Dopo aver emesso regole e divieti a salvaguardia della sicurezza dell’uomo, il Parco delle Orobie Bergamasche risarcisce i primi danni provocati da JJ5 che potrebbe trascorrere il letargo in Val Seriana. Mentre l’orso dorme, auspica il presidente del Parco Franco Grassi, è urgente attivare azioni per la messa in sicurezza di bestiame e coltivazioni.
Il Parco Regionale delle Orobie Bergamasche, dal 21 maggio, giorno della prima segnalazione avvenuta a Castione della Presolana, è alle prese con un esemplare di orso bruno che, in modo naturale, si aggira nel territorio bergamasco senza tenere conto dei confini, ma muovendosi come una specie che necessita di un vasto habitat.
Secondo le segnalazioni e i sopralluoghi degli esperti del parco, in questi ultimi giorni l’orso, si sarebbe fermato in Val Sanguigno, non molto lontano dalla località storicamente denominata “Tane dell’Orso”, una zona che nell’Ottocento rappresentò una tana storica per generazioni di orsi, che vi si ripararono in continuazione, soprattutto nel periodo del letargo.
JJ5, è figlio di Jurka e di Joze, due dei dieci esemplari reintrodotti tra il 1999 ed il 2002 dal Parco Adamello Brenta e provenienti dalla Slovenia meridionale grazie a un progetto finanziato dall'Unione europea (Lifes ursus).
La sua presenza, seppure prova concreta dell’ottimo stato di conservazione del territorio delle Alpi Orobie, sta creando disagio tra i pastori della valle, spaventati per le greggi e tra gli agricoltori che non potrebbero sopportare eventuali danni provocati dall’orso ad alveari e altre colture.
“La presenza di questo esemplare - rende noto il presidente del Parco delle Orobie Bergamasche Franco Grassi – comporta inevitabilmente l’investimento di risorse e la messa a punto di strategie che innanzitutto sanciscano la sicurezza dell’uomo. Parallelamente è importante prendersi cura dell’economia della zona, per non chiedere ulteriori sacrifici agli operatori. Il primo conto dei danni provocati dall’orso è stato saldato ma secondo le ultime stime gli animali predati sfiorano le 100 unità senza contare i danni provocati all’agricoltura e gli alveari distrutti.
Per ora il Parco, grazie a una polizza assicurativa ad hoc e un’integrazione a spese dello stesso Parco ha liquidato (con 3.200 euro, valutando cioè oltre 130 euro il valore di ogni capo, il cui costo, mediamente, è al di sotto dei 100 euro) i danni provocati ad agosto al pastore che in Valcanale perse 24 pecore ma questo non basta. E’, infatti, necessario intervenire per mettere in sicurezza allevamenti, stalle, campi e luoghi di lavoro per non arrivare a vederci costretti a catturare l’orso per trasportarlo in elicottero al suo luogo di origine. L’orso potrebbe infatti risvegliarsi più affamato di quando non si sia addormentato”.
“Inoltre - aggiunge il dott.Luca Pellicioli, consulente veterinario del Parco - l’accertamento del danno da predazione è un atto di medicina legale veterinaria che viene svolto direttamente sul posto in stretta collaborazione con il Servizio di Sanità Pubblica Veterinaria dell’Asl di Bergamo ed il supporto del Corpo di Polizia Provinciale. Oltre ad esser un passaggio obbligatorio secondo le vigenti normative, risulta fondamentale al fine della verifica della reale causa di morte degli animali e per la produzione della idonea certificazione sanitaria da inoltrare per la richiesta di indennizzo da parte del danneggiato”.
Mentre proseguono sopralluoghi per monitorare gli spostamenti di JJ5 e verificare direttamente i danni provocati in questi giorni, attraverso l’esecuzione di diagnosi di predazione sulle carcasse ritrovate morte sul territorio, il Parco delle Orobie Bergamasche ha stretto una convenzione con l’Università di Pavia per la supervisone scientifica della gestione dei predatori. Grazie all’accordo sarà possibile pianificare azioni di intervento per la messa in sicurezza del territorio.
Il monitoraggio degli spostamenti dell’orso consentirà al Parco delle Orobie Bergamasche insieme con gli enti territoriali coinvolti, il “gruppo regionale di studio, ricerca e coordinamento dell’orso bruno” di sviluppare future strategie di conservazione dell’orso e di tutela del territorio e della gente che ci vive con l’auspicio che si possa approfittare della stagione del letargo per essere sereni e pronti ad accogliere in primavera il risveglio dell’orso con strumenti legislativi ed azioni adeguati.
Fonte: L'Eco di Bergamo.it
Il Parco Regionale delle Orobie Bergamasche, dal 21 maggio, giorno della prima segnalazione avvenuta a Castione della Presolana, è alle prese con un esemplare di orso bruno che, in modo naturale, si aggira nel territorio bergamasco senza tenere conto dei confini, ma muovendosi come una specie che necessita di un vasto habitat.
Secondo le segnalazioni e i sopralluoghi degli esperti del parco, in questi ultimi giorni l’orso, si sarebbe fermato in Val Sanguigno, non molto lontano dalla località storicamente denominata “Tane dell’Orso”, una zona che nell’Ottocento rappresentò una tana storica per generazioni di orsi, che vi si ripararono in continuazione, soprattutto nel periodo del letargo.
JJ5, è figlio di Jurka e di Joze, due dei dieci esemplari reintrodotti tra il 1999 ed il 2002 dal Parco Adamello Brenta e provenienti dalla Slovenia meridionale grazie a un progetto finanziato dall'Unione europea (Lifes ursus).
La sua presenza, seppure prova concreta dell’ottimo stato di conservazione del territorio delle Alpi Orobie, sta creando disagio tra i pastori della valle, spaventati per le greggi e tra gli agricoltori che non potrebbero sopportare eventuali danni provocati dall’orso ad alveari e altre colture.
“La presenza di questo esemplare - rende noto il presidente del Parco delle Orobie Bergamasche Franco Grassi – comporta inevitabilmente l’investimento di risorse e la messa a punto di strategie che innanzitutto sanciscano la sicurezza dell’uomo. Parallelamente è importante prendersi cura dell’economia della zona, per non chiedere ulteriori sacrifici agli operatori. Il primo conto dei danni provocati dall’orso è stato saldato ma secondo le ultime stime gli animali predati sfiorano le 100 unità senza contare i danni provocati all’agricoltura e gli alveari distrutti.
Per ora il Parco, grazie a una polizza assicurativa ad hoc e un’integrazione a spese dello stesso Parco ha liquidato (con 3.200 euro, valutando cioè oltre 130 euro il valore di ogni capo, il cui costo, mediamente, è al di sotto dei 100 euro) i danni provocati ad agosto al pastore che in Valcanale perse 24 pecore ma questo non basta. E’, infatti, necessario intervenire per mettere in sicurezza allevamenti, stalle, campi e luoghi di lavoro per non arrivare a vederci costretti a catturare l’orso per trasportarlo in elicottero al suo luogo di origine. L’orso potrebbe infatti risvegliarsi più affamato di quando non si sia addormentato”.
“Inoltre - aggiunge il dott.Luca Pellicioli, consulente veterinario del Parco - l’accertamento del danno da predazione è un atto di medicina legale veterinaria che viene svolto direttamente sul posto in stretta collaborazione con il Servizio di Sanità Pubblica Veterinaria dell’Asl di Bergamo ed il supporto del Corpo di Polizia Provinciale. Oltre ad esser un passaggio obbligatorio secondo le vigenti normative, risulta fondamentale al fine della verifica della reale causa di morte degli animali e per la produzione della idonea certificazione sanitaria da inoltrare per la richiesta di indennizzo da parte del danneggiato”.
Mentre proseguono sopralluoghi per monitorare gli spostamenti di JJ5 e verificare direttamente i danni provocati in questi giorni, attraverso l’esecuzione di diagnosi di predazione sulle carcasse ritrovate morte sul territorio, il Parco delle Orobie Bergamasche ha stretto una convenzione con l’Università di Pavia per la supervisone scientifica della gestione dei predatori. Grazie all’accordo sarà possibile pianificare azioni di intervento per la messa in sicurezza del territorio.
Il monitoraggio degli spostamenti dell’orso consentirà al Parco delle Orobie Bergamasche insieme con gli enti territoriali coinvolti, il “gruppo regionale di studio, ricerca e coordinamento dell’orso bruno” di sviluppare future strategie di conservazione dell’orso e di tutela del territorio e della gente che ci vive con l’auspicio che si possa approfittare della stagione del letargo per essere sereni e pronti ad accogliere in primavera il risveglio dell’orso con strumenti legislativi ed azioni adeguati.
Fonte: L'Eco di Bergamo.it
1 commento:
adesso st'estate una notte mi apposto e li fucilo tutti sti orsi in val seriana che rovinano l'ecosistema!
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