L’orso come un vicino di casa scomodo, cui si vorrebbe dare lo sfratto perché maleducato. Nel senso letterale del termine, ossia di «educato male» dalla madre, che l’ha abituato a cacciare animali domestici e avvicinarsi ai centri abitati.
Ma per trasferirlo altrove (magari in Trentino) questo non basta, perché la Regione Lombardia ha predisposto una sorta di «scala di valutazione» che va da 1 a 100, secondo la quale solo quando l’orso raggiungerà le 100 «malefatte» potrà essere spostato. E JJ5 (questo il nome del plantigrado «sotto processo») ha raggiunto, per ora, solo la metà di tale scala.
E' quanto emerso da un convegno – organizzato dalla Pro Ardesio in collaborazione con il Comune e con il Parco delle Orobie bergamasche – nel corso del quale è stata espressa una linea abbastanza chiara: in alta Valle Seriana nessuno vuole sparare all’orso, come è stato fatto in Svizzera con il fratello JJ3. Ma nessuno, per diverse ragioni, lo vuole qui sulle nostre montagne. Alla fine, così, tutti auspicano che sia catturato e portato altrove. Ad esempio in Trentino, la Regione che alcuni anni orsono – dal 1999 al 2002 – promosse con la Comunità europea l’introduzione nel proprio territorio di alcuni esemplari catturati in Slovenia. Al convegno hanno preso parte anche diversi allevatori e pastori – alcuni dei quali provenienti dalla Valle Camonica – che hanno espresso con foga, interrompendo a volte anche i relatori, le proprie idee. Comunque la serata – nel corso della quale è stata accolta positivamente la presenza del presidente del Parco, Franco Grassi, mentre è stata criticata l’assenza della Provincia e della Regione – è stata ricca di contenuti.
Al tavolo dei relatori Franco Grassi, il sindaco di Ardesio Antonio Delbono e Pietro Milanesi, dell’Università di Pavia. Tra il pubblico il veterinario Luca Pellicioli – che segue per il Parco le problematiche della fauna selvatica – e i rappresentanti della Coldiretti di zona, Giacomo Tomaselli e Raffaella Angelini, che hanno sostenuto le ragioni degli allevatori. Moderatrice dell’incontro, la giornalista Anna Carissoni. Dopo il saluto del sindaco di Ardesio, è stato proiettato il film svizzero «Orso maleducato, orso fucilato», che narra dell’uccisione di JJ3 nel cantone dei Grigioni, fatto che ha suscitato scalpore, soprattutto in Italia. Anna Carissoni ha quindi riassunto la permanenza di JJ5 in alta Valle Seriana: le località dove ha soggiornato, gli avvistamenti, i danni provocati ad alveari e a greggi. Quindi ha preso la parola il presidente del Parco, rilevando come il ritorno dell’orso sulle Orobie, «se da un lato costituisce un fatto positivo, dall’altro suscita sicuramente perplessità, anche perché la sua presenza non deve pesare su un’economia agricola montana già in difficoltà». «Per questo motivo il Parco, primo ente a muoversi in questo senso, ha sottoscritto un’assicurazione per risarcire, almeno in parte, gli allevatori cui l’orso ha sbranato animali». Il compenso, come ha poi sottolineato Luca Pellicioli, è stato pari a 150 euro per ogni pecora adulta e di circa 80 euro per gli agnelli. Ma JJ5, è stato detto, è un orso problematico anche per l’«educazione» ricevuta dalla madre Jurka, per cui uccide spesso animali domestici e tende ad avvicinarsi ai centri abitati. «L’ordinanza di non fotografarlo e non nutrirlo – ha aggiunto Grassi – è stata emessa dal Parco per far sì che l’orso non prenda troppa confidenza con l’uomo, diventando conseguentemente anche pericoloso». Mentre Pietro Milanesi ha dato alcuni consigli per difendere le greggi dal plantigrado, Grassi ha risposto alle unanimi richieste di portare altrove l’orso – anche perché le nostre montagne sono molto antropizzate – sottolineando che «per spostarlo ci vuole anzitutto un permesso ministeriale», ostacolo che va ad aggiungersi alla «scheda di valutazione» della Regione.
Fonte: Enzo Valenti - L’Eco di Bergamo
Ma per trasferirlo altrove (magari in Trentino) questo non basta, perché la Regione Lombardia ha predisposto una sorta di «scala di valutazione» che va da 1 a 100, secondo la quale solo quando l’orso raggiungerà le 100 «malefatte» potrà essere spostato. E JJ5 (questo il nome del plantigrado «sotto processo») ha raggiunto, per ora, solo la metà di tale scala.
E' quanto emerso da un convegno – organizzato dalla Pro Ardesio in collaborazione con il Comune e con il Parco delle Orobie bergamasche – nel corso del quale è stata espressa una linea abbastanza chiara: in alta Valle Seriana nessuno vuole sparare all’orso, come è stato fatto in Svizzera con il fratello JJ3. Ma nessuno, per diverse ragioni, lo vuole qui sulle nostre montagne. Alla fine, così, tutti auspicano che sia catturato e portato altrove. Ad esempio in Trentino, la Regione che alcuni anni orsono – dal 1999 al 2002 – promosse con la Comunità europea l’introduzione nel proprio territorio di alcuni esemplari catturati in Slovenia. Al convegno hanno preso parte anche diversi allevatori e pastori – alcuni dei quali provenienti dalla Valle Camonica – che hanno espresso con foga, interrompendo a volte anche i relatori, le proprie idee. Comunque la serata – nel corso della quale è stata accolta positivamente la presenza del presidente del Parco, Franco Grassi, mentre è stata criticata l’assenza della Provincia e della Regione – è stata ricca di contenuti.
Al tavolo dei relatori Franco Grassi, il sindaco di Ardesio Antonio Delbono e Pietro Milanesi, dell’Università di Pavia. Tra il pubblico il veterinario Luca Pellicioli – che segue per il Parco le problematiche della fauna selvatica – e i rappresentanti della Coldiretti di zona, Giacomo Tomaselli e Raffaella Angelini, che hanno sostenuto le ragioni degli allevatori. Moderatrice dell’incontro, la giornalista Anna Carissoni. Dopo il saluto del sindaco di Ardesio, è stato proiettato il film svizzero «Orso maleducato, orso fucilato», che narra dell’uccisione di JJ3 nel cantone dei Grigioni, fatto che ha suscitato scalpore, soprattutto in Italia. Anna Carissoni ha quindi riassunto la permanenza di JJ5 in alta Valle Seriana: le località dove ha soggiornato, gli avvistamenti, i danni provocati ad alveari e a greggi. Quindi ha preso la parola il presidente del Parco, rilevando come il ritorno dell’orso sulle Orobie, «se da un lato costituisce un fatto positivo, dall’altro suscita sicuramente perplessità, anche perché la sua presenza non deve pesare su un’economia agricola montana già in difficoltà». «Per questo motivo il Parco, primo ente a muoversi in questo senso, ha sottoscritto un’assicurazione per risarcire, almeno in parte, gli allevatori cui l’orso ha sbranato animali». Il compenso, come ha poi sottolineato Luca Pellicioli, è stato pari a 150 euro per ogni pecora adulta e di circa 80 euro per gli agnelli. Ma JJ5, è stato detto, è un orso problematico anche per l’«educazione» ricevuta dalla madre Jurka, per cui uccide spesso animali domestici e tende ad avvicinarsi ai centri abitati. «L’ordinanza di non fotografarlo e non nutrirlo – ha aggiunto Grassi – è stata emessa dal Parco per far sì che l’orso non prenda troppa confidenza con l’uomo, diventando conseguentemente anche pericoloso». Mentre Pietro Milanesi ha dato alcuni consigli per difendere le greggi dal plantigrado, Grassi ha risposto alle unanimi richieste di portare altrove l’orso – anche perché le nostre montagne sono molto antropizzate – sottolineando che «per spostarlo ci vuole anzitutto un permesso ministeriale», ostacolo che va ad aggiungersi alla «scheda di valutazione» della Regione.
Fonte: Enzo Valenti - L’Eco di Bergamo
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