conigli. È successo l'altra notte, intorno alle 22, 30. L'amara scoperta è stata fatta ieri mattina verso le 8. Quando Luigi Campana è giunto sul posto per governare gli animali, gli si è presentata una scena raccapricciante: conigli adulti e piccoli sparpagliati ovunque sul terreno e nelle adiacenze, dilaniati e sventrati; gabbie rimosse e distrutte. Un'ecatombe e una scena orripilante, tanto che non ha voluto che le nipotine vedessero quanto era accaduto.
«Sono salito verso le 8 con la cagnetta Laika. Quando sono giunto sul posto e ho visto il disastro – dice Luigi Campana – non credevo ai miei occhi, anche perché il terrazzamento dove tengo gli animali è pressoché tutto recintato, per evitare spiacevoli sorprese».
Della sessantina di animali custoditi nelle gabbie solo pochi sono scampati alla razzia. Campana ha subito capito che cosa era successo. Venerdì sera, infatti, tra le 22 e le 23, quando in Valbrenta diluviava, uno dei suoi cani, Laika, aveva continuato ad abbaiare furiosamente. Viste le condizioni meteorologiche, però, Luigi non si era avventurato sul sentiero per raggiungere i terrazzamenti poco sopra l'abitato e verificare cosa stesse succedendo.
La triste scoperta è stata fatta solo ieri e ha lasciato Luigi Campana letteralmente sconcertato.
Sull'autore della strage di conigli sembra non esserci dubbio, come riferisce il responsabile della vigilanza di zona, Roberto Rigon.
«La presenza dell'orso era stata segnalata il giorno precedente dal sistema di rilevamento Gps - spiega - Si presume si tratti dell'esemplare che quest'inverno bazzicava sul Massiccio del Grappa, ai confini tra le province di Belluno e di Vicenza. Già l'estate scorsa l'orso era stato avvistato in località Magnola, come riportato da varie testimonianze».
Nella mattinata di ieri è giunto sul posto anche il guardiacaccia provinciale Stefano Dal Cengio che ha fatto i rilievi e fotografato le orme lasciate sul terreno. Si tratta di impronte piuttosto grandi, tali da far supporre si tratti di un esemplare d'orso di notevole dimensioni.
«Dopo il letargo - ha spiegato Dal Cengio - l'orso percorre molta strada per alimentarsi. È piuttosto affamato e quando annusa il cibo, di qualsiasi genere, è in grado di sfondare reti di recinzione e superare qualsiasi ostacolo».
Preoccupazione anche tra altri abitanti della zona. In località Fratta vive T. B. che possiede diverse capre, conigli e galline. Riferisce di aver visto un'ombra proprio l'altra era verso le 22,30 ma ha ritenuto si trattasse di un cervo o di qualche altro animale.
Preoccupato anche il proprietario di un casolare vicino, dove sembra che l'orso abbia abbattuto parte della rete di recinzione e un palo di cemento.

Che dire, chiunque legga questo articolo, si aspetta un animale gigantesco pronto ad uccidere chiunque capiti a tiro.

Oggi, sempre su ilgiornaledivicenza.it è apparso un secondo articolo di Zonta in cui il giornalista cede la parola a Daniele Zovi, comandante per la provincia di Vicenza del Corpo forestale dello Stato. Notate come le parole di un “addetto ai lavori” siano più pacate e venga privilegiato l’uso di toni meno drammatici.

«Nessun pericolo per l'uomo L'orso difficilmente attacca»

LA SCOPERTA. Daniele Zovi, comandante Corpo forestale, svela altri particolari sull'animale segnalato a S. Nazario
«È sostanzialmente vegetariano e si nutre di altri animali solo al risveglio dal letargo. Segnalato dall'Appennino l'arrivo del lupo»

L'orso Dino, contrassegnato dal codice M5, è il principale accusato della strage di conigli perpetrata nella notte tra venerdì e sabato ai danni della famiglia di Luigi Campana, in località Merlo di San Nazario. Il plantigrado, sceso fin quasi a valle, non ha trovato di meglio per sfamarsi che puntare sui conigli.
L'orso è così pericoloso per gli altri animali e per l'uomo? Assolutamente no: lo sostiene Daniele Zovi, comandante per la provincia di Vicenza del Corpo forestale dello Stato.
«L'orso - ha spiegato - è vegetariano e si nutre di altri animali solo al risveglio dal letargo, quando all'inizio della primavera non trova fogliame e altro nutrimento sufficiente dal sottobosco. Animale mitico, non è assolutamente pericoloso per l'uomo. Anzi è stato l'uomo a sterminare gli orsi. Attualmente gli animali vivono nelle montagne di paesi confinanti o vicini all'Italia, Slovenia, Croazia, Romania, Bulgaria. Non si sono registrati attacchi all'uomo, se non da orsi feriti che aggrediscono i cacciatori che, dopo averli colpiti, si avvicinano credendoli morti. Questi animali tendono ad allontanarsi quando fiutano un pericolo: trovarseli di fronte è una esperienza che non mi è mai toccata. Se l'orso si fosse imbattuto nel proprietario dei conigli, sarebbe scappato di gran carriera».
«Gli enti pubblici rifondono i danni provocati dagli orsi e verificati dal personale del Corpo forestale dello Stato o dalla Polizia provinciale - aggiunge il comandante Zovi - Per proteggere greggi o altri gruppi di animali si possono costruire recinti attraversati da elettricità: quando l'orso li tocca subisce la scossa e se ne va».
«É possibile che l'orso codificato come M5 - dice ancora il dott. Zovi - sia arrivato nel Bassanese dal Trentino, dov'è stato creato, alcuni anni fa, l'unico nucleo, in Italia, di questi animali che erano in via di estinzione. Tra maschi e femmine sono in numero compreso tra 25 e 30. Sono erranti gli esemplari giovani. Io ho operato anche sull'Altopiano di Asiago dove ho potuto accertare passaggi di orsi, che una volta raggiunta la maturità sessuale tornano in Trentino. Mi auguro che l'orso di S. Nazario rimanga il più possibile nei nostri territori perché, come altri animali quali la lince e il lupo contribuisce all'equilibrio dell'ambiente».
«É segnalato anche l'arrivo, dagli Appennini, di qualche giovane lupo».
«L'orso adulto pesa circa 250 chili ed è tutto muscoli. É un gran camminatore e in una notte può percorrere anche 50 chilometri. È più veloce dell'uomo nella corsa e supera dislivelli impensabili, riuscendo ad arrampicarsi sulle rocce. Si muove cercando di evitare l'uomo».
L'orso Dino, codificato come M5, può avere secondo il dott. Zovi un'età compresa tra uno e tre anni, e pesare circa 90 chili.
Si potrebbe creare nella nostra provincia un nucleo di orsi, come in Trentino?
«Il costo di una tale operazione è elevato e il Trentino è ricco. Noi invece dobbiamo fare i conti con Roma. Ogni orso che abita nella provincia di Trento ha una sua scheda e l'animale sceso fino a San Nazario può essere identificato anche tramite le tracce organiche o qualche pelo lasciato per strada».

Dove si trova quindi la verità? Non dimentichiamoci che la convivenza fra l’orso e la nostra specie deve nascere dalla consapevolezza che siamo noi ad aver “invaso” il suo territorio. E che siamo noi la specie che ha la possibilità di comprendere il suo comportamento e fare qualcosa affinché possa esserci una proficua e pacifica convivenza.  Non permettiamo quindi alle parole di interporsi fra noi e il futuro di questa specie.

sabato 27 marzo 2010

Grizzly: in Alberta sono rimasti in 692

Nella regione canadese dell’Alberta stanno scomparendo gli orsi, secondo un autorevole studio ne restano 700, di cui solo la metà attivi sessualmente. Gli ambientalisti scuotono l’opinione pubblica e invocano l’intervento delle autorità per scongiurare un disastro ambientale. Questi grandi mammiferi controllano la catena alimentare nord-americana, l’estinzione avrebbe delle ripercussioni gravissime per l’equilibrio dell’ecosistema.

E’ palese che la presenza dell’orso garantisce il controllo della popolazione di erbivori. Questi ultimi, se lasciati senza predatori, distruggerebbero la vegetazione che attira i classici stormi di uccelli migratori. Meno scontato è immaginare l’orso nelle vesti di contadino, che contribuisce all’arricchimento e alla diversificazione del suolo spargendo semi e carcasse di salmone. Un tempo l’orso popolava monti e pianure di tutte le Americhe, poi con l’avvento dell’uomo ha iniziato una lenta ma inesorabile regressione.

Attualmente la minaccia più seria alla sopravvivenza del temibile Ursus actos horribilis proviene da una specie apparentemente più debole ma decisamente più letale: l’Homo sapiens sapiens, con i suoi quasi 7 miliardi di esemplari, sta seriamente minacciando l’ecosistema su scala globale. Non avendo veri nemici naturali sta prosperando su questo pianeta con lucida consapevolezza dei danni che arreca.
Dinnanzi la ferocia dei sapiens il grande grizzly sembra un orsetto di pezza.

In Alberta è stata lanciata una curiosa campagna pubblicitaria, denominata nomoregrizzlies, in cui si promuove in maniera provocatoria la salvaguardia degli orsi, sterminandoli… provare per credere!

Fonte: Ecowiki

L’orso di Socchieve non è più una favola

Avvistamenti, voci, storie che giravano fra cacciatori e frequentatori dei boschi della Carnia da un paio di anni. Un’orso. Fino a domenica, quando nei pressi del comune di Socchievo, presso la confluenza fra il Torrente Lumei e il Tagliavento, una fotocamera ad infrarossi ha immortalato il plantigrado alle 3.57 del mattino. Secondo il quotidiano locale, l'orso pesa circa un quintale e mezzo e ha trascorso l'inverno nella vallata.

Il vice presidente della riserva Lucio Zanier spiega: «Proseguiamo il progetto iniziato con l’Università di Udine del monitoraggio continuo della selvaggina nel nostro territorio». Grazie a questa iniziativa molte specie ormai ritenute scomparse in Carnia sono state di nuovo aggiunte alle check-list: oltre all’orso, eccezionale è stata la conferma del cane procione, della lince e dello sciacallo dorato oltre ai più comuni cinghiali, cervi e caprioli. Il secondo passo sarà quello di seguirne le tracce, e monitorarne gli spostamenti piazzandogli un collare.
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«Nel territorio del Friuli Venezia Giulia la popolazione di orsi bruni è stimabile in circa ai 15-20 individui rispetto ai 600-700 nell'intero territorio sloveno. Le aree a maggiore presenza sono l'alta Valle del Natisone, Il Parco delle Prealpi Giulie, le zone del Jof di Montasio e dello Jof Fuart, Predil e Fusine, e le zone delle Alpi Carniche comprese tra Cason di Lanza e Coccau, oltre che la zona compresa tra Sauris e Forni».
Per non ostacolare la diffusione dell'orso, le autorità hanno predisposto una serie di risarcimenti per quegli allevatori i cui animali (soprattutto pecore) risultino aggrediti e divorati dai plantigradi.

Sempre secondo Zanier, l’orso ha trascorso l’inverno in vallata: «Abbiamo rilevato, nella stessa zona, le sue impronte a Natale del 2009: pare logico che abbia trascorso in stato di semiletargo l’inverno dalle nostre parti. Questo significa che in Carnia c’è un ambiente sano». Questa scoperta a livello faunistico potrebbe accelerare l’inserimento delle Dolomiti tra i patrimoni mondiali dell’Unesco.

«Stiamo cercando di mettere sulla carta il percorso del plantigrado - prosegue Zanier – in maniera di poter creare un sentiero dell’orso».

Una buona notizia che sicuramente porta nuova speranza alla popolazione ursina delle Alpi sempre più desiderosa di colonizzare nuovi spazi.

giovedì 25 marzo 2010

Valentino non ce l'ha fatta, ma Angus, Maggie e Taurus stanno bene

537625282Valentino (nella foto a sinistra) non ce l'ha fatta. L'orsetto della luna nato il 14 febbraio nel «Santuario» di Tam Dao in Vietnam, dove vengono ospitati e curati dall'associazione «Animals Asia» gli orsi della luna sottratti al bracconaggio e al mercato illegale, è morto due settimane fa. Valentino, o Tiger come lo avevano chiamato in un primo tempo essendo nato nell'anno della tigre, era il primo caso di nascita in cattività per questi orsi perseguitati storicamente in Cina e nel Sud Est asiatico per sottrarre loro la bile, utilizzata nella medicina tradizionale cinese. Era nato da Italia, una femmina recuperata dai volontari di Animals Asia in una «fattoria» che avrebbe dovuto avere solo orsi da molti anni in cattività. E invece Italia era incinta ed ha partorito il 14 febbraio.
Valentino quindi è stato anche la prova che, nonostante le dichiarazioni di tutti i governi della zona, il bracconaggio493595506 per catturare gli orsi è ancora attivo e che il prelievo della milza degli orsi, illegale in Vietnam, si pratica ancora.
Ma non tutte le notizie sono brutte. Al santuario di Tam Dao sono in vita e crescono bene i tre cuccioli Angus, Maggie e il più piccolo Taurus (nella foto a destra) salvati nell'aprile del 2009.

Fonte: giornaledibrescia.it

martedì 23 marzo 2010

Alassio: con Oliviero Toscani, “Save me from sickening medicine”

Dal 27 marzo al 6 aprile, presso l’Ex Chiesa Anglicana di Alassio, si terrà la mostra- evento dedicata all’attività di Animals Asia Foundation, promossa dall’assessorato alla Cultura e al Turismo del Comune di Alassio e curata da La Sterpaia, Bottega dell’Arte della Comunicazione di Oliviero Toscani.  L’esposizione, intitolata Save me from sickening medicine, vuole documentare l’inutile sfruttamento al quale sono sottoposti gli orsi neri asiatici, meglio conosciuti come orsi della luna, e si articola in un percorso di gabbie vuote, video proiezioni e gigantografie nel quale le immagini degli orsi sofferenti si sporgono dalle loro prigioni, in un tragitto angoscioso, rudemente esteriorizzato, che denuncia la fuga del senso morale di fronte alla tortura più atroce.

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Tra Cina, Vietnam e Corea, infatti, oltre 20.000 orsi della luna vengono torturati per l’estrazione della loro bile, mentre si stima che in natura sopravvivano poco più di 15.000 esemplari. La bile viene impiegata dalla Medicina Tradizionale Cinese per la produzione di rimedi farmaceutici e altri beni di largo consumo destinati al mercato asiatico quali shampoo, bibite, dentifricio, tè e vino.

Dopo il successo ottenuto al Festival della Scienza di Genova e Palermo, l’evento organizzato da Animals Asia Foundation fa dunque tappa nella suggestiva cornice dell’Ex Chiesa Anglicana, a partire da sabato 27 marzo, alle ore 20.45, con un incontro aperto al pubblico e ai mezzi d’informazione sul tema “I diritti dei viventi”. “Con questa mostra – sostiene Marco Melgrati, sindaco di Alassio – la città di Alassio vuole sostenere lo sforzo che la fondazione Animals Asia sta portando avanti per proteggere decine di migliaia di animali che in Estremo Oriente vengono ancora oggi brutalizzati e usati, sempre di più, come macchine di produzione di sostanze utili al mercato della Medicina Tradizionale Cinese. Anche in un momento storico in cui queste sostanze sono efficacemente sostituite da erbe e molecole sintetiche. Una mostra che parla di terre lontane e pratiche ignote alla maggior parte delle persone, ma che occorre conoscere per poter abbattere un giorno definitivamente, ridando dignità alla vita in ogni sua forma, a partire da quella animale”.

All’inaugurazione parteciperanno il fotografo e creativo di fama internazionale Oliviero Toscani, il sindaco di Alassio Marco Melgrati, l’assessore al Turismo e alla Cultura del Comune di Alassio Monica Zioni, il batterista e cantante del gruppo rock progressivo Premiata Forneria Marconi, Franz Di Cioccio, Luisella Battaglia, fondatrice dell’Istituto Italiano di Bioetica e il presidente di Animals Asia Foundation Italia, Carmen Aiello.

“La mostra di Animals Asia – spiega Monica Zioni, assessore alla Cultura e al Turismo di Alassio – è stata fortemente voluta per sensibilizzare il pubblico di alassini e turisti verso un problema che personalmente mi sta molto a cuore: Alassio è la città dell’amore non soltanto in senso lato ma in senso più ampio. Grande amore anche verso gli animali che costituiscono un patrimonio naturale dell’umanità che va preservato e protetto quanto più possibile. Con tali convinzione ospitiamo la mostra della Animals Asia Foundation, convinti che l’incontro con Oliviero Toscani sia un momento di riflessione per molti. In particolare rivolgo un invito ai giovani a visitare questa mostra che, oltre ad informare saprà coinvolgere in un percorso formativo importante che include la ricerca di possibili soluzioni attraverso le relazioni di personale specializzato”.

Nel corso della serata, alle ore 21.45, è in programma il concerto in unplugged della cantautrice Simona Barbieri, astro nascente del panorama musicale internazionale.  L’ingresso alla mostra è gratuito, tutti i giorni dalle 16.00 alle 19.30 e dalle 21.00 alle 23. L’iniziativa fa parte di un percorso di approfondimento didattico e pedagogico rivolto alle scuole, che potranno visitare la mostra con la guida di un tutor.

Fonte: albengacorsara.it

Deliri ursini su Yahoo Answers

   Sono capitato per caso su Yahoo Answers (sito in cui si possono porre delle domande e ottenere delle risposte) e, spinto dalla curiosità, ho provato a scrivere “orso” nella barra di ricerca. Oltre ad una serie di domande “serie” ho raccolto delle perle che voglio assolutamente condividere con tutti voi. Buon divertimento.

Domanda intimacacca

Mio cugino è un lavatore

parenti

Sfide bestiali 1forza

Sfide bestiali 2 (con risposta)orsovsleone

Un nome, un perché (e problemi di insonnia)Bruno

Questione di colore estinzione

Maternità forzatalatte

Federalismo faunistico costo Papà voglio un orso! 1bontemponi

Papà voglio un orso 2

adozione

lunedì 22 marzo 2010

La Mela dell'Orso: un altro frutteto a Bisegna

Si tratta di un intervento che il Parco propone nel quadro delle iniziative della "Campagna alimentare" recentemente rilanciato nell'area protetta. A fruire di un altro finanziamento è il Comune di Bisegna, al quale sono infatti in arrivo altri 10mila euro per la realizzazione di un frutteto nell'ambito del Progetto "La Mela dell'Orso", sostenuto da Federparchi e Enel. L'intervento fa seguito ad altri completati nel 2009 direttamente dal Parco  e dal Comune su incarico del Parco stesso. Il Comune ha già operato in proposito con la Cooperativa "La Ruta" mentre gli interventi del Parco sono stati realizzati della Associazione  "Montagna Grande".

Con nota del 9 marzo scorso, l'Ente Parco ha chiesto al Comune di far pervenire uno stralcio esecutivo del progetto di massima approvato, in modo da concordare le modalità operative per avviare subito i lavori non appena le condizioni atmosferiche lo consentiranno.

Con il Progetto "la Mela dell'Orso", che potrà svilupparsi negli anni in territori storicamente frequentati dagli orsi come la Valle del Giovenco in particolare, e attraverso interventi come questo, piccoli ma significativi, si vuole migliorare la consistenza e la qualità dei frutteti che contribuiscono  anche a incrementare la produzione trofica delle specie vegetali appetite dal plantigrado.

Con questo spirito il progetto si prefigge anche lo scopo di migliorare l'attività agricola tradizionale e leggera, compatibile con le azioni di conservazione; incrementare le produzioni tipiche e migliorare la disponibilità degli agricoltori verso il Parco; coinvolgere giovani agricoltori; salvaguardare la biodiversità. Al progetto sono associate azioni e iniziative di carattere didattico-educativo destinate alle scolaresche del parco e che visitano il parco, che si esplicheranno nei centri di visita utilizzando gli spazi divulgativi disponibili e il laboratorio didattico, e sul territorio tramite visite guidate mirate e percorsi didattici  presso i frutteti.

Comunicato Stampa n. 16/2010

lunedì 15 marzo 2010

Quando l’arte, la passione e la solidarietà si fondono: gli orsi di Elena

Ecco una lettera che ho ricevuto da Elena, restauratrice genovese e, con la passione per gli orsi, che dipinge plantigradi per sostenere economicamente progetti che si occupano della loro tutela. Ho deciso di pubblicare per intero la lettera che mi ha mandato per raccontare la sua storia. Una storia fatta di passione, di amore per gli animali e di bravura.

“Che dire di me ? Ho conosciuto l’ associazione  Animals asia Foundation  grazie al tuo blog ed è da un po’ di mesi che sono entrata a far parte  del gruppo di supporto genovese (formato, oltre che da me, da Simona e Mariuccia). Ho avuto modo di conoscere meglio e apprezzare  questa associazione  grazie al festival della Scienza , che nell’ ultima edizione ha ospitato Jill Robinson. Una appassionata di orsi  come me non poteva che prendere a cuore la sorte degli orsi della luna. Non credo nella predestinazione e l’ idea che si possa fare  qualcosa per salvarli da una vita da incubo che sembra già  destinata a trascorrere tra le sbarre , nelle fattorie della bile, mi ha spronato a darmi da fare. Avevo già contribuito  a un progetto di tutela dell’ orso con le mie opere, così ho deciso di fare lo stesso per Animals asia Foundation.

E’ da un po’ di anni che dedico le mie vacanze alla ricerca di orsi da fotografare per poi  poterli dipingere…tra questi, ovviamente, Sandrino e Yoga di Villavallelonga! In Germania mi sono imbattuta invece in un posto incredibile a Vorbis, in un parco dove gli orsi  sequestrati a zoo, circhi e ambulanti vari hanno diritto a una seconda  possibilità di vita. Vagano liberi  per il parco e sei tu, umano, tra le sbarre  a passare  in un tunnel  di rete metallica su un sentiero segnato. Ho continuato a seguire  l’associazione che si occupa del parco. L’ associazione si chiama Stiftung fur baeren (Vier Pfoten ) ma purtroppo il sito è in tedesco quindi ho un po’ di difficoltà… Prossimamente apriranno un altro centro di recupero  nella Foresta Nera, così gli ho mandato  una ventina di acquerelli da vendere per raccogliere i fondi.”

A presto

Elena"

Elena sta organizzando una mostra per raccogliere fondi per l’Animal Asia Foundation e logicamente siamo tutti invitati. Alcune delle sue opere sono state messe gentilmente a disposizione del blog e io le ho pubblicate in basso per darvi un’idea della bravura di Elena (il mio preferito è quello dell’orso polare).

MOSTRA APERITIVO PER GLI ORSI DELLA LUNA ORGANIZZATA DAL GRUPPO DI SUPPORTO GENOVESE DI ANIMALS ASIA FOUNDATION

Sabato 20 Marzo
Dalle ore 17.30

Presso il locale DAMMIDELTU di Via Bruno Ghiglione 35 r Genova Sampierdarena  (davanti alla biglietteria del teatro Modena ) si terrà un aperitivo di beneficenza  con buffet  al costo di  10 euro organizzato dal gruppo di supporto genovese di Animals Asia Foundation.

Durante le giornate di sabato 20 e domenica 21 sarà possibile acquistare i quadri della pittrice Elena Sanna   presenti in mostra , ovviamente raffiguranti orsi . Il ricavato  delle vendite contribuirà a sostenere  i progetti  di recupero  degli orsi della luna  dell’ associazione Animals Asia Foundation. Vi aspettiamo !

Per informazioni e prenotazioni www.dammideltugenova.it

Tel. 010- 6429382

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sabato 13 marzo 2010

Disgustato (in ogni senso)

Ecco un articolo apparso sul SECOLOXIX.it

Leggiamolo bene, insieme…

Ve la sentireste di assaggiare uno stufato di carne d’orso? O di gustare un piatto di tagliatelle condito con un ragù di zampe del selvatico abitante dei boschi? «La carne dell’orso, opportunamente cucinata, è molto buona, ve lo assicuro!».

A elogiare le qualità in cucina dell’orso bruno che popola le zone montuose dell’Europa dell’Est e che da qualche anno è tornato a farsi vedere anche sulle Alpi Orientali, non è, come si potrebbe pensare, un primordiale montanaro dei Balcani, ma una cuoca di successo, colta ed apprezzata, al punto da essere insignita dell’ambita stella Michelin.

Si tratta di Ana Ros, slovena e chef del ristorante Hisa Franko di Kobarid, che, nei giorni scorsi, al congresso degli chef di “Gusto in Scena” a Venezia ha choccato i suoi colleghi con un video che la ritrae mentre confeziona uno stracotto di carne d’orso e un sugo che utilizza anche le zampe dell’animale.

Insomma, dopo che la “tre stelle” basca Elena Arzak si era esibita con piatti coreografici elaborati con le tecniche più avanzate e che la spagnola Montse Estruch aveva deliziato il pubblico con i suoi piatti impreziositi dai fiori, mentre gli chef italiani più inclini a riprendere la cucina della tradizione si cimentavano, al massimo, con l’Agnello dell’Alpago o con la Cinta senese, lei la giovane chef slovena, che è stata nazionale di sci del suo paese e alle spalle ha una laurea in Scienze Diplomatiche e Internazionali a Trieste, ha completamente spiazzato chi si aspettava il solito piatto di pesce dell’Adriatico e verdure confezionato secondo i dettami della cucina d’autore.

«Da qualche anno, da quando la guerra ha sconvolto i Balcani – ha spiegato la Ros – gli orsi che prima erano stanziali in Bosnia-Erzegovina sono in parte emigrati tornando anche in Slovenia. Sono diventati numerosi, a volte aggressivi, e periodicamente ne viene abbattuto un certo numero. Anticamente la loro carne veniva cucinata – parliamo di bestie che pesano 70-80 chili - così ho ricostruito alcune ricette, le ho adattate al gusto di oggi, ho cercato le cotture giuste. Prendiamo, ad esempio le zampe: possono essere ingredienti per sughi gustosi, sono molto ricche di collagene, ma richiedono lunghe cotture per sciogliere le cartilagini e ammorbidire le carni».

Una ricetta d’altri tempi rivisitata dunque, con lunghe cotture della carne, che viene insaporita con verdure e spezie per domare un sapore che risulterebbe altrimenti troppo forte e aggressivo per il gusto attuale. Una performance, quella della Ros – padrona delle nuove tecniche di cucina ma anche interessata a recuperare la tradizione - che a Venezia ha sorpreso i cuochi presenti.

Ancora più perplessi di fronte al colpo di scena finale, quando una collaboratrice di Ana ha mostrato al pubblico in sala una zampa d’orso confezionata sotto vuoto e pronta per essere cucinata. I più hanno precipitosamente distolto lo sguardo.

«Io sono troppo affezionato a Baloo», ha mormorato un giovane apprendista di cucina evocando il simpatico orso del Libro della Giungla. Un altro chef ha ironicamente preso le distanze: «Dopo tutto, tanta fatica per fare uno stufato».

Ma qualcuno ha voluto saperne di più. Come, ad esempio, Alfonso Jaccarino, patron del Don Alfonso di Sant’Agata sui due Golfi, uno dei tempi della cucina mediterranea, che ha intervistato a lungo la collega slovena.

«Il tema del congresso era l’identità delle cucine nazionali – commenta il gastronomo Marcello Coronini, ideatore e organizzatore di Gusto in Scena – e Ana è stata brava nel proporre qualcosa di originale, recuperando un piatto che era nella storia gastronomica del suo Paese». Sì, ma l’orso nel nostro immaginario ha ben altre collocazioni, non certo nel piatto. «E perché no? Io ho in programma un viaggio in Slovenia e in quell’occasione andrò nel suo ristorante e le chiederò di cucinarmi proprio l’orso».

Non so voi ma alla fine dell’articolo ho solo provato rabbia e ribrezzo. Tre stelle Michelin per una “cuoca” che non si fa scrupoli a frollare un orso e metterlo nel sugo? Per una tizia che riscopre le proprie radici gastronomiche cucinando orsi? Alla signora Ana Ros e ai suoi clienti chiedo solo una cosa: la prossima volta che hanno voglia di mangiare un orso, facciano una passeggiata in uno dei bei boschi sloveni e disarmati vadano in cerca di un orso, tanto ce ne sono così tanti che uno prima o poi lo incontreranno. Quando l’avranno di fronte, con l’acquolina in bocca, pregustando già una zampa di orso al forno, dovranno provare ad uccidere l’orso a mani nude o massimo con delle pietre e dei bastoni, secondo le antiche tradizioni (la cucina tradizionale riscopre anche gli antichi utensili). Quando si accorgeranno che probabilmente saranno loro il piatto forte e non l’orso, forse smetteranno di dire scempiaggini gastronomiche…ma forse per loro sarà troppo tardi. Ok sfogo finito, ora torno calmo.

Per chi vuole inviare una bella email alla signora Ana Rota per farle capire che gli orsi devono rimanere nei boschi e non nei piatti può scrivere alla casella email del suo ristorante info@hisafranko.com

…a proposito secondo Google Translator, in Sloveno, “vergognati” si dice “sramota”

mercoledì 3 marzo 2010

Salviamo gli “orsi della luna”, vittime delle fattorie della bile.

Si chiamano ”orsi della luna” per quella macchia sottile che hanno disegnata sul petto. Vivono in Asia e sono oggetto di incredibili forme di tortura da parte dell’uomo.

Caged_bear_1[1]Dopo essere stati gruppo di Supporto di Bologna di Animals Asia Foundation, nel giugno scorso alcuni bolognesi hanno deciso di fondare l’Associazione “Salviamo gli Orsi della Luna”. Questa scelta è stata compiuta per essere ancora più incisivi ed efficaci nell’ azione a supporto di Animals Asia Foundation che da più di 10 anni si batte per la chiusura delle fattorie-lager della bile e la liberazione degli orsi della luna.

Caged_bears_Chengdu_Oct_2006_Kees_25[1]Animals Asia Foundation riscatta e libera gli orsi dai lager della bile. In  Cina, Vietnam e Corea migliaia di orsi neri asiatici, meglio conosciuti come Orsi della Luna per la caratteristica macchia a forma di luna crescente sul petto, sono abusati e torturati per l’estrazione della loro preziosa bile, elemento tradizionale della farmacopea asiatica. Mentre in passato gli Orsi della Luna venivano a questo scopo cacciati e uccisi nel loro ambiente naturale, negli anni ‘80 il governo cinese decise di promuovere, Copia di Chengdu_Truth_paw[1]al fine di impedirne l’estinzione, la diffusione sul territorio delle fattorie della bile, dove gli animali vengono imprigionati per tutta la durata della loro vita (quindi anche per 20-25 anni) in gabbie grandi quanto il loro corpo e soggetti alla dolorosissima “mungitura” della bile. Lo scopo di Animals Asia è quello di curare e riabilitare queste martoriate creature per il resto della loro vita. Adot tare un orso significa aiutare Animals Asia a sostenere i costi delle cure veterinarie e delle operazioni chirurgiche, della costruzione del suo alloggio e delle strutture riabilitative nei centri di recupero di AAF, dei pasti e di ogni altra sua necessità. watermelon[1]

L’ associazione “Salviamo gli orsi della luna” ha quindi deciso di lanciare la campagna “Adottiamo un orso della luna” prefiggendosi l’obiettivo di raccogliere i 10 mila euro necessari per realizzare questo sogno.

CAAF-Jasper-RedBall Le forme per contribuire sono diverse. C’è il bollettino sul c/c postale n. 99741712 intestato a: Ass. Salviamo gli Orsi della Luna causale: progetto “Adottiamo un Orso della Luna”. C’è il bonifico  (IBAN: IT31R0760103200000099741712) ABI 07601, CAB 03200 intestato a: Ass. Salviamo gli Orsi della Luna causale: progetto “Adottiamo un Orso della Luna”.

Andrew il primo orso salvato E poi è possibile anche diventare soci utilizzando gli stessi estremi sopra indicati e variando solo la causale che sarà: “Quota associativa”. La tessera ha validità annuale e decorre dal mese d’iscrizione e vi sarà spedita quanto prima all’indirizzo indicato sul bollettino! Le quote associative sono: € 5 SOCIO  JUNIOR (fino ai 16 anni), € 10 SOCIO ORDINARIO, € 25 SOCIO SOSTENITORE. € 60 SOCIO FAMIGLIA, € 100 SOCIO BENEMERITO, € 250 SOCIO STRAORDINARIO. I progressi inerenti alla raccolta fondi e tutti gli aggiornamenti relativi al progetto li trovate sul sito www.orsicinesi.org.

 JASPER

martedì 2 marzo 2010

L'orso polare che sopravvisse al cambiamento climatico

La specie riuscì a superare l'ultimo periodo integlaciale, ma ciò non permette di fare previsioni sulla sua possibilità di sfuggire all'estinzione: il cambiamento climatico attuale procede a un ritmo molto più rapido di allora

I resti fossili di un orso polare  scoperto in Norvegia nel 2004 si stanno rivelando un tesoro di informazioni sull'origine e sull'evoluzione di questa specie, che si trova ora ad affrontare il pericolo dell'estinzione per effetto del cambiamento climatico in atto.

In un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista Proceedings of the National Academy of Sciences a firma di un gruppo di ricercatori dell'Università di Buffalo e della Penn State University, negli Stati Uniti, in collaborazione con quella di Oslo, in Norvegia, e altri istituti di ricerca, sono riportati i risultati di uno studio genetico effettuato su tali resti, che chiariscono un passaggio chiave della storia filogenetica di Ursus marittimus.

polar-bear-ice"I nostri risultati confermano che l'orso polare è una specie relativamente giovane, che si è separata filogeneticamente dall'orso bruno circa 150.000 anni fa e si è evoluta in modo estremamente rapido durante il tardo Pleistocene, forse per effetto dell'apertura di nuovi habitat e della disponibilità di nuove riserve di cibo determinate dai cambiamenti climatici appena prima dell'ultimo periodo interglaciale”, ha spiegato Charlotte Lindqvist, docente del Dipartimento di scienze biologiche della Penn State e primo autore dello studio.

"Fino al 2004, i pochi resti fossili rinvenuti hanno portato a un'ampia gamma di stime su dove e quando si sono evoluti gli orsi polari", ha commentato Øystein Wiig, ricercatore del Museo di storia naturale dell'Università di Oslo e coautore dello studio. "Poiché gli orsi vivono sul ghiaccio, i loro resti, dopo la morte, cadono sul fondo dell'oceano e vengono mangiati da altri predatori. Insomma non si depositano nei sedimenti come avviene per gli altri mammiferi.”

Nel 2004, invece, un geologo islandese trovò nell'Arcipelago delle Svalbard, a nord della Norvegia, i resti fossili molto ben conservati di un canino e di una mascella di orso datati a 110-130.000 anni fa.

Trasferito il reperto al Museo di storia naturale di Oslo, i ricercatori sono riusciti a estrarne il DNA.

Lo studio genetico, cominciato nel 2008, ha portato al sequenziamento completo del genoma mitocondriale del fossile. Grazie a tale materiale genetico, che com'è noto si trasmette solo per via materna, si è riusciti a ricostruirne la filogenesi attraverso il confronto con quello di altri orsi.

"Poiché gli orsi bruni delle isole Admiralty, Baranof e Chichagof dell'Alaska sono i parenti più prossimi degli orsi polari, era cruciale includerli nel nostro studio per datare in modo più preciso quando questi ultimi sono apparsi come specie a sé stante”, ha puntualizzato Lindqvist. "Il fatto che il nostro antico orso polare si situi poco dopo il punto di separazione tra orsi bruni e orsi polari, cioè molto vicino al più recente antenato comune delle due specie, è molto interessante: fornisce un'opportunità ideale per determinare in modo pressoché definitivo l'origine dell'orso polare."

Sebbene i dati ora dimostrino una notevole capacità adattativa dell'orso polare, occorre essere molto cauti sulle previsioni circa la sua capacità di affrontare il cambiamento climatico presente e futuro dell'Artide.
"Abbiamo trovato che gli orsi polari effettivamente furono in grado di sopravvivere durante il periodo interglaciale, che fu relativamente caldo, probabilmente più caldo di quello attuale", ha concluso Lindqvist. "Tuttavia è possibile che le Svalbard siano state un rifugio per gli orsi, fornendo loro un habitat in cui sopravvivere. Il problema è che il cambiamento climatico attuale sta procedendo a un ritmo accelerato e non sappiamo se gli orsi polari potranno adattarsi in tempo".

 

Fonte: Le Scienze

lunedì 1 marzo 2010

Da vedere…

Non vi anticipo nulla…guardate e basta…