"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

lunedì 29 dicembre 2008

Un 2009 nel segno dell'orso...AUGURI!

sabato 27 dicembre 2008

L’orso è maleducato Ma non si può sfrattare

L’orso come un vicino di casa scomodo, cui si vorrebbe dare lo sfratto perché maleducato. Nel senso letterale del termine, ossia di «educato male» dalla madre, che l’ha abituato a cacciare animali domestici e avvicinarsi ai centri abitati.
Ma per trasferirlo altrove (magari in Trentino) questo non basta, perché la Regione Lombardia ha predisposto una sorta di «scala di valutazione» che va da 1 a 100, secondo la quale solo quando l’orso raggiungerà le 100 «malefatte» potrà essere spostato. E JJ5 (questo il nome del plantigrado «sotto processo») ha raggiunto, per ora, solo la metà di tale scala.
E' quanto emerso da un convegno – organizzato dalla Pro Ardesio in collaborazione con il Comune e con il Parco delle Orobie bergamasche – nel corso del quale è stata espressa una linea abbastanza chiara: in alta Valle Seriana nessuno vuole sparare all’orso, come è stato fatto in Svizzera con il fratello JJ3. Ma nessuno, per diverse ragioni, lo vuole qui sulle nostre montagne. Alla fine, così, tutti auspicano che sia catturato e portato altrove. Ad esempio in Trentino, la Regione che alcuni anni orsono – dal 1999 al 2002 – promosse con la Comunità europea l’introduzione nel proprio territorio di alcuni esemplari catturati in Slovenia. Al convegno hanno preso parte anche diversi allevatori e pastori – alcuni dei quali provenienti dalla Valle Camonica – che hanno espresso con foga, interrompendo a volte anche i relatori, le proprie idee. Comunque la serata – nel corso della quale è stata accolta positivamente la presenza del presidente del Parco, Franco Grassi, mentre è stata criticata l’assenza della Provincia e della Regione – è stata ricca di contenuti.
Al tavolo dei relatori Franco Grassi, il sindaco di Ardesio Antonio Delbono e Pietro Milanesi, dell’Università di Pavia. Tra il pubblico il veterinario Luca Pellicioli – che segue per il Parco le problematiche della fauna selvatica – e i rappresentanti della Coldiretti di zona, Giacomo Tomaselli e Raffaella Angelini, che hanno sostenuto le ragioni degli allevatori. Moderatrice dell’incontro, la giornalista Anna Carissoni. Dopo il saluto del sindaco di Ardesio, è stato proiettato il film svizzero «Orso maleducato, orso fucilato», che narra dell’uccisione di JJ3 nel cantone dei Grigioni, fatto che ha suscitato scalpore, soprattutto in Italia. Anna Carissoni ha quindi riassunto la permanenza di JJ5 in alta Valle Seriana: le località dove ha soggiornato, gli avvistamenti, i danni provocati ad alveari e a greggi. Quindi ha preso la parola il presidente del Parco, rilevando come il ritorno dell’orso sulle Orobie, «se da un lato costituisce un fatto positivo, dall’altro suscita sicuramente perplessità, anche perché la sua presenza non deve pesare su un’economia agricola montana già in difficoltà». «Per questo motivo il Parco, primo ente a muoversi in questo senso, ha sottoscritto un’assicurazione per risarcire, almeno in parte, gli allevatori cui l’orso ha sbranato animali». Il compenso, come ha poi sottolineato Luca Pellicioli, è stato pari a 150 euro per ogni pecora adulta e di circa 80 euro per gli agnelli. Ma JJ5, è stato detto, è un orso problematico anche per l’«educazione» ricevuta dalla madre Jurka, per cui uccide spesso animali domestici e tende ad avvicinarsi ai centri abitati. «L’ordinanza di non fotografarlo e non nutrirlo – ha aggiunto Grassi – è stata emessa dal Parco per far sì che l’orso non prenda troppa confidenza con l’uomo, diventando conseguentemente anche pericoloso». Mentre Pietro Milanesi ha dato alcuni consigli per difendere le greggi dal plantigrado, Grassi ha risposto alle unanimi richieste di portare altrove l’orso – anche perché le nostre montagne sono molto antropizzate – sottolineando che «per spostarlo ci vuole anzitutto un permesso ministeriale», ostacolo che va ad aggiungersi alla «scheda di valutazione» della Regione.

Fonte: Enzo Valenti - L’Eco di Bergamo

sabato 20 dicembre 2008

Alta Seriana: «Via l'orso dalla nostra valle»

I cittadini dell'alta Valle Seriana non vogliono più che l'orso JJ5 circoli libero nel loro territorio: questo è emerso in un'assemblea pubblica svolta alla presenza delle autorità, dei cittadini, allevatori e pastori. Nessuno intende sparare all'orso, ma per tutti sarebbe meglio un suo trasferimento, ad esempio in Trentino, regione ospitale nei confronti di questi animali.
«Il ritorno dell’orso sulle Orobie – ha esordito il Presidente del Parco delle Orobie – suscita sicuramente alcune perplessità, anche perché la sua presenza non deve pesare su un' economia agricola montana già in difficoltà. Per questo motivo il Parco ha sottoscritto un'assicurazione per risarcire, almeno in parte, gli allevatori cui l’orso ha sbranato animali». Il compenso è stato pari a 150 euro per ogni pecora adulta e di circa 80 euro per gli agnelloni.
Durante l'assemblea è stato poi proiettato il film svizzero, «Orso maleducato, orso fucilato», che narra dell’uccisione di JJ3 nel cantone svizzero dei Grigioni, fatto che ha suscitato tanto scalpore in Italia. Nel corso della discussione è poi emerso che JJ5 è un orso problematico anche per l'educazione avuta dalla madre Jurka, per cui uccide spesso animali domestici e tende ad avvicinarsi ai centri abitati.

sabato 13 dicembre 2008

"Non ammazzate l'orso, Bergamo farebbe una bruttissima figura"

Userà parole di fuoco il presidente del parco delle Orobie bergamasche Franco Grassi stasera ad Ardesio in occasione dell'incontro "Orso malducato, orso fucilato". La trovata degli organizzatori non è piaciuta al numero uno del parco. Grassi: "Voglio essere chiaro una volta per tutte, l'orso non si tocca". "Ammazzate pure l'orso se ci tenete tanto, poi però dovete fare i conti con la legge. E la Bergamasca farà una pessima figura con il mondo intero". Userà parole di fuoco il presidente del parco delle Orobie bergamasche Franco Grassi stasera ad Ardesio in occasione dell'incontro "Orso malducato, orso fucilato". La trovata degli organizzatori non è piaciuta al numero uno del parco, che si vede aprire altro fronte della battaglia per proteggere l'orso jj5 . Non bastava infatti la finora infruttuosa trattativa con la Regione, ora ci si mettono anche i pastori con la seria minaccia di farsi giustizia da soli. Il presidente Grassi non sa a che santo votarsi. "Voglio essere chiaro una volta per tutte, l'orso non si tocca - spiega - l'ho detto più volte in incontri ad Ardesio, ma evidentemente non mi vogliono ascoltare. I danni causati dall'animale sono stati rimborsati, perché bisogna accanirsi così? Ne va di mezzo chi combina la stupidata e soprattutto l'immagine del parco e della Bergamasca. Siccome sono il presidente del parco e non dell'associazione uccisori di orsi non posso che intimare i pastori a non combinare sciocchezze".
Grassi negli ultimi giorni si è recato più volte al Pirellone per cercare di trovare una soluzione concreta al problema orso. Eppure le risposte stentano ad arrivare. "Le dirò di più, ci stanno letteralmente prendendo in giro - continua Grassi - ho scoperto che sono stati dati fondi al parco delle Orobie Valtellinesi dove l'orso è transitato quest'estate e non a noi che lo ospitiamo da mesi. Adesso ne abbiamo abbastanza".
Ecco alcuni stralci della lettera che Grassi ha scritto al ministero e alla Regione Lombardia.
Dal 21 maggio 2008 è ufficialmente segnalata all'interno del parco regionale delle Orobie bergamasche la presenza di un giovane esemplare maschio di orso, classificato come jj5, giunto spontaneamente nel territorio bergamasco per dispersione naturale dall'area dell'Adamello-Brenta. La presenza dell'orso bruno è certamente un indice di grande valore geologico ambientale per il territorio alpino, ma non possiamo nascondere i disagi e le numerose difficoltà che l'orso ha causato sul territorio bergamasco nel corso di questi mesi ed in particolare nelle ultime settimane.
Oltre al danno diretto, si sta manifestando anche un danno indiretto determinato da una generale situazione di diffidenza della popolazione locale nei confronti dell'orso. E' verosimilmente che l'attuale tessuto sociale, anche in relazione all'improvvisa comparsa dell'esemplare, non sia ancora sufficientemente pronto per convivere con questa specie. Riteniamo che si ravvisino alcuni dei presupposti per poter sviluppare azioni di controllo, in particolare l'attivazione di un presidio, inteso come permanenza in zona di una squadra emergenza orso e l'azione "cattura con rilascio allo scopo di monitoraggio".

Fonte: Bergamonews

mercoledì 10 dicembre 2008

Nuovo comunicato stampa della Riserva Monti della Duchessa

In data 09/12/2008 il personale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana (IZSLT), alla presenza dell’ausiliario di Polizia Giudiziaria della Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa (Regione Lazio), ha proceduto agli accertamenti necroscopici sulla carcassa di orso marsicano pervenuta domenica scorsa all’IZSLT – sede di Roma e proveniente dal territorio della Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa.
L’esame necroscopico ha permesso di escludere la presenza di traumi o ferite d’arma da fuoco o da laccio, nonché di lesioni riconducibili a malattie infettive trasmissibili.
Le indagini di laboratorio sono state dunque indirizzate alla ricerca di cause di morte determinate dalla eventuale ingestione di sostanze tossiche o da cause naturali di origine batterica o virale o concomitanza di ambedue.
I risultati definitivi saranno presumibilmente disponibili entro le prossime settimane.

Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Regioni Lazio e Toscana


Riserva Naturale Regionale Montagne della Duchessa

lunedì 8 dicembre 2008

Orso Morto: la reazione di WWF Italia

Un altro esemplare di Orso marsicano, probabilmente un maschio, è stato ritrovato oggi agonizzante proprio ai margini dei Monti della Duchessa nel Lazio. Ed è ancora il veleno la causa della sua morte segno che l’uso di queste sostanze non è ancora stato scoraggiato con efficacia. L’animale è ora sotto l’esame dell’Istituto Zooprofilattico del Lazio e Toscana che dovrà accertare la natura del veleno utilizzato. Sale così a 8 il numero di Orsi morti nell’ultimo anno per varie cause, tra cui l’avvelenamento, trovati ai margini delle aree protette di Lazio e Abruzzo. La popolazione di Orso marsicano è concentrata nelle regioni dell’Italia centrale, Lazio e Abruzzo ed il suo nucleo vitale è di circa 45-50 esemplari.
Scarsi i controlli sul territorio, troppo blande le regole sull’acquisto di veleni utilizzati per i bocconi avvelenati usati spesso da cercatori di tartufi e cacciatori per eliminare le mute dei cani degli avversarsi, scarso il coordinamento tra enti per le azioni di tutela e prevenzione. Sono questi i problemi che da anni il WWF richiama all’attenzione delle istituzioni per tutelare una specie simbolo delle nostre montagne. “E’ inaccettabile continuare a veder morire in questo modo animali così preziosi per la nostra biodiversità – ha commentato duramente Massimiliano Rocco, che per il WWF è responsabile del Programma Orso bruno marsicano – Da almeno un anno giace presso le istituzioni, compreso il Ministero dell’Ambiente, una proposta per cambiare la normativa sull’utilizzo dei veleni. E’ inoltre indispensabile che la Regione Lazio utilizzi quel Programma integrato per la tutela dell’Orso bruno marsicano fatto di buone pratiche di dialogo verso agricoltori e allevatori che in altre realtà è stato messo in campo, tra cui l’offerta di recinti elettrificati per scoraggiare l’avvicinamento delle specie predatorie, e che ha dato ottimi risultati. Occorre poi concentrare l’attenzione di tutela sui cosidetti ‘corridoi ecologici’ per consentire a lupi, orsi e altre specie di attraversare in tranquillità i territori di collegamento tra diverse aree protette e consentire loro di ripopolare senza pericolo aree che una volta li vedevano protagonisti dell’equilibrio ecologico. .Più a breve termine, tra le azioni da mettere in atto, occorre interdire immediatamente le aree su cui è stato ritrovato il veleno ad attività come caccia e ricerca dei tartufi, un deterrente che in altre regioni, ad es. la Toscana, colpite dallo stesso fenomeno dei bocconi avelenati, ha ridotto fortemente questa pratica scellerata.

Orso Morto: Comunicato stampa della Riserva Naturale Montagne della Duchessa

Il giorno 7 dicembre alle ore 9,30 alcuni escursionisti rinvenivano un orso marsicano in evidente stato di difficoltà all’interno della Riserva Naturale Montagne della Duchessa (Comune di Borgorose, RI), in località Valle Amara, poco lontano dall’ingresso dell’area protetta. Gli escursionisti avvisavano immediatamente i Guardiaparco della Riserva in servizio proprio in Valle Amara. Giunti sul posto in tempo reale, i Guardiaparco chiamavano i referenti della Riserva per il PATOM (Piano Interregionale per la Tutela dell’Orso Marsicano), il Comando Stazione Forestale di Borgorose, la ASL territorialmente competente, il Dott. Francesco Tancredi (veterinario dell’Istituto Zooprofilattico di Rieti) e il Dott. Leonardo Gentile (referente veterinario PATOM del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise). I referenti allertavano la rete regionale PATOM e, una volta sul posto, relazionavano telefonicamente sullo stato dei fatti al Direttore e al Presidente della Riserva. Alle 10.30 l’animale non mostrava più segni di vita. Il veterinario Dott. Francesco Tancredi non poteva far altro che constatare il decesso e verificare che si trattava di un esemplare maschio adulto. Sul posto arrivavano anche il responsabile della Sezione di Rieti dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Dott. Pietro Calderini e il Presidente dell’area protetta Dott. Michele Pasquale Nicolai. La carcassa è stata sottoposta a sequestro giudiziario e trasportata alla sede di Roma dell’Istituto Zooprofilattico per gli accertamenti medico-legali. L’animale sarà sottoposto a esame necroscopico per determinare le cause del decesso. Al momento infatti non è possibile fare alcuna ipotesi in merito. Le indagini sono coordinate dal Responsabile del Servizio Guardiaparco della Riserva Dott. Gianpiero Di Clemente e supportate dal personale del Corpo Forestale dello Stato di Borgorose.

domenica 7 dicembre 2008

Altro orso marsicano morto in Abruzzo nella Riserva della Duchessa. Probabile avvelenamento.

E' stato ritrovato agonizzante ed è poi moto un orso bruno marsicano al confine tra Lazio e Abruzzo nei pressi della riserva naturale della Duchessa. La morte, dai primi accertamenti, sembrerebbe causata da un boccone avvelenato, abbandonato da bracconieri o allevatori, secondo una modalità tipica che in questi anni ha provocato una strage di orsi in Abruzzo."Dobbiamo prendere atto - ha dichiarato Antonio Nicoletti, responsabile aree protette di Legambiente - che gli strumenti messi in campo per la tutela dell'orso bruno marsicano non hanno prodotto i risultati sperati, e gli impegni delle istituzioni sono ancora insufficienti per garantire la sopravvivenza della specie simbolo della biodiversità del nostro Paese. Si può e si deve fare di più per garantire migliori condizioni di tutela e di sorveglianza della fauna in
pericolo di estinzione. Le risorse ci sono, le conoscenze anche, ma manca un adeguato sistema di coordinamento delle varie attività".

Fonte RaiNews24

Per ora non ci sono altre notizie...e parole.

Rimarro on line per ulteriori aggiornamenti e per informarvi in diretta


mercoledì 3 dicembre 2008

Dove eravamo rimasti...

Lo so, in molti fra voi lettori assidui mi vorrebbero tirare le orecchie.
Ma molti di voi sanno anche che da poco è finita un'avventura che mi ha visto impegnato nelle ultime settimane e che mi ha tenuto lontano dal mio blog. Quindi mi cospargo il capo di cenere e chiedo scusa per la mia assenza.
Dove eravamo rimasti e soprattutto cos'è successo in questi giorni ai nostri amici orsi?

25.11.2008

Primo tavolo tecnico delle aree protette interessate dal PATOM
Ha avuto luogo ad Assergi, nella sede del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, una riunione operativa del PATOM, Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano. La riunione, frutto degli accordi presi nel corso dell’ultima riunione tra i soggetti sottoscrittori a Pescasseroli, lo scorso 24 settembre, costituisce anche il primo tavolo tecnico ospitato in area protetta. La riunione, aperta dai saluti del Direttore del Parco Marcello Maranella e da Pier Luigi Fiorentino della Direzione Generale per la Protezione della Natura del Ministero dell’Ambiente, ha visto susseguirsi interventi di tecnici ed esperti con l’obiettivo generale di delineare lo stato dell’ecosistema appenninico in relazione alla sopravvivenza in natura dell’Orso marsicano e di chiarire, in particolare, tutti quelle azioni che a livello territoriale possono contribuire alla salvaguardia della specie: la creazione di corridoi ecologici ed aree contigue (Carlo Artese), la gestione dei boschi (Carlo Catonica, Giorgio Morelli), l’individuazione da parte delle aree protette di una comune metodologia riguardo la gestione dei danni al patrimonio zootecnico (Umberto De Nicola) ed agricolo (Guido Morini), una gestione partecipativa del Piano d’Azione mirata alla risoluzione dei conflitti con le attività antropiche (Pina Leone) e la tutela del bosco come ambiente d’elezione non soltanto per l’orso ma anche per altre specie a rischio di estinzione e di interesse comunitario (Mauro Bernoni). Dal complesso delle relazioni presentate, è emerso che nell’Appennino centrale esiste un’ampia superficie boscata, sebbene in alcuni casi intensamente sfruttata, che può di fatto consentire, se gestita in maniera equa e sostenibile, una piena realizzazione degli obiettivi di salvaguardia e tutela dell’Orso marsicano, secondo quanto indicato dal PATOM. A tal proposito, come ha sottolineato il Commissario straordinario del Parco Giandonato Morra «l’Orso può divenire il comune denominatore per motivare esperienze che abbiano ricadute metodologiche e strategiche sulla gestione dell’intero ecosistema appenninico e per condividere obiettivi ed azioni comuni fra più Enti».

WWF critico per la gestione dell'orso in Svizzera
Dei due plantigradi che hanno soggiornato nella Confederazione, uno - JJ3 - è stato abbattuto e l'altro - MJ4 - ètornato in Trentino in primavera. A suo avviso l'uccisione di JJ3 lo scorso aprile nei Grigioni testimonia di quanto "la Svizzera non sia ancora pronta a gestire la presenza di un orso problematico". L'organizzazione punta il dito contro la mancanza di informazione del pubblico sulle regole da rispettare con i rifiuti alimentari.

28.11.2008

Coppia di orsi non si riproduce...logico! Sono due femmine
Avevano pensato a un’incompatibilità affettiva, alla possibilità che uno dei due fosse sterile, ma comunque gli addetti dello zoo di Kushiro in Giappone non si spiegavano come mai la coppia di orsi polari non si riproduceva. Ora dopo un’attenta analisi, la scoperta: sono entrambe femmine. L’errore risale a quasi quattro anni fa, al gennaio 2005, quando la direzione del giardino zoologico aveva deciso di scambiare un orango con un orso da affiancare alla femmina con l’intenzione di fargli mettere su una bella famigliola. Ma il tempo passava e dopo quattro anni non c’è mai stato alcun baby orsetto. Niente fiocchi rosa o azzurri solo due orsi adulti che vivevano tranquilli. Ed è stato a questo punto che tra gli operatori dello zoo ha cominciato a insinuarsi il dubbio che in quella coppia non vi fosse il maschio. L’unica cosa da fare era controllare l’esemplare nell’intimità: anestetizzato con un dardo narcotico, il presunto marito è stato analizzato a fondo e si è scoperto che si trattava di una femmina. Ora stanno pensando di scambiarla con un vero maschio.

Uomo assolto: l'orso delle caverne estinto a causa del clima
Nuove ricerche condotte dal Dipartimento di Paleontologia dell'Università di Vienna sembrerebbero finalmente assolvere gli uomini preistorici dall'accusa di aver causato l'estinzione del più grande orso mai vissuto sul Pianeta: l'Orso delle caverne (Ursus spelaeus). Il colpevole sarebbe stato invece il clima dell'Ultimo Massimo Glaciale, il periodo in cui, durante l'ultima glaciazione (glaciazione Würm, iniziata circa 120.000 anni fa e terminata da circa 12.000) si ebbe la massima espansione dei ghiacciai, con l'occupazione di tutta l'Europa settentrionale. Inoltre, vaste estensioni di territorio intorno ai ghiacciai erano permafrost, ovvero, terreno in cui la temperatura media è inferiore a 0°C per almeno due anni consecutivi. Le condizioni climatiche estreme del Massimo Glaciale durarono circa 2.000 anni e, tra ghiacciai e permafrost, la vegetazione, che costituiva la principale risorsa alimentare di molte specie, scomparve quasi del tutto. Nonostante quanto si possa credere, l'Orso delle caverne, un bestione che ritto sulle sue zampe poteva essere alto più di tre metri, e pesante almeno una tonnellata (il peso medio del Kodiak, il più grande orso contemporaneo, che vive in Alaska, è di circa 600 Kg.) era principalmente erbivoro e sarebbe stata questa sua abitudine alimentare a causarne l'estinzione. Fino ad oggi, si pensava che l'orso (qui ne vediamo una ricostruzione di fantasia e la foto di uno scheletro) fosse entrato in qualche modo in competizione con gli uomini preistorici: non solo perché occupavano anch'essi le caverne, ma perché si pensava che lo cacciassero e che questo, insieme ad altri fattori, avesse contribuito alla sua estinzione. A quanto pare, non sarebbe così. Secondo dati riportati da Boreas, la rivista internazionale di ricerche sul Quaternario, non esiste alcuna prova convincente della "colpevolezza" degli umani. Al contrario, esistono quelle della scomparsa delle fonti alimentari, la stessa causa che avrebbe causato l'estinzione del mammuth, dei cervi giganti, del rinoceronte lanoso e del leone delle caverne. Sempre stando alle ricerche paleontologiche, condotte con l'ausilio del carbonio radioattivo, l'Orso delle caverne avrebbe lasciato per sempre la Terra circa 28.000 anni fa, quasi tredicimila anni prima di quanto non si pensasse e proprio quando l'espansione di ghiacciai e di permafrost raggiunse il massimo. L'estinzione delle altre specie che abbiamo citato sarebbe avvenuta invece più tardi, iniziando intorno a 15.000 anni fa. In Italia, la presenza dell'Orso delle caverne era una cosa abbastanza comune. Sono numerose le grotte in cui sono stati ritrovati resti fossili, le più famose sono nell'Italia settentrionale (grotte di Toirano in Liguria e di Monte Fenera in Piemonte) e la più spettacolare è forse il Buco del piombo, vicino Erba, in Lombardia, un vero e proprio museo all'aperto che conserva le "storie" avvenute in migliaia di anni in quella regione.Dunque, è ancora una volta il clima l'elemento con cui si debbono fare i conti finali. Certo, gli esseri umani non possono influenzare o impedire le glaciazioni che sicuramente verranno, ma poiché è ormai accertato che i cambiamenti causati dal riscaldamento globale costituiscono una minaccia per il futuro dell'umanità, dobbiamo cercare di impedire o almeno di rallentare il processo, fino a che non si trovino soluzioni per abbattere l'emissione dei cosiddetti "gas serra".

2.12.2008

Berlino perde la sua star "L'orso Knut trasloca"
La capitale tedesca si prepara triste e rassegnata a perdere uno dei suoi simboli più popolari: l'orso polare Knut, la celebre attrazione dello zoo di Berlino Ovest, lascerà presto la città. Il suo proprietario, cioè il giardino zoologico di Neumuenster, ha annunciato tramite il suo direttore Peter Druewa che richiederà presto il trasferimento di Knut. Il motivo: non è convinto della sistemazione futura che lo zoo di Berlino potrà dare al plantigrado. La città è scossa dalla notizia, cui i media cartacei e digitali danno grande risalto: Bild la spara in apertura della sua prima pagina. La situazione sembra essersi fatta irrimediabile. "Knut trascorrerà il Natale a Berlino, ma non sarei così sicuro che passerà nella capitale anche la Pasqua", ha detto Druewa. Sembra un paradosso, ma né Berlino città-Stato né la direzione dei suoi due giardini zoologici (il secondo, anche bellissimo e ricco di esemplari di grande valore, è all'est) possono decidere sul futuro di Knut. Il padre di Knut, l'orso Lars, veniva infatti dallo zoo di Neumuenster, "per cui possiamo decidere da soli dove Knut debba vivere", ha aggiunto Druewa.
La notizia del trasferimento di Knut entro pochi mesi è arrivata proprio mentre Berlino si preparava, questo venerdì, a festeggiare il secondo compleanno dell'orso. Knut, quando nacque in cattività, fu un'attrazione mondiale: milioni e milioni di visitatori sono venuti a vederlo a Berlino da tutto il mondo, e da cucciolo era la mascotte preferita dei bambini della città. Adesso pesa duecento chili ed è lungo (o alto, quando sta in piedi) circa due metri e mezzo. Ma continua a interessare il grande pubblico come nessun altro animale dello zoo di Berlino. Il quale, si calcola, ha incassato oltre cinque milioni di euro in più rispetto alla media delle entrate nel solo 2007, l'anno-boom del 'fattore Knut'. La storia di Knut aveva commosso e appassionato il pubblico: era stato di fatto abbandonato dalla madre, e Thomas Doerflein, uno dei lavoratori dello zoo, si era preso di lui allattandolo col biberon, facendolo giocare, insomma sostituendo per lui la famiglia che non aveva. Caso raro, Knut è cresciuto benissimo. Quand'era piccolo, i suoi giochi nel recinto destinato a lui attraevano bambini e adulti a ogni ora. Pochi mesi fa, la morte di Doerflein, stroncato nella notte da un collasso mentre dormiva, è diventata un lutto cittadino.
Ma la fama non basta a tenere Knut a Berlino. Lo zoo della capitale non ha in cassa i nove milioni di euro che sarebbero necessari a ristrutturare l'area degli orsi polari per costruire uno spazio per un terzo gruppo. E i suoi proprietari (Neumuenster) giudicano quindi che la sistemazione attuale di Knut, con gli altri orsi, non è la migliore. Resta da sapere dove andrà a finire Knut. I giardini zoologici di diversi paesi del mondo intero si sono detti interessati ad averlo, il direttore dello zoo di Neumuenster ha tempo per decidere. Lo zoo di Berlino sta cercando una salvezza in extremis: ha lanciato un appello agli imprenditori, a caccia di sponsor per finanziare la costruzione del nuovo recinto. Venerdì intanto Knut dovrà rassegnarsi a un compleanno in sordina: niente feste con inviti a un party per il grande pubblico come fu invece l'anno scorso. E questa non è nemmeno previsto di offrire all'orso una torta di verdure miste, di cui va molto ghiotto.

3.12.2008

La rivolta dei Berlinesi per Knut: resti nel nostro zoo. In 21mila firmano la petizione
'Firma anche tu, non lasciare che Knut vada via da questo zoo'. 21mila Berlinesi in pochi giorni hanno sottoscritto la petizione per trattenere l'orso polare 'star' dello zoo di Berlino. Knut venerdì prossimo compie due anni, ma questo potrebbe essere l'ultimo compleanno festeggiato nella capitale tedesca. L'ex orsetto, ormai massiccio nella sua corporatura e nel folto pelo bianco che sfoggia in questa stagione, dovrebbe traslocare per una questione legale. Per la stampa tedesca non ci sono dubbi: Knut dovrebbe lasciare lo zoo di Berlino al più tardi l'anno prossimo, o al massimo nel 2010. Migliaia di fan implorano lo zoo di non lasciarlo andare, ma il direttore Bernhard Blaszkiewitz ha le mani legate. "Avevamo preso in prestito un orso polare maschio dallo zoo di Neumuenster perche' volevamo dei cuccioli", ha spiegato Blaszkiewitz alla stampa. Secondo il contratto, ha proseguito, lo zoo di Neumuenster ha il diritto - dopo un certo periodo - al primo orso ancora in vita di quella cucciolata. "E questo è Knut". Allo stesso tempo, il direttore dello zoo di Neumuenster, Peter Druewa, ha detto all'agenzia stampa Dpa di non sapere né quale sarà la prossima casa di Knut, né quando l'orso lascerà Berlino. "Per le feste natalizie sarà ancora nello zoo di Berlino - ha commentato - ma non sono sicuro se rimarrà fino a Pasqua". In realtà Knut potrebbe non restare in Germania: sarebbero in corso trattative per cedere l'orso bianco più famoso del mondo ad un altro zoo, probabilmente quello di "Orsa", in Svezia, che nel 2009 aprirà un enorme recinto per orsi di 4 ettari di superficie. Insomma, per Knut potrebbe aprirsi un periodo di nomadismo e gli esperti avvertono: attenzione, l'orso è cresciuto nello zoo, è abituato al contatto quotidiano con migliaia di persone, potrebbe subire uno schock psicologico da tutti questi trasferimenti. Dietro le quinte, nota il britannico Independent, le aride cifre del fenomeno Knut: per Berlino l'orso è una vera e propria miniera d'oro, con un giro d'affari ( si trovano anche tazzine da caffé con le foto dell'orsetto...) stimato in 10 milioni di euro l'anno. Ma è anche vero che non tutti questi soldi restano allo zoo e che far rimanere Knut, conti alla mano, costerebbe circa 9 milioni, fra spese crescenti per il mantenimento e acquisto di una compagna. Troppo, per le casse dello zoo della capitale. Ecco allora che le migliaia di Berlinesi affezionati a Knut potranno goderselo ancora qualche mese, ma poi dovranno rassegnarsi a perderlo di vista. Chi gli vuole bene ha già individuato la soluzione ideale: lo zoo di Gelsenkirchen. Dove lo aspetta un'orsa polare di tre anni, Lara.