"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

venerdì 31 ottobre 2008

Ponte: orsi e uomini possono convivere?

Avvistamenti, incursioni, danni a piccoli allevamenti e battaglie animaliste. Da molti mesi, ormai, gli orsi bruni sono protagonisti delle cronache così come il conflitto che la loro reintroduzione sulle Alpi ha creato, in alcuni casi, con gli insediamenti umani. Come andrà a finire? Se ne parlerà stasera, a Ponte di Legno in Alta Valcamonica, in una serata organizzata dal Parco dello Stelvio.
Ci sarà Cristina Fraquelli, medico veterinario di Life Ursus, a parlare della convivenza tra orsi e uomini questa sera a Ponte di Legno. L'incontro avrà inizio alle 21 e si terrà presso la sala consiliare del Comune ad ingresso libero.
Con questo evento, il Parco dello Stelvio spera di approfondire il progetto di reintroduzione dell’orso bruno in Trentino e e dare risposte in merito alla convivenza tra orsi e uomini, che spesso crea conflitti e criticità.
L'orso, infatti, vent'anni fa si era quasi estinto sull'Arco alpino a causa della persecuzione diretta da parte dell'uomo e della riduzione dell habitat. Ma nel 1996, il Parco Naturale Adamello Brenta ha avviato il progetto Life Ursus per reintrodurlo sulle nostre montagne, con la collaborazione della provincia di Trento e dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica oltre che il supporto dell'Unione Europea.
Il progetto ha funzionato e di recente i piccoli orsi discendenti dall'ultimo nucleo di plantigradi rimasto sulle Alpi si sono spostati dal territorio d'origine, arrivando fino in Valtellina e oltrepassando i confini italiani verso Austria e Svizzera. Ben noti sono i conseguenti problemi e le ostilità create negli insediamenti umani.
Stasera, a Ponte di Legno, tra filmati e discussioni, sarà possibile capire meglio come vivono questi animali e come possono convivere con l'uomo nei pressi di paesi e cittadine montane. E sarà spiegato nei dettagli il progetto Life Ursus.

Fonte: Montagna.tv

lunedì 27 ottobre 2008

L'orso bruno nei Pirenei - Prima parte

Alcuni di voi e soprattutto coloro che vivono in Francia, Spagna e Slovenia, hanno sentito almeno una volta parlare degli orsi problematici dei Pirenei. Spesso, questo argomento è trattato dai media, facendo ascoltare la voce di entrambi i soggetti coinvolti:da un lato i sostenitori dei diritti degli animali, dall'altro i loro avversari. Nella maggior parte dei casi, rifacendosi solo ai mezzi di comunicazione, è difficile farsi un'idea propria sulla questione a causa di una mancanza di fatti concreti e di informazioni più precise.
Se si chiede un commento in merito alla gente comune, quasi tutti dicono "Amo gli orsi, sono animali splendidi e penso che debbano essere salvati, ma se ne incontrassi uno non so cosa farei, per questo motivo comprendo anche le ragioni degli allevatori".
Seguendo un altro approccio, alcune persone, vicine alla visione politica anti-globale, tendono a favorire la fazione opposta, che suona meno "ecologicamente utopica" e più vicina al contesto e alla situazione reale. Ma spesso questa posizione non esprime ragioni concrete.
Lo scopo di questo articolo quindi è di fare un po' di chiarezza.
La popolazione di orsi bruni dei Pirenei iniziò a diminuire circa 200 anni fa con l'introduzione delle armi da fuoco che fecero di questi monti un'area molto popolare per la caccia.
Dopo la seconda guerra mondiale la caccia si arrestò quasi completamente, ma la popolazione era ormai già troppo ridotta per continuare a sopravvivere e si frammentò in diversi nuclei: una popolazione ad ovest, una nell'Ariège e una nei Pirenei centrali. Negli anni '90 la popolazione dei Pirenei centrali scomparve e 7 orsi rimasero nell'intera catena montuosa. Ad oggi anche la popolazione occidentale è quasi estinta e la maggior parte degli orsi rimanenti, circa 20 individui, e concentrata nell'Ariège, dove si trova il cuore del "problema"...
Quando gli orsi dei Pirenei raggiunsero questo livello vennero decise alcune reintroduzioni dato che per salvare questa "famiglia" gli orsi originali che vivevano sui Pirenei non erano abbastanza numerosi.
La domanda principale era: "quali orsi reintrodurre?". Dovevano essere orsi molto simili a quelli pirenaici per morfologia, etologia e per habitat.
Logicamente gli orsi più vicini ai Pirenei erano quelli del Picos de Europa (nella Spagna settentrionale) dove vivono circa 70 orsi; la separazione di questa popolazione con quella dei Pirenei è piuttosto recente nella storia naturale dal momento che anche i Paesi Baschi erano popolati, fino a qualche tempo fa, da orsi. Purtroppo la popolazione del Picos de Europa era, secondo gli esperti spagnoli, troppo fragile e non avrebbe sopportato il prelievo di 5-10 esemplari per ripopolare i Pirenei, così si iniziò a guardare nei paesi esteri. In modo prevedibile vennero esclusi a priori gli orsi scandinavi, adattati ad un habitat troppo diverso e ad un'alimentazione quasi esclusivamente carnivora. Gli orsi Greci e delle Alpi erano come quelli dei Pirenei, quasi sull'orlo dell'estinzione, tanto che l'Italia stessa ne ha dovuti importare dalla Slovenia. Rimanevano solo quelli delle Alpi Dinariche.
Prima della totale estinzione della popolazione occidentale, venne considerata la possibilità di acquistare alcuni orsi dalla Romania o dalla Slovacchia, anche perché esiste una certa problematicità legata all'alta densità di orsi in questi paesi (come ad esempio nella Romania settentrionale), ma l'idea venne abbandonata quando si vide che gli orsi sloveni erano geneticamente più simili a quelli pirenaici e che vivevano in un ambiente più simile a quello di destinazione.
Il confine settentrionale delle Alpi Dinariche, ha la particolarità di ospitare una popolazione molto grande di orsi, alcune volte problematici. Ogni anno, una parte degli orsi veniva abbattuta, proprio perché erano troppo numerosi e tendevano ad avvicinarsi troppo agli insediamenti umani. Le autorità slovene sono fra le migliori nella cattura e nell'esportazione degli orsi allo scopo di aiutare gli altri paesi nel recupero delle popolazioni di orsi.
Gli orsi sloveni vennero dunque scelti. I plantigradi catturati vennero prima narcotizzati, caricati e trasportati per 2000 km da Sneznik ad Ariège. Gli orsi rilasciati nel 2006 vennero anche radiocollarati e schedati geneticamente. Ci furono due rilasci principali:
  • 3 orsi fra il 1996 e il 1997: 2 femmine, Melba e Ziva e 1 maschio, Pyros
  • 5 orsi nel 2006: 4 femmine: Franska, Palouma, Hvala e Sarousse e 1 maschio Balou
Ziva partori due cuccioli maschi nel 1997, Nerè e Kouni, quest'ultimo sfortunatamente morì 3 anni dopo. Nerè, invece, si riprodusse con una femmina locale, Canelle, generando un maschio, il primo "ibrido" fra gli orsi sloveni e quelli pirenaici. Ziva, fra il 2000 e il 2004, diede alla luce altri tre cuccioli maschi ma uno di questi morì. Pyros era un maschio molto attivo e si accoppiò con Melba, generando due cuccioli, un maschio, Bouxti e una femmina, Caramelle, che più tardi si accoppiò con lo stesso Pyros dando alla luce due maschi, uno morto nel 2001 e uno ancora vivo (almeno fino al 2003) ma senza nome. Il secondo rilascio venne deciso dopo l'"accidentale" uccisione di Canelle, l'ultima orsa originale, nel 2004. Ci fu un periodo molto teso, gli oppositori al rilascio bloccarono e manifestarono sui luoghi scelti per la liberazione degli orsi. Il municipio del villaggio di Arbas venne vandalizzato e i poliziotti intervennero per sedare gli scontri prima del tentativo di rilascio di Palouma. Tutti e cinque gli orsi vennero liberati i di notte e velocemente in aree che rimasero segrete fino all'ultimo momento. Ma gli eventi per gli orsi rilasciati nel 2006, furono meno felici di quelli dei loro predecessori...

Continua...

Fonte: Pyrenee's bears : Why the hell so much noise ?

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Hvala, un orsa nel mirino

L’elicottero gira sopra la sua testa. L’orsa Hvala si nasconde nei boschi del Portet, in qualche anfratto là sotto, dove si crede al riparo dalla strana bestia volante. Non sa di non avere scampo, perché gli uomini possono seguire i suoi spostamenti grazie al microchip che le è stato iniettato poco più di due anni fa, a scopi scientifici ed ecologici. Hvala era stata trasferita dalla Slovenia ai Pirenei nel 2006, per ripopolare le montagne al confine tra la Francia e la Spagna, dopo l’estinzione dei plantigradi locali. Sei anni e cento chili, l’orsa si è adattata al suo nuovo habitat, ma ora rischia di fare la stessa fine di Cannelle e di Franska, due consimili e compatriote uccise rispettivamente da un cacciatore e da un’auto sempre nella stessa area, ma sul lato francese. Dopo un momento di gloria nella primavera dell’anno scorso, quando ha messo al mondo due orsacchiotti, Hvala è finita la settimana scorsa sulla lista nera dei ricercati per aver attaccato un cacciatore di cinghiali, Lluis Turno, che si è trovato sul suo cammino assieme ai suoi segugi.
L’orsa ha fatto ciò che Madre Natura le suggeriva: tirato una zampata e azzannato il piede dell’intruso nel suo territorio. L’uomo è finito all’ospedale, e i suoi colleghi si sono armati di fucili per liberare la Val d’Aran dall’orsa forestiera. Un nucleo di guardie forestali sta cercando di precedere i giustizieri, prima che il terzo esemplare sloveno sia abbattuto: anche gli agenti ambientali sono armati di fucili, caricati però con potenti dosi di sonnifero. Il loro obiettivo è narcotizzare Hvala per trasferirla in un centro specializzato e studiarne il comportamento. Nel migliore dei casi, per lei, sarà la fine anche della libertà vigilata. I cacciatori di Les, il paese cui appartiene anche il ferito, hanno dato 48 ore di tempo alle guardie per catturare Hvala, dopodiché prenderanno le doppiette, caricate a pallettoni, per mettere in pratica la loro «vendetta», ripetuta proprio così, in italiano: «Se entro lunedì non l’hanno presa – dice Daniel Boya – ci penseremo noi». Hvala, braccata, potrebbe spostarsi di parecchi chilometri e ripassare la frontiera, ma il microchip segnala che si sta muovendo ancora nei paraggi. Ignara di confini, esperimenti ambientali falliti, microchip e uomini in cerca di «vendetta».

Presto inserirò una serie di post per comprendere maggiormente la situazione degli orsi nei Pirenei, scoprendo che per certi versi la situazione non è molto distante da ciò che avviene a casa nostra.

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venerdì 24 ottobre 2008

E mentre Gemma non si trova, ecco che arriva Forchetta

Per diverse notti il servizio veterinario e di sorveglianza del Parco Nazionale d'Abruzzo ha effettuato appostamenti con la speranza di riuscire a catturare l'orsa Gemma e il suo cucciolo, ma la furba mamma, è ancora in libertà. Al suo posto due notti fa sono stati catturati altri due orsi: una femmina di 7 anni e la sua cucciola di un anno e mezzo, rispettivamente battezzate come Sebastiana e Forchetta. I nomi sono stati suggeriti da una guardia che li teneva costanetemente sottocontrollo e l'idea è venuta perchè al momento della cattura i due orsi stavano attraversando la Valle del Giovenco, percorrendo un sentiero che da San Sebastiano si dirige verso il Valico della Forchetta.
Intanto la nostra Gemma è ancora WANTED!

martedì 21 ottobre 2008

Cucciolo di orso nero ucciso e avvolto negli striscioni di Obama : follie presidenziali.

Un cucciolo di orso nero ucciso è stato ritrovatu questa mattina nella Western Carolina University; il corpo era avvolto in due striscioni con gli slogan della campagna politica di Obama.
Il personale dell'ateneo ha dichiarato che il corpo del cucciolo di plantigrado, che pesa circa 35 chili, è stato ritrovato intorno alle 7.45, gettato nei pressi della rotonda della statua di Catamount, all'entrata del campus. “Sembra che sia stato colpito in testa con un colpo di arma da fuoco. Un paio di striscioni di Obama sono stati fissati insieme e attaccati sulla sua testa" afferma Tom Johnson, capo della polizia universitaria, che ha prontamente chiamato gli ufficiali della N.C. Wildlife Resourcesper portare via il corpo e dare una mano nelle indagini. La stagione di caccia è in corso nel Western North Carolina. “Questo è inaccettabile” ha detto Johnson. “Qualcuno vuole attirare l'attenzione sulle elezioni. Se riusciremo a trovare il colpevole, siamo sicuri che molta dell'attenzione si sposterà su di lui"
"La Western Carolina University condanna il comportamento inappropriato che ha portato a questo fastidioso incidente" afferma Leila Tvedt, vice rettore "Non possiamo speculare sulle motivazioni delle persone coinvolte, o nemmeno su chi possa essere il colpevole. LE forze dell'ordine del campus stanno collaborando che le autorità per indagare sui fatti".
Può una campagna elettorale portare a questo? Dietro un gesto del genere possono esserci molte motivazioni soprattutto in un periodo caldo come questo. Un'orso nero come riferimento al colore della pelle del candidato democratico? Un gesto intimidatorio? O semplicemente un'atto di barbarie e di completa idiozia?

venerdì 17 ottobre 2008

Orsi e api

Un orso andandò appresso alle celle dell'api, fu punto da un'ape; egli entrò in tanta collera, che con l'unghie ruppe tutti i suoi abitacoli, e le api vedendosi rompere le sue case, esser loro tolto il suo cibo, ed ammazzati i figliuoli, andandogli addosso tutte a un tratto quasi l'ammazzarono, ed egli appena scampandogli delle mani, disse: meglio era assai per me tollerare la punta d'un'ape, che provocarle tutte contro di me.
Questa favola di Esopo, seppur con lo scopo di insegnarci che è meglio soffrire l'ingiuria di un solo soggetto piuttosto che farsi molti nemici, descrive fra le righe un comportamento tipico del nostro beniamino. Gli orsi infatti, contrariamente a quello che si pensa, non distruggono gli alveari per cibarsi esclusivamente di miele. Il miele, pur essendo molto variabile nella sua composizione, in media è costituito da: 38.5% di fruttosio, 31.0% di glucosio, 17.1% di acqua, 12.9% di maltosio, saccarosio ed altri zuccheri, 0.5% di proteine, amminoacidi, vitamine e minerali.
Pur essendo nota la sua predilezione per il dolce prodotto delle api, vista lo scarso valore proteico del miele, un orso si ciba anche delle api stesse, delle loro larve e delle uova tutt ricchissime di proteine.
Forti della loro folta pelliccia e della pelle resistente gli orsi non vengono punti dalle api avendo la possibilità così di agire indisturbati durante il banchetto. Quando la situazione poi degenera, l'orso si allontana dall'alveare o dall'arnia scuotendo vigorosamente la pelliccia allontanando così le api.

giovedì 16 ottobre 2008

Rincorso dall'orso nel campo di mais

Gli è arrivato ad un paio di metri, ha sollevato una delle zampe anteriori e l'ha agitata verso di lui con fare minaccioso. Quando Saverio Menestrina è arrivato nel suo campo di mais a Baselga del Bondone a tutto poteva pensare ma non ad un pericolosissimo «a tu per tu» con l'orso. Sapeva che il «bestione» da qualche tempo gironzolava per quei terreni poco lontani dalle case a caccia di cibo a buon prezzo, anzi, era andato in zona per controllare i danni provocati dal suo libero scorazzare, ma certo non si sarebbe mai immaginato che il plantigrado osasse scendere a valle in pieno giorno. Però, dopo quello che gli è successo ieri pomeriggio - c'è da giurarlo - non andrà più tanto facilmente da solo in campagna. «Mio padre - raccontava ieri sera il figlio Davide - è profondamente scosso per l'avventura che gli è capitata». Ieri a metà pomeriggio Saverio Menestrina, 65 anni di Sopramonte, molto conosciuto per l'attività familiare legata a scavi e movimento terra, ha deciso di recarsi a Baselga del Bondone per dare un'occhiata ai «disastri» fatti dall'orso. Già, perché tra vicini di proprietà si era sparsa la voce che l'orso da qualche tempo aveva preso a frequentare con interesse la zona. Evidentemente l'avvicinarsi dell'autunno e la maturazione di ortaggi e frutta a quote più basse sono fattori di richiamo troppo forti per l'orso. Nei giorni scorsi aveva «vendemmiato» in un vigneto, poi aveva posto gli occhi sulle pannocchie dorate di Menestrina. Il quale, proprio per quantificare i danni, aveva deciso di recarsi sul posto. «Ho lasciato la macchina all'inizio del campo e mi sono inoltrato per i filari per circa 150 metri» ha raccontato poi tutto trafelato al figlio Davide. Ad un tratto l'orso è sbucato dal nulla. Menestrina se l'è trovato a meno di due metri. Un attimo che al pensionato di Sopramonte è sembrato un'eternità. Anche perché il plantigrado l'ha guardato minacciosamente negli occhi emettendo versi che a Menestrina in quel momento sono sembrati terribili. Di più, l'orso ha cominciato ad alzare la zampa verso di lui: «Mi stava per aggredire» Menestrina - chissà se per il sangue freddo o se per la paura che l'ha per un momento paralizzato - è riuscito a stare fermo. «Poi, per fortuna l'orso ha cominciato ad arretrare e io mi sono mosso per tornare verso la macchina» racconta. «Sembrava avesse intenzione di andare per i fatti suoi, ma ad un certo punto, come ogni tanto fanno i cani, ha preso a seguirmi». Una scena da incubo: Menestrina di corsa tra le pannocchie e dietro, ad una ventina di metri, l'orso che ad ogni falcata guadagnava terreno. Grazie al Cielo il pensionato è riuscito ad arrivare alla macchina e a mettersi al sicuro. L'orso è sparito, ma c'è da starne certi che in zona lo rivedranno ancora. Tanto che Davide Menestrina, dopo aver visto il padre così spaventato per l'«incontro ravvicinato», si è subito consultato con un avvocato. Oggi probabilmente i Menestrina andranno dai carabinieri a denunciare il fatto. Al di là del «bottino» fatto dall'orso, bisogna segnalare ufficialmente che nella zona di Baselga gironzola un ospite non più di tanto desiderato. «È andata bene - conclude Davide - ma io non sapevo dov'era mio papà e se fosse successo qualcosa non l'avremmo trovato tanto facilmente. Lui è un tipo tranquillo ma una cosa del genere non gli era mai capita. Bastava che l'orso gli arrivasse un po' più vicino e non so cosa sarebbe successo».

Fonte: l'Adige 15.10.2008


Articolo "preso in prestito" dal forum di Misty
Visitate il suo forum per leggere anche i commenti al servizio di un TG locale in cui è stato intervistato lo sventurato protagonista di questa storia.

Un orso banchetta fra Villetta Barrea e Civitella Alfedena

Questa volta non è Gemma.
E' un orso bruno marsicano, maschio e adulto il responsabile della scorpacciata notturna in zona "vallone Profulo", nei pressi Villetta Barrea. L'iperfagia, tipica di questo periodo dell'anno ha spinto l'orso a "cenare" in un ovile uccidendo tre pecore, e poi lo ha fatto muovere verso Civitella Alfedena dove ha gustato un prelibato dessert distruggendo alcune arnie dell'azienda "L'ape e l'orso" (un invito??).
Il Servizio sorveglianza del Pnalm sta compiendo i rilevamenti e ha già trovato inequivocabili impronte del passaggio del plantigrado.

mercoledì 15 ottobre 2008

All'orsa Gemma verrà applicato il radiocollare

L'orsa Gemma, sorvegliata speciale. E' scattata infatti l'operazione per cercare si dotare l'orsa del radiocollare. Puntuale è partita l'operazione, come ci era stato annunciato dal presidente dell'Ente Parco, Giuseppe Rossi, a seguito anche della richiesta del sindaco di Bisegna. "Terminata l'Operazione camoscio - aveva assicurato Rossi - tenteremo di dotare nuovamente l'orsa del radiocollare per poterla meglio controllare nei suoi spostamenti e, quindi, dissuaderla dal frequentare centri abitati". Intanto l'orsa Gemma, con i suoi due cuccioli, continua a compiere scorribande nei pollai dei paesi della Valle del Giovenco, dopo aver trascorso una decina di giorni nella zona di Scanno. Per tre sere di seguito ha assaltato pollai, questa volta nella frazione di Aschi Alto del comune di Ortona dei Marsi, facendo strage di pennuti: oltre una sessantina. Diventa necessario, quindi, poterne seguire gli spostamenti per arrivare prima dell'orsa sul luogo dei "misfatti". "Ma per fare questo - spiega Pio Forte, membro direttivo dell'Ente Parco di nomina del Ministero dell'Ambiente -, nonostante l'impegno profuso finora dalle guardie del Parco, occorre una sorveglianza più capillare, fatta da più uomini. E con l'attuale organico dell'Ente non è certamente semplice>>.
Gemma, quindi, verrà di nuovo dotata di radiocollare (il precedente lo aveva perso) e lasciata libera nella zona. Impossibile poterla spostare in altri parchi della regione, precisano gli esperti, si andrebbe solo a spostare il problema. Da qui l'invito alle popolazioni del Giovenco e del Sagittario, che da oltre un lustro convivono con le problematiche dell' "orsa confidente", di continuare a collaborare con l'Ente Parco, cosa che avviene anche tramite le associazioni nate spontaneamente nei due territori. Un po' di delusione trapela, invece nelle parole del primo cittadino di Bisegna, Giovanni Grassi: "Non ho ricevuto alcuna risposta alle due lettere - dice il sindaco- in cui segnalavo la pericolosità della presenza dell'orsa nei centri abitati. L'unico riscontro l'ho avuto dal comandante della stazione dei Carabinieri di Ortona dei Marsi, maresciallo Andrea Maggio, che mi ha assicurato maggiori pattugliamenti nei centri abitati".

Ferdinando Meruri

Fonte: Il Tempo del 13.10.2008

Un altro orso investito in Trentino

Le notizie economiche degli ultimi giorni non fanno che parlare di mercato "orso" e nuovi investimenti, ma qualcuno in Trentino sembra aver preso la cosa alla lettera.

Era notte fonda quando l'automobilista, che stava rincasando, all'improvviso si è trovato davanti il plantigrado e non è riuscito ad evitarlo. L'animale è stato colpito dall parte anteriore del mezzo ma è riuscito comunque a scappare a gambe levate verso il Monte Bondone. In questa fuga disperata è stato sfiorato da un secondo automobilista che sopraggiungeva sulla stessa strada.
Tutta da confermare l'ipotesi che a poca distanza dall'orso investito ce ne fosse anche un altro. I Forestali hanno dato il via a ricerche nella zona, ma non sono state ritrovate tracce dell'orso, e tantomeno di sangue. Il che fa ben sperare che il povero animale si sia salvato.

Fonte: montagna.tv

Verdi: "la regione Abruzzo non rispetta le leggi in materia di caccia"

“La Regione dei Parchi non rispetta le normative nazionali e regionali in materia di Programmazione dell’Attività Venatoria”. Lo dichiara in una nota il Capogruppo regionale dei Verdi, Walter Caporale, che così prosegue: “La Legge Nazionale Quadro sulla Caccia 157/92 sancisce il Principio di Subordinazione dell’Attività venatoria alla tutela dell’Ambiente e della Fauna Selvatica: principio che viene puntualmente disatteso in favore dei cacciatori. Le normative nazionali e regionali sulla caccia impongono alle amministrazioni provinciali e regionali l’elaborazione di un Piano Faunistico-Venatorio di validità quinquennale.
L’ultimo PFV regionale è stato approvato nel 1996 con Delibera di Consiglio Regionale del 27 settembre 1996”. Inoltre, “La Legge Regionale in materia di caccia n. 10/2004, è disattesa nelle parti che riguardano i controlli e le regolamentazioni a tutela della fauna abruzzese. Non sono mai stati attuati - ricorda Caporale - il regolamento per disciplinare la costituzione, il funzionamento e le attività dell’Osservatorio Faunistico Regionale; l’albo regionale degli allevamenti di fauna selvatica non amatoriali e il relativo regolamento che disciplini le modalità ed i requisiti richiesti; la regolamentazione delle zone di addestramento cani e aree cinofile; il regolamento per disciplinare l’allevamento, la vendita e la detenzione di uccelli allevati ed il loro uso come richiami; l’istituzione di aziende faunistico-venatorie; la disciplina degli allevamenti di tipo amatoriale, dilettantistica e professionale; un apposito regolamento che disciplini l’attività di tassidermia ed imbalsamazione con la relativa detenzione di animali morti e trofei; il regolamento che gestisca la più diffusa ma anche la più pericolosa delle attività venatorie praticate, la caccia al cinghiale”. Secondo i Verdi, il calendario venatorio 2008/2009 non ha tenuto conto dei Pareri dell’INFS, compreso il parere sfavorevole alla pre-apertura al Colombaccio, e l’Assessore Regionale alla Caccia, Fernando Fabbiani, “con Delibera del 15 settembre 2008 ha previsto, per la Zona di Protezione Esterna dei Parchi, di far cacciare il doppio dei cacciatori, portando l'indice di densità venatoria da 1 cacciatore ogni 40 ettari a 1 cacciatore ogni 19 ettari, al pari di qualsiasi altro territorio della regione. Scelta scellerata che è stata soltanto attenuata dall’Accordo successivo Pnalm–Provincia dell’Aquila, che ha riportato la densità venatoria a 1 cacciatore ogni 35 ettari, indice non sufficiente a garantire efficace tutela degli orsi e dell’altra fauna selvatica del Parco.
Questo accordo è peggiorativo rispetto a quelli degli anni passati: sempre nella Zona di Protezione Esterna dei Parchi, non è stata infatti vietata la caccia al cinghiale in braccata, un'attività molto rischiosa e pericolosa per l’incolumità dei plantigradi (e per gli esseri umani). Inoltre, non risolve un altro grande problema: quello della presenza di cacciatori non nativi o residenti nei comuni del Parco Versante Abruzzese”.


Fonte: themalinformazione.it

Wwf installa recinti elettrificati per tutelare l'orso in Valtellina

E' partito oggi in Valtellina il progetto a tutela dell'orso bruno delle Alpi che prevede 'installazione di recinti elettrificati a difesa di apiari e greggi.
Il WWF Italia con il supporto del Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con la Provincia di Sondrio ha installato a Grosio (SO) il primo recinto elettrificato per la difesa di un apiario in una zona dove l'orso aveva fatto danni negli scorsi mesi e dove ci si attende che possa tornare prossimamente. Questo primo recinto è stato finanziato dalle imprese del "Club Imprese per la natura" del WWF.
Il progetto vuole promuovere l'uso di sistemi di prevenzione idonei da parte delle categorie interessate fornendo assistenza, informazioni e formazione per incrementare la conoscenza e facilitare la convivenza tra l'uomo e l'Orso bruno delle Alpi e l'orso marsicano sugli Appennini.
"La minimizzazione dei conflitti è alla base delle politiche di conservazione dell'orso in Italia, nelle Alpi come sugli Appennini. Prevenzione dei danni anche attraverso appositi recinti e un rapido e completo rimborso, quando questi comunque avvengono, sono le più importanti azioni di conservazione a favore della specie, propedeutiche a qualsiasi altro progetto" ha detto Mauro Belardi, Responsabile del Programma Orso per le Alpi del WWF Italia.
"Siamo orgogliosi di essere la prima provincia a sperimentare sulle Alpi questi appositi recinti a protezione delle attività agricole - spiega l'assessore all'Ambiente e all'Agricoltura della Provincia di Sondrio Severino De Stefani -. Grazie alla collaborazione con il Wwf possiamo favorire la convivenza tra l'orso e la nostra comunità, tutelando gli agricoltori. Auspichiamo che l'esempio di questi recinti sia da stimolo affinché vengano adottate autonomamente adeguate misure di protezione".
Nelle Alpi dove l'orso bruno è stato solo di recente reintrodotto e la popolazione ha perso la confidenza e l'abitudine alle buone pratiche che minimizzano i danni dei grandi predatori il WWF Italia fornisce recinti elettrificati in comodato gratuito privilegiando gli apicoltori e gli allevatori che accettano di adottare anche altre forme di prevenzione e avvantaggiare le realtà economiche al di fuori delle aree protette, ora meno tutelate, e dove l'orso ha già provocato danni.
L'operazione recinti del WWF (realizzata con la collaborazione della ditta produttrice Ghislandi & Ghislandi) si è caratterizzata come un appoggio, e non una sostituzione, agli enti pubblici ed è stata organizzata con la loro collaborazione.
Ora è attivo un accordo con le Province alpine lombarde, come in questo primo esempio valtellinese, che si spera potrà essere esteso alle altre province alpine interessate dalla presenza dell'orso.
A fine luglio si è tenuto sulle Alpi il primo corso di formazione per guardie provinciali e personale faunistico della Lombardia, a cui hanno una cinquantina di persone, su come è possibile convivere con l'orso, sulla prevenzione danni, i metodi di prevenzione e il riconoscimento dei danni effettuato dai diversi predatori.
L'Orso bruno rappresenta un valore biologico, culturale e sociale che va valorizzato e che arricchisce indiscutibilmente i nostri ambienti. Il WWF è consapevole che in determinate situazioni la presenza dell'Orso bruno può innescare problemi di convivenza con le comunità locali a causa dell'impatto che la specie può avere su alcune attività economiche svolte sul territorio. Ciò accade sia nelle aree di presenza storica della specie, come nell'Appennino centrale, dove l'Orso marsicano è presente con poche decine di individui, sia laddove la specie è tornata di recente, come nel caso delle Alpi orientali.
In alcuni casi i danni possono essere causati alle attività economiche come gli allevamenti ovi-caprini, bovini ed equini (anche se per questi il rischio è limitato soprattutto ai nuovi nati), gli apiari, i pollai e le colture pregiate. Si tratta di danni complessivi limitati, che però possono essere localmente significativi e incrinare i rapporti tra la popolazione rurale e questa importante specie. La causa di questi episodi è da ricercare soprattutto nella mancata adozione di quelle misure di prevenzione che gli abitanti di molte zone rurali hanno storicamente messo in atto in passato, ma che ora sono state pressoché dimenticate: custodia delle greggi e dei pollai, recinti , utilizzo di cani da difesa, ecc. Da queste premesse nasce l'iniziativa sui recinti di oggi che si affianca a quanto già fatto di analogo negli Appennini dallo scorso giugno.
Su questi temi il WWF partecipa alle attività promosse con il Ministero dell'Ambiente nell'ambito del progetto di interventi del Piano di sensibilizzazione su area vasta per la conservazione dell'Orso bruno sulle Alpi e sugli Appennini, ed è in linea con quelle individuate per la conservazione della specie nell'arco alpino con il Piano d'Azione interregionale per la conservazione dell'Orso bruno nelle Alpi centro-orientali - PACOBACE e con il PATOM per l'Orso bruno nell'Appennino centrale.

Fonte: VAOL.it