"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

lunedì 31 maggio 2010

Vivere con gli orsi: la storia di Benjamin Kilham

Dopo diverse ore nel bosco con Yoda, una femmina adulta di orso nero, Benjamin Kilham ricercatore esperto di fauna selvatica capisce che è ora di andarsene.  Accanto a Kilham fra gli aghi al di sotto un abete, Yoda gira la testa e gli dà un "morso-messaggio", un dolce ricordo di chi comanda nei boschi circostanti Lyme, New Hampshire. Il morso non lascia un segno, ma la sua intenzione è chiara. "Sei stanca e vuoi che smetta, non è vero?" Kilham dice con voce dolce. "Ci vediamo più tardi, Yoda. Questo è un buon posto per per dormire."
kilham_houdini_yoda_climbUn tempo era un ingegnere per la fabbrica di armi Colt a West Hartford, Connecticut, Kilham, 51 anni, autore di “Among the Bears: Raising Orphan Cubs in the Wild”, ha trascorso gli ultimi 10 accudendo - e rilasciando nei boschi del New England - 35 orsi neri orfani . Ha ricevuto molti dei suoi cuccioli da enti per la tutela della fauna selvatica dopo che le madri venivano uccise da automobili o in altri contesti. Yoda e Squirty vennero allattati artificialmente nella sua casa di Lyme. Furono poi spostata in un recinto nei boschi prima di essere rilasciati una volta raggiunti i 18 mesi di età. Essi divennero il suo primo studio sugli orsi allo stato selvatico.
Ogni giorno, armato di un ricevitore per rilevare segnali da loro radiocollari , Kilham si recava nel bosco per filmare e osservare il comportamento dei due orsi nell’ambiente naturale. Pur avendo cresciuto ed allevato loro stessi alcuni cuccioli, Yoda e Squirty continuano ad accettare la presenza Kilham, donandogli una finestra unica per osservare il mondo degli orsi neri, un regno in gran parte sconosciuto prima del suo lavoro innovativo. "Ho avuto modo di essere con loro per imparare da loro", dice Kilham.
kilham_houdini_yoda_barnIl metodo convenzionale per riabilitare gli orsi è di ridurre al minimo il contatto con l’uomo. Kilham, d'altra parte, favorisce una intimità rivoluzionario: In effetti, agisce come la madre stessa degli orsi, insegnando e nutrendo i cuccioli, e fornendo l'affetto e la sicurezza prima di rilasciarli. Le pratiche di Kilham hanno suscitato però qualche polemica. Molti specialisti della fauna selvatica avevano predetto che il suo approccio avrebbe formato orsi problematici vicini all’uomo e con un desiderio di contatto. Ma solo un paio dei 35 orsi non sono riusciti ad integrarsi di nuovo nell'ambiente naturale.
Durante le interazioni con i suoi orsi, Kilham ha subito diversi morsi leggeri, alcuni tagli e graffi, e centinaia di lividi, ma senza lesioni gravi.
Come scrittore, docente e regista, Kilham ha fatto numerose ed importanti scoperte. George Schaller, un biologo del campo ha preso atto con la Wildlife Conservation Society di New York, dice: «È un naturalista nella migliore tradizione all'antica. Ha acquisito conoscenze sul comportamento dell’orso che nessun altro ha saputo fare".
Kilham ha filmato in un giorno, una mezza dozzina di orsi nel contesto di un abbondante raccolto di ghiande, comunicare apparentemente tra loro. Sfegandosi e mordendo un albero, hanno lasciato il loro odore, la marcatura loro marcando i loro spostamenti. Egli teorizzò che quando vi è abbondanza di cibo nel corso di un breve periodo di tempo, gli orsi neri collaborano e condividono questa abbondanza.
Scoprì anche un organo sul palato degli orsi neri - che oggi è chiamato l'organo Kilham. Il recettore permette alle orse di insegnare ai loro giovani quali sono le piante commestibili. Dopo che la madre mastica sulla vegetazione commestibile, il cucciolo annusa il suo respiro e identifica quelle piante che sono commestibili. "Il naso è il cercatore", dice Kilham ", ma l'organo è l'identificatore". Quando stava allevando Yoda e suo fratello Houdini, Kilham sostituì questo ruolo materno camminando a quattro zampe, e masticando le piante appropriate, e condividendo il profumo attraverso il suo respiro.
nationalgeographic_a_man_among_bears Vivere intimamente con la natura non è una novità per Kilham. "Flora e fauna selvatiche per la mia famiglia erano gli argomenti di cui si parlava al posto dello sport," dice. "Si parlava di uccelli e altre creature". Suo padre, un virologo, ha insegnato storia clinica e microbiologia al Dartmouth College. La casa di famiglia a Lyme è quasi una clinica di recupero per gli animali locali. "Falchi e gufi, puzzole, marmotte, volpi, corvi e cornacchie - la gente doveva solo portarli, perché mio padre sapeva abbastanza sulla fauna selvatica."
Quando la famiglia tornò da un anno sabbatico di suo padre in Uganda Ben aveva 2 anni, i sui genitori portarono a casa un coccodrillo del Nilo, che viveva nella vasca da bagno al piano di sotto. In Uganda, un leopardo corse verso la casa dei Kilham, e una volta lì trascorse la notte con la sorella di Ben, Phoebe. Dopo che una notte suo fratello si svegliò urlando a causa del leopardo seduto ai piedi del suo letto, il padre lo cacciò nell’infermeria di Phoebe in modo che la famiglia potesse dormire.
Lo scorso inverno, in una delle sue visite a Yoda per filmarla con i suoi cuccioli nella loro tana, Ben Kilham fece cadere i guanti sulla neve durante le riprese. Yoda è uscì dalla sua tana e ha cercò di prendere i guanti, ma li Kilham li recuperò per primo. Poi rastrellò una foglia solitaria sulla neve verso la tana. "E 'stato abbastanza chiaro per me che stava cercando di dirmi che aveva bisogno di più pagliericcio", dice Kilham. Si tolse il cappello e lo diede a lei, "e quindi mi sono sentito così male le ho dato la camicia che avevo indosso." Durante una visita per controllare la sua tana di questa primavera, si arrampicò e tirò fuori il maglione e il berretto in pile strappati, che aiutarono Yoda e suoi cuccioli stare al caldo l'inverno precedente.
Recentemente, Yoda ha trascorso un pomeriggio di pioggia nel bosco strappando e rosicchiando un vecchio ceppo, cercando di arrivare ad una colonia di formiche. "Le formiche sono buone", dice Kilham, registrando diligentemente gli eventi con la sua videocamera. "Hanno il sapore di una crostata dolce, di limone. Ma non mangiate quelle intorno alla vostra casa perché possono sono avere contenere pesticidi."
«Sai», dice, "questi animali hanno gli stessi impulsi e le motivazioni che abbiamo noi. Sono solo là fuori a guadagnarsi da vivere e a crescere i loro bambini. Se vogliamo convivere con loro, allora dovremmo imparare a conoscerli."

lunedì 24 maggio 2010

Protestano in tanti per dar voce all'orso Dino

La decisione di catturare e trasferire l'orso M5 in Slovenia non avrà effetti immediati per la complessità di tempi e di carte che l'azione richiede, tuttavia il popolo affezionato a Dino e al suo scorrazzare per le prealpi venete è già in subbuglio per una decisione che viene giudicata affrettata.
Il Wwf Italia definisce «inaccettabile che, nell'anno della biodiversità, in Veneto si pensi di togliere la libertà a un animale selvatico così prezioso e raro, simbolo dell'arco alpino e di cui esistono solo una trentina di esemplari. Il tutto considerando che l'orso Dino non ha finora dimostrato seri segni di pericolosità, ma un atteggiamento normale per la specie».
Forte anche la presa di posizione di Marcello Dell'Eva e Anna Maria Pilati presidente e vice del movimento vegetariano «No alla caccia»: «Dino è pericoloso? Invece l'uomo quando durante una battuta di caccia uccide decine di animali fra i quali anche mamme e piccoli, li dissangua e poi li sventra sul posto questa la chiamano caccia di selezione. Questa brutalità non si vede mentre le foto degli animali uccisi da Dino finiscono sui giornali e lo fanno diventare pericoloso e brutale».
Su Facebook, il social network cresciuto in internet, è già partita una campagna di boicottaggio del formaggio Asiago: gira tra gli iscritti una lettera nella quale si chiede di mettere in atto «lo sciopero dell'Asiago» per protestare contro la decisione regionale di catturare e trasferire Dino «lontano e in luoghi non sicuri come la Slovenia», perché notoriamente è meta di caccia grossa per le doppiette in trasferta anche dall'Italia. I promotori la definiscono «un'azione civica che induca a revocare deliberazioni assolutamente impopolari e anti economiche».
Arriva infine una forte denuncia da un'esperta di orsi come Katherine Cozza, che da 25 anni segue per studio, lavoro e passione le sorti dell'orso bruno nel nostro paese, prima con una tesi di master, poi come guardiaparco dell'Adamello Brenta e infine come guardiacaccia della Provincia di Verona. «Trovo molto avvilente che ogni volta che un orso si comporta da autentico orso, sfruttando le risorse che gli capitano a tiro e manifestando tratti caratteriali unici, il progetto di conservazione più serio, scientifico e costoso, mai costruito dai migliori specialisti d'Europa, venga messo a dura prova da attacchi speculativi da parte di chi o ha paura della vita in senso lato oppure è semplicemente disinformato in materia di politiche europee per la conservazione».
«Stupisce leggere come un solo orso, vagante e pasticcione, generi invece mille reali preoccupazioni evocando pericoli impensabili», continua Cozza, «pur essendovi un'organizzazione strategica ottimale e competente atta in teoria a mediare la compresenza di due specie pericolose come le nostre: l'uomo e l'orso».
«Mi stupisce inoltre», conclude l'esperta, «che proprio dai rappresentanti della comunità degli altipiani testimoni viventi dei più atroci e inqualificabili massacri tra uomini che si siano mai visti, venga un allarme tale per un singolo animale, constatato che l'economia montana è artificialmente sostenuta e va in bancarotta se non nevica in inverno e se piove troppo d'estate o se la gente decide di diventare vegetariana».

Fonte: L’Arena.it

sabato 22 maggio 2010

Valle Cupa aperta al traffico motorizzato: orso bruno marsicano e molti uccelli a rischio

Valle Cupa, nel Comune di Scanno, è una valle poco conosciuta, non grande ma di grande valore naturalistico, vicinissima al Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, ed inclusa nella Zona di Protezione Esterna del Parco.
«Ha goduto finora», racconta Stefano Allavena, delegato Lipu per l'Abruzzo, «di una tranquillità rara grazie al fatto che l'unica strada di accesso è stata chiusa ai mezzi motorizzati da molto tempo, in quanto il Corpo Forestale dello Stato, proprietario della valle, sbarrò la strada con dei massi all'incirca una trentina di anni fa, consentendovi tuttavia l'accesso a piedi».
Si voleva infatti preservare la tranquillità della zona, di particolare importanza per l'orso marsicano, oltre che per diverse specie di uccelli quali l'aquila reale, l'astore, la coturnice, il picchio dalmatino e il gracchio corallino.
Una misura semplice ma che si è rivelata molto efficace ed infatti gli animali selvatici sono diventati assai più frequenti di prima, anche perché il fatto di dover andare a piedi ha praticamente eliminato il bracconaggio al cervo, al capriolo e alla coturnice.
«Inutile dire», sottolinea Allavena, «quanto un ambiente tranquillo e sicuro sia di vantaggio per l'orso marsicano, come del resto ribadito più volte anche nel Piano di Azione per la Tutela dell'Orso Marsicano (PATOM), approvato da tutti gli enti coinvolti, tra cui il Corpo Forestale dello Stato, alcuni mesi fa».
Eppure in questi giorni il competente ufficio del Corpo Forestale di Castel di Sangro, che si chiama proprio Ufficio per la Tutela della Biodiversità, «non ha esitato», racconta il responsabile della Lipu, «a prendere una bella ruspa e ad aprire la strada, dopo più di trent'anni, al traffico motorizzato».
Così motociclette e fuoristrada potranno nuovamente penetrare nella valle.
«Mentre il Patom raccomanda di chiudere, quando possibile, le strade di penetrazione nella zona frequentata dall'orso», contesta Allavena, «i forestali di Castel di Sangro non trovano niente di meglio da fare che aprire quelle chiuse da anni».
Pare che il motivo ufficiale sia quello di assicurare eventuale assistenza ad una gara di mountain bike nella valle.
«Non crediamo», continua l'esponente della Lipu, «che una tale assistenza sia necessaria anche lungo un tratto del percorso di pochi chilometri, ma se effettivamente lo fosse allora è chiaro che la gara dovrebbe passare in zone dove non sia necessario sfasciare l'ambiente per assicurarne la riuscita. Adesso, a danno fatto, si dice che la strada verrà nuovamente chiusa con una sbarra. Come se non si sapesse che le sbarre si divelgono facilmente e con rapidità, tanto più in una zona lontana dai centri abitati come questa. Bisogna invece ripristinare la situazione antecedente rimettendo subito al loro posto i massi che per tanti anni hanno assicurato una protezione efficace alla valle e ai suoi abitanti».
La Lipu contesta che gli organismi pubblici «formalmente impegnati nella tutela dell'ambiente spesso e volentieri non solo non adottano misure efficaci di conservazione ma addirittura rinnegano con azioni concrete il lavoro che gli stessi uffici, in altri momenti forse caratterizzati da maggiore sensibilità ambientale, hanno portato avanti con risultati più che lusinghieri».

fonte: http://www.primadanoi.it

venerdì 21 maggio 2010

Il Movimento No alla caccia preoccupato per la sorte di Dino

Cari amici degli animali,

avrete sicuramente sentito parlare dell'orso Dino che si aggira nel vicentino e che rischia la vita solo perché l'uomo si avvale il diritto di decidere se un animale sia diventato "scomodo", "pericoloso" o "inutile".

Vi invitiamo a leggere l'articolo uscito oggi sul quotidiano l'Arena (Verona)

http://www.larena.it/stories/Provincia/152826__gran_consulto_per_decidere_la_sorte_di_dino/

e il Comunicato che abbiamo inviato ai giornali.

Vi invitiamo a scrivere ai seguenti indirizzi, chiedendo che venga tutelata la vita e la libertà di Dino:

Assessore alla caccia Provincia di Vicenza spigolon.marcello@provincia.vicenza.it

Servizio caccia e pesca Provincia di Verona Ivano.Confortini@provincia.vr.it

Assessore caccia Veneto assessore.stival@regione.veneto.it

Il giornale di Vicenza redazioneweb@ilgiornaledivicenza.it

L'Arena  lettere@larena.it

L'Arena redazioneweb@larena.it

L'Arena francesco.prando@larena.it

Sindaco Flavio Tosi sindaco@comune.verona.it

COMUNICATO STAMPA

Quale sarà la sorte dell'orso Dino?

Jurka da quasi tre anni sta vegetando nel recinto del Casteller, i suoi figli sono stati uccisi, molti orsi sono scomparsi;

sarà la sorte anche di Dino?

Noi speriamo che non sia così!

Ancora una volta l'ipocrisia dell'uomo ha fatto bella mostra di sé nei notiziari e nei giornali:

"L'orso Dino ha sbranato un asino! L'orso Dino ha sbranato le pecore!!! "

Solo l'uomo si arroga il diritto di uccidere, tutti i giorni, altri esseri viventi senza essere condannato! E l'uomo non lo fa per necessità, ma per il solo gusto del palato! Gli animali invece, se uccidono per fame sono pericolosi, aggressivi e brutali. Quanti sanno che la caccia causa la morte di circa 50 persone all’anno?

Perché i giornali, le TV, la radio non riportano queste notizie? E perché non si provvede a difendere la vita di queste persone abolendo questa pratica che miete così tante vittime?

Dino è pericoloso? Invece l’uomo quando durante una battuta di caccia uccide decine di animali fra i quali anche mamme e piccoli, li dissangua e poi li sventra sul posto, questa la chiamano caccia di selezione e la brutalità con cui viene fatto chi la vede?

Mentre le foto degli animali uccisi da Dino, il povero asino, la povera pecora, quelle sì sono finite sui giornali e Dino è diventato pericoloso e brutale!

Già molti personaggi famosi della storia hanno difeso gli animali e denunciato la brutalità dell’uomo come per esempio Leonardo Da Vinci che disse: “Hai definito l’uomo re degli animali – io invece direi che l’uomo è il re delle belve feroci, delle quali tu sei la più grande; non hai infatti ucciso gli animali per soddisfare i piaceri del tuo palato, facendo di te stesso una tomba di tutti gli animali? La natura non produce forse cibi vegetali a sufficienza per saziarti?”

I macelli, come i nostri boschi e i nostri laboratori di vivisezione , grondano di sangue innocente e le urla dei milioni di cuccioli, vengono soffocate da pareti spesse, porte chiuse e da censure. Tutto questo fa parte della normalità! Se invece un orso uccide per fame, allora è una bestia brutale e sanguinaria, pericolosa che va eliminata….noi diciamo no!

La vita di Dino come quella di qualsiasi animale va protetta perchè anche gli animali come noi uomini hanno il diritto di vivere e di vivere in libertà secondo la loro natura.

L’uomo potrebbe imparare molto dagli animali, se iniziasse ad osservarli e a capirli; gli animali diventerebbero suoi amici . L’uomo sarebbe meno frustrato, meno aggressivo, con più amici e con più gioia di vivere.

Il Presidente Marcello Dell’Eva

www.no-alla-caccia.org

Deciso il destino di Dino

L’orso M5, meglio noto come orso Dino, deve lasciare la montagna vicentina.
Così è stato deciso al summit convocato oggi ad Asiago dal Prefetto di Vicenza, su stimolo e richiesta dell’Assessore Provinciale alla Sicurezza Marcello Spigolon.
Alla presenza di rappresentanti delle Province di Belluno, Trento e Verona, della Regione Veneto, del Corpo Forestale e dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), Spigolon si è fatto portavoce degli amministratori locali e delle associazioni di categoria, in particolare Coldiretti e allevatori, sostenendo la necessità che l’orso Dino trovi ospitalità lontano dal territorio montano vicentino.
L’orso Dino ha infatti un comportamento anomalo, si spinge fino a ridosso dei centri abitati ed è particolarmente aggressivo. Un comportamento, a quanto pare, già noto ai trentini, che infatti qualche tempo lo hanno catturato e provvisto di radiocollare per il monitoraggio.
“Siamo preoccupati per l’imminente stagione di alpeggio –sottolinea l’Assessore Spigolon- per il rischio a cui vanno incontro persone e animali, ma anche per lo stesso orso, che potrebbe essere vittima di un gesto esasperato. Trovare un luogo più adeguato alle sue esigenze è un’attenzione che abbiamo prima di tutto nei suoi confronti.”
Di qui la proposta della cattura e del trasferimento, con molta probabilità in Slovenia, o comunque laddove si riterrà più opportuno in ottemperanza anche del Pacobace, il Piano d'Azione Interregionale per la Conservazione dell'Orso Bruno nelle Alpi Centro Orientali.
Un provvedimento che, dopo confronti e discussione tra i presenti, è stato accettato e anzi valutato come soluzione ottimale. Una decisione, tuttavia, non immediata, visto che dal punto di vista formale a decidere un simile intervento è il Ministero dell’Ambiente su proposta della Regione, la quale deve avere preventivamente sentito l’Ispra e la Provincia interessata. Da parte sua Spigolon ha già attivato gli uffici provinciali perché producano alla Regione Veneto tutta la documentazione necessaria da allegare alla richiesta al Ministero.
Nell’attesa, Spigolon ha chiesto anche un provvedimento d’urgenza per la cattura immediata del plantigrado e la sua custodia temporanea in un luogo sicuro. “Potrebbe essere un recinto - precisa Spigolon - ma non si pensi ad una prigione, quanto piuttosto ad un luogo sufficientemente grande per permettere all’orso di non soffrire. Ricordando, comunque, che è una sistemazione temporanea.” Un’ipotesi credibile è quella di un recinto esistente nel trentino dove già è stata ospitata una femmina di orso con comportamento a rischio.
“Se invece - conclude Spigolon- si dovesse verificare la peggiore delle ipotesi, se cioè quest’orso fosse considerato pericoloso per l’uomo tanto da rendere necessaria una sua custodia permanente, valuteremo la possibilità di dargli ospitalità qui nel vicentino, in un luogo protetto. Con l’obiettivo, anche ma non solo, di incentivare qualche turista a farci visita. A queste condizioni, Dino sarebbe ospite gradito del nostro territorio, ma nel rispetto della sua natura mi auguro che possa stabilirsi altrove, dove poter vivere in libertà e dove poter incontrare femmine con cui riprodursi, per dare continuità ad un gene che, a detta degli esperti, merita attenzione.”

fonte: http://notizie.bassanonet.it

E questo?

????  ????Vediamo quanti di voi saranno così curiosi da scoprire cosa sono questi strani esseri molto simili ad un orso…buon divertimento!

Domani la soluzione!

P.S: ma da voi piove? Qui sembra essere tornato l’inverno con temperature di qualche grado al di sopra dello 0 (questa mattina all’1.30 c’erano 5.5°C) diciamo che mi sarei anche rotto e vorrei rivedere un po’ di sole :( 

Ecco come NON si dovrebbe parlare di orsi

Vi consiglio vivamente di guardare (e soprattutto ascoltare) un servizio del TG5 (firmato da Gigi Sironi) segnalato da un lettore del blog, in cui viene descritto quasi uno scenario fantascientifico: sembra essere pronto infatti nelle valli del Nord Italia un esercito di famelici orsi adulti pronto ad attaccare grandi animali e soprattutto l’uomo!

Ecco il link:

http://www.video.mediaset.it/video/tg5/servizio/166850/dino-ma-non-solo-gli-orsi-sono-15.html

Non sono un telespettatore del TG5 ma ora ho un motivo in più per non guardarlo! Vergogna! Questa non è informazione è pura speculazione e sfruttamento della paura. Se verrà torto un pelo a uno qualunque di questi orsi la responsabilità di un certo tipo di giornalisti sarà assolutamente da prendere in considerazione!

lunedì 17 maggio 2010

Soki a sella Chianzutan!

In anteprima ecco le immagini che ritraggono l’orso della Val Tagliamento sulle montagne di Verzegnis. Finora era stato fotografato una sola volta, a marzo, a Socchieve

Quando l’immagine appare sullo schermo, a Stefano Filacorda si illuminano gli occhi. Saranno millanta i plantigradi che ha osservato per passione e professione, eppure il fascino che ingenera la vista dell’orso è uno stupore che si rinnova. Siamo a Pagnacco, al dipartimento di Scienze animali dell’Università di Udine, in quell’avamposto morenico che lambisce la città.  Nei campi attorno ristagna l’acqua delle piogge recenti e la vegetazione pavoneggia la propria irruenza primaverile. Il caso ha voluto che la mia visita al luogo dove si sta studiando l’orso, coincida con la scoperta delle nuove foto di Soki, l’esemplare che fu fotografato a fine marzo a Socchieve. Sì, perché secondo l’esperto Filacorda, proprio dell’orso bruno Soki, ribattezzato Ricky dai bambini delle scuole del posto, si tratterebbe.

Il condizionale è legato all’esito degli esami che verranno eseguiti sulle immagini. Ad esempio con la morfometria saranno studiate le forme dell’animale, le proporzioni che intercorrono tra le parti del suo corpo e verranno quindi messe a confronto con i dati già in possesso degli studiosi. Quello che si può dedurre, è che si tratta di un esemplare probabilmente maschio, di tre o quattro anni e mezzo, dal peso superiore ai cento chili, ma inferiore ai 150. Le immagini sono state scattate da una fototrappola predisposta dalla riserva di caccia di Verzegnis in zona Sella Chianzutan e risalgono al 15 aprile. Ricordiamo che proprio in zona di Verzegnis, l’orso aveva messo a soqquadro diverse arnie.

di Francesco Brollo su Tolmezzo News

Galan: che nessuno tocchi gli orsi!

''Sono giorni che leggo notizie riguardanti uno o più orsi che si muovono liberamente tra Veneto ed altri regioni del nordest. Ciò che mi preoccupa di alcune di queste cronache giornalistiche, è l'uso di parole che trasmettono l'idea di una pericolosità da eliminare.'' Così il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, è intervenuto in merito alle recenti presenze di alcuni esemplari di orsi in Veneto e nel resto del nordest.
''Nessuno si sogni di usare le armi contro gli orsi, sarebbe un atto barbaro e inutile. L'esperienza della gestione dell'orso in altre regioni come l'Abruzzo, dove quest'animale convive con l'uomo, da sempre, ha insegnato che il conflitto uomo orso è più facile laddove quest'ultimo ha maggiore facilità di accesso alle risorse alimentari. Quindi non si tratta di spostare o eliminare gli orsi, perché' - prosegue Galan - il problema si riproporrebbe, tale e quale, in un altro luogo o con altri esemplari i quali sarebbero comunque attratti dalla possibilità di procurarsi il cibo facilmente.'' ''La soluzione è rendere l'accesso al cibo più difficile a questo animale.
Bisogna recuperare la cultura della convivenza con questo meraviglioso plantigrado simbolo per eccellenza della vita selvatica prendendo antiche e moderne misure note a tutte le popolazioni che con questo animale da sempre convivono. Penso per esempio agli stazzi anti orso o piu' banalmente agli stessi recinti elettrificati che si usano per contenere il bestiame al pascolo.'' ''Le catture, e tantomeno gli abbattimenti, non risolverebbero un problema che l'intelligenza umana ha già risolto tante volte in tanti luoghi'' ''Ho dato disposizione al Corpo Forestale dello Stato di intensificare i controlli nelle zone in cui si sono verificati i recenti avvistamenti''.

Fonte: (Asca)

Sulle tracce dell’orso

Cronaca di una mattina trascorsa nel bosco sulle tracce di “Soki” assieme agli esperti dell’università di Udine: siamo riusciti a fotografare i peli che ha lasciato vicino a un’esca. Andrea Caboni, dell'università di Udine, mentre archivia sul campo un pelo di orso appena prelevato dal filo di ferro che circonda l'esca

Prima uno, lungo e liscio, a penzoloni. Poi un altro, e un altro ancora, questa volta dalla linee più sinuose, infine l’ultimo, arrotolato attorno alla spina di ferro. I due Andrea, Caboni e Madinelli, rispettivamente dottorando di ricerca e tecnico della facoltà di Scienze animali dell’università di Udine non hanno dubbi: sono peli di orso. È la conferma che Soki (il plantigrado della Val Tagliamento) è passato di qua. Ci troviamo nel mezzo di un bosco fitto di abeti.  Per terra rami, aghi e fango rendono l’ascesa insidiosa, ma almeno il cielo ha stoppato il download ininterrotto di acqua degli ultimi giorni. Nelle narici si fa spazio un odore particolare: è il segnale che siamo vicini all’esca. Più che vicini: è proprio lì, a un metro. Attorno ad essa i ricercatori avevano disposto un recinto composto da un filo di ferro per fare in modo che l’orso ci lasciasse impigliati i peli, da raccogliere e studiare. In realtà le esche (cibo) sono due: la prima a terra, ricoperta da tronchetti e bastoni di legno; la seconda in alto, collocata dentro un vaso. Una serve a dedurre (da come e da quanti bastoni sposta) la forza e quindi la stazza dell’animale; l’altra, essendo messa in alto, ad avere la certezza che si tratti davvero di un orso.

Un pelo di orso pende impigliato al filo spinatoPer ovvie ragioni di studio non possiamo svelare il luogo esatto, ma basti sapere che ci troviamo nei pressi di Pani, l’altopiano dove Soki ha predato 8 pecore, assieme alle due tra Oltris e Voltois. Quello tra l’uomo e l’Orso Soki è un rapporto a distanza che richiede cura e pazienza, fatto di segnali flebili come il pelo lasciato su un filo spinato – o più eclatanti – la predazione di ovini. L’obiettivo è di ricostruirne quanto più possibile i comportamenti e tracciarne gli spostamenti. Conoscerlo aiuta a comprenderne le abitudini e agevola la gestione della sua convivenza con l’uomo e con gli allevatori e apicoltori in particolare. L’orso bruno europeo vive di notte apposta per non incontrare l’uomo: e questa è già una dimostrazione di come adotti abitudini di vita ad hoc per evitarci. Soki in particolare (l’orso della Val Tagliamento) ha finora sempre schivato l’uomo. In altre parole si sta comportando “da orso”: con diffidenza.

Qui, sullo sfondo bianco, un altro pelo si nota meglioSpecie all’inizio può capitare che l’animale nutra diffidenza verso l’esca – spiega Caboni – ma una volta fatta l’abitudine, la mangia volentieri, magari anche con una certa grazia, come ci svela il ricercatore, citando l’esempio di un esemplare che era solito prendere il vaso posto in alto, papparne il contenuto, e infine depositarlo ordinatamente ai piedi dell’albero. Con il termine esca, quindi, si intende una (o più) porzione di cibo attorno alla quale viene allestito un sistema che aiuti a trattenere informazioni sull’orso, sia attraverso il filo spinato, che scuce peli, sia con le foto trappole. In questo caso Madinelli ha installato una trappola fotografica vecchio stile, ovvero con pellicola e flash e non a infrarossi, per immortalare l’orso alle prese col cibo.

Il filo spinato circoscrive il perimetro dell'esca. Una è sotto la catasta di legna, l'altra nel vaso appeso sul tronco in alto in secondo pianoNel raccogliere i campioni di pelo i ricercatori usano i guanti e mettono ogni singolo reperto in una busta, indicando luogo, chi ha partecipato alla spedizione, altri dati e a quale spina di ferro è rimasto impigliato. In questo caso i peli sono rimasti impigliati lungo tutto il perimetro del mini recinto, a indicare che Soki ha girato attorno all’esca, senza però compiere il passo di scavalcare il filo. Ciò può essere dovuto al fatto che non abbia ancora preso confidenza – e quindi fiducia – con l’esca, o che preferisca un cibo diverso da quello posizionato lì.

Andrea Madinelli, tecnico dell'università di Udine, posiziona la trappola fotograficaL’approccio del plantigrado a recinti come questo non dà di per sé prova scientifica, ma fondamentali indicazioni sull’uso del territorio e il fatto che sia presente nella Val Tagliamento con una certa stabilità (compatibile alla sua territorialità temporanea) è confermato appunto dal fatto che cominci a frequentare le esche. Ad aiutare il lavoro dei ricercatori ci sono gli studi genetici sul dna ricavato da peli e altro ma, con le ristrettezze economiche con cui ha a che fare l’università italiana, i reperti spesso se ne stanno nel cassetto, perché non ci sono i fondi per le analisi. I risultati della ricerca si fanno così più lenti e la carenza dei riscontri di laboratorio al lavoro sul campo, allungano a dismisura l’esito dei lavori, lasciando a lungo inevasi punti interrogativi importanti nello studio del territorio e degli animali che lo abitano.

di  Francesco Brollo su Tolmezzo News

mercoledì 12 maggio 2010

In provincia di Trento tanti cuccioli d’orso e il ritorno del lupo

Femmina con quattro cuccioli. Penisola Scandinava. Foto C. FrapportiLe segnalazioni di orso sono state molteplici sia nella zona del Brenta  (in particolare nei territori di Andalo, Molveno, S.Lorenzo in Banale, Stenico, Ragoli, Montagne, val Meledrio, val Brenta, val Algone,  val di Tovel, Sporminore, Sporeggio, Cunevo, Tuenno) che in alta val di Non (Bresimo), sul m.te Bondone,  Bleggio inferiore e in Val Lagarina.

Durante questo mese si sono avuti i primi avvistamenti dell’anno di femmine accompagnate da cuccioli nati nel 2010; in particolare è stata osservata una femmina con due cuccioli in val di Tovel ed una seconda femmina accompagnata da quattro piccoli nella zona della Paganella. Quest’ultimo caso, con ben quattro nuovi nati, è da considerarsi un evento non comune, mai accertato prima in Italia. La possibile presenza di una o due ulteriori femmine accompagnate da piccoli dell’anno nell’area della val di Non e della val Rendena rimane ancora in attesa di conferma.

L’orso maschio radiocollarato denominato M5 nei primi giorni del mese ha effettuato parecchi spostamenti in provincia di Trento (Folgaria, Rovereto, Trambileno, Vallarsa) per poi spostarsi in Veneto (Val Posina, Altipiano di Asiago, e Lessinia). Questo individuo, in Veneto ha effettuato diverse predazioni principalmente a carico di asini.

Diversi danni di plantigradi, quasi esclusivamente al patrimonio apistico, sono stati registrati anche in Trentino (Val di Ledro, Rendena, Bleggio Inferiore, Val di Non e Vallagarina).

Per quanto riguarda gli animali fuori dal territorio provinciale si segnala il rinvenimento di impronte ed avvistamenti anche in provincia di Brescia (Val Trompia e Val Camonica), in provincia di Sondrio (Val di Mello) ed in provincia di Bolzano.

ACCERTATA LA PRESENZA DI UN LUPO

Sempre nel mese di aprile, precisamente il giorno 13, personale di sorveglianza del Parco Naturale Adamello Brenta impegnato in operazioni di monitoraggio faunistico, coadiuvato da un custode forestale, ha rinvenuto una pista su neve di un grosso canide, nel Brenta nord-orientale. Seguendo la traccia è stato possibile raccogliere alcuni campioni di urina in corrispondenza di punti in cui l’animale ha svolto un’attività di “marcatura”. I campioni organici raccolti sono stati sottoposti ad analisi genetiche da parte dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) di Bologna. I risultati delle analisi, recentemente pervenuti, hanno confermato trattarsi di un esemplare maschio di lupo, appartenente alla popolazione italiana (Canis lupus).

Si tratta dunque di un animale, probabilmente giovane, in dispersione dall’arco alpino centro occidentale, dove dagli anni ’90 si è insediata una popolazione vitale, di provenienza appenninica. Dopo il 13 aprile non sono state segnalate in provincia altre tracce attribuibili a questo esemplare.

La presenza di un lupo, in vita, in provincia, è stata dunque accertata per la prima dopo oltre 150 anni dalla sua scomparsa e segue di un paio d’anni il rinvenimento delle spoglie del lupo della val di Fiemme, la cui provenienza, sempre determinata geneticamente, era invece balcanica. Va infine ricordato che il fenomeno di naturale espansione del lupo dalle Alpi occidentali ha portato negli ultimissimi anni a registrare la presenza di singoli esemplari anche nella vicina Lombardia, in Svizzera ed in Austria.

Provincia Autonoma di Trento

martedì 11 maggio 2010

A Osoppo orso fa scorpacciata di miele

Certo, fa effetto pensare a un orso bruno che scorrazza per il parco del Rivellino, ma in realtà, gli studi effettuati pochi anni fa su sugli spostamento dei plantigradi in Friuli, portarono a suppore con ragionevole approssimazione che un orso attraversò il Tagliamento all’altezza di Venzone, per portarsi dal Friuli occidentale a quello orientale sui confini sloveni, dove ci sono le femmine. Insomma, capita che l’Orso frequenti il fondovalle, colline e la pianura nelle sue esplorazioni. Certo fa notizia che si spinga fino agli inizi della pianura friulana, ma se si pensa che si tratta di un esemplare non originario della zona e anche giovane, non c’è da stupirsi.

Immagine mappa

Secondo Stefano Filacorda dell’università di Udine, è presumibile che si tratti di un esemplare sceso dalla Carnia in esplorazione di nuovi territori. Un animale che non ha problemi ad attraversare i corsi d’acqua, anche importanti e che in questo periodo si muove pure per ricercare le femmine.

“Finalmente la natura torna a essere padrona della situazione”, ha commentato l’apicoltore Renato Garibaldi, non senza una vena polemica non tanto nei confronti dell’orso “che si riappropria dei territori e mangia”, ma di più nefasti stravolgimenti chimici o indotti dall’uomo attraverso i sui comportamenti, quelli si, ritenuti da lui innaturali.

L’orso è un maschio e dovrebbe avere 3 o 4 anni d’età e pesare attorno ai 130 chili. L’animale non è stato visto, né fotografato, ma le decine impronte rimaste impresse nei paraggi, non hanno lasciato molto spazio a dubbi.

di Francesco Brollo da Tolmezzo News

lunedì 10 maggio 2010

Cuore di mamma

Esiste un simbolo più materno di un’orsa con i suoi cuccioli? Tenerezza, coraggio e forza identificano il comportamento che le orse hanno nei riguardi dei loro cuccioli tanto da riuscire a contrastare a volte anche un potente orso maschio pur di proteggere la sua prole. Seppur con qualche ora di ritardo rispetto alla ricorrenza della festa della mamma, pubblico un video che mostra Björk una delle orse  del Bären-Park, il recinto degli orsi di Berna, cercare in tutti i modi di far scendere il proprio cucciolo arrampicato su un albero.

sabato 8 maggio 2010

Riunita la commissione di esperti sull'orso: informazione e controlli

In aprile era stata  rilevata la presenza di alcuni orsi nella zona del Burgraviato. Il presidente Durnwalder aveva portato la questione in Giunta e disposto la convocazione dell'apposita commissione di esperti per decidere quali misure adottare per tutelare l’incolumità delle persone e del bestiame. Alla riunione odierna a Palazzo Widmann, coordinata dal direttore di Dipartimento Heinz Holzer, erano presenti rappresentanti dell'Ufficio caccia e pesca, della Ripartizione agricoltura, del Servizio zootecnico, del Bauernbund, della Federazione dei piccoli allevatori, dell'Associazione cacciatori, degli apicoltori, dell'Unione albergatori e del parco nazionale dello Stelvio.

La commissione di esperti riunita a Bolzano per discutere della presenza dell’orso (Foto USP/Pertl)"L'incontro è servito a fare il punto della situazione e a valutare le esigenze delle parti interessate prima di coordinare i futuri interventi", spiega il presidente Durnwalder, che sottolinea uno degli obiettivi del lavoro della commissione: "Garantire una informazione capillare alla popolazione sulla presenza e sugli spostamenti dell'orso, senza creare il panico ma invece garantendo il massimo di efficacia nei controlli degli addetti." Un intervento che può servire anche a scongiurare l'abbandono dei pascoli da parte degli allevatori per il timore che l'orso possa attaccare il bestiame.

Sul piano dell'informazione la commissione ha constatato i passi avanti compiuti con gli stand informativi alle fiere specializzate (ad esempio Agrialp) e l'interesse per l'opuscolo "L'orso bruno in Alto Adige." L'ultimo bilancio dei danni, nel 2009, parla di 8 pecore e tre capre sbranate e l'attacco a 4 alveari, con un risarcimento di circa 3.200 euro. Nel 2008 erano stati uccisi 41 animali, danneggiati 33 alveari per complessivi 13.400 euro di risarcimento. La commissione ha deciso di riunirsi a cadenza fissa, sicuramente a novembre (quando l'orso va in letargo) e a febbraio (prima che riprenda le sue peregrinazioni), anche per affrontare tempestivamente eventuali altri ritorni di predatori, come la lince o il lupo. "Sul piano politico resta costante il confronto con le autorità statali a Roma, per approfondire le modalità di intervento nei casi più pericolosi e coordinare le competenze nazionali con quelle provinciali", conclude il presidente Durnwalder.

Comunicato stampa Provincia Autonoma di Bolzano Alto-Adige

venerdì 7 maggio 2010

Carinzia:AAA orse femmine cercansi

La Carinzia, regione dell’Austria meridionale si trova a dover risolvere un problema. Qui infatti c’è una piccolo gruppo di orsi bruni (5-7 esemplari) dalla singolare caratteristica: sono tutti maschi. Si trovano nel comprensorio del Weissensee piuttosto vicino al confine sloveno. L’unica speranza per loro è che proprio dalla Slovenia possano giungere delle orse pronte a riprodursi con i plantigradi locali. Ma si sa che le orse sono piuttosto restie a compiere lunghi spostamenti tendendo a rimanere stanziali.

Il WWF quindi ha proposto quindi di trasferire alcune femmina dalla vicina Slovenia, divenuto ormai, visto l’alto numero di esemplari, un vero e proprio bacino da cui prelevare gli orsi per programmi di ripopolamento e reintroduzione. L'operazione sembrerebbe semplice e già brevettata visto che alcuni plantigradi sloveni sono stati trasferiti ad esempio in Trentino o sui Pirenei, ma l’ostacolo, oltre a non essere economico (20.000 euro ad esemplare) non è visto di buon occhio dagli allevatori, dagli agricoltori e dalle associazioni dei cacciatori della Carinzia. Situazione purtroppo prevedibile sebbene le autorità locali già oggi risarciscono gli imprenditori danneggiati dagli orsi.

Immagine mappa
Per arginare questa falla lunedì scorso si è svolto a Klagenfurt un vertice a cui hanno partecipato le autorità interessate. Hanno partecipato infatti l’assessore regionale per la protezione dell’ambiente Uwe Scheuch, il presidente regionale dei cacciatori Ferdinand Gorton, il rappresentante della Camera dell’agricoltura Franz Hartlieb, il prof. Georg Rauner, della Facoltà di veterinaria dell’Università di Vienna, il prof. Klaus Hackländer, dell’Università per l’ambiente di Vienna e Bernhard Gutleb,  “l’avvocato degli orsi”.

Tutti i soggetti hanno mosso obiezioni al progetto, mentre Gutleb, ha cercato di portare avanti le ragioni degli orsi austriaci. Al termine del vertice per fortuna la diplomazia e la mediazione hanno vinto rispetto ai no ed è stata istituita una commissione di studio, che nel giro di due o tre anni dovrà studiare ed analizzare le abitudini degli orsi, i danni che arrecano, i loro spostamenti e la loro vera identità, visto che non si è certi al cento per cento che siano tutti maschi. Solo al termine di questo studio si deciderà sul trasferimento delle orse slovene, coinvolgendo le autorità confinanti e preparando ed informando la popolazione locale.

Gli orsi austriaci quindi dovranno aspettare qualche altro anno prima di poter finalmente tramandare il loro codice genetico ai piccoli, cercando di incrementare il numero dei plantigradi alpini. O forse chissà, in barba a tutti seguiranno il loro istinto e si dirigeranno verso le tanto agognate orse. Per noi uomini due o tre anni sembrano pochi, ma per un orso sono veramente tanti visto il loro particolare ciclo biologico. Riusciranno a resistere? Incrociamo le dita.

martedì 4 maggio 2010

Collaborazione tra Parco e Panda Adventure

Nella  ormai prossima estate saranno ancora potenziate e migliorate le attività turistiche ed educative che Panda Avventure  svolge,  in collaborazione con l'Ente Parco, nel territorio dell'area protetta.

Nei giorni scorsi sono state aperte  le iscrizioni ai "Campi Avventura" e "Vacanze Natura" che aderiscono alla Carta di Qualità del Turismo Responsabile del WWF Italia.

Ogni anno più di 5000 tra bambini e ragazzi partecipano a questi programmi in giro per l'Italia e l'Europa e il Parco è da sempre tra le mete preferite.

Per la prossima estate sono state confermate le località di Pescasseroli e Villavallelonga,  mentre verrà ancora ripetuta la positiva esperienza dell'anno passato nel versante molisano, nelle suggestive  Mainarde, dove i ragazzi potranno vivere alcuni giorni immersi nella natura, soggiornando presso il rifugio del Falco, in località Le Forme di Pizzone. Ma quest'anno c'è una novità e riguarda i  maggiorenni: i gruppi verranno ospitati presso la Foresteria di Val Fondillo, centro e cuore naturale dell'area protetta ai piedi del caratteristico paese di Opi, tra la Camosciara e il Monte Marsicano.

Il programma dei Campi Avventura prevede un coinvolgimento in prima persona dei partecipanti all'attività di ricerca sull'Orso marsicano, assistiti e coordinati dai naturalisti della Panda Avventure e dal personale dell'Ente dei servizi Veterinario,  Educazione e Volontariato.

In particolare, i partecipanti impareranno a individuare con adeguati mezzi di localizzazione, le tracce e i segni di presenza dell'orso e a catalogarli in modo adeguato, ai fini anche della ricerca genetica.

Il coinvolgimento diretto e concreto di giovani e ragazzi è senza dubbio il metodo migliore per la comprensione dei diversi aspetti della ricerca scientifica, ma anche della complessità della biodiversità all'interno di un'area protetta e dell'importanza della sua protezione e conservazione.

Tutti i programmi sono consultabili sul sito http://www.campiavventura.com/ dove è possibile anche effettuare la prenotazione.

Comunicato stampa n. 34 del 4 maggio 2010

lunedì 3 maggio 2010

Dizionario

Idiozia

[i-dio-zì-a] nome femminile

    1. azione da idiota, stupidaggine: Esempio: non fare idiozie!

    2.  http://www.facebook.com/group.php?gid=113714345333368&v=wall&ref=mf