"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

mercoledì 3 dicembre 2008

Dove eravamo rimasti...

Lo so, in molti fra voi lettori assidui mi vorrebbero tirare le orecchie.
Ma molti di voi sanno anche che da poco è finita un'avventura che mi ha visto impegnato nelle ultime settimane e che mi ha tenuto lontano dal mio blog. Quindi mi cospargo il capo di cenere e chiedo scusa per la mia assenza.
Dove eravamo rimasti e soprattutto cos'è successo in questi giorni ai nostri amici orsi?

25.11.2008

Primo tavolo tecnico delle aree protette interessate dal PATOM
Ha avuto luogo ad Assergi, nella sede del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, una riunione operativa del PATOM, Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano. La riunione, frutto degli accordi presi nel corso dell’ultima riunione tra i soggetti sottoscrittori a Pescasseroli, lo scorso 24 settembre, costituisce anche il primo tavolo tecnico ospitato in area protetta. La riunione, aperta dai saluti del Direttore del Parco Marcello Maranella e da Pier Luigi Fiorentino della Direzione Generale per la Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente, ha visto susseguirsi interventi di tecnici ed esperti con l’obiettivo generale di delineare lo stato dell’ecosistema appenninico in relazione alla sopravvivenza in natura dell’Orso marsicano e di chiarire, in particolare, tutti quelle azioni che a livello territoriale possono contribuire alla salvaguardia della specie: la creazione di corridoi ecologici ed aree contigue (Carlo Artese), la gestione dei boschi (Carlo Catonica, Giorgio Morelli), l’individuazione da parte delle aree protette di una comune metodologia riguardo la gestione dei danni al patrimonio zootecnico (Umberto De Nicola) ed agricolo (Guido Morini), una gestione partecipativa del Piano d’Azione mirata alla risoluzione dei conflitti con le attività antropiche (Pina Leone) e la tutela del bosco come ambiente d’elezione non soltanto per l’orso ma anche per altre specie a rischio di estinzione e di interesse comunitario (Mauro Bernoni). Dal complesso delle relazioni presentate, è emerso che nell’Appennino centrale esiste un’ampia superficie boscata, sebbene in alcuni casi intensamente sfruttata, che può di fatto consentire, se gestita in maniera equa e sostenibile, una piena realizzazione degli obiettivi di salvaguardia e tutela dell’Orso marsicano, secondo quanto indicato dal PATOM. A tal proposito, come ha sottolineato il Commissario straordinario del Parco Giandonato Morra «l’Orso può divenire il comune denominatore per motivare esperienze che abbiano ricadute metodologiche e strategiche sulla gestione dell’intero ecosistema appenninico e per condividere obiettivi ed azioni comuni fra più Enti».

WWF critico per la gestione dell'orso in Svizzera
Dei due plantigradi che hanno soggiornato nella Confederazione, uno - JJ3 - è stato abbattuto e l'altro - MJ4 - ètornato in Trentino in primavera. A suo avviso l'uccisione di JJ3 lo scorso aprile nei Grigioni testimonia di quanto "la Svizzera non sia ancora pronta a gestire la presenza di un orso problematico". L'organizzazione punta il dito contro la mancanza di informazione del pubblico sulle regole da rispettare con i rifiuti alimentari.

28.11.2008

Coppia di orsi non si riproduce...logico! Sono due femmine
Avevano pensato a un’incompatibilità affettiva, alla possibilità che uno dei due fosse sterile, ma comunque gli addetti dello zoo di Kushiro in Giappone non si spiegavano come mai la coppia di orsi polari non si riproduceva. Ora dopo un’attenta analisi, la scoperta: sono entrambe femmine. L’errore risale a quasi quattro anni fa, al gennaio 2005, quando la direzione del giardino zoologico aveva deciso di scambiare un orango con un orso da affiancare alla femmina con l’intenzione di fargli mettere su una bella famigliola. Ma il tempo passava e dopo quattro anni non c’è mai stato alcun baby orsetto. Niente fiocchi rosa o azzurri solo due orsi adulti che vivevano tranquilli. Ed è stato a questo punto che tra gli operatori dello zoo ha cominciato a insinuarsi il dubbio che in quella coppia non vi fosse il maschio. L’unica cosa da fare era controllare l’esemplare nell’intimità: anestetizzato con un dardo narcotico, il presunto marito è stato analizzato a fondo e si è scoperto che si trattava di una femmina. Ora stanno pensando di scambiarla con un vero maschio.

Uomo assolto: l'orso delle caverne estinto a causa del clima
Nuove ricerche condotte dal Dipartimento di Paleontologia dell'Università di Vienna sembrerebbero finalmente assolvere gli uomini preistorici dall'accusa di aver causato l'estinzione del più grande orso mai vissuto sul Pianeta: l'Orso delle caverne (Ursus spelaeus). Il colpevole sarebbe stato invece il clima dell'Ultimo Massimo Glaciale, il periodo in cui, durante l'ultima glaciazione (glaciazione Würm, iniziata circa 120.000 anni fa e terminata da circa 12.000) si ebbe la massima espansione dei ghiacciai, con l'occupazione di tutta l'Europa settentrionale. Inoltre, vaste estensioni di territorio intorno ai ghiacciai erano permafrost, ovvero, terreno in cui la temperatura media è inferiore a 0°C per almeno due anni consecutivi. Le condizioni climatiche estreme del Massimo Glaciale durarono circa 2.000 anni e, tra ghiacciai e permafrost, la vegetazione, che costituiva la principale risorsa alimentare di molte specie, scomparve quasi del tutto. Nonostante quanto si possa credere, l'Orso delle caverne, un bestione che ritto sulle sue zampe poteva essere alto più di tre metri, e pesante almeno una tonnellata (il peso medio del Kodiak, il più grande orso contemporaneo, che vive in Alaska, è di circa 600 Kg.) era principalmente erbivoro e sarebbe stata questa sua abitudine alimentare a causarne l'estinzione. Fino ad oggi, si pensava che l'orso (qui ne vediamo una ricostruzione di fantasia e la foto di uno scheletro) fosse entrato in qualche modo in competizione con gli uomini preistorici: non solo perché occupavano anch'essi le caverne, ma perché si pensava che lo cacciassero e che questo, insieme ad altri fattori, avesse contribuito alla sua estinzione. A quanto pare, non sarebbe così. Secondo dati riportati da Boreas, la rivista internazionale di ricerche sul Quaternario, non esiste alcuna prova convincente della "colpevolezza" degli umani. Al contrario, esistono quelle della scomparsa delle fonti alimentari, la stessa causa che avrebbe causato l'estinzione del mammuth, dei cervi giganti, del rinoceronte lanoso e del leone delle caverne. Sempre stando alle ricerche paleontologiche, condotte con l'ausilio del carbonio radioattivo, l'Orso delle caverne avrebbe lasciato per sempre la Terra circa 28.000 anni fa, quasi tredicimila anni prima di quanto non si pensasse e proprio quando l'espansione di ghiacciai e di permafrost raggiunse il massimo. L'estinzione delle altre specie che abbiamo citato sarebbe avvenuta invece più tardi, iniziando intorno a 15.000 anni fa. In Italia, la presenza dell'Orso delle caverne era una cosa abbastanza comune. Sono numerose le grotte in cui sono stati ritrovati resti fossili, le più famose sono nell'Italia settentrionale (grotte di Toirano in Liguria e di Monte Fenera in Piemonte) e la più spettacolare è forse il Buco del piombo, vicino Erba, in Lombardia, un vero e proprio museo all'aperto che conserva le "storie" avvenute in migliaia di anni in quella regione.Dunque, è ancora una volta il clima l'elemento con cui si debbono fare i conti finali. Certo, gli esseri umani non possono influenzare o impedire le glaciazioni che sicuramente verranno, ma poiché è ormai accertato che i cambiamenti causati dal riscaldamento globale costituiscono una minaccia per il futuro dell'umanità, dobbiamo cercare di impedire o almeno di rallentare il processo, fino a che non si trovino soluzioni per abbattere l'emissione dei cosiddetti "gas serra".

2.12.2008

Berlino perde la sua star "L'orso Knut trasloca"
La capitale tedesca si prepara triste e rassegnata a perdere uno dei suoi simboli più popolari: l'orso polare Knut, la celebre attrazione dello zoo di Berlino Ovest, lascerà presto la città. Il suo proprietario, cioè il giardino zoologico di Neumuenster, ha annunciato tramite il suo direttore Peter Druewa che richiederà presto il trasferimento di Knut. Il motivo: non è convinto della sistemazione futura che lo zoo di Berlino potrà dare al plantigrado. La città è scossa dalla notizia, cui i media cartacei e digitali danno grande risalto: Bild la spara in apertura della sua prima pagina. La situazione sembra essersi fatta irrimediabile. "Knut trascorrerà il Natale a Berlino, ma non sarei così sicuro che passerà nella capitale anche la Pasqua", ha detto Druewa. Sembra un paradosso, ma né Berlino città-Stato né la direzione dei suoi due giardini zoologici (il secondo, anche bellissimo e ricco di esemplari di grande valore, è all'est) possono decidere sul futuro di Knut. Il padre di Knut, l'orso Lars, veniva infatti dallo zoo di Neumuenster, "per cui possiamo decidere da soli dove Knut debba vivere", ha aggiunto Druewa.
La notizia del trasferimento di Knut entro pochi mesi è arrivata proprio mentre Berlino si preparava, questo venerdì, a festeggiare il secondo compleanno dell'orso. Knut, quando nacque in cattività, fu un'attrazione mondiale: milioni e milioni di visitatori sono venuti a vederlo a Berlino da tutto il mondo, e da cucciolo era la mascotte preferita dei bambini della città. Adesso pesa duecento chili ed è lungo (o alto, quando sta in piedi) circa due metri e mezzo. Ma continua a interessare il grande pubblico come nessun altro animale dello zoo di Berlino. Il quale, si calcola, ha incassato oltre cinque milioni di euro in più rispetto alla media delle entrate nel solo 2007, l'anno-boom del 'fattore Knut'. La storia di Knut aveva commosso e appassionato il pubblico: era stato di fatto abbandonato dalla madre, e Thomas Doerflein, uno dei lavoratori dello zoo, si era preso di lui allattandolo col biberon, facendolo giocare, insomma sostituendo per lui la famiglia che non aveva. Caso raro, Knut è cresciuto benissimo. Quand'era piccolo, i suoi giochi nel recinto destinato a lui attraevano bambini e adulti a ogni ora. Pochi mesi fa, la morte di Doerflein, stroncato nella notte da un collasso mentre dormiva, è diventata un lutto cittadino.
Ma la fama non basta a tenere Knut a Berlino. Lo zoo della capitale non ha in cassa i nove milioni di euro che sarebbero necessari a ristrutturare l'area degli orsi polari per costruire uno spazio per un terzo gruppo. E i suoi proprietari (Neumuenster) giudicano quindi che la sistemazione attuale di Knut, con gli altri orsi, non è la migliore. Resta da sapere dove andrà a finire Knut. I giardini zoologici di diversi paesi del mondo intero si sono detti interessati ad averlo, il direttore dello zoo di Neumuenster ha tempo per decidere. Lo zoo di Berlino sta cercando una salvezza in extremis: ha lanciato un appello agli imprenditori, a caccia di sponsor per finanziare la costruzione del nuovo recinto. Venerdì intanto Knut dovrà rassegnarsi a un compleanno in sordina: niente feste con inviti a un party per il grande pubblico come fu invece l'anno scorso. E questa non è nemmeno previsto di offrire all'orso una torta di verdure miste, di cui va molto ghiotto.

3.12.2008

La rivolta dei Berlinesi per Knut: resti nel nostro zoo. In 21mila firmano la petizione
'Firma anche tu, non lasciare che Knut vada via da questo zoo'. 21mila Berlinesi in pochi giorni hanno sottoscritto la petizione per trattenere l'orso polare 'star' dello zoo di Berlino. Knut venerdì prossimo compie due anni, ma questo potrebbe essere l'ultimo compleanno festeggiato nella capitale tedesca. L'ex orsetto, ormai massiccio nella sua corporatura e nel folto pelo bianco che sfoggia in questa stagione, dovrebbe traslocare per una questione legale. Per la stampa tedesca non ci sono dubbi: Knut dovrebbe lasciare lo zoo di Berlino al più tardi l'anno prossimo, o al massimo nel 2010. Migliaia di fan implorano lo zoo di non lasciarlo andare, ma il direttore Bernhard Blaszkiewitz ha le mani legate. "Avevamo preso in prestito un orso polare maschio dallo zoo di Neumuenster perche' volevamo dei cuccioli", ha spiegato Blaszkiewitz alla stampa. Secondo il contratto, ha proseguito, lo zoo di Neumuenster ha il diritto - dopo un certo periodo - al primo orso ancora in vita di quella cucciolata. "E questo è Knut". Allo stesso tempo, il direttore dello zoo di Neumuenster, Peter Druewa, ha detto all'agenzia stampa Dpa di non sapere né quale sarà la prossima casa di Knut, né quando l'orso lascerà Berlino. "Per le feste natalizie sarà ancora nello zoo di Berlino - ha commentato - ma non sono sicuro se rimarrà fino a Pasqua". In realtà Knut potrebbe non restare in Germania: sarebbero in corso trattative per cedere l'orso bianco più famoso del mondo ad un altro zoo, probabilmente quello di "Orsa", in Svezia, che nel 2009 aprirà un enorme recinto per orsi di 4 ettari di superficie. Insomma, per Knut potrebbe aprirsi un periodo di nomadismo e gli esperti avvertono: attenzione, l'orso è cresciuto nello zoo, è abituato al contatto quotidiano con migliaia di persone, potrebbe subire uno schock psicologico da tutti questi trasferimenti. Dietro le quinte, nota il britannico Independent, le aride cifre del fenomeno Knut: per Berlino l'orso è una vera e propria miniera d'oro, con un giro d'affari ( si trovano anche tazzine da caffé con le foto dell'orsetto...) stimato in 10 milioni di euro l'anno. Ma è anche vero che non tutti questi soldi restano allo zoo e che far rimanere Knut, conti alla mano, costerebbe circa 9 milioni, fra spese crescenti per il mantenimento e acquisto di una compagna. Troppo, per le casse dello zoo della capitale. Ecco allora che le migliaia di Berlinesi affezionati a Knut potranno goderselo ancora qualche mese, ma poi dovranno rassegnarsi a perderlo di vista. Chi gli vuole bene ha già individuato la soluzione ideale: lo zoo di Gelsenkirchen. Dove lo aspetta un'orsa polare di tre anni, Lara.

3 commenti:

Drachetto ha detto...

Data la mia ignoranza, vorrei chiedere un chiarimento: io sapevo che l'enorme stazza dell'orso Kodiak (la mia razza preferita di orso) è dovuta alla sua dieta particolarmente calorica, dovuta sopratutto all'enorme quantità di salmoni che hanno a disposizione in quella zona. Quindi mi sembra un po strano che l'Orso delle Caverne, più grande del Kodiak, si cibasse prevalentemente di vegetazione. Lascio la parola a persone più preparate :)

OrsoBruno ha detto...

Non sono un pelopntologo, ma la tua domanda mi ha incuriosito e mi ha spinto a fare un pò di ricerche.

Martina Pacher dell'Università di Vienna e il suo collega Anthony J. Stuart del museo di storia naturale di Londrao hanno analizzato nuovi e vecchi dati al radiocarbonio su resti di orsi delle caverne per ricostruire una cronologia delle estinzioni in relazione ai mutamenti climatici. Il loro lavoro mostra che l'orso delle caverne, fra la megafauna estinta durante l'ultima glaciazione in Europa, fu uno dei primi a scomaprire. Molti scienziati hanno affermato che gli orsi delle caverne sono sopravvissuti fino a 15.000 anni fa, ma la metodologia dei primi studi, gli errori di datazione e la confusione fra ossa di orso speleo ed orso bruno hanno fatto escludere dall'analisi in questione proprio i dati più vecchi e quindi meno affidabili.
Pacher e Stuart hanno concluso inoltre dall'analisi dei crani, dal collagene osseo e dai denti (l'orso delle caverne ha una superficie masticatoria maggiore e più simile a quella degli erbivori rispetto agli orsi moderni) che questi animali erano prevalentemente vegetariani e si nutrivano grazie ad una dieta specializzata fatta principalmente di piante molto ricche di nutrienti. A confronto con le restanti specie estinte della megalofauna, l'orso delle caverne aveva inoltre un'areale piuttosto ristretto, confinato all'Europa che può spiegare la sua prematura sparizione. La sua dieta altamente specializzata e la sua ristretta distribuzione lo hanno reso vulnerabile quindi alle variazioni climatiche.
Ma questo comportamento non valeva per tutti gli orsi delle caverne. Secondo altri studi effettuati sempre dalla Pacher alcune popolazioni come quelle di Peştera cu Oase (grotta della Romania)erano capaci di alternare la loro dieta fino a diventare onnivore o addirittura carnivore. Il mistero si infittisce...

Anonimo ha detto...

Per Drachetto da Grizzly, vorrei aggiungere qualcosa a quanto ha scritto OrsoBruno nel suo intervento:
l'orso delle caverne si estinse alla fine del Pleistocene,un periodo in cui si esinsero massivamente molte altre specie antiche; queste già convivevano con specie moderne,condividendo lo stesso habitat, ad es. paleo bisonte e bisonte attuale in America.
La spiegazione plausibile e la causa certa di queste estinzioni, non è ancora stata individuata e costituisce uno dei piò grandi enigmi della paleontologia e della Scienza.
Allo stadio attuale delle ricerche sono possibili solo ipotesi e congetture. Una ipotesi prende in esame cambiamenti climatici repentini,innescati forse da impatti di asteroidi nell'Artico Canadese,che potenzialmente istaurarono una mini epoca glaciale, denominata Dryas recente, o come altra ipotesi viene preso in esame l'improvviso arrivo di nuovi predatori o competitori.
Emblematico e strano in questo contesto,risulta l'estinzione del cavallo nelle americhe, che fu culla della specie,con ritrovamento di fossili abbondanti, attribuibili a lontani periodi, ma stranamente mancanti improvvisamente nel 10.000 A.C.circa.
La cosa che lascia interdetti è come mai il cavallo riuscì a sopravvivere ed evolversi in Eurasia, mentre sparì all'improvviso dal continente americano?.....
Insieme al cavallo, in america scomparvero il mammuth, il rinoceronte lanoso, il cammello,i mastodonti,gli smilodon, i leoni americani,l'orso dal muso piatto, ecc.ecc.
Un' ipotesi prende in esame l'arrivo di popolazioni umane nel continente americano, che dall'Asia si spostarono attraverso un corridoio terrestre nell'attuale stretto di Bering;questi gruppi umani, che colonizzarono le americhe soo stati definiti come appartenenti alla cosidetta "cultura Clovis",caratterizzata da particolari armi, lance provviste di grandi punte litiche affilate, scheggiate e sagomate in modo caratteristico;usate forse come armi "da punta".Questi gruppi umani, presumibilmente si dedicarono alla caccia dei grossi mammiferi presenti sul continente.
Comunque la cultura Clovis presenta affascinanti analogie con le popolazioni primitive presenti nella Francia meridionale, somiglianze che hanno fatto teorizzare "l'ipotesi Solutreiana", che elenca le similitudini e soprattutto la possibilità di contatti tra i due gruppi umani,divisi dall' Oceano Atlantico.
Questa tesi è comunque avvalorata da recenti studi genetici, effettuati su ossa fossili umane riscontrate in america.
Gli esami hanno rilevato una marcata influenza, sui paleoamericani,di DNA riconducibile si a popolazioni asiatiche, ma anche a gruppi umani riconducibili sicuramente ad Europa e Medioriente...
Tornando al motivo dell'estinzione massiva di specie Pleistoceniche,
la caccia spietata potrebbe essere una concausa nelle estinzioni, poichè dobbiamo considerare che le popolazioni di macro-fauna erbivora, vivevano comunque in un ambiente e un contesto già ricco di predatori- smilodon ,orsi dal muso piatto, paleolupi americani,leoni delle caverne,e gli erbivori predati avranno certamente messo in atto strategie difensive per la loro sopravvivenza; non è quindi plausibile, secondo me, che i primitivi e sparuti gruppi umani abbiano potuto intaccare più di tanto l'esistenza di tante specie, fino a provocarne l'estinzione.
Anche per il nostro -europeo- orso delle caverne, rimangono assolutamente misteriosi i motivi della sua estinzione, attualmente restano solo allo studio svariate ipotesi...
Riguardo alla stazza dell'orso Kodiak:in generale,le specie continentali, e soprattutto quelle che vivono in ambienti tendenzialmente freddi, tendono ad essere più grosse, e con le forme più arrotondate, rispetto a conspecifici analoghi, che vivono in climi caldi. ad es. tigre siberiana,se confrontata alla stazza delle tigri del Sud est asiatico, ecc.
Poichè una stazza maggiore aiuta a limitare la dispersione di calore, questo parametro può essere applicato anche a gruppi umani evolutisi in ambienti freddi, basterebbe pensare agli Eschimesi, con dominanza di brachicefalia, forme tozze e robuste..o per fare un'altro esempio,ai cavalli da tiro,tozzi e massicci, anche in questo caso, anche se selezionati dall'uomo,sono comunque la risultante di una selezione naturale provenienti da ceppi selvatici evolutisi nei paesi nordici.
Essi risultano essere morfologicamente molto diversi dai cavalli dolicomorfi,evolutisi nei deserti caldi...
Tornando al Kodiak l'alimentazione proteica ha sicuramente influito sulla stazza, ma ancora di più, la selezione ambientale e naturale ha premiato gli orsi più grossi e più forti, poichè nella competizione intraspecifica, riescono ad accaparrarsi i migliori posti di pesca al salmone,durante la risalita nei fiumi.
Gli esemplari più grossi, nutrendosi meglio, sono quindi favoriti nell'accumulo di grasso sottocutaneo, fondamentale per tutti gli orsi che svernano in letargo, per avere notevoli riserve lipidiche, vitali per affrontare l'inverno e per portare avanti con successo le gravidanze...
Saluti da Grizzly.