"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

mercoledì 24 luglio 2013

Il richiamo dell'orso

Il Richiamo dell’orso è una storia ambientata e vissuta nei luoghi della memoria, l’avventura di un giovane laureato che, dal nord America, in un percorso iniziatico, si riappropria delle proprie radici in Italia: la terra degli antichi padri.


Le orme del proprio passato, la natura, la storia, l’arte, le tradizioni, vengono riscoperte in un confronto spirituale con la propria anima.

L’impegno del protagonista per la sopravvivenza dell’orso bruno marsicano, l’amore smisurato per questa magnifica specie faunistica, lo condurranno nella ricerca, aiutandolo a trovare, ed infine, forse, a capire.


L’autore dell’opera è Ciro Castellucci (Sora), un esperto di fauna selvatica, certificatore forestale, fotografo, grafico pubblicitario, documentarista ed editore. Tra le altre opere di Castellucci, ricordiamo Tata Urze, l’orso bruno dell’Appennino Centrale, I grandi erbivori selvatici delle montagne appenniniche e il documentario Le quattro stagioni dell’orso bruno.

martedì 16 luglio 2013

Arrembaggio al Bracconaggio

Arrembaggio al bracconaggio

Domenica mattina - 14 luglio 2013 - si è tenuta la manifestazione “Arrembaggio al bracconaggio” tra i paesi di Castel San Vincenzo e Castelnuovo al Volturno, nell’area molisana del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, contro l’uccisione illegale di animali selvatici.

Nel magnifico scenario delle aspre montagne delle Mainarde il 7 luglio è stato ritrovato morto l’orso che per comodità continueremo a chiamare “Stefano”. Le cause della morte sono tuttora oggetto di indagine. È ancora da accertare se l’orso sia stato ucciso da fucilate o da bocconi avvelenati, ma è chiaro che la mano dell’uomo ha posto fine all’esistenza di un altro esemplare di questa rara specie sull’orlo dell’estinzione. Alla manifestazione di ieri hanno partecipato le associazioni ambientaliste ALTURA, Salviamo l’Orso, Federtrek, Mountain Wilderness Abruzzo e LIPU Molise che hanno ribadito il desiderio che i responsabili della morte dell’orso vengano catturati e che si dia attuazione al PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano) per implementare ulteriori misure di protezione della specie.

Durante l’evento, si è avuto modo di dialogare con la popolazione locale che, esecrando l’episodio di “bracconaggio”, ha però lamentato l’assenza del Parco nell’area molisana, con promesse di sviluppo mai attuate, e problemi legati alla convivenza tra attività zootecniche e grandi predatori. Sarebbe auspicabile che Parco e comunità locale collaborassero nella giusta valorizzazione di un territorio stupendo per storia e natura come le Mainarde, affinché venga meno quel retroterra culturale di rivendicazioni e conflitto che porta a episodi scellerati e autolesionisti come l’uccisione dell’orso. Se è vero che l’ente potrebbe e dovrebbe fare di più per coinvolgere le sue “aree periferiche”, sembra diffusa nella gente la pretesa che sia il Parco a dover diffondere ricchezza dall’alto, come se sulle Mainarde non ci fossero tutte le potenzialità, ORSO COMPRESO, per creare ricchezza, anziché distruggerla, come tristemente avvenuto nel caso dell’orso “Stefano”.

lunedì 8 luglio 2013

L'orso Stefano ucciso a fucilate?

Ieri la notizia di un orso maschio rinvenuto morto da un escursionista sul monte Marrone, sul versante molisano del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è giunta come un fulmine a ciel sereno su quanti speravano che l’annuale tributo di sangue pagato da questa specie all’uomo si fosse esaurito con l’investimento di Rocco lo scorso 25 aprile.

L'orso Stefano
Il ritrovamento dell’orso "Stefano" accanto alla carcassa di un puledro ha fatto pensare immediatamente a un caso di avvelenamento. Infatti, qualche settimana fa, le squadre cinofile del Progetto Life Antidoto erano state chiamate a bonificare una vasta area all’interno del PNALM, nel cuore del territorio dell’orso, dove alcuni criminali avevano disseminato bocconi avvelenati, costati la vita a diversi esemplari di pregiata fauna locale (lupi, volpi, mustelidi). Invece, questa mattina l'esame radiografico, eseguito dal dipartimento di Scienze biomediche della Facoltà di veterinaria dell'Università di Teramo, ha evidenziato la presenza di una pallottola nel cranio dell’orso, di una nell’omero destro e di una scarica di pallini sul corpo dell’animale. Quindi il povero Stefano sembrerebbe caduto vittima di quella che l’Ufficio Stampa del PNALM non ha esitato a definire una brutale esecuzione, ordita da individui senza scrupoli che hanno dato un’ulteriore prova della loro viltà sopprimendo questo abitante forte e gentile delle nostre montagne. Probabilmente i bracconieri si sono serviti della carcassa del puledro per attirare l’orso alla posta. Alla luce di quanto tristemente accaduto, in attesa di ulteriori sviluppi delle indagini, nella speranza di dare un volto ai responsabili e comminare loro le giuste pene, non ci restano che alcune amare considerazioni sullo stato della conservazione dell’orso bruno marsicano nel suo ambiente naturale.

In primo luogo, l’atto di deliberata crudeltà che ha portato alla morte del malcapitato orso, qualora fosse accertato, ci riporterebbe indietro di 10 anni, ultimo caso di orso ucciso da arma da fuoco secondo fonti del PNALM. Le stesse fonti evidenziano che la zona delle Mainarde non sia nuova a casi del genere. Pallottole di due diversi calibri sul corpo di Stefano testimoniano la presenza di almeno due "bracconieri". Che gli uomini abbiano agito per vendicarsi di alcuni danni attribuiti all’orso non può essere una giustificazione a un gesto di becera ottusità che meriterebbe sanzioni gravissime ed esemplari per il danno ambientale arrecato al patrimonio faunistico nazionale ed europeo.

Secondo, di recente gli orsi uccisi vengono individuati con sempre maggiore frequenza da escursionisti e residenti e sempre meno dagli addetti ai lavori, ovvero i guardaparco. Ovviamente, il punto non è su chi scopra cosa, dal momento che tutti in cuor nostro ci augureremmo di non dover trovare mai più la carcassa di un orso morto per cause riconducibili all’uomo, ma piuttosto sull’effetto deterrente che la presenza sistematica del personale di sorveglianza sul territorio sortirebbe nei piani scellerati di un eventuale bracconiere o avvelenatore. Purtroppo la frequenza con cui fenomeni di vero e proprio “terrorismo ambientale” si verificano nell’area parco e zone limitrofe farebbe supporre che questi gesti efferati maturino in una condizione di quasi completa impunità che, ovviamente, non è tollerabile. Con questo non si vuole attaccare il personale dell’ente parco, né offrire il destro a facili e ingiuste generalizzazioni, ma certo è doveroso chiedere a chi preposto una maggiore attenzione nella difesa del nostro immenso patrimonio nazionale non perdendo di vista i doveri base di ogni area protetta, tra cui la sorveglianza.

Terzo, sebbene nei paesi del PNALM si preferisca dare nomi propri agli orsi, manifestando un rapporto più diretto, affettivo e confidenziale delle popolazioni locali con gli ultimi plantigradi, anziché chiamarli con sigle o codici come avviene in altre realtà (si pensi all’orso M13 in Trentino), gli orsi continuano a morire per atti di bracconaggio (soprattutto avvelenamenti) e negligenze varie: assenza di corridoi ecologici che favoriscono l’attraversamento stradale della fauna selvatica, trappole ecologiche (e.g. vasche per la raccolta d’acqua non recintate), pascolo brado di animali domestici che possono favorire la trasmissione di patologie mortali per questa rara specie. Il comunicato del PNALM fa bene a evidenziare quanto l’uccisione dell’orso Stefano danneggi le popolazioni del parco per le quali l’orso è una preziosa risorsa turistica, oltre che un retaggio storico-culturale di inestimabile valore. Quindi è lecito chiedersi a che comunità appartengano i criminali che operano all’interno del PNALM. Anche se non è da escludere una provenienza esterna, si può e ci si deve aspettare che alla gente del posto non sfuggano eventuali movimenti sospetti e che essa vorrà sostenere l’ente parco nella quotidiana battaglia contro l’ignoranza e la miseria morale collaborando con le autorità, denunciando i sospettati e vigilando, laddove possibile, affinché non si ripetano questi eventi criminali che gettano discredito sull’intera comunità.


L’ultima considerazione è di natura generale e riguarda lo stato della conservazione dell’immenso patrimonio storico, culturale e naturalistico della nostra nazione di cui l’orso è il compendio esatto per quel che rappresenta per le popolazioni dell’Appennino Centrale e non solo. Infatti, in un clima di crisi economica in cui non si scommette sulla vera ricchezza dell’Italia, lasciando corrodere i monumenti dalle intemperie, rovinare le attrattive turistiche dall’incuria, dall’inquinamento e dall’indifferenza ed estinguere la nostra fauna nei suoi “santuari”, bisogna riscoprire un senso civico diffuso che sopperisca alle carenze dello stato e degli enti, obbligandoci a sollevare la voce su temi che riguardano tutti e a far pressione sulle istituzioni colpevolmente assenti. Da ciò un’esortazione alle autorità affinché si impegnino a fondo nelle indagini per scoprire i criminali e assicurarli alla giustizia, una giustizia che non può essere indulgente con certi individui solo perché a cadere vittima delle loro pallottole è stato un animale e non un essere umano. Occorre ricordare che forse si potrà ricostruire Pompei, ma se si estingue l’orso, quello bruno marsicano, sarà per sempre.

Comitato per la Protezione dei Monti Ernici

Fiori di uva ursina da www.comitato-ernici.org

Il neocostituito Comitato per la Protezione dei Monti Ernici (http://www.comitato-ernici.org/) si è riunito la scorsa domenica ad Alatri per fare il punto della situazione. Alle adesioni delle associazioni SALVIAMO L’ORSO e ORSO and FRIENDS, entrambe con un nutrito gruppo di soci locali, si sono aggiunti anche il WWF-Lazio, il C.A.I. di Frosinone, ALTURA-Lazio, MOUNTAIN WILDERNESS, il G.E.A.C. ITALIA, e l’Oasi WWF-Orto Botanico di Collepardo. Altre associazioni e gruppi di appassionati sembrano in procinto di entrare a far parte del Comitato.


Durante un recente incontro, Stefano Orlandini, Presidente di SALVIAMO L’ORSO, ha consegnato al Dr. De Filippis e al Dr. Antonelli, rispettivamente dirigente dell’Area Ambiente e responsabile Aree Protette della Regione Lazio, dei documenti per l’istituzione di un’area protetta sugli Ernici  (Parco dei Monti Ernici). Gli Ernici costituiscono la naturale connessione fra il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) e il Parco Regionale dei Monti Simbruini. Sono uno dei naturali corridoi d’espansione dell’orso bruno marsicano (Ursus arctos marsicanus) dai territori  del PNALM. L’importanza di quest’area per la sopravvivenza della popolazione di orso marsicano è esplicitata nel PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), liberamente sottoscritto e firmato dalla Regione Lazio e dalla Provincia di Frosinone, e confermata dai recenti avvistamenti.

Nel corso della riunione con i funzionari della Regione Lazio, si è manifestata anche l’opportunità di coinvolgere le associazioni venatorie frusinati nel monitoraggio dell’orso e della fauna protetta in generale secondo un progetto condiviso di istituire un’adeguata area di protezione sugli Ernici, nella cui salvaguardia i cacciatori avrebbero una parte attiva, come già avviene in Trentino.

Il Ministro dell’Ambiente, Dr. Andrea Orlando, e il capo della sua segreteria, Dr. Michele Fina, sono stati incaricati della questione relativa alla conservazione dell’orso su questo comprensorio montano. Inoltre, il Dr. Fina ha informato i membri del Comitato che il Ministro, consapevole dell’importanza della protezione dei territori frequentati dall’orso, ha voluto esortare le Regioni Abruzzo, Lazio e Molise sulla necessità di istituire entro la fine dell’anno in corso le cosiddette Aree Contigue al PNALM, avvertendo che, in caso contrario, ricorrerà all’esercizio dei poteri sostitutivi posti in capo al Ministro stesso.  Per questa sua sensibilità e la rapidità con cui si sta muovendo dal giorno del suo insediamento il Comitato è grato al Ministro Orlando.

Il sito del Comitato per la protezione dei monti Ernici sta avendo un continuo sviluppo anche grazie alla pagina Facebook di Salviamo l’Orso che ne promuove costantemente le iniziative, al punto che circa 20.000 visitatori in sole 48 ore hanno apprezzato questa foto lì pubblicata dal giovane Francesco de Persiis:
Orso bruno marsicano - Foto F. De Persiis
Al termine della riunione il Comitato si è ripromesso di organizzare prima dell’autunno un’assemblea pubblica con l’intervento di autorità ed esperti del settore.