"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

martedì 24 novembre 2009

Piovono orsi

Ormai ne sono convinto: se per tutti gli anni 80 e 90 il simbolo della causa ambientalista è stato il panda, in questo ultimo decennio il plantigrado orientale è stato completamente spiazzato dall’orso polare.

I cambiamenti climatici, quasi l’unico tormentone ecologista ormai, sono sempre più lo specchio delle nostre paure e dell’incertezza del futuro.

E se l’orso polare sul blocco di ghiaccio che si scioglie è quasi una metafora del genere umano sull’orlo del disastro ambientale, perché non usarlo per una campagna shock sull’impronta ecologica che hanno i nostri voli aerei? Una pioggia di orsi polari “liberati” da un aereo in volo. Perché ognuno di noi quando vola libera una massa di CO2 equivalente a quella di un orso polare.

 

Trovo questa campagna stucchevole, per la violenza delle immagini e per l’uso che ormai si fa ormai di questi animali per ogni campagna ambientalista, soprattutto perché alla fine dello spot si punta semplicemente un dito, senza dare uno straccio di alternativa. Sto diventando molto scettico alle diverse forme di estremismo, soprattutto per quelle ambientaliste ed ecologiste, che mi riguardano in modo più diretto. Sono convinto che il nostro pianeta debba essere conservato e rispettato come ognuno di noi tiene alla propria casa perché E’ la nostra casa, ma l’accostarsi a teorie apocalittiche (o troppo ottimistiche) senza capire realmente quello che ci circonda, senza andare a fondo nel problema facendosi trascinare nella corrente dell’ ”-ismo” non serva a nulla. Ecco perché dobbiamo impegnarci a non cadere nella facile trappola che ogni giorno ci viene propinata da sedicenti scienziati o dall’informazione di massa, la vera soluzione ai problemi che ci circondano è la verità e questa non si ottiene ne con il terrorismo mediatico ne con il sottovalutare i problemi. L’ignoranza è la molla che ci spingerà verso il baratro.

C’è gente che parla di effetto serra e riscaldamento globale con una sicurezza estrema pur non sapendone assolutamente nulla.

Un appello a tutti coloro che parlano sempre e comunque di cose che non gli competono: aiutate la Terra tacendo, libererete così molta meno CO2 nell’atmosfera.

domenica 15 novembre 2009

Pronto il Piano per l'orso marsicano

Dopo decine di riunioni e incontri del Tavolo Tecnico, appositamente costituito nel 2007 all'atto della sottoscrizione del Protocollo di Intesa, e di riunioni, anche plenarie tra i partner firmatari, è stata completata la elaborazione dell'importante Documento che prevede le direttive per le Istituzioni competenti, affinché si possano perseguire effettive azioni di conservazione della preziosa specie animale, adottando, nei prossimi mesi e anni, adeguati e concreti provvedimenti.

Il Piano, tra le tante indicazioni di carattere scientifico, tecnico e amministrativo prevede anche la costituzione di una «Autorità di gestione» che, assistita dal Tavolo tecnico, possa poi occuparsi operativamente dell'attuazione delle misure previste e da individuare. Tale autorità, formata da rappresentanti del ministero dell'Ambiente, delle regioni Abruzzo, Lazio e Molise e dell'Ente Parco, dovrebbe essere costituita presso il Parco medesimo e da questi organizzata e coordinata: in sostanza, gli obiettivi fissati dal piano saranno il suo mandato.

Nel caso di condivisione di questo indirizzo, dichiara il Presidente del Parco Giuseppe Rossi, la organizzazione e il coordinamento dell'Autorità costituirebbe un impegno molto importante e oneroso, che l'Ente assumerebbe ben volentieri, nella certezza però che il ministero dell'Ambiente e le regioni che vi partecipano vogliano garantire poi, nel concreto e ad ogni effetto, tutta l'assistenza e il sostegno necessari.

Nella riunione plenaria, cui parteciperanno rappresentanti di tutti i firmatari del Protocollo (Ministero, regioni, enti parco, Cfs, province, associazioni, Università di Roma), e che si svolgerà nella sala convegni del Centro di Visita del Parco in Pescasseroli, dalle ore 10,30 del 16 novembre 2009, verranno anche presentati i documenti predisposti dalla Segreteria tecnica e dai vari gruppi di lavoro: documenti che formeranno gli allegati al Piano e che riguardano specifiche tematiche quali, ad esempio, veleni, bracconaggio, orsi confidenti, comunicazione, etc.

(Fonte Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise)

venerdì 13 novembre 2009

Resti di Ursus Spelaeus dalla Romania venduti su Ebay

E’ vero, su ebay spesso si trovano oggetti di tutti i tipi e per tutti i gusti, a volte anche delle vere rarità per chi sa cercare fra un annuncio e l’altro. Le proposte spesso possono essere assurde (qui una carrellata di alcuni fra gli annunci più strampalati) ma spesso sono delle bufale belle e buone o degli scherzi da buontemponi. Vengo a conoscenza oggi dal sito Scintilena.com, un notiziario on line di speleologia, che sono stati messi in vendita dei pezzi veramente unici. L’aveva già fatto la casa d’aste Christie's qualche anno fa e con altre modalità, e prontamente l’avevo segnalato sul blog.

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Ecco il resoconto dal sito Scintilena.com.

In Romania sono state scoperte numerose grotte ricche di fossili di Ursus spelaeus. Purtroppo la maggior parte di questi fossili hanno lasciato il paese e si trovano in collezioni private o, perché no, sono in vendita su eBay. In questo caso ci troviamo di fronte al noto sito di aste on line dove gli utenti lanciano offerte per uno dei numerosi fossili di Ursus Spelaeus. Il venditore afferma che i fossili sarebbe provenienti dalle grotte vicino a Brasov e possiede i documenti di esportazione per gli oggetti messi in vendita. In Romania, come in Italia, non è possibile commerciare in fossili provenienti dal suolo nazionale, in quanto sono patrimonio dello Stato. Oltre a diversi “pezzi” come mandibole, canini, mascelle ecc, c’è anche uno scheletro quasi completo, messo in vendita a 30 mila dollari e un teschio lungo 53 centimetri, largo 33 e alto 29, che può essere comprato a soli 16mila dollari.

Qui l’annuncio in questione

Qui invece un’asta tutta italiana per acquistare una zampa di orso delle caverne

giovedì 12 novembre 2009

Quando l’orso arriva dal cielo

In questi giorni sto preparando un esame di climatologia e andando ad approfondire alcune tematiche ho incontrato un termine a noi assai noto: “Orso” o meglio “Orso Russo” è il termine che in gergo meteorologico descrive l’Anticiclone Russo-Siberiano, una zona di alta pressione che si forma fra il tardo autunno e l’inverno proprio nella Russia orientale.

anticiclone

Il fenomeno è dovuto ad un forte squilibrio termico: il suolo infatti, quando viene investito dai raggi solari durante il giorno accumula una parte del calore trasmesso dal sole e lo disperde poi durante la notte. In Siberia, dove con la stagione fredda il sole esplica in modo minore questa funzione, il bilancio termico diventa negativo, il suolo cioè, disperde più calore di quanto non ne accumuli.

Il fenomeno poi si intensifica poi sia a causa della copertura nevosa del suolo che riflette una gran parte dei raggi solari e sia per il confluire di correnti polari che trasportano ulteriore aria fredda.

Queste basse temperature si riflettono sull’aria che essendo più fredda e più pesanti si “compatta” creando una zona di alta pressione che arriva fino a 2-3 km nell’atmosfera. Al di sopra di questa area invece di crea una zona di bassa pressione uniforme. Questa situazione si mantiene di solito fino a primavera inoltrata portando la siberia ad essere uno dei luoghi più freddi del nostro pianeta. orso

Ma l’orso ha un risvolto anche per il nostro Paese. Infatti quando questa alta pressione “trabocca” con una certa violenza e rapidità oltre gli Urali, spesso per un’interazione con l’anticliclone delle Azorre,  può raggiungere anche i paesi mediterranei investendoli con temperature basse e precipitazioni intense.

L’orso però non ha un comportamento costante. Ad esempio nel 1979, il mio anno di nascita, l’orso ha portato l’Italia sotto zero, con temperature “siberiane”.

L’orso climatico, come il suo omonimo zoologico, è sempre più raro da registrare a causa di alcune variazioni nella macchina del clima: anche per quest’anno infatti sembra che l’orso non darà la sua zampata…

lunedì 9 novembre 2009

Convegno:“L’orso tra scienza e storia”

Segnalo un appuntamento imperdibile che sicuramente interesserà molti lettori del blog. Gli amici della Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio e del Centro Studi per le Reti Ecologiche hanno organizzato per sabato 14 novembre alle ore 16.00 presso il Castello Cantelmo di Pettorano sul Gizio il convegno “L’orso tra scienza e storia”.

Clicca sull'immagine per vedere la locandina All’incontro saranno presenti Feliciano Marzuolo (Sindaco di Pettorano sul Gizio), Stefano D'Amico (Assessore all'Ambiente di Pettorano Sul Gizio), Valentina Lucci (Direttore Riserva Naturale), Pasquale Orsini (Università degli Studi di Cassino e collaboratore della Riserva Naturale), Mauro Fabrizio (Centro Studi per le Reti Ecologiche della R.N. Monte Genzana Alto Gizio), Bruno Andreolli (Università di Bologna) e Paolo Ciucci (Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo - "Sapienza" Università di Roma).

Il convegno, prende spunto da un libro pubblicato recentemente da Michel Pastoureau (L'orso. Storia di un re decaduto, trad. it. di C. Bongiovanni Bertini, Torino, Einaudi, 2008; ed. originale: L'ours. Histoire d'un roi déchou, Paris, Édition du Seuil, 2007) nel quale si ripercorre la lunga storia “simbolica” dell'orso: dalla venerazione come dio e come re degli animali (dal paleolitico all'età feudale) alla lotta contro il suo potere “pagano” e la sostituzione con il leone “cristiano” come re degli animali (dall'età carolingia all'età moderna), fino alla sua rivincita in età contemporanea sotto forma di pelouche.
In occasione del convegno verranno ripercorse le tappe della ricerca scientifica e storica sull’orso e per quanto riguarda la tutela della specie sarà ribadita l’importanza del passaggio culturale da conservazione a piccola scala a rete ecologica.
In riferimento al libro citato verrà inoltre proposta un’indagine storica sul rapporto tra il culto dell’orso in Abruzzo e i festeggiamenti di San Martino. Infatti secondo quanto riportato da Pastoureau, l'11 novembre in gran parte d'Europa i contadini festeggiavano il momento in cui si pensava che l'orso entrasse in letargo nella sua tana. Questo comportamento dell'orso costituiva una immagine simbolica di quel periodo dell'anno: il passaggio dall'esterno all'interno, come avveniva per tutte le attività contadine (il bestiame veniva riportato nelle stalle, il grano veniva riposto al chiuso, gli utensili da lavoro venivano messi al riparo, etc.). I riti per la festa del letargo dell'orso avevano come caratteristica il fatto di essere rumorosi, trasgressivi, spesso a sfondo sessuale, con travestimenti e maschere.
Tuttavia, nel V secolo in molte diocesi della Gallia la data dell'11 novembre cominciò ad essere usata per festeggiare un santo, Martino, piuttosto che il letargo dell'orso.
L'ipotesi di Michel Pastoureau offre l'occasione per riflettere sul prevalente percorso di ricerca fino ad ora seguito per l'interpretazione della festa di san Martino, vale a dire quello relativo ai cicli temporali agrari della cultura storico-tradizionale celtica e greco-romana, per cui i giorni dal 1 all'11 novembre costituirebbero un periodo di passaggio da una stagione all'altra, una sorta di capodanno.
Fermo restando che questo filone di ricerca ha le sue solide basi storico-documentarie e che fino ad ora ha prodotto ottimi risultati, almeno a giudicare dal materiale edito con criteri scientifici, si impone, tuttavia, una domanda: l'ipotesi di Pastoureau può trovare una sua ragion d'essere in area abruzzese? L'unico modo per rispondere a questo interrogativo è la ricerca di prove ed indizi relativi ad una “religione dell'orso” in Abruzzo.
Le possibili vie di indagini che verranno proposte nel convegno, nascono dal rinvenimento di ossa e crani di orso nelle caverne abruzzesi e dal coinvolgimento di un orso nella fondazione dell'abbazia di S. Bartolomeo di Carpineto.

Per informazioni: info@riservagenzana.it

“Dai un nome all’orso” la nuova iniziativa di CTS

Si chiama “Dai un nome all’orso” ed è la nuova iniziativa che il CTS, Centro Turistico Studentesco e Giovanile, nell’ambito delle proposte d’interventi integrati per la valorizzazione dell’orso bruno in Lombardia, promuove insieme alla Regione Lombardia.
L’obiettivo è comunicare al grande pubblico e alle popolazioni locali l’importanza che la presenza della specie dell’orso bruno rappresenta sia dal punto di vista della tutela della biodiversità sia da quello socio-economico.
Per partecipare occorre solo creatività, originalità e tanta fantasia. C’è tempo fino al 20 novembre. Alla campagna, che è partita il 5 novembre, possono partecipare gratuitamente tutti i cittadini italiani.
Come? Basta registrarsi sul sito www.unorsoperamico.it indicando il nome scelto per l’orso mascotte della campagna. Ciascun partecipante potrà inviare un massimo di due nomi da attribuire all’orso.
CTS raccoglierà tutti i nomi pervenuti entro il 20 novembre 2009, una giuria selezionerà i 10 nomi più originali e li pubblicherà sul sito www.unorsoperamico.it. Da quella data, e fino al termine dell’iniziativa, sarà possibile votare on line il nome che si preferisce con modalità che verranno specificate in seguito sullo stesso sito.
In palio c’è un weekend per 2 persone nel Parco Regionale dell’Adamello in cui si avrà la possibilità di fare escursioni “sulle tracce dell’orso”.

Non solo il lupo perde il pelo…

Sono rimaste completamente «calve» e gli esperti non sanno spiegarsene il motivo. Loro non sembrano preoccuparsene particolarmente, ma il fatto che non vi sia una motivazione precisa della loro improvvisa perdita di pelo rende la questione ancor più degna di attenzione. Loro sono due esemplari femmine di orso con gli occhiali, una specie particolarmente diffusa in Sud America, e vivono allo zoo di Lipsia.

01 La loro immagine così diversa da come i visitatori del parco erano abituati a vederle ha ormai fatto il giro del mondo. Non sono stati registrati altri sintomi oltre alla caduta del pelo, che normalmente è lungo e ispido, e a fastidi da prurito. Dolores e Lolita, le due orse rimaste «spelacchiate» (hanno conservato qualche ciuffo nella zona del capo mentre per una terza, Bianca, la perdita di pelo è a una fase iniziale) sono state già visitate da diversi veterinari dello zoo e un appello è stato inviato ai giardini zoologici di tutto il mondo per capire se vi siano dei precedenti che possano dare indicazioni su come intervenire. La direzione dello zoo ha reso noto che lo stesso problema si sarebbe in effetti verificato in altri esemplari di orsi andini in diversi bioparchi, europei e non solo.

03 Gli orsi dagli occhiali, conosciuti anche come orsi andini, sono una delle specie considerate a rischio di estinzione (classificata come «vulnerabile») secondo la lista dello Iucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura. Allo stato brado si stima che ne siano rimasti tra i 2.400 e i 20 mila esemplari, un range molto elevato dovuto alle difficoltà di conteggio, vista la timidezza di questi animali difficili da rintracciare e catalogare nei territori montuosi dove sono abituati a muoversi.

Yosemite, gli orsi preferiscono le monovolume

In quali macchine c'è più cibo? In quelle più capienti dove viaggiano i bambini. Ovvero: le monovolume. Lo hanno capito bene gli orsi della Yosemite Valley che tra il 2001 e il 2007, su un totale di 908 veicoli assaltati, le hanno preferite per il 29 per cento. Lo dice una ricerca pubblicata ad ottobre in California, condotta dai tecnici del frequentatissimo Parco nazionale americano.

yosemite La ricerca è stata pubblicata ad ottobre sul Journal of Mammalogy, l'organo ufficiale dell'American Society of Mammalogists, l'Associazione che dal 1919 incoraggia gli studi sui mammiferi. Secondo i tecnici che operano nello Yosemite National Park gli orsi bruni che abitano le famose montagne californiane avrebbero precisi gusti in fatto di macchine.
Tra il 2001 e il 2007, infatti, sono stati assaltati 908 veicoli, un numero in realtà abbastanza basso che corrisponde, secondo gli studiosi, a circa il 7 per cento del totale delle vetture che in 7 anni si sono addentrate nei confini del Parco. Ora, di queste 908 macchine il 29 per cento erano delle monovolume.
La ragione della preferenza, apparentemente curiosa, in realtà è molto semplice. Nelle monovolume si trova più cibo: non solo perché fisicamente più grandi delle berline, ma soprattutto perché generalmente scelte da famiglie con bambini, amanti di cereali, succhi di frutta e ogni genere di leccornia. E gli orsi, che di golosità se ne intendono, alla fine l'hanno capito.
Morale della favola, se andate in vacanza nella Yosemite Valley e noleggiate una macchina, scegliete una berlina.

Valentina d'Angella

L’orso avvistato in Valmasino fra scetticismo e attendibilità

«L’orso da queste parti? Una bufala colossale».
Tra gli abitanti della valle dei «saséi» sono in pochi a credere agli avvistamenti effettuati da alcuni cacciatori nel mese di settembre scorso.
La gente minimizza, forse anche perché teme un ritorno di immagine negativo sul turismo.
«Nella zona del Ligoncio – dicono alcuni anziani nel bar del paese, a San Martino – non avrebbe la possibilità di sopravvivere. L’orso c’era qui da noi, ma l’ultimo esemplare è stato abbattuto nel 1870 in Val di Mello. Se anche fosse stato un orso, era certamente un esemplare di passaggio che adesso si trova chissà dove, magari in Bregaglia o in Engadina».
«E’ più probabile che si sia trattato del Gigiàt» – dice il più burlone del gruppo.
Infatti a questo nome corrisponde un animale fantastico di cui sono piene le leggende dalle parti di Filorera e della Valle dei Bagni, raffigurato persino sui murales nelle case di San Martino.
«Le presunte impronte lasciate nel fango nella zona del Ligoncio – dicono infine - sarebbero state fatte semplicemente da un uomo e, quindi, ingigantite dalla dilatazione del fango stesso».
Di diverso pareresono invece gli esperti del Gruppo Orso Lombardia che ritengono «attendibili gli avvistamenti effettuati in Val Masino – come conferma Maria Ferloni, naturalista e tecnico faunistico della Provincia di Sondrio -. Alcuni cacciatori hanno avvistato l’orso in due giornate diverse, alla fine di settembre. Subito dopo gli agenti della polizia provinciale si sono messi sulle sue tracce e hanno rinvenuto le orme lasciate dal plantigrado. Chiaramente la certezza al 100% l’avremo quando ci saranno tracce biologiche come sterco o setole, oppure quando si riuscirà a fotografare qualche esemplare. In ogni caso – conclude la dottoressa Ferloni - la presenza di questo grande mammifero è altamente probabile in quanto abbiamo già avuto i precedenti della Val Bregaglia Svizzera di qualche anno fa e le segnalazioni più recenti delle tracce nel Parco dello Stelvio».


Paride Dioli

lunedì 26 ottobre 2009

Aperta a Berna la nuova fossa degli orsi

Malgrado il tempo piovigginoso, una folla di migliaia di persone era presente questa mattina per l'apertura del nuovo Parco degli orsi di Berna. I principali attori dell'avvenimento, forse intimoriti dai suonatori di corno delle Alpi e dai tamburini, non sono usciti in passerella: uno solo dei due plantigradi ha fatto una breve apparizione.

La nuova dimora di Finn e Björk, che dalla vecchia fossa scende fino ai bordi dell'Aar, si estende su 6000 m2 e comprende alberi, caverne, una zona al riparo da ogni sguardo indiscreto nonché un bacino lungo un centinaio di metri che permette agli animali di fare il bagno nelle acque del fiume. La vecchia fossa che ospitava gli orsi, costruita nel 1857, è ora aperta ai visitatori. L'apertura del nuovo parco è stata accompagnata da diverse manifestazioni musicali, bancarelle e da seminari d'informazione.

Il costo dell'opera, preventivato a 14,5 milioni di franchi, è risultato di 23,6 milioni, in gran parte per il sottosuolo problematico. Il sindaco Alexander Tschäppät ha già promesso un'indagine per appurare eventuali colpe in errori di progettazione.

Premiata dall'ENPA J.Robinson per aiuto agli orsi

 

orso _luna_251009 Lunedì 26 Ottobre, alle ore 16.30 presso la sede di Animals Asia Foundation Italia Onlus in P.za San Marcellino 6/5, Genova l'Enpa
alla presenza di Rosanna Zanardi -Presidente della Sezione Provinciale di Genova- e di Ilaria Ferri -Direttore Scientifico e Responsabile rapporti internazionali- conferirà a Jill Robinson (Fondatrice e CEO di Animals Asia Foundation) un particolare riconoscimento per le sue attività di tutela, protezione e recupero degli Orsi della Luna (nella foto) e per l’impegno profuso nelle campagne per il rispetto dei loro diritti. Animals Asia, poi, consegnerà all’Enpa il certificato di adozione dell’Orso della luna -Moonlight- che, salvato dalle fattorie della bile in Cina, vive ora libero e felice insieme ad altri 185 orsi nel Santuario di Animals Asia a Sichuan, in Cina.
Con questa iniziativa l’Enpa invita i cittadini italiani, zoofili ed animalisti, a compiere lo stesso gesto, permettendo così di strappare altri orsi alla tortura e regalando loro una speranza di vita. Enpa e Animals Asia Foundation sanciscono, con questa conferenza stampa, l’inizio di una proficua collaborazione, una vera e propria joint-venture, per proseguire insieme il percorso intrapreso da Jill Robinson nel 1995, quando si assicura il rilascio dei primi orsi, usati per ricavarne la bile. Ad oggi, 300 orsi della luna hanno riavuto la loro vita grazie all’impegno di Jill Robinson e della sua organizzazione. Ma tra Cina, Vietnam e Corea sono ancora circa 16.000 gli esemplari ancora detenuti nelle “fattorie della bile”. La bile viene usata dalla medicina tradizionale cinese nonostante siano disponibili oltre 50 rimedi erboristici e di sintesi che potrebbero sostituirla definitivamente, come ci auguriamo.
Jill Robinson sarà inoltre premiata dal Sindaco di Genova Marta Vincenzi con la medaglia d’oro “città di Genova” il 27 ottobre alle 9.30 in Palazzo Tursi. Il Sindaco, l’Enpa e Oliviero Toscani parteciperanno alla conferenza stampa di presentazione del concerto “Uno Stradivari per la Luna”, in favore di Animals Asia nella Sala Paganini del teatro Carlo Felice, alle ore 11.30.

Usa, il governo propone una riserva protetta per gli orsi polari

Finalmente gli orsi polari hanno vinto la loro battaglia. Se il rischio di estinzione ancora non è stato completamente eliminato, almeno ora potranno godere di un’area molto vasta dove poter vivere e riprodursi senza che ne l’uomo ne le sue attività potranno ostacolarlo.

A deciderlo è stata l’Amministrazione del Presidente Barack Obama, la quale ha stabilito che un’area di 520 mila chilometri quadrati in Alaska (più grande dell’Italia ed un terzo della terra dello Stato che la ospita) sia destinata all’orso polare, e nessuno potrà entrarvi, se non per rilevazioni scientifiche. L’orso polare, simbolo degli animali in via d’estinzione insieme al panda, è entrato nella lista delle specie minacciate solo nel 2008, dopo che numerose polemiche e rivolte degli ambientalisti hanno costretto l’amministrazione Bush, dopo anni di sfruttamento proprio del territorio del Nord America, ad ammettere che si tratta di una specie a rischio.

Quando è andato al Governo Obama, il primo presidente che parlava di rinnovabili e di ambientalismo, in molti hanno tirato un sospiro di sollievo, sperando che facesse qualcosa per salvare questa specie che conta sempre meno esemplari. Ed invece alle parole non sono seguiti i fatti, ed in molti cominciavano a preoccuparsi.

Ora invece arriva questo provvedimento, che lascia finalmente una parte di Terra a questi bellissimi animali, decimati dai bracconieri, dal riscaldamento globale che gli sta letteralmente togliendo la terra da sotto i piedi, dalle trivellazioni per il petrolio e dalla pesca senza regole che gli sta togliendo il sostentamento.

La triste favola dell’orso coi pattini fucilato perché si ribellò al circo

Ha trovato il coraggio di ribellarsi e per questo è stato fucilato sul posto, come uno schiavo, come un prigioniero che, raggiunto il limite massimo dell'esasperazione, si lancia tra le braccia della morte certa, trascinando con sé il suo carceriere. È successo l'altro ieri a Bisheck, capitale dello stato del Kirghizistan, nell'Asia Centrale, dove il circo russo «Orsi sul ghiaccio» stava provando, per l'ennesima volta, uno dei numeri cui questi plantigradi devono sottomettersi per strappare un sorriso al pubblico che ignora a quali torture e vessazioni siano sottoposti per raggiungere tali performance. L'orso, da cinque anni schiavizzato dai circensi, indossava i pattini, mediante i quali, era tenuto a volteggiare sulla pista di ghiaccio assieme ai suoi sfortunati fratelli. Neanche fosse un artista di «Holiday on ice», il più prestigioso circo sul ghiaccio del mondo, neanche fosse una ballerina ai campionati del mondo di pattinaggio artistico.

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Illustrazione di Patricio Marcello Balanovsky


Vi immaginate quale piacere deve provare un orso che pesa diverse tonnellate a volteggiare con i pattini su una pista di ghiaccio? Non per niente orsi e ippopotami sono spesso offerti al pubblico dei bambini in queste ridicole posizioni: solo che si tratta di Fantasia o di uno dei mille cartoon dove animali goffi e impacciati sono trasformati in ballerini che piroettano nella pellicola strappando risate senza fine a bimbi e nonni. In Russia invece, così come in molte altre parti del mondo, non si tratta di finzione, niente cartoon, niente fumetti. La tradizione consolidata vuole che gli orsi, ben istruiti fin da cuccioli, facciano le loro evoluzioni sul ghiaccio muniti di pattini e giochino partite di hockey dotati di elmetto, tuta e bastoni.
Solo pochissimi giorni fa è arrivato a Milano Tom Rider, che ha lavorato in decine di circhi nel mondo, e, dopo essersi pentito di quanto ha fatto e visto, ha reso finalmente noto, da addetto ai lavori, cosa in realtà avviene lontano dalle luci della ribalta. Catene, bastoni, pugni, calci, frustate. Questi sono gli attrezzi con i quali far ballare gli orsi, mettere in riga le tigri e costringere gli elefanti ad alzare i poderosi corpi uno sulla schiena dell'altro. Nell'intervista che ci ha concesso, Rider ha affermato di avere visto un elefantino di pochi mesi ucciso a bastonate, perché opponeva resistenza. Dove? In quale circo? Ma proprio in quello che stasera finalmente smonta il tendone a Milano e se ne andrà in altri Paesi a mostrare spettacoli vergognosi quanto diseducativi, con il beneplacito di governi (di destra, centro e sinistra) senza palle per fermarli.
Non sappiamo il nome dell'orso ribelle di Mosca. Ci hanno fatto sapere soltanto che, durante una prova coi pattini, ha gettato sul ghiaccio tal Mr Potapov, direttore del circo e un suo collaboratore che lo voleva soccorrere. Il primo è morto, l'altro è in fin di vita. A tragedia avvenuta è arrivata solerte la polizia «sovietica» che ha fucilato l'orso sulla pista. I suoi pattini si sono staccati e giacciono ancora lì sul ghiaccio, mentre, ci fa sapere un'agenzia di stampa sovietica «gli esperti stanno studiando cosa abbia mosso l'orso a un gesto così estremo». Già nel 2002, nel piccolo zoo di Bisheck, un orso aveva attaccato e ucciso un bambino che lo voleva accarezzare. Il gruppo di esperti chiamato a indagare trovò la soluzione all'arcano: l'orso mangiava poco o niente.
E allora, ve lo dico io, senza bisogno di gruppi di esperti, cosa è scattato nell'orso coi pattini: la vendetta per anni di soprusi, di vessazioni, di torture, di umiliazioni. Ha preferito crollare sul ghiaccio, suo ancestrale amico, ma senza quei ridicoli pattini d'acciaio che ha lanciato ai bordi della pista prima che il cuore si fermasse.

Fonte

Quando la realtà supera la fantasia

Incredibile ma vero. Un orso nero, nello stato americano del Wisconsin, è entrato in un supermercato ed ha iniziato a vagare per gli scaffali, finché non si è fermato davanti a quello delle birre. Ironia della sorte, l'animale ha “scelto” la Hamm's, birra famosa negli Stati Uniti proprio per essere pubblicizzata da un orso.

hamm's

"Quando lo abbiamo visto entrare e cercare la birra, abbiamo scherzato dicendo che forse era proprio lui, l'orso della Hamm's", ha detto Jon LeBlanc, proprietario del supermercato. Insomma, un po' come se l'Omino Bianco entrasse a comprare un detersivo. L’orso, alto un metro e mezzo e del peso di 60 chili, è rimasto nel negozio per un'ora prima che i veterinari arrivassero per iniettargli un tranquillante e portarlo via.

Una pubblicità tanto involontaria quanto efficace!

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venerdì 16 ottobre 2009

Impara la natura con il Parco

Con l’inizio del nuovo anno scolastico sono puntualmente iniziati i percorsi didattici di educazione ambientale promossi dal Parco Naturale Adamello Brenta all’interno delle scuole di ogni ordine e grado del territorio dell’area protetta e non solo.

Suddivisi nelle sezioni “Case del Parco” (con visite guidate alle Case del Parco), “Vivere il Parco” (attività stanziali presso le foresterie di S. Antonio di Mavignola e Valagola) e “Il Parco a scuola” (incontri in classe e uscite sul territorio), i progetti, concentrati in uno o più giorni oppure distribuiti durante tutto il corso dell’anno, con possibilità di pernottamento presso le foresterie, affrontano, attraverso lezioni in classe, laboratori scientifici, attività manuali e uscite sul territorio, numerose tematiche: dal riconoscimento delle tracce degli animali alla scoperta del Parco nelle quattro stagioni, dalle tradizioni e dalla cultura del territorio alla diversità botanica presente nell’area protetta, dalla geologia all’acqua corrente fino alle modalità per vivere la montagna in modo corretto e rispettoso.

In particolare, tra i numerosi percorsi attivati, ricordiamo “Parco e montagna: nel regno dell’orso”, che prevede lo svolgimento di tre giorni di attività didattiche presso la foresteria di S. Antonio di Mavignola (24 posti letto disponibili). Gli alunni, durante i tre giorni di permanenza presso la foresteria, potranno conoscere da vicino l’orso bruno, scoprirne le abitudini e i segni di presenza, ripercorrendo la storia della sua scomparsa e del suo ritorno sulle Alpi Centrali grazie al progetto di reintroduzione “Life Ursus”. Inoltre, durante il periodo invernale, faranno conoscenza del Parco e della montagna esplorando il territorio con le racchette da neve e immergendosi nella natura “addormentata”. Ancora, impareranno come muoversi in sicurezza sulla neve e ad orientarsi nel bosco. Si potrà inoltre sperimentare l’attività tradizionale della lavorazione del legno, seguendo l’insegnamento di esperti intagliatori. Di sera si visiterà una stalla situata vicino alla foresteria, dove si vivrà l’atmosfera del “Filò”: l’incontro serale che, un tempo, radunava le famiglie contadine.

Anche quest’anno prosegue il progetto “Qualità Parco – Naturalmente scuola”, che dal 2005 assegna l’omonimo marchio alle scuole (attualmente quelle certificate sono 17) che dimostrando di impegnarsi nel migliorare il proprio impatto sull’ambiente e collaborano con il Parco alla diffusione della cultura ambientale.

Un valido supporto ai progetti di educazione ambientale, tenuti nelle classi della scuola primaria e della secondaria di primo grado, saranno, per il secondo anno consecutivo le schede didattiche ideate e realizzate, grazie al contributo di otto casse rurali (Adamello-Brenta, Bassa Anaunia, Giudicarie-Vlasabbia-Paganella, Mezzolombardo-San Michele all’Adige, Pinzolo, Spiazzo e Javrè, Strembo-Bocenago.Caderzone, Tuenno-Val di Non). Disegni e immagini esplicative, spazi da completare, questionari, giochi, esercizi e testi di approfondimento, dedicati ai temi “Acqua corrente”, “Orso bruno”, “La diversità botanica”, “Le tracce degli animali” e “Geologia”, aiutano a proporre una lezione attiva, che aiuta bambini e ragazzi a sviluppare capacità di analisi, di sintesi e senso critico nell’approcciarsi alle  tematiche ambientali.

Attività_didattica_01

Ma, quest’anno, un’importante novità accompagna le consuete proposte di educazione ambientale del Parco. Si tratta del Centro di educazione ambientale “Villa Santi” che ospiterà, da lunedì 5 ottobre, il primo gruppo. Attraverso percorsi personalizzati di interpretazione ambientale, che spaziano dal tema delle attività tradizionali di montagna al risparmio energetico, propone, a chi vorrà partecipare ad uno dei molteplici percorsi didattici messi a punto dagli educatori del Parco, di vivere un’esperienza educante e formativa in ogni momento del soggiorno.

Ogni anno, nelle attività didattiche del Parco, sono coinvolti 3.000 alunni, 

il 60% dei frequentanti le scuole dell’area protetta. Complessivamente alle attività di educazione ambientale partecipano 8.000 persone.

giovedì 15 ottobre 2009

Milonia tra mele, miele ed... orsi

Torna anche quest'anno l'atteso appuntamento dedicato alla Mela della Valle del Giovenco, al Miele e alle altre produzioni tipiche della Valle.

Evento giunto alla 3^ edizione che, dopo il successo di pubblico ottenuto nella passata edizione, dal 23 al 25 ottobre 2009 animerà le vie di Cesoli e il centro storico Ortona dei Marsi.

La Mostra-mercato è organizzata dalla pro loco Monte Faìto di Cesoli, con la partecipazione della pro loco di Ortona, Carrito e delle associazioni: Montagna Grande, Marsicana Giovenco e Amici dell'orso Bernardo.

La manifestazione costituisce un importante momento promozionale per le produzioni della valle e per il turismo naturalistico.

All'interno dell'ex scuola elementare di Cesoli saranno allestite:

  • una mostra pomologica con mele, pere, miele e altre produzioni tipiche, con sezione etnografica della civiltà contadina.
  • una rassegna fotografica del sito archeologico dell'antica fortezza marsa di Milonia.

Nella piazza del Parco 83,  regno dei sapori e tipicità, i visitatori troveranno un mercatino con prodotti locali e degustazioni varie.

Sabato sera ad Ortona dei Marsi "Melagusto":

  • percorso enogastronomico nel cuore del centro storico di Ortona dei Marsi.
  • "la ballata dell'uomo orso" rappresentazione sceneggiata e cantata con solisti e coro, di Pierluigi Giorgio, in collaborazione con il PNALM.

La visita alla mostra-mercato è un'occasione unica per conoscere la storia, le tradizioni, gli antichi sapori, i colori e i profumi  della Valle del Giovenco.

Nell'area del Parco 83 sarà a disposizione dei  visitatori  anche lo chalet-cucina, per la degustazione di piatti genuini e gustosi della tradizione locale.Per

ulteriori informazioni:

E-mail: info@valledelgiovenco.it e/o http://www.valledelgiovenco.it/

MILONIA-PROGRAMMA UomoOrso

Dalla taiga, un libro per promuovere la conservazione dell’orso bruno

Per 80 lunghe notti, in un piccolo capanno perduto nella taiga finlandese, il fotografo naturalista Stefano Unterthiner, stagione dopo stagione, ha incontrato gli orsi bruni. Il suo racconto è racchiuso nel libro "Le notti dell'orso", Edizioni Ylaios, 128 pagine, € 35,00. Un diario per immagini che ci porta nel regno del più affascinante e misterioso abitante delle foreste boreali.

Clicca qui per l'anteprima in .pdf

Autore ed editore hanno deciso di pagare all'orso bruno i DIRITTI D'AUTORE per le straordinarie immagini che il plantigrado ha concesso di scattare. Per ogni copia venduta, 1 euro sarà devoluto a un progetto di conservazione del Fondo Internazionale per la Protezione degli Animali (IFAW). In Russia, durante i mesi invernali, molti cacciatori pagano migliaia di euro per uccidere un orso in letargo. I cani scavano la tana risvegliando l'orso, mentre i cacciatori attendono poco distante con i fucili spianati; non appena l'animale esce dal suo rifugio viene ucciso. Quando la vittima di questa caccia è una femmina, gli eventuali cuccioli vengono abbandonati a morte certa. Per tentare di risolvere in parte questo problema, IFAW ha aperto un centro di riabilitazione che accoglie i cuccioli orfani. Il centro è diretto dalla famiglia Pazhetnov, che da anni si dedica alla riabilitazione degli orsi bruni. Il centro IFAW, nella Russia occidentale, in dodici anni di attività ha recuperato e rilasciato con successo in natura oltre 130 cuccioli di orso.

Per ogni libro che avrà protagonista un animale, Edizioni Ylaios ha scelto di pagare sempre i diritti d'autore attraverso il sostegno a progetti di conservazione di importanti istituzioni internazionali.

CHI E' L'AUTORE DELLE FOTOGRAFIE

Stefano Unterthiner è fra i maggiori fotografi naturalisti del mondo. Nel 2008, ha vinto il BBC Wildlife Photographer of the Year (il premio Oscar della fotografia naturalistica) nella categoria Animal Portraits. Nel settembre 2009, primo italiano nella storia della fotografia moderna, ha pubblicato un servizio completo sull'edizione americana di National Geographic.

"Le notti dell'orso" è disponibile su www.ylaios.com (anche in lingua inglese).


per informazioni:


Edizioni Ylaios

Saint-Vincent AO

tel. 3381275244

www.ylaios.com

giovedì 8 ottobre 2009

Cucciolo di orso polare copia i koala

Ormai l’abitudine di fotogra­fare animali in natura è diventa­ta così frequente che certe sco­perte, invece che farle gli etolo­gi, non raramente le fanno addi­rittura i turisti. Così è successo che una turista in crociera dalle parti del Polo nord ha avuto la straordinaria fortuna, come do­cumenta la Bbc , di ritrarre un cucciolo d’orso bianco che, as­sai singolarmente, «fa il fanti­no » sulla groppa materna, certi­ficando così un comportamen­to quasi sicuramente prima sco­nosciuto. E tale inconsueta ca­valcata ora dà da pensare agli studiosi, che si stanno sbizzar­rendo su come interpretarla.
Probabilmente, suggerisce il dottor Jon Aars del Norwegian Polar Institute di Tromso, si tratta del proseguimento sul ghiaccio di un trasporto che ta­lora le madri fanno in mare sia per proteggere i figli dall’acqua gelida sia per spender meno tempo nella traversata. Spiega­zione che, dato che spesso la ni­diata è fatta di più cuccioli, la­scia non poco perplessi. E c’è anche chi pensa, con non poca fantasia, a una nuova abitudine frutto di una mutazione geneti­ca, e tira in ballo, per analogia, certi marsupiali come il koala e l’opossum, oppure i formichie­ri americani, o addirittura gli scorpioni, tutta gente che i figli se li porta a spasso abbarbicati alla schiena.
Verrebbe poi in mente, in al­ternativa — e non sarebbe un’idea da buttar via — l’ipote­si del gioco. I giovani orsi, infat­ti, non solo sono assai ludici, ma quando si scatenano diven­tano decisamente creativi. D’al­tronde i documentari ce li han­no mostrati spesso mentre fan­no giochi di lotta o si esibisco­no in folli scivolate sui pendii innevati, oppure mentre fanno rotolare valanghe da essi stessi costruite. Quanto alle madri, sanno essere molto tolleranti, se è il caso. Sanno infatti, o al­meno lo sa quella sapienza inna­ta che ogni orsa ha scritto nel suo Dna, che i cuccioli è oppor­tuno lasciarli sempre giocare. Il gioco è infatti un esercizio che fa bene sia al fisico che alla mente. E gli orsi, garantito, ce l’hanno eccome una mente.
Vien da pensare, generaliz­zando, che in natura ogni mam­ma, o per meglio dire ogni geni­tore (in molte specie esistono anche le cure paterne), ha scrit­to nei suoi geni tutte le istruzio­ni utili per tirar su, nel migliore dei modi, la prole. Sanno essere dolci e tolleranti oppure, quan­do serve, decisi e severi. Istru­zioni, comunque, e questo è im­portante, sempre ben calibrate perché garantite dall’esame in­flessibile che, una generazione dopo l’altra, mette in atto la se­lezione naturale. Del resto ba­sta pensare a quanto sia natural­mente sapiente una gatta, o una cagnolina, che partorisce per la prima volta. Starle ad os­servare è uno spettacolo istrut­tivo. Sanno praticamente tutto: dal liberare i neonati dalla pla­centa per farli subito respirare, via via fino all’ultima cura, quel­l’emancipazione, talora appa­rentemente crudele ma comun­que essenziale, che renderà i fi­gli, una volta maturi, insieme autonomi e competenti su co­me stare al mondo
E. noi? Ebbene, per noi non è, né potrebbe essere così, perché noi ci siamo evoluti come pro­duttori di cultura. Che è, si po­trebbe dire, la nostra natura. Ciò fa sì che noi come allevare i figli dobbiamo inventarcelo, e basta andare indietro con la me­moria per ricordarci di quante regole (tutte culturali) col tem­po abbiamo sconfessato per so­stituirle con altre ed altre anco­ra. Sarà sempre così, temo, e ra­ramente, purtroppo, con risul­tati soddisfacenti.

Danilo Mainardi
Corriere della Sera.it



sabato 26 settembre 2009

Panda troppo costosi, lasciamoli estinguere

Lasciater che i panda si estinguano dignitosamente. Un singolare appello contro l' "accanimento terapeutico" che arriva dalla Gran Bretagna, per voce di Chris Packham, famoso naturalista e conduttore di programmi sugli animali. Che ha fatto insorgere gli animalisti.
Nella sua intervista alla rivista Radio Times, Chris Packham non è stato tenero con i grandi orsi bianchi e neri simbolo del Wwf: "I soldi spesi per la conservazione di questa specie potrebbero essere impiegati meglio, i panda sono entrati volontariamente in un cul de sac evolutivo". Da qui la proposta di "staccare la spina". Anche perché, ha aggiunto il naturalista britannico, "è inutile continuare a farli riprodurre in cattività se poi l'habitat dove reinserirli non esiste più".
Morbidi, pigri, goffi, i panda sono animali davanti ai quali nessuno nasconde un moto di tenerezza. Eppure le parole di Packham hanno un fondamento. Il panda, infatti, appartiene alla stessa famiglia degli orsi, e come quelli tecnicamente sarebbe onnivoro. Anzi, il suo apparato digerente sarebbe quello di un carnivoro, ma da tempo la specie si è adeguata a una dieta composta quasi esclusivamente di bambù. Proprio per le difficoltà di assimilazione delle foglie, il panda ne deve mangiare circa 40 chili al giorno, e la lunga digestione gli conferisce quell'aspetto assonnato da orsacchiotto di peluche.
Il panda è pigro anche in amore: raggiunge la maturità sessuale molto lentamente, e il periodo fertile di una femmina dura solo due giorni all'anno. Dato che si tratta di un animale solitario, poi, l'incontro tra i sessi non è sempre garantito, e per di più anche dopo l'accoppiamento solo una femmina su tre riesce a portare a termine la gravidanza. In ogni cucciolata possono nascere uno o due piccoli, ma la madre, sia in cattività che in natura, ne alleva sempre e solo uno, abbandonando l'altro. Ma nonostante concentri tutte le sue cure su un figlio solo, la mortalità infantile è comunque elevatissima.
In natura sopravvivono circa 1600 panda, secondo le stime del Wwf, minacciati dalla scomparsa del loro
habitat per mano dell'uomo. Ma sono molti, soprattutto in Cina, i centri dove si tenta la riproduzione in cattività. Addirittura si sperimenta una tecnica per cui la madre viene "ingannata" scambiando continuamente i cuccioli, in modo che li accetti e li allevi entrambi. Ma il problema sta anche a monte: per favorire l'accoppiamento tra gli animali impigriti e privi di interesse per l'altro sesso, si prova di tutto: dai feromoni ai "video a luci rosse", sperando che la vista di altri panda beatamente intenti alla riproduzione possa far riaffiorare gli istinti sopiti.
Il panda però è e rimane un animale simbolo della lotta per la protezione delle specie, e l'idea di "staccare la spina" ha fatto inorridire molti. "Chris ha detto una cosa sciocca, da irresponsabile", ha dichiarato Mark Wright, studioso di scienza della conservazione e consigliere del Wwf, che ha aggiunto: "I panda si sono perfettamente adattati al luogo dove vivono. Le montagne costituiscono il loro habitat e lì hanno a disposizione tutto il bambù che vogliono". Ma Chris Packham ha rincarato la dose, gettando ombre anche sul futuro delle tigri: "Difendere un animale che vale più da morto che da vivo sarà molto difficile, non credo che le tigri possano vivere altri 15 anni".
Tesi logicamente ineccepibili, quelle del conduttore britannico. Che di certo avrebbero suscitato molte meno polemiche se si fosse trattato di zanzare o pipistrelli. Ma pensando ai danni fatti dall'uomo all'habitat di tante specie, agli animali che si sono estinti, ripensiamo ai panda. Per quanto inadatti, inutili e costosi possano essere, siamo davvero pronti a lasciarli andare via per sempre?

Fonte: repubblica.it

mercoledì 23 settembre 2009

“Orso in emergenza? Ma sono 40 anni…”

L’Associazione Italiana per la Wilderness (AIW) – Riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente scrive con Franco Zunino: “Al solito, non appena un orso viene ucciso o trovato morto, si urla all’emergenza (con quello di cui alle recenti notizie di stampa, sono già tre nell’ultimo anno). Ma sono quasi quarant’anni che l’Orso bruno marsicano è sotto emergenza! C’erano non meno di 100 orsi nei primi anni 70’ del secolo scorso e tutti circoscritti nella zona del Parco Nazionale e suoi stretti circondari. Oggi ci sono sì e no circa 50 orsi distribuiti dai Monti Sibillini a nord ai Monti del Matese a sud, dalla Majella ad est, ai Monti Lucretili ad ovest. La causa principale di questo sbandamento? Quello che tutti gli ambientalisti ritengono il toccasana per i Parchi: il turismo. Infatti è il turismo che ne ha disperso la popolazione, ed al turismo si è poi aggiunto il calo praticamente improvviso delle coltivazioni agricole sulle aree agrarie del Parco e fasce circostanti ed il calo della pastorizia. Ovvio che gli orsi si allontanino sempre di più per cercare altrove ciò che un tempo trovano nelle loro montagne, e dove il turismo li sta trasformando in tanti Yoghi con tutti i problemi conseguenti.
Che hanno fatto le autorità in tutti questi anni? Ricerche! Studi scientifici sulla ben nota biologia di vita. Studi per sapere cose che in tutto il mondo sono da anni note e stranote, e che anche per il Parco d’Abruzzo erano già note da decenni se non da sempre. Mancava il crisma scientifico. Si sono spesi 12 milioni di euro per avere questo crisma (dichiarazione del quotidiano La Repubblica), dei quali quasi un milione di Euro donati da una benemerita signora americana. Un miliardo speso per poter dire che non di circa 50 orsi è formata la popolazione ma di soli 46 scientificamente contati (dichiarazione su La7). Come se 46 non fosse circa 50! Un milione di euro per stabilire un’ovvietà! Ci si poteva comprare una intera montagna da riservare all’Orso con quei soldi (questo avrebbero fatto gli americani, in una simile emergenza), o indennizzare i tanti tagli boschivi che stanno devastando il Parco. Invece no, catture e ricatture, con tutti i rischi del caso (anche l’ultimo trovato morto aveva il suo bel collare). E se appena un orso viene trovato morto perché ucciso da cacciatori (o bracconieri) di cinghiali e cervi, eco la solita richiesta: ampliare il Parco Nazionale! Dagli all’unico vero nemico dell’orso: la caccia! Ma se un orso viene ucciso da un automobile, come si presuppone sia successo per quest’ultimo esemplare, allora nessuna enfasi sulla vera ragione di questa morte. Allora silenzio sulle vere motivazioni per cui questi orsi si avvicinano tanto ai paesi e alle strade fino ad addomesticarsi (altro fenomeno di nuova generazione!). E quando si richiede un serio divieto a chi va a disturbare orsi per diletto o per fare business, non si ha il coraggio di provvedimenti serie e severi. Sempre palliativi, divieti sulla carta, che con un semplice ticket sono poi scavalcati. L’importante è mantenere attivo il business e dare addosso alla caccia.
Aspettiamoci presto la formalizzazione di tre richieste alle autorità per fermare l’eccidio: ampliare il Parco Nazionale (il che significherebbe aumentarne i problemi connessi!), chiudere la caccia in mezzo Abruzzo e Lazio e … riprendere a fare ricerche (quelle ricerche che si spera invece possano presto chiudersi per sempre, per cominciare a prendere provvedimenti concreti)!
Poi si parla di emergenza Orso. E nell’emergenza che si fa? L’hanno scorso si sono piantati meli, sperando che di qui a trent’anni qualche orso resti per cibarsi di quei frutti. E intanto un’altra Fondazione internazionale dovrà presto occuparsi di far seminare i terreni nelle zone esterne del Parco dove l’ente sembra non avere facoltà di intervenire e dove gli orsi possano trovare quegli alimenti di cui da millenni vanno alla ricerca, ma che secondo gli scienziati non sono indispensabili.

Murialdo, 20 Settembre 20009 IL SEGRETARIO GENERALE
F.to Franco Zunino

Giovane orso trovato morto: forse ucciso dai randagi

Si tratta di un esemplare nato circa 16 mesi fa, di 30 chili. Durante l’estate, insieme a mamma orsa e al fratello, si aggirava in località Acquaventilata, a Gioia dei Marsi. Le passeggiate pomeridiane e serali dei tre plantigradi avevano attirato l’attenzione di decine di curiosi e fotografi. Più recentemente erano proseguiti solo gli avvistamenti dei cuccioli. 

OrsettoMorto1OrsettoMorto2Nessuna auto pirata (come si era inizialmente ipotizzato, ndr), bensì i denti aguzzi di un branco di cani randagi. La fame e la lotta per la sopravvivenza hanno decretato la morte del cucciolo trovato senza vita a un centinaio di metri dall’ex Statale 83 Marsicana. La carcassa dell’orsetto di 16 mesi, dopo gli esami da parte dell’Istituto zooprofilattico di Teramo, presenta segni di morsi alla gola e una vertebra cervicale scheggiata. L’orso è stato azzannato ripetutamente. La notizia viene fornita da Vittorio Ducoli, direttore del Parco Nazionale d’Abruzzo. “Si tratta di canidi”, precisa, “potrebbero essere anche lupi, ma è più probabile che si tratti di cani randagi. La morte non è stata immediata, l’orso aveva dei problemi e qualcuno l’ha visto barcollare nei giorni precedenti il ritrovamento. sono in corso altri esami, ma si può escludere l’investimento da parte di un’auto”. Ducoli è preoccupato e solleva il problema del randagismo e dei pericoli che può creare nelle specie protette. “Questo episodio”, aggiunge, “conferma il problema del randagismo e dei danni che i cani causano al patrimonio zootecnico e naturale. Noi abbiamo già un progetto attivato sul randagismo canino. Non è competenza diretta del Parco, bensì dei comuni e delle ASL, ma noi siamo pronti a fare la nostra parte per contenere un fenomeno dannoso.

Fonte:  Il Centro

PNALM festeggia, ecco sei cuccioli di orso marsicano

La popolazione degli orsi marsicani all'interno del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise si è arricchita di 6 nuove unità. La sessione di osservazioni ha portato ad avvistare tre femmine con piccoli partoriti durante l'anno: una con 3 cuccioli, una con 2 e una con 1 cucciolo. Nell'operazione, coordinata dalla Direzione e dai Servizi scientifico e veterinario del Parco, sono state coinvolte circa 40 persone tra personale del parco, guardie del Parco, agenti del coordinamento territoriale per l'ambiente del CFS e volontari. Per questo ''bisogna ampliare l'area del PNALM per garantire la sopravvivenza dell'orso'', afferma il presidente del Parco nazionale Abruzzo, Lazio e Molise, Giuseppe Rossi dopo l'importante risultato arrivato dall'esito delle osservazioni mirate del plantigrado effettuate nei mesi scorsi. '' Se si considera che lo scorso anno sono stati osservati 10 piccoli e che una femmina di orso non partorisce tutti gli anni - come è noto i piccoli restano con la madre fino all'età di circa 15 mesi - l'avvistamento di un numero così elevato di piccoli, anche per quest'anno, è sicuramente di grande significato per la conservazione della specie''. Attualmente la popolazione di orsi presenti all'interno dell'area protetta abruzzese è di poche decine di individui, la genetica dice tra 40 e 60, di cui la metà femmine, e delle quali non tutte si riproducono (vanno escluse le più giovani e le più anziane), il numero di cuccioli avvistati negli ultimi due anni significano una forte vitalità della popolazione e una buona fertilità delle femmine. (ANSA)

Nuovi orsi nella fossa di Berna

La Fossa degli orsi di Berna ha due nuovi ospiti: si tratta di due giovani plantigradi arrivati dallo zoo di Mosca. Sono tuttavia in quarantena e il pubblico non li può ammirare. La famosa fossa simbolo della città è rimasta vuota dopo la morte in aprile del vecchio Pedro, affetto da un'artrosi inguaribile, in attesa dell'inaugurazione in ottobre il nuovo Parco degli orsi sulle rive dell'Aare.

Interpellato ieri sera dalla TV svizzerotedesca SF, il direttore dello zoo bernese Dählhölzli, Bernd Schildger, non ha voluto dare una risposta chiara alla domanda se i due plantigradi siano un regalo del presidente russo Dmitri Medvedev e di sua moglie, che saranno in Svizzera per una visita di Stato la settimana prossima.

Il nuovo Bärenpark che sarà inaugurato il mese prossimo permetterà agli orsi di avere a disposizione uno spazio aperto ben più ampio per le loro passeggiate rispetto alla fossa, molto criticata negli ultimi anni dagli animalisti. Una galleria consentirà agli animali di passare dall'attuale fossa alla vasta area sottostante di 6000 m2 che si estende lungo il fiume Aare. Ospiti del parco dovrebbero essere Finn e Björk, che vivono attualmente nello zoo Dählhölzli.

Anche i grizzly canadesi in pericolo

 

Dopo il panda gigante e l’orso polare, ora sembra che il pericolo di estinzione incomba anche sull’orso grizzly in Canada, a quanto riferisce il Guardian. Una accesa polemica è in corso nel Paese tra gli ambientalisti e il governo, cui chiedono di sospendere l’annuale stagione di caccia all’orso in seguito a rapporti secondo cui una marcata diminuzione di plantigradi è stata notata lungo i corsi d’acqua delle aree costiere dove normalmente si nutrono di salmoni.

I grizzly sono minacciati tanto dai cacciatori quanto da una grande diminuzione della popolazione di salmoni, di ci si nutrono. In un solo fiume, il Fraser, sulla costa occidentale del Canada, ci si attendeva che 10 milioni di salmoni si ritrovassero per deporre le uova, mentre ne sono arrivati solo un milione. Il governo ha promesso di ordinare un censimento dei grizzly, ma solo dopo che la stagione di caccia di quest’anno si è conclusa.

Gli ambientalisti sono furiosi perché dicono che la carenza di salmoni potrebbe essere responsabile della morte di molti grizzly durante la fase di letargo e che la caccia ridurrebbe ulteriormente il loro numero. Le femmine dei plantigradi partoriscono i loro cuccioli d’inverno dopo essersi saziate di salmoni a settembre per sopravvivere ai mesi invernali.

”Non ho mai visto prima orsi affamati in autunno, ma l’anno scorso ce n’erano tanti”, ha dichiarato Doug Neasloss, guida e fotografo nella British Columbia. ”Ho notato che a primavera”, ha aggiunto, non molti orsi uscivano dal letargo, ma ora il loro numero è ulteriormente diminuito. E’ una cosa che fa paura”.

Le stesse notizie sono state fornite da altre guide riguardo a 16 fiumi dove un tempo si incontravano dozzine di grizzly, il cui numero si è ora ridotto grandemente. Niente orsi, e quel che è peggio, niente cuccioli. Il ministro dell’ambiente sta cercando di correre ai ripari, avendo annunciato lo scorso luglio che estenderà il divieto di caccia ai grizzly di 470 mila ettari, portando il totale coperto dal bando a 1,9 milioni di ettari.

Secondo un rapporto pubblicato la settimana scorsa, il numero di orsi è diminuito in maniera drammatica nella provincia di Alberta, dove le autorità locali hanno deciso di sospendere la stagione di caccia nonostante le proteste dei cacciatori. Jim Pissot, dell’associazione Defenders of Wild Life, ha dichiarato che ”la situazione degli orsi è ora molto peggiore di quanto non fosse 20 anni fa”.

 

Fonte: Blitzquotidiano

domenica 20 settembre 2009

Giappone : orso attacca nove persone

Attacco alla fermata dell'autobus: un orso nero, alto 1 metro e 30 centimetri, ha ferito ieri pomeriggio diverse persone in una località turistica in Giappone. Il grosso animale è stato poi abbattuto. Un gruppo di turisti stava aspettando l'autobus a Takayama, piccola località turistica di montagna a 2.700 metri, nel Giappone centrale, a 230 chilometri da Tokyo. D'improvviso il plantigrado - probabilmente in preda al panico - ha fatto irruzione nella stazione dei pullman, aggredendo nove persone in attesa della partenza. (Qui il video) Le terribili sequenze documentate da un turista, mostrano una persona catturata dall'orso sul ciglio del parcheggio, mentre un uomo cerca di scacciarlo. L'animale, della specie Ursus thibetanus, si è poi infilato in un negozio di souvenir, dove le guardie sono riuscite a bloccarlo. Dopo quasi un'ora è stato abbattuto a colpi di arma da fuoco da un cacciatore.

Nessuno dei feriti sarebbe in pericolo di vita, riporta il quotidiano Japan Times. Più di cento persone si trovavano sulla scena quando l'orso, un maschio, ha cominciato ad attaccare senza motivo apparente i visitatori. Molti sono fuggiti, altri hanno cercato rifugio all'interno del bus. Gli esperti, in ogni caso, non si spiegano l'aggressione: «Si tratta di una specie che molto di rado assale gli esseri umani, a meno che non si senta seriamente minacciata», ha detto Tomohiko Akano, dei locali vigili del fuoco.

Elmar Burchia

giovedì 17 settembre 2009

Orso si allena con il Valladolid

Si chiama Yogui, è alto quasi tre metri ed arriva da Mosca il nuovo 'acquisto' del Real valladolid. Fisico decisamente possente e abile palleggiatore Yogui, purtroppo per il club spagnolo, non può essere schierato nell'undici titolare. Il nuovo arrivo, infatti, è... un orso.

Yogui, orso bruno proveniente dal circo statale di Mosca, è effettivamente un nuovo acquisto del Valladolid, ma solo nel ruolo di mascotte. Yogui è stato presentato ufficialmente nello stadio del Valladolid prioprio come Cristiano Ronaldo o Kakà.

Ha mostrato qualche 'giocata', per poi posare per le foto ufficiali insieme ai compagni di squadra, per la verità un po' intimoriti dalla mole del nuovo 'amico'. Non segnerà gol, ma la presenza di Yogui a bordocampo sarà sicuramente uno spauracchio per gli avversari, e un idolo per i suoi tifosi.

mercoledì 16 settembre 2009

Per JJ5 l'estate finisce senza prede «Speriamo che continui così»

Sarà l’età che avanza (il prossimo aprile compirà 4 anni), sarà che sbagliando si impara, fatto sta che JJ5, l’orso che da maggio dello scorso anno vive sulle montagne bergamasche, sembra diventato più saggio. Sono mesi che non preda più animali domestici (120 i capi uccisi tra pecore, capre e galline nel primo anno di permanenza sulle Orobie) e si ciba solo di vegetali e insetti. «Ora conosce il territorio, sembra essersi stabilizzato tra la Valle Brembana e quella Seriana e speriamo che in vista del letargo non riprenda a predare» spiega Chiara Crotti, la giovane naturalista bergamasca che segue i movimenti dell’orso da quando è arrivato sulle nostre Prealpi dal Parco dell’Adamello. Questa estate JJ5 si è dedicato a frutta, semi, radici, erba e prede selvatiche, lasciando in pace alpeggi e allevatori. «Ci auguriamo che vada avanti così – continua la ricercatrice –. Va detto però che l’estate non è periodo di predazioni per i plantigradi che tendono invece a cibarsi con più avidità prima e dopo il letargo».
L’anno scorso l’orso arrivato dal Trentino si era mostrato più esuberante, facendo danni da maggio sino a novembre, quando è stato il momento di andare in letargo. Dopo il risveglio ha ripreso a predare, ma negli ultimi mesi sembra essersi dato una calmata e dall’inizio di maggio non si hanno più notizie di uccisioni di pecore e polli, che sembravano piacergli tanto. «Quando è arrivato era giovane e spaesato, ed è comprensibile che si sia gettato sulle prede più facili da catturare – dice Chiara Crotti –. Ora potrebbe aver imparato a comportarsi bene, accontentandosi di quel che trova nei boschi: insetti, in particolare formiche di cui è molto ghiotto, e vegetali, che negli orsi bruni rappresentano l’80% del cibo ingerito».
L’ultima segnalazione di JJ5 risale al 17 agosto scorso. Un escursionista ha detto di averlo visto sopra Carona e sul posto sono state rinvenute impronte che verosimilmente erano del plantigrado. Ancora non è certo, ma pare probabile che JJ5 abbia trascorso sulle Orobie tutta l’estate. «Nonostante il suo vagabondare e le predazioni iniziali, ora possiamo affermare che la convivenza con JJ5 è possibile» afferma la naturalista dell’Università di Pavia, che in dicembre conseguirà la laurea specialistica proprio con una tesi sui grandi predatori nel Parco delle Orobie.
Intanto il direttivo del Parco delle Orobie ha deciso di rinnovare la polizza assicurativa che risarcisce i danni procurati da JJ5. «Risarciremo per un altro anno sia le cose danneggiate che gli animali uccisi» dice Grassi. Un’assicurazione che va ad aggiungersi a quella più generale stipulata dalla Regione per i danni causati da lupi, linci e orsi. Proseguono poi gli interventi di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul ritorno dei grandi predatori sulle nostre montagne. Interventi che si sono estesi oltre i confini provinciali. Nei giorni scorsi il Parco delle Orobie ha allestito uno stand al Parco Nord di Milano, per illustrare quel che offrono le montagne bergamasche, orso compreso. A fine mese si replicherà al Parco milanese di Trenno e prossimamente lo stand sarà all’Orio Center. Riprenderanno poi gli incontri informativi con la popolazione delle valli per illustrare le abitudini del plantigrado – che, ricordiamo, manca dalle Orobie da cent’anni – e quali comportamenti adottare nel caso, secondo gli esperti più unico che raro, ci si imbatta in lui.

 

Fonte: ecodibergamo.it

lunedì 10 agosto 2009

Massimiliano racconta il suo week end con l’’orso

“Per chi frequenta il Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, e in particolare Pescasseroli, forse conoscerà (o avrà semplicemente notato) l'ente 'Ecoutur', la cui sede si trova proprio nella grande piazza principale del paese.
P1010779_1Ecotur da diversi anni organizza escursioni turistiche/naturalistiche di diversa tipologia, durata e difficoltà, per promuovere le bellezze e le meraviglie del Parco Nazionale, il tutto nel pieno rispetto dell'ambiente e degli animali che in esso vivono. Parole che non rimangono solo tali ma si tramutano in amore e passione delle persone che ci lavorano, che ho potuto verificare e provare sulla mia pelle durante un intero week-end.
Girovagando sul loro sito web (
http://www.ecotur.org) ho infatti trovato una proposta che non poteva lasciarmi indifferente, poichè univa due delle mie grandi passioni: l'escursionismo e l'amore per gli orsi. Precisamente il 'Weekend Orso' (http://www.ecotur.org/trekking/Weekend-orso.htm). Il programma prevedeva l'incontro dei partecipanti davanti alla sede Ecotur nel primo pomeriggio di Sabato, la suddivisione delle persone nelle varie jeep/vetture a disposizione dell'ente per raggiungere poi il sentiero su cui avremmo continuato a piedi.
P1010780_1Con mia grande sorpresa mi è stato affidata la guida di una Panda 4x4 e, per me che vengo da una grande città come Roma dove le 4 ruote motrici forse non si sono mai viste, è stato molto divertente guidare questa vettura per il lungo sentiero sterrato. Una volta arrivati all'imbocco del sentiero vero e proprio abbiamo cominciato l'ascesa a piedi nel massimo silenzio attraverso il bosco, verso il Balzo dei Tre Confini, così chiamato perchè spartiacque di tre valli: la Valle Carbonara (Yum!), il valico dell’Aceretta ed il Vallone Pesco di Jorio. Questo è uno dei punti più alti, panoramici e suggestivi dell'intero Parco, e la presenza del Rifugio denominato 'di Jorio' lo dimostra. Dopo una pausa e un cambio di maglietta proprio all'interno del rifugio, ci siamo equipaggiati di binocoli (gentilmente offerti ancora una volta dall'ente Ecotur) e, dopo una piacevole passeggiata lungo le creste delle montagne a 1900 metri di altezza, abbiamo raggiunto il punto di osservazione. Questo semplicemente, è un tratto del sentiero della cresta dove si ha un'ampia e chiara veduta del versante sottostante, aiutata anche dalla favorevole illuminazione del sole. Nel più totale silenzio abbiamo cominciato l'appostamento. L'emozione nella possibile visione dell'orso era mitigata dallo stupendo panorama che si presentava davanti a noi. La distanza rispetto ai possibili punti dove poteva essere avvistato il plantigrado era notevole, ma questo si è sempre reso necessario per non disturbare in alcun modo gli animali con la presenza umana. Inoltre l'utilizzo di un potentissimo e costoso cannocchiale da parte delle guide rendeva queste distanze eventualmente assolutamente trascurabili.
P1010786_1Abbiamo imparato grazie alle guide che il silenzio, l'attesa e l'attenzione nella ricerca visiva sono armi indispensabili per avvistare gli animali all'interno del Parco. E infatti, dopo pochi minuti, abbiamo potuto godere della visione di 2 camosci prima e di 4 cervi poi, intenti a rifocillarsi e a riposarsi lungo le creste dei monti della vallata di fronte a noi. E infine, dopo lunghi minuti di attesa e speranza, finalmente il segnale tanto atteso da parte della guida 'Ecco l'orso!'. Ed è stata una visione bellissima! Un orsa con il suo cucciolo (nato proprio quest'anno) che cercavano cibo tra le piante e capovolgendo grossi sassi proprio al limitare del bosco. E quanto era vivace l'orsetto! correva intorno alla mamma e giocava rotolandosi lungo brevi discese per poi risalire e rotolarsi di nuovo. Vederli proprio in mezzo al loro ambiente naturale, nel nostro Parco, dal vivo è stata veramente una bella emozione. Oltretutto vedere un cucciolo appena nato di una razza a rischio così allegro e in forma mi ha fatto veramente piacere. si potessero avere 100 e più incontri diversi come questo per la salvaguarda della specie!
Gli orsi, ignari della nostra presenza, sono rimasti visibili per molti minuti prima di scomparire nel bosco e grazie all'utilizzo (a turno) del mega-cannochiale è stato possibile osservare gli animali come proprio davanti ai nostri occhi!
Con il tramonto l'osservazione è stata conclusa e siamo tornati al rifugio per una favolosa e piacevole cena a base di formaggi, salami, ricotta, pane e altri prodotti tipici della zona del Parco, allietata anche dai racconti delle guide, residenti della zona, che hanno narrato tantissimi incontri, più o meno fortuiti, con l'orso marsicano. Terminata la cena, e giunta la notte, molti del gruppo che hanno aquistato solo il pacchetto giornaliero hanno fatto ritorno alle macchine tramite un emozionante escursionismo notturno (sempre condotti da una guida Ecotur), mentre pochi (me compreso) hanno potuto godere di un cielo stellato come non mai, di un panorama magico, e di un emozionante notte passata in rifugio (per me è stata la prima volta).
P1010789_1La mattina successiva, sveglia ai primi raggi di luce, visione e foto della stupenda alba e dell'ambiente circostante che si 'svegliava', colazione abbondante e continuazione dell'escursione lungo la cresta montuosa, effettuando un avvistamento 'dinamico' (ovvero provare a trovare gli orsi in molti punti fermandosi però solo per pochi minuti) rispetto a quello 'statico' del giorno precedente. Purtroppo in quest'ultimo caso non abbiamo avuto successo, ma le guide ci hanno consolato dicendo che il lungo incontro del giorno precedente è stato comunque un gran bel risultato.
Infine, dopo una piacevolissima mattinata di trekking e natura, siamo pian piano ridiscesi fino a Pescasseroli.
Insomma un weekend che consiglio a tutti gli amanti dell'orso, anche per la sola giornata di sabato. Un incontro che ancora di più ti fa amare e ti fa venire voglia di proteggere questo meraviglioso animale.”

Massimiliano

 

Ringrazio di cuore Massimiliano per il bel resoconto e sono felice per la sua esperienza “ravvicinata”. Sarà sicuramente un ricordo che rimarrà vivo nella sua mente e nel suo cuore per lungo lungo tempo. Se qualcuno di voi ha voglia di raccontare la sua esperienza non esiti a farlo: il Blog dell’OrsoBruno non aspetta altro!

 

Con questo post auguro a tutti i lettori del blog buone vacanze, che nel mio caso saranno abbastanza lunghe visto che partirò dopo Ferragosto per il Nord Europa e ci resterò fino ai primi di Settembre…chissà che lì non incontri qualche cugino orso scandinavo?

 

Buone vacanze a tutti!!

Miti e riti dell’orso nel grande nord Sciamani e animali sacri dell’Eurasia

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Alle volte le idee partono da fatti remoti: molti anni orsono, negli anni ‘970, Dario Seglie, Direttore del Museo di Arte Preistorica di Pinerolo, aveva incontrato Juha Pentikäinen, Docente di Religioni Comparate all’Università di Helsinki, ad un congresso internazionale. L’anno scorso, il Professore finlandese ed un suo collaboratore, Vesa Matteo Piludu, hanno tenuto delle lezioni sullo sciamanismo all’Università di Torino, invitati da Enrico Comba, docente di Antropologia Culturale nell’ateneo torinese e collaboratore scientifico del CeSMAP, Centro Studi e Museo di Pinerolo. 

Enrico Comba e Dario Seglie, una decina di anni orsono avevano realizzato una missione di studi in Siberia, nella regione tra i fiumi Ob e Yenisei con colleghi russi dell’Università di Kemerovo, per indagare l’archeologia e l’antropologia di quelle terre ed avevano avuto l’opportunità di conoscere alcuni sciamani e di essere invitati ad assistere ai loro riti. Con i dati scientifici raccolti si era realizzata a Pinerolo una importante mostra, “Siberian Rock Art” che aveva portato i visitatori a conoscere, attraverso l’arte rupestre, popoli lontani e sconosciuti, genti che praticano lo sciamanismo e considerano  l’orso come animale sacro.

Dalla sommatoria di questi eventi è partita l’idea della presente mostra che è allestita nella Chiesa di S. Agostino, in via Principi d’Acaja a Pinerolo dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009.

Juha Pentikäinen, dagli anni ’60 ha effettuato molte missioni scientifiche - al confine tra antropologia ed archeologia - nel Grande Nord, raccogliendo dati e testimonianze di tradizioni a rischio di estinzione. In questa mostra sono riuniti materiali di fine ‘800, ‘900 e dei giorni nostri; i reperti esposti provengono dalla sua collezione: vestiti, tamburi e strumenti musicali, sculture, ornamenti e paramenti degli sciamani eurasiatici.

Si sono inseriti alcuni documenti che provengono dalle ricerche del Museo di Pinerolo, particolarmente per quanto concerne l’arte rupestre della Siberia e ci si è avvalsi della collaborazione del Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, il cui Conservatore Daniele Ormezzano ha portato reperti e documenti sulla sistematica degli orsi e sul rapporto uomo-orso.

Sciamanismo e culto dell’orso sono il fil rouge in un viaggio affascinante e misterioso verso il mitico Grande Nord dell’Eurasia, esplorato con gli occhi di studiosi settentrionali e meridionali, attraverso la focale dei racconti di antiche pratiche tradizionali e di eventi e tratti culturali ancora vivi oggi nei vastissimi territori circum-polari e sub-polari estesi tra Europa ed Asia.

La Siberia è la culla dello sciamanismo; la parola stessa deriverebbe dal shaman, termine dei Tungusi (o Evenki), utilizzato in antropologia per definire figure di uomini o donne che svolgono varie funzioni di carattere religioso, rituale e di guarigione. Esistono diverse categorie di sciamani presenti in tutto il mondo, che svolgono funzioni sociali più o meno rilevanti, a seconda del gruppo di appartenenza. Tali funzioni variano dall’intermediazione con gli  spiriti dei defunti, alla divinazione, a pratiche di guarigione, interpretazione di sogni e guida in azioni belliche. Elementi sciamanici si trovano presso le culture dell’Asia centrale, dell’Europa e delle Americhe. In Africa e nell’Oceania non si parla di un vero sciamanismo, anche se alcuni riti sono ad esso assimilabili per il loro significato magico - religioso. Lo sciamanismo ha radici preistoriche, come suggeriscono alcune interpretazioni, ad es. di Jean Clottes,  per dipinti parietali paleolitici in caverna, e dal Neolitico, alcune composizioni di arte rupestre del territorio scandinavo e siberiano, unitamente a reperti degli scavi archeologici.

Gli strumenti classici dello sciamano consistono nel tamburo, maschere, strumenti musicali, cinture con sonagli, statue raffiguranti l’effige degli spiriti verso cui trasmigrare. Il tamburo è lo strumento principale, e talvolta la sua pelle tesa viene decorata e dipinta con immagini antropomorfe e zoomorfe, simboli sacri ed elementi cosmologici.

Lo sciamano è anche il depositario dei saperi di quei popoli. Possiede una conoscenza profonda delle tradizioni e dei miti della comunità. Conosce le poesie, le canzoni ed i rituali. I suoi saperi spaziano dalla mitologia alla medicina, alla religione.

Le comunità umane che vivono a stretto contatto con la natura considerano sacri alcuni animali. Normalmente vengono adorati animali che uniscono doti terrifiche ma anche positive, come il coraggio e la generosità. L’orso, nei popoli artici e subartici, è uno di questi. Essendo proibito evocarlo per nome, esistono tanti nomignoli con i quali viene affettuosamente indicato. Riti relativi all’uccisione rituale dell’orso si ritrovano in tutta l’Eurasia. Questo animale, così amato dai popoli di tutto il mondo, simboleggia la rinascita periodica della natura. L’orso incarna il mito dell’eterno ritorno, ha un “timer” biologico che lo fa uscire dal letargo all’inizio di ogni primavera, risvegliandosi all’equinozio dalle profondità della  Madre Terra e quindi in sincronia con i cicli naturali.

La conoscenza di pratiche tradizionali di questi popoli che viene presentata nella mostra, suggerisce una evidente  convergenza con alcune esperienze spirituali delle società contemporanee.

Culto dell’orso e Sciamanismo sono peculiari di aggregati umani in continuo e profondo rapporto di equilibrio con l’ambiente naturale dal quale traggono ispirazione, forza e sostentamento. Il patrimonio tradizionale posseduto da queste culture, oggi ritenute marginali rispetto al nostro mondo che gioca la carta del “glocale” con incerte prospettive, non può che essere proposto nel quadro di una espansione della conoscenza, che ci consenta di spingere un po’ in là il buio che ci circonda; e rimettendo al centro sull’axis mundi del palo sciamanico l’Umanità il cui bene e progresso generale è il fine nobile da perseguire.

Prof. Dario Seglie

Direttore

Civico Museo di Archeologia e Antropologia

Pinerolo, Italia

 

Mostra

MITI E RITI DELL’ORSO NEL GRANDE NORD

Sciamani e animali sacri dell’Eurasia

Una mostra a cura del

CeSMAP – Centro Studi e Museo d’Arte Preistorica,

Museo Civico di Archeologia e Antropologia di Pinerolo

promossa da:

CeSMAP-Pinerolo, University of Helsinki e University of Lapland, Università di Torino,

Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, Pohjoisen Etnografian Seura - Società per l'Etnografia Nordica

Patrocini e Ringraziamenti:

Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Ministero degli Esteri, Roma

Regione Piemonte – Provincia di Torino - Città di Pinerolo – Comunità Montane del Pinerolese - Italia Nostra del Pinerolese - Rotary Club e Lions Club del Pinerolese

Chiesa di S. Agostino

Via Principi d’Acaja, Pinerolo

Dal 29 Agosto al 29 Novembre 2009

Orari: Sabato 15,30 - 18,30 e Domenica  10,30 -12,30 e 15,30 - 18,30 – Ingresso libero

Visite guidate per scuole e gruppi: tutti i giorni, prenotazione obbligatoria Tel. 0121 794382

Web:    www.cesmap.it         -      E-mail:  cesmap@cesmap.it

 

Mostra Orsi e Sciamani 09 011b

Orso bruno Nord-europeo, esposto nella Chiesa di S. Agostino per la Mostra Miti e riti dell’Orso nel Grande Nord - Sciamani e animali sacri dell’Eurasia”. (courtesy: Museo Regionale di Scienze Naturali, Torino. Foto Dario Seglie, Archivio CeSMAP).

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Ad Alta, in Norvegia, sono state trovate oltre trenta incisioni rupestri raffiguranti orsi. In questa immagine, nei pressi di Hjemmelund, si può ammirare una delle poche rappresentazioni “realistiche” della caccia all’orso, probabilmente eseguita ritualmente. Foto di Pekka Kivikäs. Alta Museum).

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Carta geografica dell’Eurasia, tra l’Oceano Atlantico ed il Pacifico, con le terre del Grande Nord. (Rand McNally & C. Maps).

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La difesa del Sampo, magica ruota di mulino forgiata dal mitico fabbro Ilmarinen. Il saggio sciamano Väinämöinen, al comando della barca che trasporta il Sampo, affronta l’insidia di Louhi, maga e signora del paese di Pohjola, la Terra del Nord, rivale di Kalevala, la Terra del Sud. Dipinto di Akseli Gallen – Kallela, Tempera su tela, 1896

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La difesa del Sampo, magica ruota di mulino forgiata dal mitico fabbro Ilmarinen. Copertina del fumetto (1999) di Walt Disney che reinterpreta il Kalevala finlandese.

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La Chiesa Luterana e le Università finniche condannano i culti dell’orso nel XVII Secolo. Dipinto raffigurante una processione alla cattedrale di Åbo (l’attuale Turku). Dipinto di Albert Edelfert, 1904.

Xilografia tratta dall’opera di Olao Magno: Historia de gentibus septentrionalibus (1555). Un cacciatore volle tirare all’orso quando stava in piedi a mangiare bacche da un albero in autunno. Riuscì ad allarmare l’animale a tal punto che la povera bestia prese a lanciare le bacche dall’ano come chicchi di grandine.

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In una delle fasi fondamentali del complicato rituale la sciamana Lindza cominciò a intonare il kekuri, canto dalla melodia ossessiva e melanconica che serviva a rintracciare e riunire tutte le anime da accompagnare in gruppo nel viaggio definitivo. A conclusione del complesso rituale kasa-taori, la sciamana fa compiere il viaggio ultraterreno verso il Buni alle anime dei defunti, qui rappresentati dalle statuette mudgen. (Foto Juha Pentikäinen).

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Sulla superficie del tamburo Sami conservato presso il Museo Preistorico ed Etnografico L. Pigorini di Roma è disegnata una linea orizzontale che divide la sfera celeste da quella terrestre. Sulla linea sono rappresentate le principali divinità Sami. Nella parte uranica si può notare un cacciatore con il cappello Sami “dei quattro venti” puntare la freccia contro un grosso orso, sormontato da una renna di enormi proporzioni. Si tratta della rappresentazione di un mito di caccia, che narra come il cacciatore e le prede si siano trasformati in costellazioni. Al centro del tamburo vi è la rappresentazione del sole, connesso al cielo e alla terra da una linea verticale che potrebbe rappresentare il “pilastro dell’universo”. La corta linea verticale in basso divide il mondo terrestre da quello sotterraneo, nel quale sono rappresentate le divinità ctonie e, curiosamente, anche una chiesa cristiana (la casa con tre croci). (Foto Museo Nazionale Pigorini)

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All'inizio delle attività rituali lo sciamano deve riscaldare il tamburo. Si tratta di un accorgimento indispensabile, poiché la membrana lasciata fredda potrebbe spezzarsi o produrre un suono di scarsa qualità; anche la voce dello sciamano deve essere forte. La fase rituale del riscaldamento del tamburo, davanti l’albero sacro con gli scalini, è svolta da Ella, giovane apprendista sciamana. (Foto Juha Pentikäinen).

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L’anziana sciamana Marina Sopotshin “scalda” il suo tamburo per iniziare il rituale. (Foto Juha Pentikäinen).

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L'informatore principale della ricerca sul campo del Prof Juha Pentikäinen dell’Università di Helsinki era l'anziano sciamano khanti Ivan Stepanovits Sopotshin, che nel gennaio 1990 aveva un'età stimata di circa 90 anni ed era analfabeta. Sopotshin era l'unico sopravvissuto degli otto sciamani khanti arrestati nel 1930 durante le persecuzioni ordinate da Stalin contro presunti “leader nazionalisti” siberiani. Lo sciamano Sopotshin suona il suo tamburo rituale. (Foto Juha Pentikäinen).

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Orso Bruno. Gli ursidi sono classificati, all’interno dei mammiferi Euteri o Placentati, come appartenenti all’ordine dei Carnivora. Possono raggiungere i 300 Kg di peso. (courtesy: Daniele Ormezzano, Museo Regionale di Scienze Naturali, Torino).

Yggdrasill

L’albero cosmico, il frassino Yggdrasill, costituisce l’axis mundi delle mitologie nord europee. Collega le tre regioni dello spazio: gli Inferi, la Terra, i Cieli.  (Disegno tratto da un manoscritto islandese del XVII secolo)

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Figura di orso incisa nel granito, Età del Bronzo scandinava, 1500 a. C.

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La roccia Altarikallio (“Roccia Altare”) a Kynsikaivonniemi, presso Hirvensalmi, ha un evidente profilo naturale a forma d’orso. Secondo le tradizioni locali, i pescatori erano soliti fare offerte allo spirito della roccia per assicurarsi una buona pesca. (Foto di Timo Huvilinna).

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Costume sciamanico e tamburo siberiano, Museo dell’Università di Novosibirsk, Foto Dario Seglie, Archivio Missione CeSMAP in Siberia, 1998.