"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

giovedì 29 gennaio 2009

La rivincita dell'orso: in 124 sui monti d'Italia (?)

Per anni i bracconieri hanno avuto la meglio. Con orsi uccisi e a rischio di estinzione nelle montagne. Ma la buona notizia stavolta è per questi splendidi ed epici animali che tornano ad aumentare e a nascere nei parchi d'Italia. Mentre dormono tranquilli nelle loro tane sommerse dalla neve, in Abruzzo e in Trentino sono stati pubblicati i dati dei censimenti effettuati nell'autunno scorso, prima che gli animali andassero in letargo. Quelli più confortanti riguardano l'orso marsicano, una sottospecie unica al mondo che sopravvive in circa cinquanta esemplari nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Questo animale, in difesa del quale nel 1922 fu creato il primo parco nazionale d'Italia, aveva, negli ultimi dieci anni, dovuto registrare la morte violenta (bracconaggio con fucile, ma soprattutto con veleno) di 24 esemplari, con una recrudescenza negli ultimi quattordici mesi.

Episodi dolorosissimi furono quelli dell'Orso Bernardo, la mascotte del Parco d'Abruzzo, e della femmina con due cuccioli, avvelenati nell'ottobre 2007, le cui drammatiche foto suscitarono un'enorme impressione e commozione in tutta Italia. Per fortuna, a queste perdite sono corrisposte, nella primavera dell'anno scorso, nuovi arrivi con le nascite di alcuni esemplari. I ricercatori del Piano d'Azione Tutela Orso Marsicano, che operano nel Parco e nelle sue vicinanze, hanno avuto la gioia, inaspettata, di poter osservare ben 6 femmine con la prole dell'anno mentre vagavano tra boschi e pascoli. Di queste, quattro portavano con sé due cuccioli e due un solo piccolo. Dieci nuovi nati in tutto, che potranno in qualche maniera allontanare la minaccia di estinzione di questo prezioso animale. Hanno contribuito a questo successo le varie azioni di controllo dei guardaparco e del Corpo Forestale dello Stato, le campagne di sensibilizzazione e l'aumentata rapidità di risarcimento danni da parte dell'Ente Parco. Hanno contribuito inoltre anche la messa in opera di oltre quaranta recinzioni elettrificate fornite dal WWF e dai forestali per la difesa di ovili e apiari e la piantagione di molti alberi di melo da parte dei volontari nel versante laziale del Parco.

Ora si spera che, quando gli orsi usciranno dalle tane in primavera, altri cuccioli si aggiungano alla popolazione ursina marsicana, portandola ad un livello di sicurezza di non meno di 100 esemplari. Anche per la popolazione di orsi bruni del Trentino, le prospettive iniziano a migliorare. Dopo l'uccisione in Baviera nel giugno 2006 dell'orso italiano di nome Bruno (un fatto che rattristò e colpì perfino il Papa e che causò numerose polemiche tra Germania e Italia con alla fine il povero orso impagliato ed esposto in museo di Monaco), e quella in Svizzera nell'aprile 2008 di suo fratello JJ3, il nucleo di orsi reintrodotti nel Parco Regionale Adamello Brenta con un progetto «LIFE» dell'Unione Europea, iniziato nel 1996, sta lentamente consolidandosi. Le perdite sono state molte: 7 morti in 6 anni; un cucciolo è stato addirittura predato da un'aquila reale, un altro è finito sotto una macchina e un altro è annegato nel Lago di Molveno.

Ma oggi nell'area di rilascio e nel grande territorio montano che lo circonda, si aggirano ben 24 orsi, 11 adulti, 6 giovani e ben 7 cuccioli di un anno. Se si pensa che, dieci anni fa, tutti gli orsi bruni delle Alpi non erano più di due o tre, il fatto di aver riportato in queste splendide foreste un simile monumento della natura può considerarsi uno dei successi italiani di cui, purtroppo, quasi nessuno parla. Anche in questo caso, il confortante ritorno, dopo diversi tentativi andati a vuoto, del mitico plantigrado (estinto in Francia, Austria, Svizzera, Germania) sulla Catena Alpina è dovuto all'impegno di molti: la Provincia di Trento, l'Ispra (ex Istituto Nazionale Fauna Selvatica) e le Associazioni ambientaliste, che hanno realizzato campagne di sensibilizzazione e messo in opera il servizio degli Avvocati dell'Orso, per sostenere, in caso di controversie la difesa dell'animale.

Fulco Pratesi

venerdì 23 gennaio 2009

Riunione a Visso sullo stato della conservazione dell’orso bruno marsicano

Si è tenuto mercoledì scorso a Visso, presso la sede del Parco, l'incontro promosso dal Ministero dell'Ambiente nell'ambito del Piano
di Azione per la Tutela dell'Orso Marsicano (PATOM). Erano presenti i rappresentanti di tutti i soggetti firmatari: dal Ministero, rappresentato da Pierluigi Fiorentino, alle Regioni Marche, Lazio, Abruzzo e Molise, ai Parchi Nazionali del Gran Sasso - M. Laga, della Majella, di Abruzzo, Lazio e Molise, fino al Corpo Forestale dello Stato e all'Università di Roma.
Il PATOM, lo ricordiamo, costituisce il riferimento per il coordinamento delle principali attività gestionali necessarie a garantire la sopravvivenza del grande plantigrado, seriamente minacciato di estinzione; grazie a tale strumento le problematiche connesse alla gestione della specie vengono infatti risolte in maniera coordinata con tutti gli altri enti che, territorialmente, sono interessati dalla sua presenza.
Ha aperto i lavori Alfredo Fermanelli, direttore del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, evidenziando come l'ente abbia già adottato (con delibera del Consiglio Direttivo n.74 del 4 dicembre 2008) alcuni importanti provvedimenti finalizzati a minimizzare i conflitti di questa specie con l'allevamento e l'agricoltura, ad attivare concrete misure di prevenzione e a garantire l'indennizzo, al 100%, degli eventuali danni arrecati da questo animale.
Durante l'affollata riunione di Visso, sono state inoltre discusse le azioni prioritarie per il territorio dei Sibillini, tenendo fermo il riferimento ad un importante documento d'azione approvato nello scorso autunno a Pescasseroli in una precedente riunione del PATOM; si è inoltre evidenziato come il mantenimento di condizioni ambientali favorevoli alla presenza dell'orso nel territorio dei Sibillini sia di fondamentale importanza per la conservazione della specie, nel medio e lungo periodo.
Il punto principale della mozione che è stata prodotta a fine dei lavori - l'istituzione delle aree contigue ai parchi ai sensi dell'art. 32 della 394/91 - è stato il prinicipale argomento di discussione anche alla luce delle esperienze degli altri territori (in particolare dell'Abruzzo) e degli studi effettuati dal Parco dei Sibillini sulla presenza dell'orso fuori dai confini dell'area protetta. E' stato quindi sottolineato l'importante ruolo e il maggiore coinvolgimento che ci si attende dalle Province, enti deputati alla gestione della fauna al di fuori delle aree protette, anche attraverso l'impegno diretto della Polizia provinciale.
L'intervento del Prof. Luigi Boitani dell'Università "La Sapienza" di Roma - uno dei massimi esperti in materia e consulente per il PATOM - ha ben sintentizzato la sfida che attende tutte le amministrazioni locali nel campo della conservazione dell'orso marsicano: "Partendo dall'esperienza abruzzese possiamo affermare che, ormai, la sfida della conservazione di questa delicatissima specie si gioca fuori dai confini del Parco".

Fonte: spoletonline.com

mercoledì 21 gennaio 2009

La risposta abruzzese ad Obama

Se gli Stati Uniti confidano in una ripresa senza precedenti grazie ad Obama...


...in Abruzzo non possiamo che confidare il lui...

Casteller: per Jurka paradiso dorato o prigione?

Questa mattina ho ricevuto una email da parte dal Movimento Vegetariano No Alla Caccia: la lettera riporta un articolo dell'Adige e subito dopo la relativa risposta di Floriana Saracino. La mail è riportata integralmente e volevo porla all'attenzione di tutti voi lettori come esempio di come le cose possano essere diverse se osservate da punti di vista differenti e di come ciò che sia bene per alcuni non lo è per altri. Jurka continua a far parlare di se...
Buongiorno,
vi inoltro per conoscenza l'articolo pubblicato nei giorni scorsi dal quotidiano Adige relativo all'orsa Jurka e di seguito un nostro commento in merito.

Articolo:Fauna La vita nel recinto della Provincia non le ha tolto l'aria curiosa e sospettosa: mangia frutta, verdura e crocchette per cani.

FABRIZIO TORCHIO I primi nove mesi trascorsi nel recinto del Casteller non hanno tolto a Jurka la sua selvaticità. L'orsa, visibilmente rotondetta, non si mostra indifferente alle voci umane mentre ci si avvicina alle sbarre alte quasi cinque metri, protette dai fili elettrici, del recinto del Casteller. Guarda con attenzione, spia i movimenti di chi sta fuori e non perde d'occhio i due occasionali visitatori quando si allontanano. «Mangia soprattutto vegetali e frutta come mele, pere, anche uva in stagione», spiega Claudio Groff, del Servizio foreste e fauna della Provincia. «Per il resto viene alimentata con le crocchette, quelle per i cani, e qualche volta con la carcassa di qualche capriolo investito». In questo periodo il cibo viene messo nella tana ogni due-tre giorni, con il ritorno della bella stagione sarà alimentata una volta al giorno. Jurka dovrebbe avere una dozzina d'anni, visto che ne aveva quattro quando era stata catturata sul Monte Nevoso, nel maggio del 2001, per essere rilasciata in Val di Tovel. Narcotizzata nell'agosto 2006 per rimetterle il radiocollare, dopo le scorribande e degli allarmi destati dalla sua confidente condotta, dieci mesi dopo era stata ricatturata e, nel giugno del 2007, rinchiusa nel recinto di San Romedio. «Subito dopo il risveglio, là Jurka era nervosa - ricorda Groff - e aveva tentato la fuga, cercando di scavare». Ma come al Casteller, anche il recinto del santuario ha una rete elettrosaldata di sicurezza, sotto le sbarre, che toglie ogni speranza. «A San Romedio passava nella tana, al Casteller invece sta sempre all'aperto, ed entra nella tana quasi solo per mangiare», testimonia Groff. Nell'area a due passi da Trento, dispone di quasi 8mila metri quadrati di bosco e prato (7.604 metri, per la precisione), con un laghetto profondo un metro, in un angolo al sole, e praticamente nessuna fonte di disturbo. Al Casteller il silenzio è quasi assoluto, solo qualche rumore sfumato arriva dal trafficato fondovalle. Tutt'attorno alla recinzione, che corre per quasi 350 metri ed è a sua volta circondata dalla vegetazione, si notano le tracce dei camosci e dei caprioli che popolano la vasta conca e che evidentemente fanno visita a Jurka, unico legame con la perduta libertà, al di là delle sbarre. Caprioli e camosci vivono a loro volta in un recinto, quello molto più ampio del vivaio forestale e del bosco, una superficie di svariati ettari di proprietà della Provincia. Il recinto del Casteller, se necessario, può accogliere altri due orsi: la suddivisione degli spazi interni è già predisposta, basta installare le reti di protezione, mentre accanto alle tre tane c'è un locale attrezzato ad uso veterinario.

Ho letto l'articolo da voi pubblicato, e tristezza e sconforto sono tornate a farsi sentire, come accade ogni volta che si parla della situazione nella quale Jurka e' costretta a "vivere" da piu' di un anno.
Io sono stata lì, nel recinto del Casteller e credetemi, mi hanno colpito molte cose, ma tra queste non c'era di sicuro l'aria "curiosa" dell'orsa. Tutt'altro: ferisce e lascia senza parole il suo atteggiamento remissivo e lo sguardo spento, privo ormai di speranza e di vivacita'.
Stiamo parlando di un animale che era abituato a percorrere chilometri e chilometri al giorno, ora costretto a rimanere recluso in uno spazio non piu' grande di un campo di calcio. E' come se un essere umano fosse costretto a vivere in una cabina balneare, tanto per rimanere in tema, visto che nell'articolo si alludeva quasi al trascorrere di una vacanza al mare del povero animale innocente.
Ed invece nella sua gabbia non c'e' nemmeno un laghetto, perche' quello che c'e' li non e' un lago, semmai una pozzanghera. Infatti non mi risulta che Jurka vi si sia mai bagnata. Strano, agli orsi piace l'acqua. Prima della cattura Jurka passava molto tempo nel lago della zona.
Ma forse quest'orsa, che e' stata condannata all'ergastolo pur essendo innocente, alla quale sono stati uccisi i figli, non e' cosi' contenta di stare dove sta, forse e' depressa e vorrebbe di nuovo correre libera, arrampicarsi su un albero che possa sostenere la sua mole (non la sterpaglia che si trova nel recinto). La sua casa ora e'una gabbia elettrificata e' vero.
Chi, uomo o animale, potrebbe essere , non dico contento ma finanche sereno, sapendo di dover passare il resto dei propri giorni in queste condizioni?
Ma non basta, non soddisfatti, vogliamo condannare all'ergastolo altri esemplari meravigliosi come questo , ma certo "basta installare delle reti di protezione ed il gioco e' fatto!
Invece di pensare di rinchiudere altri orsi, dovremmo pensare, tutti, nessuno escluso, a come togliere Jurka da li. Se lo meriterebbe. e ce lo meriteremmo anche noi in quanto esseri umani, se volessimo essere ancora degni di questo nome!

Jurka libera!

Floriana Saracino
Movimento Vegetariano No alla Caccia
Sezione Roma

martedì 20 gennaio 2009

Un orso e una lince fanno visita in Alto Adige

Una lince svizzera e un orso bruno trentino hanno fatto visita nei giorni scorsi in Alto Adige. La lince si e' spostata nel frattempo verso il Gruppo del Brenta in Trentino, mentre l'orso con ogni probabilita' e' in letargo in una zona isolata della val d'Ultimo. Le impronte lasciate dall'orso nella neve sono state fotografate da un cacciatore nella zona di Appiano, vicino Bolzano. Si tratta - come scrive il quotidiano altoatesino Dolomiten - di un esemplare piuttosto giovane che si e' poi diretto verso la val d'Ultimo. La lince proviene invece dalla Svizzera, dove nel 2008 era stata catturata e munita di radiocollare che permette di seguire via Gps i suoi spostamenti. Nella alta val di Non, prima di spostarsi verso il Brenta, il felino ha sbranato un capriolo. (ANSA).

Gli orsi di Facebook

Quanti di voi sono iscritti a Facebook? Non sto qui a spiegare cosa sia Facebook o come funzioni visto che la sua fama ormai si è diffusa a macchia d'olio. Ogni gruppo e pagina di facebook consente agli iscritti di poter discutere su un tema a loro caro, iserire foto e conoscere persone con gli stessi interessi creando una vera e propria rete. Non so se avete notato ma anche in questo social network i nostri amici orsi sono onnipresenti: esistono infatti numerose pagine e gruppi dedicati ai plantigradi e in questo post ve ne vorrei segnalarare un po'.

Gruppi:
-Salviamo l'orso bruno marsicano
-Orso marsicano
-Gli orsi della luna. Tutti insieme per fermare queste atrocità
-Orsi della luna - aiutiamoli!
(Ci sono anche molti altri gruppi sugli orsi della luna, un'infinità)
-Vital Ground: Grizzly Bear and Wildlife Conservation
-Save the pyrenean brown bear

Pagine:
-Orso
-Orso marsicano

Siti:
-Il Blog dell'OrsoBruno

Questa è solo una piccola parte di ciò che potrete trovare, lascio a voi il divertimento!

A proposito di divertimento, se siete su Facebook, provate a fare questo test e scoprite quale specie di orso siete...

lunedì 19 gennaio 2009

Bocconi avvelenati: nuova ordinanza del Ministero della Salute

''Il WWF plaude e ringrazia dell'iniziativa il sottosegretario al Ministero della Salute Francesca Martini: da oggi, infatti, entra in vigore grazie alla sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale lo stop deciso dal sottosegretario all'uso e detenzione di bocconi avvelenati''.
''Intervenire e porre un freno all'uso sconsiderato ed incivile di veleni di qualsiasi tipo volutamente utilizzati per uccidere cani, gatti e la fauna selvatica in generale e' una priorita' da affrontare a livello nazionale'', avverte il WWF.
''I bocconi avvelenati sono, infatti, una vera e propria piaga del nostro paese: si tratta di 'esche' spesso create con i piu' svariati prodotti disponibili sul mercato, dai topicidi agli anticrittogamici, sostanze mortali che mietono 'indistintamente' tutte le specie animali ai vertici della catena alimentare e a seguire quelle che se ne possono cibare; proprio per la loro estrema pericolosita' e presenza ingannevole sul territorio i bocconi avvelenati costituiscono anche un serio pericolo per la salute pubblica. Auspichiamo che l'ordinanza consenta finalmente di intervenire rapidamente anche per la tutela della nostra fauna selvatica visto che la principale minaccia e la prima causa di morte per gli ultimi esemplari di Orso bruno marsicano e di Lupo sull'Appennino sono proprio i veleni, ma anche avvoltoi, come grifoni e gipeti, quasi scomparsi dalla nostra penisola e reintrodotti con progetti difficili e costosi che rischiano di essere vanificati di colpo dal gesto criminale di qualche sconsiderato''.
''Intervenire prontamente come proposto dal sottosegretario e arrivare a normare l'uso e la commercializzazione dei veleni - conclude l'associazione del Panda - e' un segno di grande civilta' e forse ci consentira' di salvare dall'imminente estinzione l'ultima popolazione di orso bruno dell'Appennino centrale, che solo negli ultimi 14 mesi ha dovuto registrare la perdita di 8 esemplari, quasi tutti vittima dei piu' svariati veleni.
Il WWF si augura che questa nuovo strumento legislativo sia solo il primo passo di un lavoro puntuale che il Governo e' chiamato a svolgere per tutelare in maniera incisiva la nostra biodiversita''' .

Fonte: ASCA


Qui l'ordinanza completa

domenica 18 gennaio 2009

Aggiornamenti sulla carcassa della Riserva di Posta Fibreno

Ho ricevuto nelle ultime ore un aggiornamento sul ritrovamento di una carcassa di orso bruno marsicano presso la riserva di Posta Fibreno. La notizia è leggibile fra i commenti del post in cui si narrava della vicenda ma ho preferito renderla più visibile per confortare chi, come me, aveva paura dell'ennesimo atto di barbarie ai danni dei nostri cari orsi.

Salve a tutti, sono Antonio Lecce, Guardiaparco Responsabile del Servizio di Vigilanza della Riserva Naturale del lago di Posta Fibreno.
Mi sono interessato personalmente del problema del ritrovamento e vorrei rassicurare quanti hanno a cuore le sorti di questo amato plantigrado: NON SI TRATTA DI UN ORSO MA DI UNA PELLICCIA DI MAIALE NERO!
Il ritrovamento è stato effettuato da escursionisti all'interno di un fosso lungo una strada provinciale ed in territorio comunale di Campoli Appennnino e poco fuori dalla Riserva Naturale.
La pelliccia di maiale nero (vietnamita) è stata poi smaltita a cura del Comune di Campoli Appennino.

Ringrazio e saluto a nome mio e dei lettori del blog il sig. Antonio Lecce e la Riserva di Posta Fibreno per questo aggiornamento.

giovedì 15 gennaio 2009

Rinvenuta carcassa nella Riserva di Posta Fibreno

Una carcassa di orso marsicano, il muso ed un pezzo di pelliccia sono stati rinvenuti da tre escursionistidomenica all'interno della riserva naturale di Posta Fibreno, fra le località Carpello e Le Mole. I tre, tutti di Sora, stavano facendo una salutare passeggiata pomeridiana lungo uno dei "sentieri natura" della riserva quando hanno avvistato i resti del plantigrado adagiti su una piccola ansa lungo un canale che nasce a monte, probabilmente nell'area del Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise che ricade nel territorio di Campoli Appenninico. La presenza di quei resti è stata segnalata ai guardiaparco l'altroieri in tarda serata. Uno dei tre escursionisti ha provveduto a portare il personale della riserva sul posto. Ieri, nella prima mattinata, i guardiaparco sono andati a prelevare subito i resti del plantigrado. Un ritrovamento importante che segue quello del luglio scorso a San Biagio Saracinisco. L'esemplare, apparentemente giovane, sembra deceduto da almeno di un paio di settimane. Sicuramente non è morto lì dove sono stati ritrovati i poveri resti ma molto più a monte. Probabilmente la carcassa dell'orso è stata portata a valle dalle copiose piogge delle scorse settimane. Proprio là, la forza dell'acqua che ha gonfiato oltre misura il canale maestro, ha trascinato i resti.

Speriamo che non sia il primo orso del 2009 ucciso in modo violento, altrimenti l'anno nuovo per i nostri beniamini sarebbe iniziato già nel peggiore dei modi.

Fonte: "La Provincia" del 14.01.2009

Orso bruno fra Pizzone e Castel San Vincenzo

Un orso bruno marsicano sta dando filo da torcere a piccoli contadini e abitanti di Pizzone e Castel san Vincenzo con continue incursioni nei centri abitati. I due comuni molisani si trovano in zona protezione esterna del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, al confine con l'Abruzzo. L'attivita' dell'esemplare, un maschio giovane di circa 4 anni, non e' da ritenersi anomala, poiche' la scarsezza di cibo, nel periodo invernale, lo spinge ad avvicinarsi a centri urbanizzati per reperirlo con facilita' in pollai e orti. E' proprio questa abbondanza che gli preclude la possibilita' di entrare nella fase simile al letargo, con la quale rallenta le attivita' fino alla primavera successiva per non consumare le riserve energetiche. Le preoccupazioni maggiori sono dei due sindaci che temono per l'incolumita' dei cittadini, anche se nessun orso ha mai attaccato un uomo. 'Non si tratta di un orso problematico - spiega Massimiliano Rocco, responsabile Wwf del Progetto orso appennino - ma semplicemente di un orso che fa il suo mestiere, cioe' reperire cibo in abbondanza il piu' facilmente possibile. Basterebbe installare delle barriere elettrificate, fisse, o semplicemente rinforzare le porte dei pollai per scoraggiare il plantigrado. Noi del Wwf siamo a disposizione, come gia' comunicato ai vertici del Pnalm e al Coordinamento territoriale per l'ambiente del Corpo forestale dello Stato, per installare, ove necessario, le recinzioni deterrenti. Chiediamo alle istituzioni preposte uno sforzo maggiore affinche' si eviti di correre sempre ai ripari attingendo ai fondi per gli indennizzi e invece con quei soldi lavorare per mitigare il conflitto tra l'uomo e i grandi carnivori'. Il responsabile del Wwf fa notare che nei versanti laziale e abruzzese del Parco sono state installate 40 recinzioni elettrificate, ma i maggiori risultati sono stati ottenuti attraverso il dialogo con le popolazioni e le amministrazioni locali, spiegando loro che un qualsiasi territorio frequentato dall'orso e' un territorio sano e unico al mondo. 'I maggiori danni alla zootecnia - aggiunge Massimiliano Rocco - derivano dalla omessa custodia del bestiame, lasciato allo stato brado e quindi difficilmente controllabile'. I territori molisani al confine con l'Abruzzo si trovano in contesti naturalistici e ambientali di rara bellezza, con paesi ricompresi in questo scenario l'orso si sente a suo agio e non percepisce il distacco tra il bosco e le aree antropizzate. 'Altra esigenza - conclude il responsabile del Wwf - e' quella di gestire al meglio il territorio, evitando barriere costruite dall'uomo sui corridoi naturalistici, vie predilette dagli orsi per l'esplorazione dell'areale'.

Nel 2008 rilevata la presenza di almeno 24 orsi in Trentino

Sono almeno 24 gli orsi presenti in Trentino e nelle regioni adiacenti alla fine del 2008. Di questi una ventina hanno gravitato costantemente sul territorio provinciale mentre quattro o cinque sono stati localizzati in aree esterne alla provincia. Undici orsi sono adulti (9 femmine e 2 maschi), sei sono sub-adulti (tutti maschi) e sette sono cuccioli (4 maschi e 3 femmine). A queste conclusioni si è giunti grazie al monitoraggio genetico svolto lo scorso anno e che ha permesso di identificare 27 differenti orsi nella provincia di Trento e nelle regioni confinanti. Per almeno tre di essi è stata però accertata la morte nel corso dell'anno. E' possibile, inoltre, secondo quanto si legge in una nota della Provincia autonoma di Trento, che qualche esemplare non sia stato rilevato. Il monitoraggio è stato eseguito dal servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento con la collaborazione tecnica dell'Ispra (ex Istituto nazionale per la fauna selvatica) e il supporto del Parco naturale Adamello Brenta. I tre orsi morti nel corso dell'anno sono JJ3 (maschio di due anni e mezzo abbattuto in Svizzera), KJ2G1 (femmina di due anni e mezzo annegata nel lago di Molveno) e F1 (cucciolo femmina investito da un'auto presso Tione). Nel 2008, sono state accertate tre riproduzioni, per un totale di 8 cuccioli. Dal 2002, sono stati registrati pertanto 16 eventi riproduttivi per un totale di 35 cuccioli. Tra gli orsi rilevati nel 2008 figurano tutti e tre i figli di Jurka nati nel 2006; JJ5, maschio, è stato identificato geneticamente fuori dal Trentino, nelle province di Bergamo e Brescia; JJ4, femmina, è stata rilevata geneticamente in Val Giudicarie ed in Val di Non; JJ3, maschio, si è stabilito in Svizzera, dove le autorità locali lo hanno costantemente tenuto sotto monitoraggio telemetrico grazie ad un radiocollare, fino alla decisione del suo abbattimento presa per il comportamento giudicato pericoloso. Nel corso del 2008, almeno 5 orsi, tutti maschi di 3-4 anni, si sono spostati anche al di fuori della provincia di Trento: oltre agli orsi JJ5 e JJ3, si tratta di MJ4 (rilevato in Svizzera e provincia di Bolzano), DG2 (in provincia di Bolzano) e KJ2G2 sul Monte Baldo (provincia di Verona) e sull'altopiano di Asiago (provincia di Vicenza). Quest'ultimo è il primo orso ad aver attraversato la Val d'Adige a sud di Bolzano, spostandosi dal Trentino occidentale a quello orientale. Al contrario tutte le femmine, anche nel 2008, sono state localizzate in Trentino. Dal 2002 ad oggi è stata accertata la morte di 7 orsi. Il monitoraggio genetico del 2008 ha registrato è solo leggermente più alto di quello registrato nel 2007 (24 contro 23), nonostante la buona riproduzione osservata nel 2008. "Anche se la popolazione rimane di dimensione limitata - secondo l'esito della ricerca - l'andamento generale sembra rimanere positivo. Tuttavia questa crescita lenta e le ridotte dimensioni del nucleo di orsi bruni fanno sì che la piccola popolazione rimanga, come previsto, ancora a rischio di estinzione".

martedì 13 gennaio 2009

Brava Sonja!

Ricordate l'incidente che qualche tempo fa ha visto protagonista una famiglia di orsi a Caderzone? E di Sonja che aveva prestato soccorso al cucciolo? Il Blog dell'OrsoBruno è lieto di annunciare che Sonja è finalmente diventata Medico Veterinario presentando una tesi sulla "Situazione Sanitaria dell'Orso Bruno del Parco Naturale Adamello Brenta".
Penso di poterle fare i complimenti a nome del Blog e di tutti i suoi lettori, bravissima!
Ma non finisce qui: Sonja ha anche vinto una targa "PER L'IMPEGNO PROFUSO A TUTELA DEGLI ANIMALI" dal Garante per la tutela degli animali del comune di Milano, il dott. Gianluca Comazzi.
Cosa dire di più complimenti ancora a Sonja e continua così.

In basso due articoli che parlano della nostra Sonja

domenica 11 gennaio 2009

L'orso della bandiera californiana

Qualche giorno fa stavo guardando un film in DVD quando, durante una scena all'interno di un tribunale di Los Angeles, la mia attenzione si è focalizzata sulla bandiera dello stato della California che nella scenografia appariva alle spalle del giudice. Cosa vedo? Un'orso? Sulla bandiera californiana? Come è possibile?
La controversa storia di questa bandiera affonda le radici nella rivolta californiana del 1846 quando all'alba del 14 giugno un piccolo ma ben armato gruppo di trentatré coloni americani guidati dal Capitano Jebediah Bartlett e dai suoi tenenti, Albert Bosc e Emmanuel d'Anjou, irruppero nell'abitazione del Generale Mariano G. Vallejo, il comandante generale della California, ordinandogli di cedere loro la fortezza di Sonoma Plaza. Raggiunto il loro scopo i ribelli decisero di innalzare una nuova bandiera a Sonoma Plaza per annunciare la loro vittoria ma subito si accese un'animata discussione per decidere come dovesse essere il vessillo da utilizzare. La maggior parte di essi era d'accordo sul fatto che la bandiera dovesse avere una connotazione americana e nessun riferimento al Messico e in più che dovesse rappresentare qualcosa di simbolico.
Il gruppo immediatamente produsse un grezzo prototipo della bandiera ricavandolo da un rettangolo di lino e da una striscia rossa a ricordo di quelle degli stati americani, disegnando poi una stella nell'angolo in alto a sinistra come simbolo di indipendenza e scrivendo CALIFORNIA REPUBLIC in nero al di sotto della stella. Lo stendardo fu poi inviato alla vicina casa di William L. Todd (nipote di Mary Todd Lincoln, moglie del futuro presidente Abraham Lincoln) con l' istruzione di dipingere un'immagine nella grande porzione libera della bandiera; una volta concluso il lavoro la bandiera sarebbe stata rimandata indietro sempre tramite lo stesso corriere.
E qui la storia si complica. Si perché l'inserimento dell'orso all'interno del vessillo ha diverse origini tutte molto oscure. Secondo una versione infatti fu lo stesso Todd ad inserire l'orso simbolo di resistenza e forza, per altri invece furono gli stessi coloni a suggerire la figura dell'orso, a causa della massiccia presenza dell'animale in California. La versione a mio parere più curiosa invece vede come protagonista proprio Bartlett. Il Capitano Bartlett, che oltre ad essere un magnate agricolo con grandi possedimenti terrieri sul fiume Sacramento era anche un orticultore (sviluppò la varietà di pera Bartlett), suggerì che la bandiera dovesse rappresentare la vocazione agricola che la California possedeva. Il gruppo, pur di non contraddire il suo leader decise di inserire nella bandiera una pera, simbolo perfetto per la nuova repubblica. Una volta che Todd ebbe le istruzioni per fabbricare la bandiera proprio da Capitano Bartlett, lesse male (forse una pessima scrittura o l'inchiostro sbafato) e al posto di una pera (pear) sul lino venne dipinto un orso (bear). Al di là delle varie versioni, comunque, la bandiera doveva avere questo aspetto:

I ribelli issarono comunque la bandiera a Sonoma Plaza. Ma l'esattezza della bandiera divenne cosa irrilevante quando poco meno di un mese dopo uno squadrone americano comandato da John D. Sloat catturò Monterey, all'epoca capitale della Repubblica Californiana, e proclamò la California territorio amaericano portando così alla fine della neonata repubblica. Il territorio fu formalmente ceduto dal Messico agli Stati Uniti alla conclusione della guerra fra i due Stati nel 1848, e la California fu annessa all'Unione nel 1850 come trentunesimo stato.
Quando la California adottò la bandiera in modo ufficiale nel 1911, seppur con qualche modifica, scelse lo stesso soggetto caro ai rivoluzionari del 1846. L'orso rappresentato nella versione moderna venne modellato sull'ultimo Grizzly californiano in cattività. L'orso, chiamato "Monarch", venne catturato a Samhain dal giornalista Allen Kelley..La bandiera della Repubblica Californiana, nata (forse) da un errore si presenta oggi così:


Chissà come sarebbe oggi la bandiera se il signor Todd avesse seguito le indicazioni date dal capitano Bartlett?

Forse così:

mercoledì 7 gennaio 2009

Orso bruno: animale dell'anno 2009

L'orso bruno è l'animale del 2009: lo ha scelto Pro Natura, che quest'anno festeggia il suo centenario e che sul suo primo stemma aveva proprio raffigurato l'orso. In tal modo intende sensibilizzare la popolazione elvetica su una possibile convivenza pacifica tra uomo e orso. Quest'animale selvatico, tutelato a livello europeo, ha fatto parte per secoli della fauna indigena e "ritrova lentamente la via, benché ancora irta d'ostacoli, per il ritorno in Svizzera", rileva Pro Natura.
L'orso è tuttora una specie minacciata e quindi protetta a livello europeo. La Svizzera ha una particolare responsabilità per quanto concerne la diffusione naturale dell'animale in Europa. L'Arco alpino è il principale asse di diffusione Est-Ovest dell'orso e la Svizzera si trova proprio al suo centro. Gli orsi hanno fatto parte per secoli della nostra cultura, tant'è vero che numerosi toponimi, nomi di località e stemmi testimoniano la lunga storia culturale dell'orso in Svizzera. Soprattutto al Nord delle Alpi, centinaia di osterie recano nell'insegna la sua effigie, rileva in un comunictao Pro Natura.
La società ha però disimparato, nel secolo senza orsi, a condividere il territorio con animali selvatici. Con la scelta dell'orso, Pro Natura intende ricordare che gli orsi fanno parte della biodiversità della fauna indigena. I possibili problemi collegati alla loro presenza sono risolvibili. "Dobbiamo evitare che l'orso si abitui all'uomo e ai suoi rifiuti e proteggere le greggi di pecore e capre".

Forse due orsi sull'altopiano di Asiago

Sono due gli orsi che girano per l'Altopiano? Lo sostengono alcuni voci che circolano in questi giorni, soprattutto dopo il ritrovamento in località Val Lastaro di impronte che potrebbero essere d'orso. La segnalazione è arrivata pochi giorni dopo quella avvenuta in Valdassa, in comune di Roana, dove sono stati rinvenuti i resti di un cervo mangiato dall'orso. La lontananza tra i due luoghi giustificherebbe la tesi della presenza di due animali. «È una possibilità che non possiamo escludere - dichiara il vice questore aggiunto Isidoro Furlan del Comando distrettuale del Corpo forestale dello Stato con sede ad Asiago - Se è vero che un giovane maschio può percorrere molti chilometri alla ricerca di cibo è anche vero che le due località distano una cinquantina di chilometri, una distanza che anche per l'orso è notevole con tutta la neve caduta in questo periodo».
Di opinione diversa invece Carlo Frapporti del Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento, l'ufficio che segue il programma di reintroduzione dell'orso bruno sulle Alpi. «Da quanto mi risulta in Altopiano - dice Frapporti - c'è solo un orso, il giovane maschio KJ2G2. Da due anni lo sto seguendo e ormai mi sono fatto una discreta esperienza. L'esemplare, di circa tre anni, anche l'anno scorso non è andato in letargo, ha solo ridotto l'attività e ha continuato a cibarsi per tutto l'inverno». Sulle impronte rinvenute in Val Lastaro si stanno effettuando degli accertamenti perché il Servizio Fauna di Trento ha costituito una database sulle orme dei vari esemplari introdotti. A Gallio ieri sera Frapporti ha tenuto una serata informativa sull'orso e sul progetto di reintroduzione, per dare risposte concrete alla popolazione sulle misure da adottare perché continui una convivenza pacifica.

Gerardo Rigoni per www.ilgiornaledivicenza.it

sabato 3 gennaio 2009

La Lega in Trentino propone di riportare gli orsi in Slovenia

«Quanto ci costa la vacanza dei plantigradi?». A chiederselo sono i consiglieri provinciali della Lega Nord del Trentino, che hanno saputo della presenza di un orso del progetto Life Ursus sull'altopiano di Asiago. Presenza, come riportato dal giornale di Vicenza, che avrebbe allarmato sciatori e turisti, tanto più che in questo periodo il plantigrado dovrebbe essere in letargo. Da qui l'interrogazione consigliare firmata dai consiglieri del Carroccio, Alessandro Savoi, Franca Penasa, Luca Paternoster e Mario Casna. «Per quale motivo - chiedono - la trasferta sulle montagne di Asiago degli orsi non è stata adeguatamente scoraggiata degli operatori del progetto "Life Ursus" e dalle guardie forestali distaccate a supporto del progetto». Ed ancora: «Corrisponde al vero che eventuali danni causati dagli orsi "trentini" sconfinati nei territori delle regioni limitrofe saranno pagati dai contribuenti trentini?». I consiglieri, anche alla luce di quanto successo ad Asiago, chiedono se «non sia giunto il momento di valutare in tutta la sua portata il progetto "Life ursus", magari decidendo di annullarlo, riportando gli orsi importati in Trentino nei territori di provenienza, in modo da riconsegnare le valli, le montagne ed i pascoli trentini alla sicurezza e alla tranquillità di chi vi lavora e vi abita».

Fonte: L'Adige.it