"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

martedì 26 ottobre 2010

Delitto e fastidio.

L’Italia, Paese delle impunità (e delle immunità), l’Italia ERA la culla del diritto. Oggi ne è la bara. Sempre più sono i fatti di cronaca in cui la pena è sempre meno giusta e in cui spesso chi agisce in modo criminale non paga per i suoi crimini. Nel nostro piccolo grande mondo plantigrado sencondo voi potrebbe essere diverso?

Non avrei mai voluto scrivere sul blog questa notizia. Nel leggerla ho provato al tempo stesso un senso di rabbia e di rassegnazione. Già perchè, qualunquismi a parte, la giustizia nel nostro Paese è sempre più un utopia. Eppure sapevamo tutti che sarebbe andata a finire così, ma un pezzettino (piccolo piccolo) di me, sperava che almeno per una volta le cose prendessero una piega diversa.

E’ stato chiesto infatti il dissequestro delle carcasse dei tre orsi morti trovati morti nel 2007 tra Gioia dei Marsi e Pescasseroli, nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. I cinque allevatori, indagati dalla Procura della Repubblica di Avezzano, non hanno ricevuto ulteriori atti oltre all'avviso di garanzia notificato lo stesso anno e questo fa presupporre, vista l'impossibilità di ulteriori proroghe alle indagini, che il caso si stia avviando verso l'archiviazione, anche perché non sono emersi nuovi elementi in questi tre anni.

I tre orsi furono trovati morti in località Acqua ventilata, tra Gioia dei Marsi e Pescasseroli e in sede di esami istologici, condotti dall'Istituto zooprofilattico Lazio e Toscana, emerse che la morte era imputabile al veleno. Il lavoro degli analistiòaddirittura all'individuazione della molecola, un fitofarmaco "lumachicida". I Carabinieri del Ris di Roma furono incaricati di fare dei prelievi e dei campionamenti sul posto di ritrovamento degli orsi, fase che porto alla conferma della tesi del veleno, poi trovato anche sul vello di una capra rinvenuta morta nei pressi e parzialmente mangiata.

Il fatto suscito' lo sdegno dell'opinione pubblica e del mondo ambientalista e sembra destinato a concludersi con un punto interrogativo, nonostante l'impegno degli investigatori che sembra non siano riusciti a mettere in correlazione il ritrovamento del lumachicida nella stalla di uno degli indagati, dopo una perquisizione, con l'avvelenamento degli orsi, in quanto il prodotto era commercializzato su scala nazionale, quindi chiunque avrebbe potuto compiere il gesto. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Avezzano, furono affidate ai Carabinieri della compagnia di Avezzano, agli ordini del capitano Michele Borrelli e al Cta del Corpo forestale dello Stato, inizialmente condotte dal vice questore Luciano Cavaioli e terminate dal pari fuizione Luciano Sammarone.

Un altro crimine impunito ai danni di esseri indifesi, con la paura che proprio questa facilità a farla franca possa spingere altre persone a commettere lo stesso crimine.

Soprattutto poi quando c’è qualcuno che riesce a dichiarare cose simili:

“Proponiamo agli organi competenti, di permettere agli allevatori abruzzesi di difendere con tutti i mezzi le proprie mandrie, anche con le armi”

Questa proposta raccapricciante è presente in una nota della Lega Nord Abruzzo, coordinamento provinciale dell’Aquila, a firma dei segretari Nicola Di Simone e Andrea Marganelli, dopo le proteste degli allevatori in area Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise per le numerose predazioni e i relativi indennizzi.

“La politica per la tutela dell’ambiente intrapresa da oltre un ventennio ha finito per piegare definitvamente l’allevamento e l’attività agricola nei paesi di montagna, determinandone la scomparsa. Nessun giovane si sognerebbe mai di intraprendere una simile impresa, visti i costi e i ricavi determinati dagli assalti degli animali protetti e dalla crisi del settore. Purtroppo questo va a causare una perdita di identità culturale e di tradizioni che l’Abruzzo non puo’ permettersi, visti anche gli importanti investimenti su scala regionale per la tutela del turismo enogastronomico”.

Una domanda: ma gli allevatori si potranno difendere con tutti i mezzi  anche dai leghisti che cercano di strappar loro qualche voto?

Prendiamola a ridere va…

Caro orso ti scrivo…

La comunità del cibo dei Pastori dell’Appennino Centrale è in questi giorni a Terra Madre, all’interno del Salone del Gusto, manifestazione internazionale di Slowfood al Lingotto di Torino. Un appuntamento ormai imperdibile per enogastronomi e consumatori attenti, che guardano al Salone del Gusto dall’Italia e da tutto il mondo. Da qui parte anche “Resistenza Casearia”, per sottolineare l’importanza non solo gastronomica, ma culturale, ambientale e sociale delle attività tradizionali di caseificazione, dalle malghe alpine agli stazzi abruzzesi.

Ed è proprio da qui che i pastori hanno voluto inviare la loro “Lettera aperta” indirizzata agli animali selvatici degli Appenini Centrali. Chiedendo il sostegno di quelli che spesso sono stati visti come i “nemici storici” della pastorizia transumante, ma che trovano in chi vive quotidianamente sulle montagne il loro migliore alleato per la sopravvivenza di un intero ecosistema.

A sorpresa la lettera ha raccolto una sottoscrizione importante: l’assessore Regionale all’Agricoltura Febbo, presente al Salone del Gusto con i prodotti abruzzesi, l’ha fatta propria. La speranza è che questo segno di attenzione dell’istituzione regionale si concretizzi in un incontro da fare subito, con allevatori e con le altre istituzioni (Forestale, Provincia, Parchi, Prefettura) per affrontare insieme le questioni di un territorio delicato e complesso, dove i pastori esercitano un ruolo fondamentale di presidio.

La lettera viene indirizzata «ad orsi, lupi, linci, volpi e altri selvatici che ancora sopravvivono sul nostro territorio» si chiede agli animali» dal momento che «tutte le Autorità che abbiamo contattato nel corso degli anni e ripetutamente negli ultimi mesi e settimane non hanno mai risposto».

«Spiegateglielo voi», si legge ancora, «che alimentarvi artificialmente impedendo alle greggi di pascolare sui terreni dove vi viene lasciata la carne è un sistema che fa diventare il nostro territorio sempre più simile ad uno zoo. Provate a dirglielo voi se vi sono più utili tanta burocrazia e jeep o piuttosto i pastori che da sempre avete imparato a conoscere».

«Provate voi, che ci conoscete bene e sapete che da millenni questi sono i vostri migliori alleati: chi sulle montagne e sui pascoli ci sta davvero, da sempre». 

Fonte: primadanoi.it

Zoo Terrasini (PA): trasferito l’orso di Striscia la Notizia.

Sono tutti andati via gli animali dello zoo fattoria di Pietro Quatra. I leopardi sono stati trasportati in uno zoo in provincia di Padova. L’orso immortalato da Strisca la Notizia in atteggiamenti autolesionisti è invece stato trasferito ieri allo zoo di Roma. Da alcuni giorni, poi, la troupe di Striscia la Notizia tentava di filmare il trasferimento avvenuto grazie all’interessamento di una associazione protezionistica ligure che si è sobbarcata le spese di spedizione. Trasferita pure l’ultima tigre del prof. Quatra.

Fine di uno zoo dalle grandi ambizioni, più volte coinvolto, però, in vicende giudiziarie. Irregolarità edilizie, maltrattamento (prescritto), ed altri reati. Il noto chirugo palermitano, infatti, voleva fare una ampia struttura adibita anche alla ristorazione. Ed invece, la chiusura. Anzi così era già dal luglio 2005, a sentire i Servizi Veterinari dell’ASP di Palermo. Rimane da chiarire come un grande orso risultato privo di documentazione Cites, abbia impiegato venti anni per essere scoperto. Dove era, negli anni passati, il Servizio Cites della Regione Siciliana? E che dire dei leopardi o delle pantere che dir si voglia, sequestratre solo lo scorso luglio? La loro posizione era molto meno irregolare rispetto all’orso e forse non è da escludere che si sia sovrapposto il desiderio del prof Quatra di farla finita con lo zoo. I suoi felini finivano pure ai circhi, come i cuccioli di leone che anni addietro saltarono fuori da una cassa che si ruppe all’aeroporto di Fiumicino. Provenienza: Terrasini. Destinazione: un circo di Trieste. I Veterinari di Roma dissero che erano disisdratati e pieni di zecche. Per Quatra, invece, non era così.

L’orso di Terrasini, che in realtà è un’orsa di 20 anni, sarà trasferita al Bioparco di Roma ed è stata già ribattezzata Jill, in onore di Jill Robinson l'inglese fondatrice di Animals Asia Foundation, associazione impegnata nella tutela degli Orsi in Cina e nel Mondo.

Fonte: GEAPRESS

mercoledì 20 ottobre 2010

La famosa invasione degli orsi in Giappone

Il titolo del post richiama esplicitamente la nota opera di Buzzati “La famosa invasione degli orsi in Sicilia” in cui i plantigradi invadono l’isola in seguito al rapimento del figlio del re degli orsi tenuto prigioniero proprio in Sicilia.

Il riferimento all’opera di Buzzati non è casuale, infatti ci sono almeno due cose in comune fra il fatto di cronaca e l’opera di fantasia: il Giappone come la Sicilia è circondato dal mare e poi che il paese del sol levante sta vivendo una vera e propria “invasione” delle aree urbane da parte degli orsi.

Secondo l'Agenzia dell'Ambiente nipponica, il numero di orsi avvistati fra aprile e settembre è stato di 7,175, di molto superiore ai 4,229 dello scorso anno. Ma la conferma che gli orsi se la passano male arriva da un'autopsia praticata su un orso ucciso la settimana scorsa a Nagai: anche se alto un metro e mezzo non aveva grasso addosso e pesava solo 110 chili, 20 in meno del peso normale per questo periodo, con il letargo invernale in vista.

Dati alla mano ci si aspetta che gli orsi non si fermino qui e che questo problema durerà ancora. Per questo conviene cercare di fare tesoro dei consigli degli esperti: se ci si dovesse imbattere in un orso, mai fare movimenti bruschi o rumori improvvisi, non voltargli le spalle, ma camminare con passo regolare e rapido all'indietro e ricordarsi che anche gli orsi hanno paura. "Quando la gente si trova un orso in casa, si fa prendere dal panico", ha spiegato al Time, Teruki Oka, dell'Istituto di ricerca forestale. "Ma è esattamente la stessa cosa per gli orsi".

Gli ultimi due casi hanno avuto esiti diversi: lo scorso lunedì alle 17.40 nella città di Nishiaizu, nella prefettura di Fukushima, tre orsi si sono arrampicati su un albero di cachi alto 10 metri, e le autorità hanno atteso fino a notte fonda che scendessero dall’albero, allontanandoli poi verso le montagne. Altra storia invece è quella a Shari, sull’isola di Hokkaido: un bambino ha avvistato tre orsi nel bosco adiacente alla sua scuola. Qualche ora dopo gli orsi hanno “passeggiato” per la città fino a che sono stati abbattuti da un cacciatore locale.

Ormai dopo Russia e Stati Uniti, anche il Giappone si trova a dover fronteggiare queste singolari “invasioni” a cui molti cercano di dare una spiegazione scientifica. Mancanza di risorse,  cambiamenti climatici e alterazione dei naturali cicli biologici o animali con poca paura dell’uomo?

Il racconto di Buzzati termina col ritorno degli orsi sulle montagne una volta realizzata l’impossibilità di poter convivere con gli uomini. Chissà nella realtà cosa succederà…

martedì 19 ottobre 2010

Una nuova mostra per gli orsi della luna

Ricordate Elena e la sua mostra sugli orsi? Beh se avete letto il precedente post o se siete già andati a trovarla durante la sua precedente mostra sapete già di cosa parlo. In caso contrario posso dirvi che Elena è un’artista di cuore, nel vero e proprio senso della parola, visto che dipinge spinta dall’amore verso quelle creature meravigliose che sono gli orsi. Basta vedere una delle sue opere nell’album in basso per capire di cosa sto parlando…

Questo amore però non si esaurisce ad opera terminata ma continua, perchè Elena organizza mostre il cui ricavato va alla celeberrima Animal Asia Foundation che da anni si batte per la liberazione degli orsi asiatici dalle terribili fattorie della bile.

Quindi se amate gli orsi non potete mancare a questo appuntamento!

In bocca al lupo Elena! Winking smilelocandinamostraorsidefinitivojpg

venerdì 1 ottobre 2010

Il triangolo…

Da quando mi sono trasferito qui nel PNALM ho sentito tantissime storie di allevatori, contadini e gente comune. Parlano di orsi, di parco e delle loro attività: i tre soggetti fanno parte infatti di uno strano triangolo purtroppo non sempre amoroso. A parere mio infatti i più grandi insuccessi da parte della conservazione della fauna dipendono proprio dalla cattiva gestione di questo rapporto fra i tre soggetti.

Il Parco è il “mediatore” fra i plantigradi e la popolazione locale: la corretta gestione delle risorse naturali ed economiche dovrebbe consentire la sopravvivenza delle due specie, se da un lato infatti l’orso deve essere tutelato, dall’altro lo devono essere anche le attività che si svolgono all’interno dell’area protetta. Quando questo non avviene l’orso diventa un concorrente. Quando poi le politiche di risarcimento cigolano, con tempi lunghi o rimborsi troppo esigui l’orso diventa un nemico. Se poi aggiungiamo che molti vedono nei parchi degli enti sanguisuga, pronti ad attingere ma mai a reinvestire, se non per progetti mirati e inconsistenti, allora il quadro si completa ulteriormente.

L’esempio lampante di questa insofferenza si è presentato ieri, di fronte agli uffici del parco a Pescasseroli: Giuseppe Tatangelo, un allevatore di Sora, dopo esser esalito su un albero ha minacciato di cospargersi di benzina e darsi fuoco a causa dei mancati risarcimente per i danni provocati ai suoi bovini da lupi e orsi.

La sua richiesta è semplice: «Pagate i soldi dei miei bovini, invece di fare convegni che distolgono solo fondi europei»

E si, perchè il tutto si è svolto durante l’Assemblea generale di Europarc 2010, ospitata quest’anno proprio dal PNALM.

Il Parco si è subito impegnato ad ascoltare l’allevatore e a restituire gli assegni per 3.700 euro, ma non immediatamente come desiderava Tatangelo dall’alto dell’albero su cui si era arrampicato. Le trattative poi hanno avuto un’impasse quando Giuseppe Rossi, Presidente del PNALM ha gridato nervosamente «Se non scende adesso dall'albero non vedrà più un centesimo!». Ad ogni modo i vertici dell'ente Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise si sono impegnati a liquidare le somme all'allevatore entro lunedì.

Ma la giornata è stata anche caratterizzata dalla polemica del presidente del COSPA (Comitato Spontaneo Allevatori) Dino Rossi: «Non si capisce a quale ricchezza si riferisce l'assessore al Turismo Mauro Di Dalmazio se si considera che i parchi fino ad oggi non sono stati capaci ad attuare una gestione da consentire una autonomia finanziaria senza gravare nelle tasche dei cittadini»

«Un convegno zoppo» lo ha definito Rossi dal momento che «non sono state chiamate le parti interessate, cioè la gente che vive continuamente a contatto con la natura. Contrariamente si e' pensato agli albergatori del posto, istallando un loro gazebo e costato alle tasche del Parco per il solo spostamento oltre 60mila euro».
«L'unica ricchezza che il parco avrebbe dovuto tutelare», ha continuato il presidente del COSPA, «è proprio l'agricoltura di montagna, ma a causa di questa politica d'ufficio e' destinata a scomparire e con essa tutti i prodotti da destinare ai turisti che visitano le nostre montagne. Non a caso il mattatoio di proprietà del comune di Pescasseroli e' chiuso da dieci anni e adesso e' stato messo in vendita con cambio di destinazione d'uso per farne alberghi o appartamenti. Logico sarebbe stato riattivarlo e metterlo a norma per favorire la macellazione di capi locali e offrire carni di qualità. Basta guardare ad alcuni parchi della Spagna, dove lo sviluppo sostenibile riparte proprio da agricoltura e allevamento».

Il triangolo…va più spesso considerato.

giovedì 30 settembre 2010

Trecento rappresentanti delle aree protette d’Europa alla scoperta del Parco

"È un evento gratificante" ha dichiarato Giuseppe Rossi, Presidente del Parco,  alla cerimonia d’inaugurazione di Europarc Conference 2010 svoltasi ieri a Pescasseroli "sia per il nostro Parco, che essendo tra i più antichi ha fatto un po’ la storia dei parchi in Italia, che per il sistema nazionale delle aree protette e per la nostra rete regionale, e per tutti gli attori che si occupano della conservazione che propone ad oggi un modo nuovo di amministrare il territorio sia in termini di tutela della biodiversità che di sviluppo sostenibile”.

Una grande occasione per il Parco Nazionale abruzzese che a far divenire l’Assemblea generale di Europarc, un momento di promozione del territorio e di consolidamento del rapporto con le amministrazioni locali, associazioni, operatori turistici del territorio e comunità locali, attraverso un loro coinvolgimento diretto nell’organizzazione.

Con la collaborazione di diverse associazioni e cooperative del territorio, venerdì 01 ottobre, i circa trecento rappresentanti di parchi ed aree protette avranno la possibilità di scoprire le ricchezze naturali, storiche ed artistiche del Parco, dai piedi dei picchi dolomitici della Camosciara, al versante molisano del Parco, allo splendido borgo di Scanno e dintorni, alla Val Fondillo, Valle del Sangro, Civitella Alfedena, ai diversi itinerari escursionistici tra gli scenari del Parco, grazie a diverse escursioni e visite guidate organizzate.

A conclusione della giornata di trekking, i partecipanti potranno gustare una cena a base di prodotti tipici abruzzesi nella caratteristica cornice del centro storico di Ortona dei Marsi, organizzata con la preziosa collaborazione della pro loco e del Comune. La cena sarà inoltre caratterizzata da piccoli ma significativi espedienti di sostenibilità ambientale al fine di ridurne l’impatto, dall’uso di stoviglie in mater bi alla presenza di cassonetti per la raccolta differenziata, linea ecosostenibile messa in atto dal Parco nell’organizzazione dell’intera manifestazione, con il supporto dell’Osservatorio dei Rifiuti della Regione Abruzzo.

Con la collaborazione dei Comuni di Villetta Barrea, Opi, Pescasseroli, Civitella Alfedena e Scanno, si terranno invece sabato 02 ottobre nei diversi comuni, sedici workshop di incontro confronto su diverse grandi tematiche dalla biodiversità, all’uso delle risorse ed attività umane, ai valori e benefici, al futuro delle aree protette, a cui prenderanno parte i partecipanti alla manifestazione.

Nell’organizzazione dell’intero evento contributo importante è stato inoltre dato dall’Associazione Albergatori ed Operatori di Pescasseroli, coinvolti nella preparazione dei buffets, dei pranzi al sacco ed in ultimo della Cena di Gala per i rappresentanti. (Rif. Nicoletta Parente 328/0292826)

press@parcoabruzzo.it

www.parcoabruzzo.it/europarc2010

Comunicato stampa n. 75/2010

Programma in Italiano (.pdf)

Una pubblicità che fa riflettere e commuovere

mercoledì 29 settembre 2010

L’orso Yogi…no l’orsa che fa yoga

orsa_yoga1.jpg

Santra, una femmina di orso ospite dello zoo di Athari in Finlandia, pratica quotidianamente quindici minuti di Yoga.
Afferra le zampe inferiori con quelle superiori e le tiene in posizione di V per uno o due minuti", ha dichiarato Meta Penca, il turista sloveno che ha scattato le foto dell'orsa.

orsa_yoga2.jpg

"Poi passa a un altro esercizio. E' spettacolare si muove lentamente, è calma e concentrata, non si guarda intorno e non presta attenzione a quello che succede attorno a lei".
Paul Harvey, un insegnante di Yoga che abita a Bristol e che ha visto Santra al'opera, ha dichiarato che le posizioni yogiche che assume l'orsa sono corrette ed eseguite in modo esemplare.

orsa_yoga3.jpg

"E' una creatura solitaria e molto tranquilla, probabilmente sente l'esigenza di mantenere il suo corpo e la sua mente sani", ha dichiarato Harvey.

orsa_yoga4.jpg

"La sua elasticità e il suo equilibrio sono paragonabili a quelli di un umano che pratica questa disciplina da anni. Le sue non sono posizioni da principianti, ma da classi di Yoga molto avanzate.

Fonte: L’arresto del Carlino / The Guardian

L’orso bruno ritorna sul Varmost (di Francesco Brollo)

Poco più tardi rispetto all’anno scorso, l’orso bruno ha rifatto visita ai pascoli di malga Varmost, in comune di Forni Di Sopra, dove il 21 settembre ha predato una pecora. Il plantigrado si è ripetuto nei giorni successivi, quando ha ucciso altri 5 capi in quota (circa 2000 mt slm) causando poi l’abbassamento di una parte del gregge impaurito, tanto che alcune pecore si sono mischiate alle capre, fatto normalmente inusuale. In totale sono comunque 13 gli esemplari che mancano all’appello, e anche se solo di tre sono state rinvenute le carcasse, gli esperti fanno capire che è difficile non ricondurre all’orso le ragioni delle sparizioni. Sul posto si sono recati sia il personale della Guardia forestale della stazione di Forni di Sopra che dell’università di Udine (guidati da Andrea Madinelli) per effettuare rilievi e studi a fini scientifici.

Già l’anno scorso l’animale – con ogni probabilità si tratta di Soki, l’esemplare più volte monitorato nella Val Tagliamento – aveva fatto un incursione in quota nel gregge di Ivan Morocutti, che aveva anche avvistato fugacemente l’animale, prima che questo facesse perdere le proprie tracce nel bosco dopo aver predato un’ovino.

Era da un po’ di tempo, esattamente dal 30 luglio quando fu fotografato a Sella Chianzutan dalla trappola fotografica di Elisio Da Pozzo e dall’8 agosto quando escursionisti segnalarono impronte in zona rifugio Colmajer ad Ampezzo, che l’orso non lasciava tracce in Carnia. Di questi periodi l’orso bruno comincia a nutrirsi con maggiore avidità per incamerare grasso in vista del letargo invernale.

Dai rilievi effettuati stamattina sul posto si è potuto constatare che l’animale non si è fatto troppi scrupoli pur di attaccare le pecore, tanto che sono state rilevate impronte non lontano dalla malga e la terza carcassa, rinvenuta stamattina, distava a non più di 150 metri dall’edificio, a conferma delle sensazioni che erano state trasmesse dall’abbaiare dei cani di guardia le scorse notti.

Fonte: Carnia.La

Lettera di Jill Robinson ad un allevatore di orsi

Caro allevatore,

mentre eravamo impegnati a Shandong nel salvataggio dei tuoi orsi, ti ho sentito dire a qualcuno del nostro staff cinese che ti sentivi triste nel vedere gli orsi a terra durante le visite mediche. Ora, con gli orsi liberi dalle gabbie, potevi davvero renderti conto delle loro ferite. Posso immaginare che cosa ti è passato per la mente quando hai visto Oliver e i suoi ridicoli fianchi deformi, quando finalmente hai compreso che trent’anni in una gabbia l’hanno trasformato in un grottesco orso “nano”.Posso anche immaginare quello che hai provato osservando le ferite aperte e sanguinanti nell’addome di molti orsi che giacevano addormentati sul telone impermeabile, mentre il nostro team effettuava i controlli medici necessari per determinare le loro condizioni di salute. Le rotte e disperate forme di questi orsi ti hanno portato a provare uno strano senso di colpa.Ti sei ricordato che solo poche ore prima del nostro arrivo, avevi strappato i metal jacket dai loro corpi e persino cercato di estrarre i cateteri in lattice dalle loro cistifellee, dopo esserti servito di questi strumenti per mungere la loro bile negli ultimi dieci lunghi anni. Uno di questi orsi l’abbiamo chiamato Kylie.Rinchiusa nella sua gabbia, questo bellissimo esemplare femmina di orso color bruno-ramato, a stento riusciva a stare in equilibrio sulle ginocchia e i gomiti. Incapace di appoggiare l’addome, se ne stava rannicchiata per ore, riuscendo a respirare con difficoltà a causa del dolore lancinante. Giunti alla sua gabbia e quasi con misericordia, le abbiamo somministrato un anestetico per aiutarla a dormire, almeno per qualche ora.Non appena hai notato quell’area del suo corpo infetta, l’ernia che circondava la sua bile purulenta, ti sei accorto anche tu come noi che il catetere in lattice era seghettato ai bordi perchè brutalmente strappato dalla sua cistifellea danneggiata e sanguinante?E le cicatrici del metal jacket attorno al suo diaframma e al collo, che hanno causato scabbia, irritazione della pelle e perdita del pelo?Hai notato le orribili condizioni dei suoi denti, non appena i nostri veterinari con attenzione hanno aperto la bocca per scoprire le labbra corrose dai canini neri e marci, segati all’altezza delle gengive?Hai visto il cibo in putrefazione in quei denti, annusato il fetore di quelle povere labbra maltrattate, nervi e carni scoperte che provocavano di certo terribile dolore?Mi domando come ti sentiresti se sapessi che Kylie è morta.Settimane di tenere e amorevoli attenzioni, numerose operazioniper curare le sue ferite addominali e rimuovere 19 denti in putrefazione – persino le benedizioni dei monaci buddisti – tutto è stato inutile alla fine – il suo corpo ha ceduto e Kylie si è dovuta arrendere a quegli anni di abusi nella tua fattoria.Parole forti, forse, da chi avrebbe dovuto ringraziare perchè Kylie finalmente aveva ricevuto le nostre cure e una dolce morte, per dimenticare decenni di terrore e riposare finalmente in una pace misericordiosa.Ma quanta sofferenza, ancora una volta, nel vedere il nostro tavolo operatorio trasformarsi in una lapide, dove il nostro team, con il cuore spezzato, asporta da un orso morto campioni di tessuto, così fondamentali per la nostra ricerca, e piange un animale sfruttato nella più totale indifferenza per biechi scopi di profitto. Se quello che hai detto al nostro staff è vero, ti unirai a noi nella denuncia di questo traffico, ammettendo – come ormai dovresti aver chiaro nel tuo cuore – la realtà di un commercio che tortura e uccide questi stoici animali?E’ troppo tardi per aiutare Kylie, ma se tu riflettessi onestamente sulle fattorie della bile oggi, settembre 2010, forse le tue parole potrebbero ancora aiutare centinaia di povere creature come Kylie che pazientemente aspettano la tua testimonianza.

R.I.P. Kylie. Da tutti noi che ti abbiamo amata.

Jill Robinson

Tratto da : http://www.orsidellaluna.org/2010/09/lettera-ad-un-allevatore-di-orsi/

L’orso è vivo…viva l’orso!

Cari amici, dopo questo prolungato periodo di ferie si torna alla normalità. A voi queste vacanze, come sono andate? Spero bene e spero anche che abbiate goduto dell’estate e delle belle giornate di sole dato che ci aspettano mesi di freddo, pioggia e neve. Le giornate si accorciano, le temperature calano, siamo tutti più sonnacchiosi e pigri. Immagino che abbiate tanta fame eh? Lo sappiamo, a noi orsi succede tutti gli anni. :D

orso_Bruno-thumbSi è perso qualche lettore durante questi mesi di assenza? Io spero che voi, amici del blog, siate ancora tutti lì e che altri amici si aggiungano a noi in futuro.

Il blog quindi riparte da qui, dopo qualche mese di totale assenza con tanta fame di notizie e curiosità e anche con un po’ più di tempo da passare davanti al pc….

mercoledì 28 luglio 2010

Un'estate con l'orso bruno marsicano

Un'estate tra i luoghi incantati del parco nazionale per scoprire abitudini e curiositá dell’orso bruno  marsicano

Orienteering, trekking, escursioni con gli accompagnatori del Centro Visite dell’Orso di Villavallelonga

È l’Orso Bruno Marsicano, animale emblema del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il protagonista di una serie di attività proposte dal Centro Visite dell’Orso di Villavallelonga per il mese di agosto 2010. Cosa mangia, dove vive, come poter riconoscere i segni della presenza dell’amato plantigrado? Queste sono solo alcune delle curiosità che attraverso trekking, escursioni, orienteering, attività di educazione ambientale, gli accompagnatori del Centro faranno scoprire ai partecipanti. Il programma prevede domenica 1 e 22 agosto “Sulle tracce dell’Orso”, una escursione negli incantevoli luoghi frequentati dal plantigrado, l’8 e il 29 agosto sarà invece la volta di “Fragole e lamponi con l’Orso”, un trekking in uno splendido scenario dove abitualmente l’orso gusta i golosi frutti di bosco, ed infine “Un luogo incantato per scoprire i segreti dell’orso”, tutti i mercoledì del mese di agosto, un’escursione o, a scelta, una passeggiata con i bimbi nello zaino, lungo il Vallone Tasseto, uno dei luoghi più incantevoli e scientificamente interessanti del Parco per scoprire insieme i segreti dell’animale emblema del territorio protetto.

Per informazioni e prenotazioni: mbl. 345/7278903 - centroorso@sherpa.abruzzo.it

scopertaorso2_0

Scellerata richiesta di abbattimento di orsi in provincia di Trento

La bizzarra iniziativa del Consigliere Giovanazzi di raccogliere firme per richiedere l’abbattimento degli orsi “problematici” nel Trentino ci sembra volta più a creare panico nella popolazione che a voler affrontare la situazione con il rispetto e senso di responsabilità che la materia merita.
Dopo anni di notevole impegno e lavoro per il reinserimento dell'orso in Trentino e di ricerca per risolvere le situazioni problematiche, ecco arrivare la proposta del consigliere Giovanazzi.
Forse con l'intento di volerli frettolosamente  vanificare?
Possiamo comprendere che alcune persone abbiano  paura dell’orso. Spesso si tratta di una paura  irrazionale, frutto del ricordo  di come  nel passato i genitori intimidivamo i figli per farsi ascoltare – " Se non fai il bravo chiamo il lupo cattivo! O l'orso che ti mangia! -.
Sappiamo invece che l 'orso non è un animale che aggredisce l'uomo ma uccide  solo per necessità o per fame. Non si spiega quindi la tendenza a fomentare le paure verso questo animale che è per l'80% vegetariano e solo in alcuni periodi dell'anno si nutre per lo più di carcasse di altri animali.
Gli orsi sono animali curiosi. In tutti i luoghi dove vivono si riscontrano avvicinamenti ai centri urbani, ma tutti lo sanno ed è normale. Sappiamo bene poi che, spesso purtroppo,  sono stati abituati proprio dall'uomo ad avvicinarsi ai centri abitati. Sarebbero da punire severamente le persone che mettono in pratica atteggiamenti irresponsabili come quello di dargli da mangiare. Magari solo per il proprio tornaconto personale, come quello di attirare turisti.
Sarebbero da punire gli uomini e non gli animali, per quanto sta avvenendo.
L' orso ha sempre condiviso il territorio con l'uomo, fino a quando quest'ultimo, usurpandolo, ne ha impedito la sopravvivenza. Ora che è stato reintrodotto sul nostro territorio vogliamo di nuovo abbatterlo?
Ci sembra un atteggiamento un tantino schizofrenico! Le stime ufficiali parlano comunque di, al massimo, 25 esemplari sul territorio e non di 40 o 50 come sbandierato nella petizione di Giovanazzi ed inoltre riteniamo che 700 firme non siano sufficienti ad esprimere un “malcontento generale”.
Quando Jurka è stata rinchiusa abbiamo raccolto più di 20.000 firme in pochi mesi di persone che non erano e non sono assolutamente d’accordo con l’atteggiamento del tipo : sopprimiamo tutto quello che ci crea dei problemi, tristemente e tipicamente umano. Ritornare ad una tranquilla convivenza dovrebbe essere uno sforzo comune di tutte le istituzioni e dei singoli. Ripetiamo, fomentare o amplificare la paura che può esserci tra alcuni cittadini,  invece di andare nella direzione del rispetto  e del cercare soluzioni concrete ma pacifiche, non crediamo porti  ad alcun  risultato concreto.
Quella nei confronti dell’orso è una paura  irrazionale e non effettiva. È  molto più facile infatti morire per una fucilata di un cacciatore che per l’aggressione di un orso. I dati ufficiali parlano infatti di  quasi 50 morti ogni anno,  caduti sul campo di battaglia della caccia.
Per contro, da quasi 200 anni,  non risultano  casi di ferimenti o aggressioni verso l’uomo causate da un orso.
A questo punto ci viene da pensare. È possibile che per una certa categoria, l'orso sia un antagonista? In fondo gira per i boschi e potrebbe intralciare o disturbare l'attività di caccia.  Chissà che non si venga a sapere che lo stesso Consigliere Giovanazzi non sia  un cacciatore?
Viene inoltre  da chiedersi: ma di chi si deve veramente avere paura?
Di una persona armata di fucile pronta a sparare a qualsiasi cosa in movimento,  e i dati lo confermano, o di un orso che diversamente scappa non appena scorge un uomo?


UFFICIO STAMPA - Movimento Vegetariano No alla Caccia
Floriana Saracino

mail: info@no-alla-caccia.org
www.no-alla-caccia.org

martedì 27 luglio 2010

3 orsi bruni “pascolano” vicino Bisegna

Comunicato stampa dell’Ass. Montagna Grande

Spettacolo a Bisegna

Nelle recinzioni per le risorse alimentari destinate all'orso, realizzate dall'Associazione si è materializzato quello che era negli obiettivi di quanti animano l'associazione Montagna Grande.

In tre recinzioni diverse tre esemplari di Orso Bruno Marsicano, pascolano il grano senza aristato messo a loro disposizione.

Un momento veramente da incorniciare quanto accaduto il 20 Luglio alle ore 21 circa.

Tre esemplari di orso uno in un recinto uno nell'altro ed il terzo nelle vicinanze di un altro terreno, pascolavano tranquillamente il grano che l'associazione negli ultimi anni mette a loro disposizione per aumentare le risorse alimentari.

img_2281_600 L'associazione è contraria alla spettacolarizzazione degli orsi che assaltano pollai e devastano orti e stalle, in fondo loro cercano solo la sopravvivenza. L'associazione è impegnata da anni per cercare di ricreare quell'habitat agrosilvopastorale scomparso, che consentiva agli orsi ed a tutti gli animali selvatici di rimanere nel proprio territorio ed avere risorse alimenta sufficienti ad evitare spostamenti inusuali

Se qualcuno poteva mettere in discussione il progetto di campagna alimentare a favore dell'orso messo in piedi dalla nostra associazione, oggi deve ricredersi, da diversi giorni si possono guardare i plantigradi più ricercati d'Italia che si alimentano nelle colture a perdere realizzate dall'Associazione.

4 recinti 2,5 ettari, con colture di, grano, mais, carote ed altri alimenti per l'orso, il ripristino di circa 100 alberi da frutto abbandonati da anni e la realizzazione di altri 2 frutteti con almeno 400 nuovi alberi, sono a disposizione dell'orso. 

Noi eravamo certi ed oggi lo siamo ancor di più, che se l'orso trova risorse alimentari nel proprio territorio non ha necessità di spostarsi e tantomeno di avere atteggiamenti "deviati"

Quello che noi abbiamo fatto è sicuramente una goccia nel mare, ma oggi siamo convinti di andare nella giusta direzione.

Ringraziamo quanti ci hanno e ci continuano a sostenere con il proprio contributo. Soci, amici,turisti passanti, Parco Nazionale,Corpo Forestale dello Stato, Regione, Provincia, Comune ecc..un particolare ringraziamento a Luciano che ha per noi fotografato l'evento

GRAZIE A TUTTI

Orso al volante, caos in Colorado

Nel mezzo della notte, in una strada di provincia del Colorado, un orso affamato ha causato uno degli incidenti più comici degli ultimi tempi: ha annusato un panino rimasto dentro una vettura, è riuscito ad aprire la portiera e a entrare, per poi ingurgitare il panino. Ma nel frattempo la porta si è chiusa dietro di lui.
Spaventato, l’animale ha cominciato ad agitarsi, con il risultato di sbattere ripetutamente sul clackson. Il rumore lo ha però agitato ancor di più, e nel tentativo di scappare ha sbattuto contro la leva del cambio, spingendola nella posizione “a folle”. L’auto, parcheggiata sul bordo di una strada in discesa, si è cominciata a muovere con l’orso che continuava involontariamente a strombazzare.
L’avventura si è risolta perché una signora che vive nel quartiere ha sentito il gran fracasso e si è affacciata alla finestra. In un primo momento la signora ha solo visto l’auto, ancora parcheggiata e al buio, che si muoveva ondeggiando. E ha subito pensato che si trattasse di qualche teen-ager impegnato in attività amorose. Tuttavia il rumore continuo del clackson l’ha convinta che i giovani dovessero essere ubriachi. E ha chiamato la polizia. Riconoscendo la macchina del figlio di un vicino, ha anche telefonato alla sua famiglia. Ma quando la famiglia è arrivata in vestaglia sul portico di casa, dell’auto non c’era ombra. Solo il fracasso del clackson ha fatto capire che la vettura era scesa a valle.
A quel punto è arrivata la polizia, e dopo lungo dibattere se uccidere o salvare l’orso, si è deciso di lasciarlo in vita. Un poliziotto ha agganciato una corda alla maniglia della porta, e l’ha aperta da lontano. E l’orso si è fiondato fuori come un fulmine. Non prima però di aver lasciato un “ricordino” sul cruscotto.
20100726_orso-guidatore Questo incidente, comico per quanto sia, testimonia tuttavia di un problema che sta diventando grave nei sobborghi più lontani dalle città. Con l’allargarsi degli abitati, e il ridursi dello spazio naturale per gli animali, questi incontri sono diventati sempre più frequenti. E difatti per la prima volta dal 2005, lo Stato del New Jersey ha deciso di ammettere una breve stagione di caccia. Gli orsi del New Jersey sono in genere tranquilli, ma dal 1992, quando erano appena 400, sono aumentati a 3200. Spesso arrivano fin sotto le case, e lungo i sentieri su cui la gente passeggia. I difensori degli animali però reagiscono indignati, sostenendo che basterebbe tenere i rifiuti ben chiusi, e non costruire troppo vicino ai parchi nazionali. A loro giudizio, la sola ragione per l’apertura della caccia è perché lo Stato vuole fare soldi: la licenza costa cara, e porterà molti soldini nelle casse vuote dello Stato.

Fonte: ilMessaggero.it

venerdì 16 luglio 2010

Pollaio blindato frena l'orso

Ha saltato la cena per colpa di quel dannato pollaio blindato che neanche le sue poderose zampe sono riuscite a forzare. Il protagonista della sfrontata incursione notturna è un giovane esemplare di orso marsicano. Ha fatto prima una passeggiata tra le vie del paese e né l'attacco di un branco di cani, né la presenza di un gruppo di giovani del posto, sono serviti a scoraggiarlo.
È arrivato nella frazione di San Sebastiano intorno all'una, forse in cerca di cibo, ha gironzolato per i vicoli davanti agli occhi increduli dei residenti. I primi ad accorgersi dell'arrivo del plantigrado sono stati alcuni cani di razza pastore abruzzese che hanno cominciato ad abbaiare. I giovani, una decina, che in quel momento erano nella piazzetta centrale del paese, si sono avvicinati per capire cosa stesse accadendo trovandosi di fronte a una vera e propria caccia all'orso.
I cani stavano cercando di fronteggiare lo splendido esemplare il quale, per nulla intimorito, li ha allontanati tentando di aggredirli, poi si è diretto verso la chiesa, incurante dei ragazzi che lo inseguivano per farlo desistere dall'entrare nell'abitato e filmando tutto con un cellulare.  Una volta raggiunte le case l'orso si è diretto verso un pollaio, del quale ha tentato di forzare la porticina di ingresso.
Si trattava, però, di un pollaio «blindato», costruito tre anni fa durante le continue incursioni dell'orsa Gemma. Come cambiano le abitudini: dopo le inferriate alle case per scoraggiare i ladri sono arrivati anche i pollai blindati a prova di orso. Saltata la cena, ha deciso di riguadagnare il bosco.
L'accaduto è stato filmato da un ventenne del posto, Nino Di Pietro. Nei 25 secondi di immagini iniziali si scorge in penombra uno dei cani che tenta di fronteggiare l'orso. Il plantigrado, quasi indifferente, prosegue il suo cammino verso il pollaio.

jpg_2172066 «È stato un momento emozionante», ha raccontato il giovane testimone dell'incursione, «e ho cercato di filmare l'orso da più vicino possibile. Ci siamo accorti di quello che stava accadendo quando abbiamo sentito i cani abbaiare, abbiamo guardato verso la valle notando l'orso che saliva in paese. Eravamo solo in tre, poi sono arrivati altri amici».
Ma non è stata l'unica visita dei plantigradi nei Comuni del Parco.
A Santa Maria, piccola frazione di Ortona dei Marsi, in piena area protetta del Parco nazionale d'Abruzzo, un altro orso ha tentato di assaltare due pollai a ridosso delle case, ma anche in questo caso i latrati dei cani hanno allertato gli abitanti della zona e in particolare alcuni componenti dell'associazione «Amici dell'orso Bernardo», che sono riusciti a far desistere il plantigrado dal suo intento.
«Nell'ultimo mese», spiegano dall'associazione, «abbiamo registrato 15 ingressi dell'orso nei centri abitati e quanto accaduto questa notte è la conferma che nella Valle del Giovenco sono presenti almeno due esemplari. «La nostra attività», hanno aggiunto gli «Amici dell'Orso», in caso di avvicinamento consiste nel cercare di allontanarlo, ma notiamo che questi animali non hanno alcun timore. Non hanno il comportamento schivo e timoroso nei confronti dell'uomo tipico dell'orso». «In questi ultimi giorni», hanno concluso, «ci siamo organizzati in piccole ronde notturne, utili a tutelare sia l'orso, sia gli abitanti di questi piccoli centri all'interno o ai margini dell'area protetta».

Fonte: il Centro

Nota: Ieri notte stavo facendo una camminata proprio nella zona di Santa Maria e si sentivano tutto intorno i cani abbaiare…l’orso è sempre più vicino :D

lunedì 12 luglio 2010

Trekking sulle tracce dell’orso

Legambiente e la Comunità Montana di Valle Camonica organizzano, sabato 31 luglio e lunedì 1 agosto, un trekking di due giorni per promuovere lo straordinario territorio del Parco dell’Adamello, nell’ambito del progetto “Grandi Carnivori: diffondere la conoscenza per educare alla convivenza”, realizzato grazie al contributo di Fondazione Cariplo e Comune di Paspardo.
La proposta è un'escursione accessibile anche ad un pubblico non esperto: grazie anche al supporto di simpatici asinelli che ci accompagneranno e che potranno alleggerire il nostro zaino, l’iniziativa è adatta anche alle famiglie. Il percorso si snoda sui sentieri del Parco dell’Adamello attraversando gli abitati di Sonico, Rino, Cevo e Saviore, dove si pernotterà e da cui si ripartirà il secondo giorno alla volta delle piccole frazioni di Ponte e Isola per giungere infine a Paspardo.
L’attività, compresi vitto e alloggio, è completamente gratuita, a parte il pranzo al sacco per il primo giorno che ogni partecipante dovrà avere premura di portarsi.

Si richiede la prenotazione, entro il 29 luglio, telefonando al numero 392.9276538 oppure scrivendo all'indirizzo e-mail: info@grandicarnivori.it.

trekking 2010

"L'orso fa parte della fauna alpina"

Il risveglio della natura in Svizzera ogni anno ridesta anche dibattiti emotivi, appena si scopre che un orso o qualche altro predatore ha sbranato delle pecore. Eppure questi animali fanno parte del patrimonio naturale alpino, rileva il direttore del Parco nazionale Heinrich Haller.

Un orso giunto in Engadina dall'Alto Adige alla metà di giugno ha sbranato cinque pecore. Immediatamente, per mezzo stampa, pastori della regione hanno reclamato l'abbattimento del plantigrado.
Una sorte che era toccata nell'aprile 2008 a JJ3, un orso bruno proveniente dal Trentino, arrivato nei Grigioni nell'estate dell'anno precedente. Con il passare del tempo, per nulla intimorito dagli esseri umani e dai loro tentativi di allontanarlo, il predatore aveva preso l'abitudine di avvicinarsi ai centri abitati in cerca di cibo e aveva provocato danni materiali. Cosicché, le autorità federali e cantonali, lo avevano giudicato pericoloso per la popolazione e lo avevano fatto abbattere, suscitando le ire di difensori degli animali e della natura.
Se l'audacia è costata la pelle a JJ3, i suoi simili normalmente sono però protetti in Svizzera. "Predatori quali l'orso bruno, il lupo e la lince fanno parte delle normali specie della fauna locale della Svizzera", osserva Heinrich Haller, direttore del Parco nazionale svizzero nei Grigioni. "Ritengo che sia compito della società fare in modo che si preservi questa biodiversità".
Il 2010 è proprio stato dichiarato dall'ONU anno internazionale della biodiversità. "In Svizzera lamentiamo gravi perdite di specie. Perciò, se ora abbiamo qualche movimento in controtendenza, come per esempio la riapparizione dell'orso nelle Alpi, occorre sostenerlo", spiega il biologo.

 

Un giovane maschio

L'orso avvistato recentemente in Engadina è probabilmente un giovane maschio. È entrato in Svizzera passando dall'Alto Adige e proviene dal Trentino, dove erano sopravvissuti gli ultimi esemplari di orsi bruni delle Alpi.
Il numero di superstiti era tuttavia troppo ristretto per consentire la sopravvivenza della specie. Perciò, alla fine degli anni '90, sono stati liberati dieci orsi sloveni nel parco naturale dell'Adamello Brenta. Ora la colonia si è allargata e i giovani esemplari migrano.
"In Svizzera non si può parlare di un vero ritorno dell'orso bruno nel senso di una popolazione permanente e riproduttiva", precisa Haller. "Una popolazione può insediarsi solo in un territorio in cui migrano anche femmine. Ciò non è per ora il caso della Svizzera".
I maschi arrivati nella Confederazione probabilmente non sono ancora sviluppati sessualmente. Dopo un'ispezione del territorio, tornano nella regione d'origine per poi riprodursi. Il direttore del Parco nazionale non esclude però che in Svizzera a lungo termine possa formarsi una colonia di orsi.

Il posto c'è

"La regione alpina dal profilo della biodiversità naturale è adatta per ospitare anche grossi predatori. Dipende da noi essere umani decidere se lo vogliamo. Linci, lupi e orsi possono vivere nelle Alpi".
Di posto ce n'è a sufficienza e anche di nutrimento. "I lupi e le linci da noi hanno delle ottime condizioni di vita. Nelle Alpi ci sono molti ungulati selvatici, come caprioli e cervi. L'alimentazione di base è eccellente", rileva Heinrich Haller.
Quanto all'orso bruno europeo è prevalentemente vegetariano. "Quando gli orsi mangiano carne, solitamente si tratta di quella di animali già morti o malati, perché le loro doti di cacciatore sono limitate. Le pecore per l'orso rappresentano un'occasione ideale perché praticamente non fuggono".
L'esperto non contesta che vi siano problemi di convivenza con i grossi predatori, fra cui c'è anche l'orso. Puntualizza però che "fra le pecore che pascolano liberamente in territori non sorvegliati e protetti, ci sono grosse perdite anche senza predatori".
In caso di danni causati da orsi, la Confederazione risarcisce l'80% e il cantone in questione il rimanente 20%. La Confederazione non ha elaborato alcun progetto di reinsediamento attivo dell'orso. Ma, "nella convinzione che la convivenza tra l'uomo e l'orso è possibile anche in Svizzera a determinate condizioni", ha predisposto un piano di gestione del plantigrado.
Contrariamente ai lupi e alle linci, gli orsi non possono essere abbattuti dopo un determinato numero di pecore sbranate. Il piano di gestione stipula che un orso può essere ucciso se costituisce un pericolo per l'uomo.

Mangiare ed essere mangiati

Oltre alla tutela della biodiversità, secondo Heinrich Haller, ci sono anche altri motivi per cui bisognerebbe lasciar vivere i grossi predatori. "Mangiare ed essere mangiati è uno dei principi basilari della natura. È anche il motore dello sviluppo evolutivo della natura nel suo complesso".
Per esempio, "la convivenza con lupi e linci ha determinato le caratteristiche attuali delle loro prede principali, ossia cervi e caprioli". Haller cita in proposito le grandi capacità di fuga dei cervi e il forte tasso di riproduzione dei caprioli.
"Se vogliamo che questi animali si sviluppino in modo naturale, dobbiamo fare in modo che si rimetta in moto il motore dell'evoluzione. L'esempio della natura è il migliore in assoluto".
Il direttore del Parco nazionale svizzero ritiene "deplorevole" che per anni siano scomparsi questi predatori dalla Confederazione e auspica che ora possano riprendere pienamente la loro funzione nella natura. La caccia è sensata se orientata a uno sfruttamento sostenibile della natura, ma i cacciatori non possono sostituire i predatori.


Eveline Kobler, swissinfo.ch
(Traduzione dal tedesco: Sonia Fenazzi)

giovedì 8 luglio 2010

Animals Asia libera i primi esemplari di orsi della luna imprigionati in una fattoria della bile in Vietnam dopo tre anni di pressioni.

Ha Long Bay, Vietnam, 06 luglio 2010 - Animals Asia, dopo tre anni di pressioni diplomatiche, si è assicurata la liberazione dei primi 5 esemplari di orsi della luna, specie in via d’estinzione, illegalmente detenuti in una fattoria della bile nei pressi di Ha Long Bay. Questi 5 esemplari fanno parte di un gruppo di 24 orsi, oggetto di una vibrante protesta internazionale, intrapresa quando la fattoria della bile fu confiscata dalle autorità locali, condotta da Animals Asia con l’appoggio 13 ambasciate straniere e numerose associazioni che operano nell’ambito della conservazione e della tutela dei diritti degli animali.

VietBears 002Situata nei pressi di Ha Long City, nella provincia di Quang Ninh, la fattoria era gestita da thailandesi e vietnamiti. Il Corpo Forestale e la polizia di Ha Long, lo scorso 2 ottobre hanno organizzato un’incursione nella fattoria della bile situata a Dai Yen, cogliendo in flagrante due operatori che estraevano la bile per rivenderla a un gruppo di turisti coreani. A seguito dell’ispezione, cinque operai e due cittadini sud-coreani, che stavano visitando la fattoria nel corso di un viaggio turistico organizzato, sono stati trattenuti e interrogati dalla polizia. L’attrezzatura per l’estrazione della bile, insieme a 200 fiale contenenti il prezioso liquido, è stata sequestrata, mentre i 24 orsi detenuti non recavano alcuna traccia di registrazione o microchip, procedura obbligatoria e imposta dalla legge agli allevatori al fine di identificare ogni singolo animale.

Il raid della polizia vietnamita è il risultato di due lunghi anni di pressioni, esercitate da Animals Asia e da altre organizzazioni non governative per la liberazione di 80 orsi confiscati dalle autorità, ma ancora illegalmente detenuti nelle fattorie della bile nella zona di Ha Long Bay, un’area turistica piuttosto popolare.

Più di 7.000 sostenitori di Animals Asia hanno scritto al Governo Vietnamita da ogni parte del mondo, reclamando la liberazione degli orsi confiscati; 13 Ambasciate straniere con sede ad Hanoi (fra le quali Italia, Argentina, Australia, Nuova Zelanda, Svezia, Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada), hanno firmato e inoltrato alle autorità l’appello per la liberazione degli animali.

I cinque orsi riscattati, quattro maschi e una femmina, sono arrivati al Moon Bear Rescue Centre di Animals Asia, nel Parco Nazionale di Tam Dao, vicino a Hanoi, nella notte di giovedì 1 luglio, dopo cinque ore di viaggio. Jill Robinson, Fondatrice e CEO di Animals Asia, si è complimentata con la polizia del Dipartimento di Protezione Ambientale e del Corpo Forestale Vietnamita per il loro impegno nel disbrigo delle pratiche per la liberazione degli altri orsi sequestrati.

Jill Robinson ha rilasciato la seguente dichiarazione: “L’improvvisa irruzione nella fattoria non ha dato agli allevatori alcuna possibilità di opporre resistenza. Più di 30 ufficiali della Guardia Forestale erano presenti durante la confisca, aspetto questo che testimonia l’entità dei traffici illeciti praticati nella fattoria. Penso che la nostra campagna abbia dimostrato che la pazienza e la tenacia pagano sempre. Speriamo di assistere presto alla fine del traffico illegale di orsi a Ha Long Bay, nell’attesa che questi, ora illegalmente detenuti, vengano rimessi alle nostre cure. Continueremo inoltre a dialogare con il Dipartimento Forestale e la polizia locale per rimuovere ogni ostacolo. Ora la nostra priorità resta quella di occuparci di questi cinque orsi e curare le profonde ferite e i danni subiti durante la loro detenzione nella fattoria. Alcuni di questi esemplari mostrano segni evidenti di malnutrizione, altri sono psicologicamente e fisicamente provati; a un orso è stata amputata una zampa anteriore all’altezza della spalla e quasi tutti presentano vistose cicatrici alla testa, denti spezzati e cheratosi (inspessimento del tessuto epidermico). A ogni orso verrà rimossa la cistifellea, ormai irreparabilmente danneggiata”.

VietBears 003Il responsabile di Animals Asia in Vietnam, Tuan Bendixsen, ha riferito che le indagini erano partite all’inizio del 2007, allertando le autorità locali sugli illeciti commessi all’interno delle fattorie nell’area di Ha Long Bay. Filmati e fotografie fatte sotto copertura dai nostri operatori hanno dimostrato che la bile veniva estratta per poi essere venduta ai turisti, aggirando così i divieti sanciti dalla normativa vietnamita. La reazione della polizia non si è fatta attendere: un raid nella fattoria ha permesso la confisca preventiva di 80 orsi illegalmente detenuti. Tutti gli esemplari erano privi del microchip per l’identificazione, prova inconfutabile che gli animali sono stati indebitamente catturati nel loro habitat naturale.

Fino a oggi, di questi 80 orsi confiscati, solo uno è stato trasferito nel santuario di Animals Asia in Vietnam, a causa delle lungaggini burocratiche e dell’incuria dei politici.

Nell’aprile del 2008, il Primo Ministro del Vietnam, contravvenendo alla normativa vigente in materia, ha bloccato il trasferimento dei restanti 79 orsi.

Animals Asia e altre organizzazioni non governative, fra le quali Education for Nature, Vietnam (ENV), Wildlife at Risk (WAR), Free the Bears (FTB) and the World Society for the Protection of Animals (WSPA), hanno costituito una Bear Task Force per indurre il Primo Ministro a ritornare sui suoi passi.

Le fattorie della bile sono illegali in Vietnam dal 1992, ma più di 4.000 orsi sono ancora detenuti nei numerosi allevamenti presenti nel territorio. L’estrazione della bile è una pratica estremamente crudele e dolorosa. In Vietnam gli orsi vengono drogati, normalmente con la ketamina, legati con funi e il loro addome viene ripetutamente perforato con aghi arrugginiti lunghi 10 centimetri, fino a quando viene identificata e raggiunta la cistifellea. La bile viene estratta poi con l’ausilio di una pompa medica.

Tuan Bendixsen riferisce che l’estrazione della bile è ampiamente diffusa e che gli orsi sono ancora vittime del bracc-onaggio a causa dell’assenza di controlli da parte delle autorità preposte: “Finora, a causa della mancanza di risorse, la legge vietnamita è stata quasi sempre disattesa, ma già a partire dalla settimana scorsa, tuttavia, abbiamo ottenuto in custodia due piccoli cuccioli di nome Xin Xin e Chien Thang, illegalmente detenuti in una fattoria della bile nella provincia di Dien Bien: questo dimostra che le autorità sembrano ora seriamente intenzionate a stringere le maglie per l’applicazione della normativa vigente”.

Nel 2005, Animals Asia ha firmato uno storico accordo con il Governo Vietnamita, che prevede la liberazione di 200 orsi e il loro inserimento nel Moon Bear Rescue Centre, nel Parco Naturale di Tam Dao.

Finora Animals Asia ha liberato 62 orsi in Vietnam. Grazie ad un simile accordo con le autorità cinesi, siamo inoltre riusciti a salvare 276 orsi in Cina, chiudendo 43 fattorie della bile.

Materiale fotografico disponibile su:

http://113.28.4.109:8080/aaffiles/VietnamBearFarming.php

Per maggiori informazioni e materiale video:

Animals Asia Foundation Italia, P.za San Marcellino 6/5, 16124, Genova Tel: +39 010 2541998 Fax: +39 010 2545137

Ufficio Stampa: Antonello Palla - Tel. +39 333 1063893

Email: apalla@animalsasia.it

www.animalsasia.it

www.orsidellaluna.org

mercoledì 30 giugno 2010

A tu per tu con l’orso bruno! Il racconto di chi sabato notte per oltre un quarto d’ora ha osservato da vicino il plantigrado nella riserva di Caccia di Lauco

di Francesco Brollo

Bruno dai Rois, come è stato battezzato l'esemplare di orso fotografato e osservato per una ventina di minuti, sabato scorso nella riserva di caccia di Lauco

Quando dal sottobosco a una ventina di metri alla loro destra hanno sentito provenire il rumore dei passi, il pensiero è andato al cinghiale. Anche quando l’animale è comparso nella radura che stavano tenendo sotto osservazione a cinquanta metri di distanza, lasciando intravvedere solo una parte del posteriore, si sono detti: “che cinghiale, sarà da 200 chili!”. D’altronde era proprio per monitorare i cinghiali che si trovavano lì, poco dopo delle 22 di sabato, notte di luna piena. Quando invece la bestia si è girata, hanno percepito il rintocco del cuore in gola: era un orso!

Luciano Pellizzari – direttore della riserva di caccia di Lauco e il suo amico Christian Cimenti hanno così pescato un jolly che ogni naturalista si sogna per una vita intera, trascorrendo più di un quarto d’ora a una cinquantina di metri da un esemplare di orso bruno. Attorno solo bosco, prati argentei, cielo, luna e una bava d’aria che poneva i due fuori dalla portata dell’acuto olfatto del plantigrado.

La docilità dell’animale non ha mai messo davvero in allerta i due, che hanno osservato l’orso fino a quando, in seguito al fruscio proveniente dallo sfregamento di uno dei due zaini che i cacciatori avevano con sé, ha annusato l’aria e fatto dietrofront, lasciando perdere le proprie tracce nel fitto della boscaglia.

“Ci eravamo appostati lì poco prima delle ventuno – ci racconta Christian Cimenti, ancora visibilmente mosso da entusiasmo ed emozione – per osservare i cinghiali. La zona che tenevamo sotto osservazione era una radura nel bosco a una cinquantina di metri da noi. Dopo un po’ abbiamo sentito passi provenire dal sottobosco a una ventina di metri di distanza. Abbiamo pensato al cinghiale e puntato i canocchiali verso la radura, in attesa che sbucasse in corrispondenza di un punto di foraggiamento. Appena si è palesato per un istante visto che abbiamo scorto di sfuggita solo il posteriore, anche perché ci aspettavamo tutto tranne che un orso, ho pensato ad un grande cinghiale da duecento chili. Quando si è girato ho provato un’emozione forte abbinata all’incredulità. Era lì, nella radura – lo vedevamo benissimo – e noi a quarantasette metri. Sul momento non sai cosa fare, ma presto siamo rimasti rapiti dal fascino dell’osservazione di una animale così imponente che se ne stava tranquillo a mangiare. L’aspetto era di una bestia davvero docile. Si è nutrito di alcuni pezzi di pane, poi si è disteso e tenendo il pane con le zampe anteriori l’ha gustato con calma. Ancora mi viene il pelo dritto dall’emozione per la fortuna di questo incontro. Siamo riusciti a osservarlo in totale per quasi venti minuti. A un certo punto ha lasciato il posto di foraggiamento è ha cominciato a muoversi verso la nostra direzione, ma senza notarci. Luciano allora ha cominciato a predisporre lo zaino per allontanarci e al primo fruscio, quando ormai era a 28 passi da noi, quindi circa 25 metri – li ho misurati il giorno dopo – si è bloccato, ha cominciato ad annusare l’aria e a muovere le orecchie come due parabole per ascoltare meglio. Era simpaticissimo. In breve ha fatto dietrofront ha preso un ultimo pezzo di pane e si è allontanato. Ci ha lasciato una sensazione di docilità ma anche di estrema imponenza. Non ho elementi per azzardare quanto pesi, ma se raffrontato ai cinghiali fotografati nel medesimo posto, ci si rende conto che ci troviamo di fronte ad un animale davvero grande”.

Le immagini sono state scattate da una trappola fotografica che era stata predisposta in loco ed acquisite dall’Università di Udine. Cimenti ha ribattezzato l’orso col nome di Bruno dai Rois, dal nome di una località, e Bruno potrebbe essere davvero adottato come nome, dato che l’esemplare pare non essere Soki (Riky per i bambini di Socchieve), dato che una manciata di ore dopo un orso bruno è stato fotografato di nuovo a Sella Chianzutan, nel medesimo luogo di dieci giorni fa, dalla trappola fotografica dei fratelli Da Pozzo, della riserva di caccia di Verzegnis.

In attesa che Stefano Filacorda dell’Università di Udine renda noto gli esiti delle analisi morfometriche che raffrontano le proporzioni tra i vari elementi del corpo così come tratti dalle foto, per trarne indicazioni, possiamo sposare l’ipotesi che si tratti di due orsi diversi. Anche se per avere certezze occorrerà l’analisi del DNA ricavato dai peli.

venerdì 25 giugno 2010

Gli orsi bellunesi sono due Uno arriva dal Trentino

BELLUNO. Sta diventando proprio la storia dell’orso. Già, perché adesso oltre a Dino - forse finito a Tarvisio - in provincia di Belluno è passato un altro plantigrado “patentato”. Si tratta di MJ4, maschio, cinque anni, ma soprattutto una gran voglia di viaggiare. E’ lui ad aver colpito a Case Bortot nel maggio scorso. Ma - in questa storia - c’è un’altra certezza: a maggio gli orsi che scorrazzavano in provincia erano due. Resta da capire chi fosse il secondo. Potrebbe essere lo stesso Dino, ma sbilanciarsi non è facile.

Questo dicono le analisi arrivate nelle ultime ore a palazzo Piloni, dopo gli esami fatti tra maggio e giugno nei luoghi attraversati dai pelosi viaggiatori.

MJ4, trentino di nascita, è stato in Svizzera e Sudtirolo, per poi ripiegare un mese fa in provincia di Belluno. «E’ un nome in codice», spiega l’ispettore della polizia provinciale, Franco De Bon, «M e J sono le iniziali dei nomi dei genitori. E’ un metodo di campionamento». Lo stesso orso Dino si chiama tra gli addetti ai lavori “M5”.

La presenza dell’orso trentino a Bolzano Bellunese è certa: qui, nella notte tra il 28 e il 29 maggio scorsi, distrusse un alveare - pappandosi dieci chili di miele - per poi passare pochi giorni dopo a Soffranco di Longarone. Era il primo giugno.

A confermarlo le analisi portate avanti dall’Ispra (l’istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale) sui peli, e le tracce raccolte dalle guardie ambientali. «A fine aprile, MJ4 era in Val d’Ultimo, ai confini con Bolzano. L’arrivo nel Bellunese è stato repentino», spiega l’ispettore.

Se due avvistamenti portano la firma - pardon la zampa - di MJ4, sono in cerca di autore tutti gli altri avvistamenti registrati nel Bellunese tra il 23 maggio e il 2 giugno. Resta da risalire quindi al plantigrado autore di incursioni spesso pacifiche a Falcade (il 23 maggio), a San Vito (23-25 maggio), nella trentina Val di Noana (24-25 maggio), a Sappada (28 maggio), ad Auronzo (29 maggio) e a Forcella Scodavacca in comune di Pieve di Cadore (il 2 giugno). La presenza di due animali è a questo punto una questione matematica: «I danni a San Vito e in Val Noana, l’avvistamento a Sappada e il raid a Bolzano Bellunese non sono sicuramente riconducibili allo stesso soggetto», afferma De Bon.

Ricapitolando, gli orsi in provincia almeno a maggio sono stati due: MJ4 da un lato e un secondo esemplare. Impossibile dire se si trattasse di Dino che fino a pochi mesi fa era sempre rintracciabile.

Ma Dino ora potrebbe nascondersi in zona Tarvisio. Nonostante si sia perso il segnale - Dino era stato “chippato” mesi fa - l’orso così chiamato in memoria di Buzzati, ha altri segni particolari. «I colleghi di Tarvisio hanno comunicato di aver visto un orso con una marca auricolare gialla. E’ stato ripreso in un video», conclude De Bon

Fonte: Corriere delle Alpi

lunedì 21 giugno 2010

La prima volta dell’orso a colori: Soki fotografato nell’ombelico del bosco a Sella Chianzutan

di Francesco Brollo

L'orso bruno ritratto poco dopo l'alba del 18 giugno a Sella Chianzutan (foto: Riserva di caccia di Verzegnis) SELLA CHIANZUTAN. L’abetaia di colpo si schiude in un prato in lieve discesa, una radura quasi rettangolare, incorniciata dagli alberi. Proprio qui, in questo ombelico del bosco nella zona di Sella Chianzutan, l’orso bruno pare abbia collocato il centro del proprio habitat. Lo si deduce dai peli che ha lasciato su un paio di alberi in particolare e dalle foto che lo hanno ritratto nella prima ora del giorno, venerdì 18 giugno.

Era successo a metà aprile che una macchina digitale con sensore di movimento, assicurata ad un tronco, fotografasse l’imponente plantigrado, proprio qui vicino, a pochi chilometri di distanza. Ma allora le immagini erano in bianco e nero, scattate di notte. Ora no: per la prima volta abbiamo foto a colori dell’animale e alla luce del sole. Un particolare che ha indotto Elisio Da Pozzo, colui che ha predisposto posto la fototrappola e fratello del direttore della riserva di caccia di Verzegnis, Franco Da Pozzo, a vibrare dall’emozione “E’ un ringraziamento enorme che io faccio alla natura”.

L'animale è appena sbucato dal bosco che sta alle sue spalle (foto: Riserva di caccia di Verzegnis)Ho avuto la fortuna di arrivare per primo sul posto, accompagnando Stefano Filacorda, dell’università di Udine, chiamato e condotto lì proprio da Da Pozzo e l’impressione, suffragata dallo stesso Filacorda, è che l’ambiente sia quello ideale per l’orso, che potrebbe trattarsi del medesimo esemplare che avevo battezzato Soki, in omaggio al luogo dove fu immortalato la prima volta (a Socchieve a metà marzo) e alla sua provenienza: la Slovenia.

Dalle prime analisi delle fotografie e del luogo Filacorda arriva ad ipotizzare che si possa trattare del medesimo animale, ma non esclude che in zona ce ne possano essere due: “Sembrerebbe che questa zona sia diventata il centro dell’habitat di uno o più di uno. L’animale sembra lo stesso della scorsa volta, però ci sono delle differenze nella dimensione cranica, vedremo se dovute alla fotografia e alla distanza o se alla presenza di due animali. La dimensione  è di un animale di cinque anni, e quindi probabilmente dal peso anche di 150 chili”.

Dopo un periodo di quasi tre settimane senza tracce o segnalazioni, l’orso bruno della Val Tagliamento è stato avvistato recentemente due volte, sul Rest e a Pani di Enemonzo, domenica scorsa. Un’ipotesi avanzata dagli studiosi porterebbe a ritenere che si sia spostato a occidente (e quindi non a est, verso Tarvisio, come si potrebbe supporre) in ricerca di una femmina che, a questo punto potrebbe anche trovarsi ai confini occidentali dell’alto Friuli.

Ne approfitto per fare gli auguri a Francesco per il suo nuovo sito Carnia.La che logicamente invito tutti a visitare

Qui una presentazione “ufficiale” del nuovo sito.

In bocca al lupo Francesco!

giovedì 17 giugno 2010

Era meglio morire da piccoli (???)

“In questi giorni la Germania sta vivendo una vera e propria guerra mediatica che ha come protagonista un cucciolo di orso polare: Knut. Qualche settimana fa un'orsa polare ha partorito nello zoo di Berlino due cuccioli che sono stati però completamente ignorati dalla mamma: uno dei due non ce l'ha fatta, mentre l'altro, Knut appunto, è diventato il protagonista indiscusso della cronaca di questi giorni. Ora la Germania è divisa in due: da un lato c'è chi, come Frank Albrecht animalista tedesco, Wolfram Ludwig, direttore dello zoo di Aquisgrana e Ruediger Schmiede a capo della Fondazione degli orsi, non ammette la crescita di Knut all'interno dello zoo senza le cure parentali della madre. Secondo loro infatti l'orso, proprio a causa del contatto con l'uomo, da adulto avrà molti problemi fra cui alterazioni del comportamento violando inoltre le leggi sulla protezione degli animali. Per questi motivi fra le varie soluzioni proposte c'è anche l'abbattimento dell'animale…

knut Iniziava così il post del 22 marzo 2007 in cui veniva deciso il destino dell’allora cucciolo di orso polare Knut. Oggi, 17 giugno 2010 ormai dell’orsetto non è rimasto più nulla se non un maschio adulto del carnivoro più grande del mondo, oltretutto anche instabile a livello comportamentale. A denunciare la situazione sono stati Frank Albrecht, della PETA, e l'etologo Edmund Hagerbeck. I due studiosi, che da due anni fotografano e filmano gli orsi degli zoo tedeschi, hanno notato come l'amatissimo orso bianco di Berlino abbia comportamenti che definiscono "preoccupanti".

Knut, stando a quanto registrato dai due animalisti, soffre di attacchi di panico, fa spesso le linguacce, si muove in tutte le direzioni senza un obiettivo preciso e avrebbe addirittura tendenze autolesioniste, atteggiamenti tipici degli animali in cattività. Ma la “lungimiranza” già manifestata all’epoca della nascita di Knut viene ribadita dal responsabile dello zoo di Berlino, Heiner Kloes, citato dalla Bild, che respinge queste conclusioni: "Sciocchezze, Knut sta benissimo".

E’ proprio vero, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

L’orso ci riprova in Svizzera

La Svizzera e l’orso hanno un rapporto abbastanza conflittuale. Penso che in molti ricordiamo la triste fine di JJ3, fratello dell’altrettanto sfortunato Bruno (JJ1). JJ3 venne abbattuto proprio nei Grigioni, dove è di oggi la notizia di un nuovo avvistamento. Un poliziotto ha avvistato un esemplare questa mattina nella Val Monastero, a circa 170 metri di distanza dalla sua posizione.

cari-orsi-non-valicate-il-confine-con-la-svizzerafoto A detta dell'Ufficio grigionese per la caccia e la pesca, l'avvistamento è credibile e coincide con diverse segnalazioni arrivate nei giorni scorsi dall'Alto Adige, secondo cui un orso si stava avvicinando al confine svizzero. Nella valle già da tempo sono state prese precauzioni, in modo da minimizzare conflitti con eventuali orsi presenti nella zona. Agricoltori e apicoltori sono stati tempestivamente avvisati dell'avvistamento. Da oltre due anni non si avevano segnalazioni di orsi nei Grigioni, l’ultimo infatti fu proprio JJ3. Al momento non si conosce ancora l'esatta identità dell'animale; le guardie forestali non hanno infatti trovato tracce o altri indizi concreti sul luogo dell'avvistamento.

Speriamo che quella nei Grigioni sia una permanenza tranquilla e senza problemi visto che la Svizzera ha un protocollo molto rigido sul trattamento degli orsi. Nel momento in cui infatti un plantigrado dovesse iniziare a creare problemi, anche dopo azioni di dissuasione, potrebbe essere abbattuto senza nessuna possibilità di appello...proprio come avvenne con JJ3. 

Mamma orsa e tre piccoli a spasso nei pressi il laghetto artificiale Lagostel.

Nel primo pomeriggio di oggi (giovedì 03 giugno 2010), nelle immediate vicinanze lo specchio lacuale artificiale «Lagostel», finalizzato alla pesca sportiva, il titolare Paolo Fronza ha avvistato uno splendido esemplare di plantigrada femmina con al seguito tre piccoli orsacchiotti. Già alcune settimane orsono, alcuni escursionisti avevano per altro notato la famiglia di orsi, sulle pendici orientali del massiccio Gazza-Paganella, mentre gironzolavano in alta quota. Mai, invece, a una quota così bassa. Tra il paese capoluogo di Terlago e la frazione di Covelo in direzione il Monte Mezzana. Modesta elevazione che si eleva a quota 749, a cavallo tra il territorio di Terlago e quello del sobborgo cittadino di Vigolo Baselga.

 

Immagine mappa

notizia tratta dal Forum di Misty

lunedì 14 giugno 2010

Due orse trovate morte in una vasca per la raccolta dell'acqua sulla Serralunga, nella zona di protezione esterna al Parco

Notizia del 12/06/2010
Pescasseroli. - Oggi, nella zona della Serralunga, in Comune di Villavallelonga (AQ), al confine con il Lazio, sono state recuperate le carcasse di due orsi: una femmina adulta di 5-7 anni ed un cucciolo femmina di circa 18 mesi.

Gli animali erano in una vasca per la raccolta dell'acqua piovana, realizzata negli anni '60 per supportare l'allevamento in alta quota, lunga circa 6 m. larga 4 e alta 3, riempita per due terzi di acqua.

Gli animali, la cui morte ad un primo esame dovrebbe risalire ad una decina di giorni fa, non presentavano segni esterni, salvo due piccole ferite sul muso del cucciolo.

orsa2 La presenza delle due carcasse è stata segnalata al 1515 nella serata di ieri, venerdì 11 giugno, da un escursionista, che ha fornito indicazioni utili grazie alle quali due pattuglie di Forestali e Guardiaparco hanno provveduto all'individuazione ed al recupero. Successivamente le carcasse hanno subito un primo esame da parte dei veterinari del Parco e della ASL di Avezzano.

L'ipotesi più plausibile è che uno dei due animali, presumibilmente il cucciolo, sia caduto accidentalmente nella vasca, e che la madre abbia tentato invano di salvarlo. Viste le circostanze, non si escludono comunque altre ipotesi, che saranno valutate nei prossimi giorni grazie all'esame necroscopico e tossicologico che verranno effettuati presso l'IZS di Teramo. Anche per questa ragione, è stato aperto un fascicolo contro ignoti presso la Procura di Avezzano.

Forestali e Guardiaparco hanno perlustrato l'area circostante, non rilevando al momento elementi di interesse: tuttavia nei prossimi giorni si procederà con ulteriori verifiche e sopralluoghi.

orsa1 In merito al ritrovamento, il Presidente del Parco, Giuseppe Rossi, ha dichiarato: “Non si tratta purtroppo di morte naturale, ma causata comunque da un intervento dell'uomo. E' una perdita gravissima e incalcolabile per tutta la comunità. Perdita naturalistica, culturale ed economica specialmente per il Parco e per le comunità locali. Purtroppo, nonostante la volontà e l'impegno dell'Ente, diventa sempre più difficile, per tante ben note ragioni, governare in modo adeguato il territorio e le attività compatibili. Di questo ne soffre soprattutto la fauna protetta, verso la quale non c'è ancora la necessaria sensibilità pubblica ai vari livelli di governo e di comportamento umano.”

Il Direttore Vittorio Ducoli aggiunge che “anche se l'ipotesi più probabile sembra quella di un evento accidentale, non vi è dubbio che quella vasca, non protetta, rappresenti un pericolo non solo per gli animali ma anche per gli escursionisti. L'area di ritrovamento, anche se lontana dai confini del Parco, è di estrema importanza quanto a frequentazione di orso, per cui ancora una volta si dimostra che il futuro dell'Orso bruno marsicano è legato a quanto tutte le istituzioni sapranno fare per tutelare questa splendida specie anche al di fuori delle aree protette”.

Comunicato Stampa n. 44/2010

sabato 12 giugno 2010

Sciagura nel PNALM: trovate due orse morte

Sono appena tornato da Villavallelonga, ero andato a trovare Yoga e Sandrino. Torno a casa e scopro una tristissima notizia: proprio fra Villavallelonga e Collelongo nella zona di Monte Breccioso-Coppo dell'orso, sono state ritrovate annegate in una vasca di raccolta dell’acqua piovana, due orse, probabilmente madre e figlia. Due gli scenari finora delineati, il primo, in cui si ipotizza che la madre sia morta insieme al suo cucciolo per salvarlo, il secondo (ben più inquietante) che i due orsi, avvelenati, abbiano cercato dell’acqua e siano caduti nella vasca.  E’ sicuramente una gravissima perdita, dovuta anche al fatto che siano morte proprio due femmine, indispensabili per la conservazione di una specie già duramente segnata soprattutto negli ultimi anni da avvelenamenti e morti “misteriose” a cui purtroppo ancora non si è data una risposta o un colpevole. Non mi voglio sbilanciare con catastrofismi e accuse prive di fondamento per ora, aspettiamo quindi notizie più aggiornate visto che la vicenda è stata appena battuta dalle agenzie di stampa.

Se avete qualche novità sull’accaduto vi prego di postarla nei commenti.

Sono veramente triste.