Il 2 febbraio la Chiesa Cattolica festeggia la Candelora cioè la presentazione di Gesù al Tempio: Cristo, illumina le genti con la sua luce, ecco perchè in questo giorno si benedicono le candele che vengono distribuite ai fedeli. La tradizione popolare associa a questo giorno la fine dell'inverno e l'aumento delle ore di luce e quindi il ritorno della primavera. Questo risveglio della natura è stato associato in alcuni luoghi all'orso, questo giorno viene chiamato infatti anche "giorno dell'orso":
Di Candelora
l’orso esce fuora
per un momento
e se vede l’ombra torna dentro
Se l'ors à la Siriola la paia al fa soà
ant l'invern tornom a antrà
(Quando l'orso alla Siriola fa saltare la paglia,
cioè si rigira nel giacilio,
si rientra nell'inverno)
se l'ouers fai secha soun ni,
per caranto giouern a sort papì
(se l'orso fa asciugare la sua tana
per quaranta giorni non ne esce più)
Il primo e l'ultimo detto si riallacciano alla credenza che se il giorno della candelora è sereno (quindi l'orso vede la sua ombra o fa asciugare la tana), il peggio dell'inverno deve ancora arrivare. Alla candelora in alcuni paesi è anche legata una "caccia all'orso" simulata, in cui spesso l'orso è un forestiero travestito. Dopo essere stato "catturato" l'animale viene portato nel centro del paese e schernito dalla popolazione, l'orso, al tempo stesso cerca di fuggire ed infastidisce le ragazze. In alcuni casi viene ucciso e, sempre teatralmente, risorge a nuova vita, rappresentando così la risurrezione della natura. Una volta tornato in vita, l'orso si comporta bene con le ragazze, non più in modo "bestiale" chiudendo così il ciclo ombra-luce, bestia-uomo, selvaticità-civiltà, morte-vita. Ad un simbolo così complesso si è naturalmente ricollegata la resurrezione del Cristo e il ritorno alla vita e alla luce. La figura dell'orso in alcuni paesi può essere associata all'"uomo selvaggio" o, come nei paesi anglosassoni, alla marmotta o al riccio, anch'essi animali che tipicamente in primavera si svegliano dal letargo.
Di Candelora
l’orso esce fuora
per un momento
e se vede l’ombra torna dentro
Se l'ors à la Siriola la paia al fa soà
ant l'invern tornom a antrà
(Quando l'orso alla Siriola fa saltare la paglia,
cioè si rigira nel giacilio,
si rientra nell'inverno)
se l'ouers fai secha soun ni,
per caranto giouern a sort papì
(se l'orso fa asciugare la sua tana
per quaranta giorni non ne esce più)
Il primo e l'ultimo detto si riallacciano alla credenza che se il giorno della candelora è sereno (quindi l'orso vede la sua ombra o fa asciugare la tana), il peggio dell'inverno deve ancora arrivare. Alla candelora in alcuni paesi è anche legata una "caccia all'orso" simulata, in cui spesso l'orso è un forestiero travestito. Dopo essere stato "catturato" l'animale viene portato nel centro del paese e schernito dalla popolazione, l'orso, al tempo stesso cerca di fuggire ed infastidisce le ragazze. In alcuni casi viene ucciso e, sempre teatralmente, risorge a nuova vita, rappresentando così la risurrezione della natura. Una volta tornato in vita, l'orso si comporta bene con le ragazze, non più in modo "bestiale" chiudendo così il ciclo ombra-luce, bestia-uomo, selvaticità-civiltà, morte-vita. Ad un simbolo così complesso si è naturalmente ricollegata la resurrezione del Cristo e il ritorno alla vita e alla luce. La figura dell'orso in alcuni paesi può essere associata all'"uomo selvaggio" o, come nei paesi anglosassoni, alla marmotta o al riccio, anch'essi animali che tipicamente in primavera si svegliano dal letargo.
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