“La Regione dei Parchi non rispetta le normative nazionali e regionali in materia di Programmazione dell’Attività Venatoria”. Lo dichiara in una nota il Capogruppo regionale dei Verdi, Walter Caporale, che così prosegue: “La Legge Nazionale Quadro sulla Caccia 157/92 sancisce il Principio di Subordinazione dell’Attività venatoria alla tutela dell’Ambiente e della Fauna Selvatica: principio che viene puntualmente disatteso in favore dei cacciatori. Le normative nazionali e regionali sulla caccia impongono alle amministrazioni provinciali e regionali l’elaborazione di un Piano Faunistico-Venatorio di validità quinquennale.
L’ultimo PFV regionale è stato approvato nel 1996 con Delibera di Consiglio Regionale del 27 settembre 1996”. Inoltre, “La Legge Regionale in materia di caccia n. 10/2004, è disattesa nelle parti che riguardano i controlli e le regolamentazioni a tutela della fauna abruzzese. Non sono mai stati attuati - ricorda Caporale - il regolamento per disciplinare la costituzione, il funzionamento e le attività dell’Osservatorio Faunistico Regionale; l’albo regionale degli allevamenti di fauna selvatica non amatoriali e il relativo regolamento che disciplini le modalità ed i requisiti richiesti; la regolamentazione delle zone di addestramento cani e aree cinofile; il regolamento per disciplinare l’allevamento, la vendita e la detenzione di uccelli allevati ed il loro uso come richiami; l’istituzione di aziende faunistico-venatorie; la disciplina degli allevamenti di tipo amatoriale, dilettantistica e professionale; un apposito regolamento che disciplini l’attività di tassidermia ed imbalsamazione con la relativa detenzione di animali morti e trofei; il regolamento che gestisca la più diffusa ma anche la più pericolosa delle attività venatorie praticate, la caccia al cinghiale”. Secondo i Verdi, il calendario venatorio 2008/2009 non ha tenuto conto dei Pareri dell’INFS, compreso il parere sfavorevole alla pre-apertura al Colombaccio, e l’Assessore Regionale alla Caccia, Fernando Fabbiani, “con Delibera del 15 settembre 2008 ha previsto, per la Zona di Protezione Esterna dei Parchi, di far cacciare il doppio dei cacciatori, portando l'indice di densità venatoria da 1 cacciatore ogni 40 ettari a 1 cacciatore ogni 19 ettari, al pari di qualsiasi altro territorio della regione. Scelta scellerata che è stata soltanto attenuata dall’Accordo successivo Pnalm–Provincia dell’Aquila, che ha riportato la densità venatoria a 1 cacciatore ogni 35 ettari, indice non sufficiente a garantire efficace tutela degli orsi e dell’altra fauna selvatica del Parco.
Questo accordo è peggiorativo rispetto a quelli degli anni passati: sempre nella Zona di Protezione Esterna dei Parchi, non è stata infatti vietata la caccia al cinghiale in braccata, un'attività molto rischiosa e pericolosa per l’incolumità dei plantigradi (e per gli esseri umani). Inoltre, non risolve un altro grande problema: quello della presenza di cacciatori non nativi o residenti nei comuni del Parco Versante Abruzzese”.
L’ultimo PFV regionale è stato approvato nel 1996 con Delibera di Consiglio Regionale del 27 settembre 1996”. Inoltre, “La Legge Regionale in materia di caccia n. 10/2004, è disattesa nelle parti che riguardano i controlli e le regolamentazioni a tutela della fauna abruzzese. Non sono mai stati attuati - ricorda Caporale - il regolamento per disciplinare la costituzione, il funzionamento e le attività dell’Osservatorio Faunistico Regionale; l’albo regionale degli allevamenti di fauna selvatica non amatoriali e il relativo regolamento che disciplini le modalità ed i requisiti richiesti; la regolamentazione delle zone di addestramento cani e aree cinofile; il regolamento per disciplinare l’allevamento, la vendita e la detenzione di uccelli allevati ed il loro uso come richiami; l’istituzione di aziende faunistico-venatorie; la disciplina degli allevamenti di tipo amatoriale, dilettantistica e professionale; un apposito regolamento che disciplini l’attività di tassidermia ed imbalsamazione con la relativa detenzione di animali morti e trofei; il regolamento che gestisca la più diffusa ma anche la più pericolosa delle attività venatorie praticate, la caccia al cinghiale”. Secondo i Verdi, il calendario venatorio 2008/2009 non ha tenuto conto dei Pareri dell’INFS, compreso il parere sfavorevole alla pre-apertura al Colombaccio, e l’Assessore Regionale alla Caccia, Fernando Fabbiani, “con Delibera del 15 settembre 2008 ha previsto, per la Zona di Protezione Esterna dei Parchi, di far cacciare il doppio dei cacciatori, portando l'indice di densità venatoria da 1 cacciatore ogni 40 ettari a 1 cacciatore ogni 19 ettari, al pari di qualsiasi altro territorio della regione. Scelta scellerata che è stata soltanto attenuata dall’Accordo successivo Pnalm–Provincia dell’Aquila, che ha riportato la densità venatoria a 1 cacciatore ogni 35 ettari, indice non sufficiente a garantire efficace tutela degli orsi e dell’altra fauna selvatica del Parco.
Questo accordo è peggiorativo rispetto a quelli degli anni passati: sempre nella Zona di Protezione Esterna dei Parchi, non è stata infatti vietata la caccia al cinghiale in braccata, un'attività molto rischiosa e pericolosa per l’incolumità dei plantigradi (e per gli esseri umani). Inoltre, non risolve un altro grande problema: quello della presenza di cacciatori non nativi o residenti nei comuni del Parco Versante Abruzzese”.
Fonte: themalinformazione.it
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