"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

venerdì 26 aprile 2013

Orso bruno marsicano investito sulla A24

 
Orso bruno marsicano investito sulla A24
Ieri (25/04/13) è stata una giornata di lutto per quanti amano l'orso, ma anche per tutte le persone che non restano insensibili di fronte al tributo di sangue che la Natura paga quotidianamente agli strumenti della nostra fretta. Ieri mattina intorno alle 5.45 un giovane maschio di orso bruno marsicano di 3-4 anni e del peso di circa 90 kg è stato investito sull'autostrada A24 Roma-L'Aquila, nei pressi del casello di Torninparte (AQ). Il conducente dell'automobile è rimasto illeso nell'impatto che, invece, è stato fatale per il povero orso.
La presenza dell'orso sull'autostrada dei Parchi, nonostante le recinzioni previste lungo il percorso autostradale più caro d'Italia, è ancora oggetto di indagini da parte delle autorità preposte. Però l'accaduto suggerisce delle riflessioni generali sullo stato della conservazione della fauna a rischio d'estinzione in Italia. L'attraversamento dell'autostrada da parte di animali selvatici di grandi dimensioni è, per fortuna, un evento eccezionale. Tuttavia, nel 1991 un orso rimase vittima di un investimento analogo sulla A25, nel tratto Pescina-Pratola Peligna. Ciò indurrebbe a una maggiore attenzione nel mettere in sicurezza i tratti viari che tagliano i territori in cui è stata rilevata la presenza dell'orso, aumentare i cosiddetti “corridoi ecologici” (sottopassi, sovrappassi) e aggiornare le mappe della diffusione dell'orso bruno marsicano, soprattutto all'indomani della pubblicazione dei dati del censimento genetico 2011 che ha rilevato la prodigiosa vitalità di questa specie nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise e nella sua zona di protezione esterna, nonostante il grave rischio di estinzione che ancora la minaccia. L'auspicata espansione numerica della popolazione di orsi deve necessariamente coincidere con un'espansione della tutela del territorio dell'orso nelle tre regioni che lo ospitano. Di fronte alla notizia della tragedia di ieri, molti giornali hanno rimarcato come motivo di stupore la presenza del plantigrado in un'area lontana dal Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, dimentichi che gli animali selvatici non sottostanno ai confini disegnati dagli uomini sulla carta, ma si muovono anche al di fuori delle aree protette che, altrimenti, altro non sarebbero che giardini zoologici più grandi. Inoltre, sembrano ignorare che le montagne del Sirente-Velino sono storicamente frequentate dalla specie e sono una zona contigua di vitale importanza tra la Marsica e il Gran Sasso, come testimonia la scelta di istituire il Parco Regionale Sirente-Velino e la Riserva delle Montagne della Duchessa. Peccato che il Parco Regionale sia ancora ostaggio di una serie di progetti (impianti sciistici ed eolici, lottizzazioni, gallerie, modifiche di confini con esclusione sommaria, a scopo puramente venatorio, di zone di notevole rilievo floro-faunistico) che lo rendono ben poco funzionale al suo obiettivo primario: la conservazione della natura e dell'orso, la cui orma è ben evidente sul logo del parco. I dati dimostrano che il Parco Regionale è “terra di orsi” ma non “terra per orsi” dal numero di esemplari ritrovati morti nel suo ambito, considerata la ridotta presenza numerica di individui stanziali, tuttora da accertare. Quindi è provato che gli orsi che vivono o attraversano questa vasta area contigua protetta sono estremamente vulnerabili a minacce di natura antropica di cui, purtroppo, l'investimento di oggi è un'ulteriore prova.
È sempre più difficile immaginare un mondo in cui gli orsi smettano di morire per cause riconducibili all'uomo, ma possiamo provare a realizzare un mondo in cui questi episodi diventino sempre più rari, affinché le popolazioni italiane di orso bruno (la sottospecie orso bruno marsicano nell'Appennino Centrale e l'orso bruno europeo sulle Alpi) possano espandersi senza incontrare la morte sulle strade, per l'uso dissennato del veleno o per vari atti di bracconaggio. Noi uomini siamo parte integrante del processo evolutivo del pianeta, ma non possiamo ignorare il rischio che l'eccessiva alterazione degli equilibri naturali di cui ci rendiamo responsabili, con la progressiva scomparsa delle specie animali e vegetali che ci circondano, non può che nuocere a noi stessi.
La foto è stata presa dalla pagina facebook dell'associazione Salviamo l'Orso.

sabato 20 aprile 2013

Risultati del censimento genetico 2011

Metodi di campionamento non invasivo

Venerdì 12 aprile 2013, nella sala conferenze del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) a Pescasseroli, i ricercatori dell'università di Roma “La Sapienza” hanno divulgato i dati relativi al censimento genetico degli orsi bruni marsicani, effettuato nel 2011 nell'area del PNALM e zona di protezione esterna (ZPE) dal personale dell'università romana, in collaborazione con il personale del Parco Nazionale e del Corpo Forestale dello Stato.
Stima della popolazione: risultati
Il censimento genetico si è basato su campioni di pelo raccolti con metodi diversi e non invasivi. Al termine delle analisi è stata stimata una popolazione probabile di 49 individui, con un intervallo di confidenza di 47-61 individui. I dati risultano leggermente superiori alle stime precedenti e dimostrano la vitalità della ridotta popolazione di orsi bruni marsicani nel PNALM e ZPE. Ciò impone agli enti, alle istituzioni e a noi tutti di intensificare gli sforzi per la tutela di questa specie minacciata di estinzione se non vogliamo perderla per sempre dalla fauna d'Italia.