"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

mercoledì 30 giugno 2010

A tu per tu con l’orso bruno! Il racconto di chi sabato notte per oltre un quarto d’ora ha osservato da vicino il plantigrado nella riserva di Caccia di Lauco

di Francesco Brollo

Bruno dai Rois, come è stato battezzato l'esemplare di orso fotografato e osservato per una ventina di minuti, sabato scorso nella riserva di caccia di Lauco

Quando dal sottobosco a una ventina di metri alla loro destra hanno sentito provenire il rumore dei passi, il pensiero è andato al cinghiale. Anche quando l’animale è comparso nella radura che stavano tenendo sotto osservazione a cinquanta metri di distanza, lasciando intravvedere solo una parte del posteriore, si sono detti: “che cinghiale, sarà da 200 chili!”. D’altronde era proprio per monitorare i cinghiali che si trovavano lì, poco dopo delle 22 di sabato, notte di luna piena. Quando invece la bestia si è girata, hanno percepito il rintocco del cuore in gola: era un orso!

Luciano Pellizzari – direttore della riserva di caccia di Lauco e il suo amico Christian Cimenti hanno così pescato un jolly che ogni naturalista si sogna per una vita intera, trascorrendo più di un quarto d’ora a una cinquantina di metri da un esemplare di orso bruno. Attorno solo bosco, prati argentei, cielo, luna e una bava d’aria che poneva i due fuori dalla portata dell’acuto olfatto del plantigrado.

La docilità dell’animale non ha mai messo davvero in allerta i due, che hanno osservato l’orso fino a quando, in seguito al fruscio proveniente dallo sfregamento di uno dei due zaini che i cacciatori avevano con sé, ha annusato l’aria e fatto dietrofront, lasciando perdere le proprie tracce nel fitto della boscaglia.

“Ci eravamo appostati lì poco prima delle ventuno – ci racconta Christian Cimenti, ancora visibilmente mosso da entusiasmo ed emozione – per osservare i cinghiali. La zona che tenevamo sotto osservazione era una radura nel bosco a una cinquantina di metri da noi. Dopo un po’ abbiamo sentito passi provenire dal sottobosco a una ventina di metri di distanza. Abbiamo pensato al cinghiale e puntato i canocchiali verso la radura, in attesa che sbucasse in corrispondenza di un punto di foraggiamento. Appena si è palesato per un istante visto che abbiamo scorto di sfuggita solo il posteriore, anche perché ci aspettavamo tutto tranne che un orso, ho pensato ad un grande cinghiale da duecento chili. Quando si è girato ho provato un’emozione forte abbinata all’incredulità. Era lì, nella radura – lo vedevamo benissimo – e noi a quarantasette metri. Sul momento non sai cosa fare, ma presto siamo rimasti rapiti dal fascino dell’osservazione di una animale così imponente che se ne stava tranquillo a mangiare. L’aspetto era di una bestia davvero docile. Si è nutrito di alcuni pezzi di pane, poi si è disteso e tenendo il pane con le zampe anteriori l’ha gustato con calma. Ancora mi viene il pelo dritto dall’emozione per la fortuna di questo incontro. Siamo riusciti a osservarlo in totale per quasi venti minuti. A un certo punto ha lasciato il posto di foraggiamento è ha cominciato a muoversi verso la nostra direzione, ma senza notarci. Luciano allora ha cominciato a predisporre lo zaino per allontanarci e al primo fruscio, quando ormai era a 28 passi da noi, quindi circa 25 metri – li ho misurati il giorno dopo – si è bloccato, ha cominciato ad annusare l’aria e a muovere le orecchie come due parabole per ascoltare meglio. Era simpaticissimo. In breve ha fatto dietrofront ha preso un ultimo pezzo di pane e si è allontanato. Ci ha lasciato una sensazione di docilità ma anche di estrema imponenza. Non ho elementi per azzardare quanto pesi, ma se raffrontato ai cinghiali fotografati nel medesimo posto, ci si rende conto che ci troviamo di fronte ad un animale davvero grande”.

Le immagini sono state scattate da una trappola fotografica che era stata predisposta in loco ed acquisite dall’Università di Udine. Cimenti ha ribattezzato l’orso col nome di Bruno dai Rois, dal nome di una località, e Bruno potrebbe essere davvero adottato come nome, dato che l’esemplare pare non essere Soki (Riky per i bambini di Socchieve), dato che una manciata di ore dopo un orso bruno è stato fotografato di nuovo a Sella Chianzutan, nel medesimo luogo di dieci giorni fa, dalla trappola fotografica dei fratelli Da Pozzo, della riserva di caccia di Verzegnis.

In attesa che Stefano Filacorda dell’Università di Udine renda noto gli esiti delle analisi morfometriche che raffrontano le proporzioni tra i vari elementi del corpo così come tratti dalle foto, per trarne indicazioni, possiamo sposare l’ipotesi che si tratti di due orsi diversi. Anche se per avere certezze occorrerà l’analisi del DNA ricavato dai peli.

venerdì 25 giugno 2010

Gli orsi bellunesi sono due Uno arriva dal Trentino

BELLUNO. Sta diventando proprio la storia dell’orso. Già, perché adesso oltre a Dino - forse finito a Tarvisio - in provincia di Belluno è passato un altro plantigrado “patentato”. Si tratta di MJ4, maschio, cinque anni, ma soprattutto una gran voglia di viaggiare. E’ lui ad aver colpito a Case Bortot nel maggio scorso. Ma - in questa storia - c’è un’altra certezza: a maggio gli orsi che scorrazzavano in provincia erano due. Resta da capire chi fosse il secondo. Potrebbe essere lo stesso Dino, ma sbilanciarsi non è facile.

Questo dicono le analisi arrivate nelle ultime ore a palazzo Piloni, dopo gli esami fatti tra maggio e giugno nei luoghi attraversati dai pelosi viaggiatori.

MJ4, trentino di nascita, è stato in Svizzera e Sudtirolo, per poi ripiegare un mese fa in provincia di Belluno. «E’ un nome in codice», spiega l’ispettore della polizia provinciale, Franco De Bon, «M e J sono le iniziali dei nomi dei genitori. E’ un metodo di campionamento». Lo stesso orso Dino si chiama tra gli addetti ai lavori “M5”.

La presenza dell’orso trentino a Bolzano Bellunese è certa: qui, nella notte tra il 28 e il 29 maggio scorsi, distrusse un alveare - pappandosi dieci chili di miele - per poi passare pochi giorni dopo a Soffranco di Longarone. Era il primo giugno.

A confermarlo le analisi portate avanti dall’Ispra (l’istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) sui peli, e le tracce raccolte dalle guardie ambientali. «A fine aprile, MJ4 era in Val d’Ultimo, ai confini con Bolzano. L’arrivo nel Bellunese è stato repentino», spiega l’ispettore.

Se due avvistamenti portano la firma - pardon la zampa - di MJ4, sono in cerca di autore tutti gli altri avvistamenti registrati nel Bellunese tra il 23 maggio e il 2 giugno. Resta da risalire quindi al plantigrado autore di incursioni spesso pacifiche a Falcade (il 23 maggio), a San Vito (23-25 maggio), nella trentina Val di Noana (24-25 maggio), a Sappada (28 maggio), ad Auronzo (29 maggio) e a Forcella Scodavacca in comune di Pieve di Cadore (il 2 giugno). La presenza di due animali è a questo punto una questione matematica: «I danni a San Vito e in Val Noana, l’avvistamento a Sappada e il raid a Bolzano Bellunese non sono sicuramente riconducibili allo stesso soggetto», afferma De Bon.

Ricapitolando, gli orsi in provincia almeno a maggio sono stati due: MJ4 da un lato e un secondo esemplare. Impossibile dire se si trattasse di Dino che fino a pochi mesi fa era sempre rintracciabile.

Ma Dino ora potrebbe nascondersi in zona Tarvisio. Nonostante si sia perso il segnale - Dino era stato “chippato” mesi fa - l’orso così chiamato in memoria di Buzzati, ha altri segni particolari. «I colleghi di Tarvisio hanno comunicato di aver visto un orso con una marca auricolare gialla. E’ stato ripreso in un video», conclude De Bon

Fonte: Corriere delle Alpi

lunedì 21 giugno 2010

La prima volta dell’orso a colori: Soki fotografato nell’ombelico del bosco a Sella Chianzutan

di Francesco Brollo

L'orso bruno ritratto poco dopo l'alba del 18 giugno a Sella Chianzutan (foto: Riserva di caccia di Verzegnis) SELLA CHIANZUTAN. L’abetaia di colpo si schiude in un prato in lieve discesa, una radura quasi rettangolare, incorniciata dagli alberi. Proprio qui, in questo ombelico del bosco nella zona di Sella Chianzutan, l’orso bruno pare abbia collocato il centro del proprio habitat. Lo si deduce dai peli che ha lasciato su un paio di alberi in particolare e dalle foto che lo hanno ritratto nella prima ora del giorno, venerdì 18 giugno.

Era successo a metà aprile che una macchina digitale con sensore di movimento, assicurata ad un tronco, fotografasse l’imponente plantigrado, proprio qui vicino, a pochi chilometri di distanza. Ma allora le immagini erano in bianco e nero, scattate di notte. Ora no: per la prima volta abbiamo foto a colori dell’animale e alla luce del sole. Un particolare che ha indotto Elisio Da Pozzo, colui che ha predisposto posto la fototrappola e fratello del direttore della riserva di caccia di Verzegnis, Franco Da Pozzo, a vibrare dall’emozione “E’ un ringraziamento enorme che io faccio alla natura”.

L'animale è appena sbucato dal bosco che sta alle sue spalle (foto: Riserva di caccia di Verzegnis)Ho avuto la fortuna di arrivare per primo sul posto, accompagnando Stefano Filacorda, dell’università di Udine, chiamato e condotto lì proprio da Da Pozzo e l’impressione, suffragata dallo stesso Filacorda, è che l’ambiente sia quello ideale per l’orso, che potrebbe trattarsi del medesimo esemplare che avevo battezzato Soki, in omaggio al luogo dove fu immortalato la prima volta (a Socchieve a metà marzo) e alla sua provenienza: la Slovenia.

Dalle prime analisi delle fotografie e del luogo Filacorda arriva ad ipotizzare che si possa trattare del medesimo animale, ma non esclude che in zona ce ne possano essere due: “Sembrerebbe che questa zona sia diventata il centro dell’habitat di uno o più di uno. L’animale sembra lo stesso della scorsa volta, però ci sono delle differenze nella dimensione cranica, vedremo se dovute alla fotografia e alla distanza o se alla presenza di due animali. La dimensione  è di un animale di cinque anni, e quindi probabilmente dal peso anche di 150 chili”.

Dopo un periodo di quasi tre settimane senza tracce o segnalazioni, l’orso bruno della Val Tagliamento è stato avvistato recentemente due volte, sul Rest e a Pani di Enemonzo, domenica scorsa. Un’ipotesi avanzata dagli studiosi porterebbe a ritenere che si sia spostato a occidente (e quindi non a est, verso Tarvisio, come si potrebbe supporre) in ricerca di una femmina che, a questo punto potrebbe anche trovarsi ai confini occidentali dell’alto Friuli.

Ne approfitto per fare gli auguri a Francesco per il suo nuovo sito Carnia.La che logicamente invito tutti a visitare

Qui una presentazione “ufficiale” del nuovo sito.

In bocca al lupo Francesco!

giovedì 17 giugno 2010

Era meglio morire da piccoli (???)

“In questi giorni la Germania sta vivendo una vera e propria guerra mediatica che ha come protagonista un cucciolo di orso polare: Knut. Qualche settimana fa un'orsa polare ha partorito nello zoo di Berlino due cuccioli che sono stati però completamente ignorati dalla mamma: uno dei due non ce l'ha fatta, mentre l'altro, Knut appunto, è diventato il protagonista indiscusso della cronaca di questi giorni. Ora la Germania è divisa in due: da un lato c'è chi, come Frank Albrecht animalista tedesco, Wolfram Ludwig, direttore dello zoo di Aquisgrana e Ruediger Schmiede a capo della Fondazione degli orsi, non ammette la crescita di Knut all'interno dello zoo senza le cure parentali della madre. Secondo loro infatti l'orso, proprio a causa del contatto con l'uomo, da adulto avrà molti problemi fra cui alterazioni del comportamento violando inoltre le leggi sulla protezione degli animali. Per questi motivi fra le varie soluzioni proposte c'è anche l'abbattimento dell'animale…

knut Iniziava così il post del 22 marzo 2007 in cui veniva deciso il destino dell’allora cucciolo di orso polare Knut. Oggi, 17 giugno 2010 ormai dell’orsetto non è rimasto più nulla se non un maschio adulto del carnivoro più grande del mondo, oltretutto anche instabile a livello comportamentale. A denunciare la situazione sono stati Frank Albrecht, della PETA, e l'etologo Edmund Hagerbeck. I due studiosi, che da due anni fotografano e filmano gli orsi degli zoo tedeschi, hanno notato come l'amatissimo orso bianco di Berlino abbia comportamenti che definiscono "preoccupanti".

Knut, stando a quanto registrato dai due animalisti, soffre di attacchi di panico, fa spesso le linguacce, si muove in tutte le direzioni senza un obiettivo preciso e avrebbe addirittura tendenze autolesioniste, atteggiamenti tipici degli animali in cattività. Ma la “lungimiranza” già manifestata all’epoca della nascita di Knut viene ribadita dal responsabile dello zoo di Berlino, Heiner Kloes, citato dalla Bild, che respinge queste conclusioni: "Sciocchezze, Knut sta benissimo".

E’ proprio vero, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

L’orso ci riprova in Svizzera

La Svizzera e l’orso hanno un rapporto abbastanza conflittuale. Penso che in molti ricordiamo la triste fine di JJ3, fratello dell’altrettanto sfortunato Bruno (JJ1). JJ3 venne abbattuto proprio nei Grigioni, dove è di oggi la notizia di un nuovo avvistamento. Un poliziotto ha avvistato un esemplare questa mattina nella Val Monastero, a circa 170 metri di distanza dalla sua posizione.

cari-orsi-non-valicate-il-confine-con-la-svizzerafoto A detta dell'Ufficio grigionese per la caccia e la pesca, l'avvistamento è credibile e coincide con diverse segnalazioni arrivate nei giorni scorsi dall'Alto Adige, secondo cui un orso si stava avvicinando al confine svizzero. Nella valle già da tempo sono state prese precauzioni, in modo da minimizzare conflitti con eventuali orsi presenti nella zona. Agricoltori e apicoltori sono stati tempestivamente avvisati dell'avvistamento. Da oltre due anni non si avevano segnalazioni di orsi nei Grigioni, l’ultimo infatti fu proprio JJ3. Al momento non si conosce ancora l'esatta identità dell'animale; le guardie forestali non hanno infatti trovato tracce o altri indizi concreti sul luogo dell'avvistamento.

Speriamo che quella nei Grigioni sia una permanenza tranquilla e senza problemi visto che la Svizzera ha un protocollo molto rigido sul trattamento degli orsi. Nel momento in cui infatti un plantigrado dovesse iniziare a creare problemi, anche dopo azioni di dissuasione, potrebbe essere abbattuto senza nessuna possibilità di appello...proprio come avvenne con JJ3. 

Mamma orsa e tre piccoli a spasso nei pressi il laghetto artificiale Lagostel.

Nel primo pomeriggio di oggi (giovedì 03 giugno 2010), nelle immediate vicinanze lo specchio lacuale artificiale «Lagostel», finalizzato alla pesca sportiva, il titolare Paolo Fronza ha avvistato uno splendido esemplare di plantigrada femmina con al seguito tre piccoli orsacchiotti. Già alcune settimane orsono, alcuni escursionisti avevano per altro notato la famiglia di orsi, sulle pendici orientali del massiccio Gazza-Paganella, mentre gironzolavano in alta quota. Mai, invece, a una quota così bassa. Tra il paese capoluogo di Terlago e la frazione di Covelo in direzione il Monte Mezzana. Modesta elevazione che si eleva a quota 749, a cavallo tra il territorio di Terlago e quello del sobborgo cittadino di Vigolo Baselga.

 

Immagine mappa

notizia tratta dal Forum di Misty

lunedì 14 giugno 2010

Due orse trovate morte in una vasca per la raccolta dell'acqua sulla Serralunga, nella zona di protezione esterna al Parco

Notizia del 12/06/2010
Pescasseroli. - Oggi, nella zona della Serralunga, in Comune di Villavallelonga (AQ), al confine con il Lazio, sono state recuperate le carcasse di due orsi: una femmina adulta di 5-7 anni ed un cucciolo femmina di circa 18 mesi.

Gli animali erano in una vasca per la raccolta dell'acqua piovana, realizzata negli anni '60 per supportare l'allevamento in alta quota, lunga circa 6 m. larga 4 e alta 3, riempita per due terzi di acqua.

Gli animali, la cui morte ad un primo esame dovrebbe risalire ad una decina di giorni fa, non presentavano segni esterni, salvo due piccole ferite sul muso del cucciolo.

orsa2 La presenza delle due carcasse è stata segnalata al 1515 nella serata di ieri, venerdì 11 giugno, da un escursionista, che ha fornito indicazioni utili grazie alle quali due pattuglie di Forestali e Guardiaparco hanno provveduto all'individuazione ed al recupero. Successivamente le carcasse hanno subito un primo esame da parte dei veterinari del Parco e della ASL di Avezzano.

L'ipotesi più plausibile è che uno dei due animali, presumibilmente il cucciolo, sia caduto accidentalmente nella vasca, e che la madre abbia tentato invano di salvarlo. Viste le circostanze, non si escludono comunque altre ipotesi, che saranno valutate nei prossimi giorni grazie all'esame necroscopico e tossicologico che verranno effettuati presso l'IZS di Teramo. Anche per questa ragione, è stato aperto un fascicolo contro ignoti presso la Procura di Avezzano.

Forestali e Guardiaparco hanno perlustrato l'area circostante, non rilevando al momento elementi di interesse: tuttavia nei prossimi giorni si procederà con ulteriori verifiche e sopralluoghi.

orsa1 In merito al ritrovamento, il Presidente del Parco, Giuseppe Rossi, ha dichiarato: “Non si tratta purtroppo di morte naturale, ma causata comunque da un intervento dell'uomo. E' una perdita gravissima e incalcolabile per tutta la comunità. Perdita naturalistica, culturale ed economica specialmente per il Parco e per le comunità locali. Purtroppo, nonostante la volontà e l'impegno dell'Ente, diventa sempre più difficile, per tante ben note ragioni, governare in modo adeguato il territorio e le attività compatibili. Di questo ne soffre soprattutto la fauna protetta, verso la quale non c'è ancora la necessaria sensibilità pubblica ai vari livelli di governo e di comportamento umano.”

Il Direttore Vittorio Ducoli aggiunge che “anche se l'ipotesi più probabile sembra quella di un evento accidentale, non vi è dubbio che quella vasca, non protetta, rappresenti un pericolo non solo per gli animali ma anche per gli escursionisti. L'area di ritrovamento, anche se lontana dai confini del Parco, è di estrema importanza quanto a frequentazione di orso, per cui ancora una volta si dimostra che il futuro dell'Orso bruno marsicano è legato a quanto tutte le istituzioni sapranno fare per tutelare questa splendida specie anche al di fuori delle aree protette”.

Comunicato Stampa n. 44/2010

sabato 12 giugno 2010

Sciagura nel PNALM: trovate due orse morte

Sono appena tornato da Villavallelonga, ero andato a trovare Yoga e Sandrino. Torno a casa e scopro una tristissima notizia: proprio fra Villavallelonga e Collelongo nella zona di Monte Breccioso-Coppo dell'orso, sono state ritrovate annegate in una vasca di raccolta dell’acqua piovana, due orse, probabilmente madre e figlia. Due gli scenari finora delineati, il primo, in cui si ipotizza che la madre sia morta insieme al suo cucciolo per salvarlo, il secondo (ben più inquietante) che i due orsi, avvelenati, abbiano cercato dell’acqua e siano caduti nella vasca.  E’ sicuramente una gravissima perdita, dovuta anche al fatto che siano morte proprio due femmine, indispensabili per la conservazione di una specie già duramente segnata soprattutto negli ultimi anni da avvelenamenti e morti “misteriose” a cui purtroppo ancora non si è data una risposta o un colpevole. Non mi voglio sbilanciare con catastrofismi e accuse prive di fondamento per ora, aspettiamo quindi notizie più aggiornate visto che la vicenda è stata appena battuta dalle agenzie di stampa.

Se avete qualche novità sull’accaduto vi prego di postarla nei commenti.

Sono veramente triste.

venerdì 11 giugno 2010

Continua la raccolta delle firme per la libertà di Dino

La prima azione che abbiamo fatto sabato 5 giugno a Vicenza, per l'orso Dino, è andata bene. Moltissime persone sono venute al tavolo a firmare per lasciarlo in libertà!

SABATO 12  GIUGNO saremo col tavolo NAC a Verona in Piazza Erbe (angolo via Pellicciai ) dalle 10.00 alle 19.00

Saremo presenti in piazza  per chiedere che l'orso Dino venga lasciato in libertà.  Al tavolo sarà possibile sottoscrivere una lettera che sarà inviata al Ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo nella quale si richiede che non si proceda ad autorizzare la cattura di Dino ma al contrario si intervenga per proteggerlo.

Ecco la lettera:

Egregio Ministro

Siamo estremamente contrari al fatto che l'orso Dino venga catturato e come noi molte Associazioni animaliste nazionali e moltissimi cittadini. Se quest'orso è arrivato fino alle nostre montagne è un evento unico! In Trentino si è speso molto denaro pubblico, per importare gli orsi, proprio dalla Slovenia e, ora che ne è arrivato uno spontaneamente, si è deciso di riportarlo indietro!

Se Dino venisse catturato e riportato in Slovenia, lì verrebbe sicuramente ucciso. Il fatto che sia arrivato fino a noi è molto positivo e Dino deve venire protetto!  Inoltre la decisione di catturare l’orso per metterlo in cattività o trasferirlo all’estero non rispetta il Protocollo del PACOBACE, ovvero il Piano di Azione per la Conservazione dell’orso Bruno sulle Alpi Centro-Orientali, sottoscritto anche dalla Regione Veneto, che prevede la cattura come misura estrema dopo aver attuato un serie di altre azioni che il Veneto non ha minimamente messo in atto. Gli animali e la natura sono allo stremo a causa dell'uomo; forse Dino è solo uno specchio per alcuni uomini che vedono in lui la loro stessa brutalità. Dino invece non è brutale!  Sicuramente è affamato e quando entra in un recinto nel quale ci sono parecchi animali il suo naturale istinto lo porta ad aggredire “tutto quello che si muove”; purtroppo questi animali, costretti a vivere in spazi rinchiusi, non hanno scampo e non hanno nemmeno un’adeguata recinzione in grado di tener lontano l’orso.

Con la presente Le CHIEDIAMO

  • Di esigere che la regione Veneto rispetti l’impegno assunto dalle amministrazioni locali con la condivisione del Piano d’Azione per l’orso, attraverso la messa in atto di tutte le necessarie misure di sensibilizzazione, informazione ed educazione per la comunità locale, anche utilizzando i diversi media.

  • Lasciare in libertà e proteggere l’orso Dino anche creando dei siti alimentari temporanei in alta quota
  • Chiedere alle amministrazioni locali di mettere in atto gli specifici interventi, come l’installazione di recinti elettrificati, che possano dissuadere l’orso dal predare bestiame domestico o avvicinarsi alle zone abitate.

La prossima settimana le firme raccolte verranno inviate. Vogliamo ringraziare tutti coloro che ci hanno scritto, chiedendoci informazioni o approvando la nostra iniziativa.

Se ci saranno degli sviluppi importanti vi informeremo.

Cordiali saluti

Il Vicepresidente Anna Maria Pilati

Tel. 347 05 31 108

Mail: info@no-alla-caccia.org

giovedì 10 giugno 2010

Trova il nome per l’orso polare!

Da Canon e WWF un divertente concorso dedicato ai più piccoli

Canon presenta insieme al WWF una nuova iniziativa dedicata ai bambini di tutta Europa, che saranno invitati a scegliere il nome da dare ad un vero orso polare! Per partecipare basta collegarsi all’area “Canon Kid’s Zone” del sito del WWF www.panda.org/polarbears, creato per informare i bambini e per offrire loro iniziative divertenti, volte a sensibilizzarli sul tema sempre più attuale della tutela ambientale.

Una volta effettuata la registrazione all’area dedicata al concorso, i bambini dovranno rispondere a cinque semplici domande, e in seguito potranno proporre il nome femminile che desiderano dare a una delle due orse polari da “battezzare“.

I due vincitori verranno annunciati sul sito WWF nell’area Canon Kid’s Zone e si aggiudicheranno una fotocamera Canon. Inoltre, un esperto del WWF andrà in visita presso la scuola dei vincitori. Infine, ulteriori tre finalisti avranno la possibilità di ricevere in premio una fotocamera Canon.

orsoIl sito WWF-Canon Kids’ Zone nasce con lo scopo di spiegare ai bambini l’importanza della tutela dell’orso polare nell’area artica. Attraverso due orsi virtuali, Auro e Borea, i più piccoli potranno cimentarsi in giochi educativi e imparare a conoscere meglio l’ambiente artico, supportati anche da genitori e insegnanti, che troveranno sul sito utili materiali informativi.

Il supporto offerto da Canon per la protezione degli orsi polari rientra nell’ambito della collaborazione tra l’Azienda e il WWF. L’osservazione di questi animali è infatti fonte di importanti scoperte scientifiche e grazie ai radio collari di cui sono dotati il WWF può analizzare il loro comportamento e seguirli nei loro spostamenti.

Luca Miraglia, a capo della Comunicazione di Canon Italia, ha commentato: ”I cambiamenti climatici sono un tema molto importante da trattare anche con le nuove generazioni, per insegnare loro a contribuire attivamente alla tutela dell’ambiente. La nostra filosofia Kyosei, che significa “Vivere e lavorare assieme per il bene comune”, rispecchia perfettamente il nostro impegno in termini di responsabilità sociale, e siamo dunque molto orgogliosi di questa collaborazione, messa a punto con il WWF nell’ambito delle iniziative a tutela dell’Artico”.

Ci sono più di 22.000 orsi polari nell’Artico, zona che ospita alcune tra le specie animali a maggior rischio di estinzione, come la volpe artica, il gufo bianco e l’aquila testa bianca. Tuttavia, i cambiamenti climatici stanno minacciando l’Artico e gli scienziati prevedono che il 30% degli orsi polari scomparirà nei prossimi 35-50 anni.

martedì 1 giugno 2010

Incredibili…ma vere!

Chi legge il Blog dell’OrsoBruno sa che sono appassionato di disegno e che ogni tanto mi metto a sporcare qualche foglio o qualche tela. Beh ieri Sefora mi ha mandato una email in cui mi segnalava qualcosa di veramente incredibile. Guardate che meraviglia:

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Vero? Beh quelle che a prima vista possono sembrare fotografie in realtà sono…disegni a matita!

Paul Lung è un grafico di 38 anni di Hong Kong e per le sue opere usa solo una matita 0,5 mm e fogli A4 il tutto senza usare la gomma! Per un disegno può impiegare anche 60 ore di lavoro!

Essendo il blog a tema ho scelto 2 disegni specifici ma QUI potrete vedere tutta la sua bravura con molti altri soggetti. Al di la dell’oggettiva bravura la cosa che mi ha colpito di più è l’espressività dei soggetti, che sembrano trasudare vita, quasi come se avessero un’anima. Complimenti a Paul!