Amate gli animali [...]. Non inquietateli, non tormentateli, non togliete
loro la gioia: non opponetevi all'intenzione di Dio. Uomo, non porti al di
sopra degli animali: essi sono senza peccato mentre tu, nella tua grandezza,
guasti la Terra al tuo solo apparire lasciando dietro di te la tua lurida
traccia. (Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov, 1880)
10.04.2018 - Stamattina al tribunale
di Sulmona è terminato il processo a carico di colui che ha sparato a un orso marsicano
a Pettorano sul Gizio nel settembre 2014 provocandone la morte. Nonostante le
prove contro di lui, su tutte la sua confessione, l’imputato è stato assolto
con formula piena perché il colpo fatale sarebbe stato esploso per errore.
Abbiamo assistito alla surreale arringa della difesa dopo aver appreso che il
Pubblico Ministero aveva già chiesto l’archiviazione. Sono passati quattro anni
da quell'episodio di intolleranza verso un orso marsicano, una specie in pericolo
critico di estinzione; quattro anni per arrivare a un epilogo che è sembrato
più una scorciatoia burocratica che l’atto di coscienza di un paese che vuol
dirsi civile. Certo è stato più facile assolvere l’uomo che difendere l’animale,
è stato più facile dar torto alle associazioni di difesa della natura che alle
categorie di agricoltori e allevatori. È stato più facile dare ragione a chi
gira armato con il colpo in canna che a chi si fa civilmente promotore delle
migliori pratiche di convivenza con gli animali selvatici, peraltro efficaci,
come ha dimostrato la drastica riduzione dei danni da orso proprio a Pettorano
sul Gizio negli ultimi anni. Si sa, le sentenze vanno accettate e gli
insegnamenti dei filosofi e dei letterati ignorati.
Dunque accetteremo la sentenza,
ma come non dispiacersi del trionfo di allevatori che hanno trovato il tempo
per venire a manifestare davanti al Tribunale di Sulmona, ma non lo trovano per
montare o gestire correttamente un recinto elettrificato, del giubilo degli agitatori
e capi-popolo che hanno contribuito a
creare quel clima di intolleranza che, ben più delle incursioni dell'orso, ha provocato il tragico
evento, della soddisfazione di quanti pensano che i diritti individuali debbano
prevalere necessariamente su quelli collettivi, come la tutela di un animale
che è patrimonio storico e naturale di tutti. Credo che oggi a Sulmona non
abbiano perso solo gli orsi e quanti si ostinano a proteggerli, ma abbiamo
perso tutti, soprattutto quelli che pensano di aver vinto.