"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

martedì 24 novembre 2009

Piovono orsi

Ormai ne sono convinto: se per tutti gli anni 80 e 90 il simbolo della causa ambientalista è stato il panda, in questo ultimo decennio il plantigrado orientale è stato completamente spiazzato dall’orso polare.

I cambiamenti climatici, quasi l’unico tormentone ecologista ormai, sono sempre più lo specchio delle nostre paure e dell’incertezza del futuro.

E se l’orso polare sul blocco di ghiaccio che si scioglie è quasi una metafora del genere umano sull’orlo del disastro ambientale, perché non usarlo per una campagna shock sull’impronta ecologica che hanno i nostri voli aerei? Una pioggia di orsi polari “liberati” da un aereo in volo. Perché ognuno di noi quando vola libera una massa di CO2 equivalente a quella di un orso polare.

 

Trovo questa campagna stucchevole, per la violenza delle immagini e per l’uso che ormai si fa ormai di questi animali per ogni campagna ambientalista, soprattutto perché alla fine dello spot si punta semplicemente un dito, senza dare uno straccio di alternativa. Sto diventando molto scettico alle diverse forme di estremismo, soprattutto per quelle ambientaliste ed ecologiste, che mi riguardano in modo più diretto. Sono convinto che il nostro pianeta debba essere conservato e rispettato come ognuno di noi tiene alla propria casa perché E’ la nostra casa, ma l’accostarsi a teorie apocalittiche (o troppo ottimistiche) senza capire realmente quello che ci circonda, senza andare a fondo nel problema facendosi trascinare nella corrente dell’ ”-ismo” non serva a nulla. Ecco perché dobbiamo impegnarci a non cadere nella facile trappola che ogni giorno ci viene propinata da sedicenti scienziati o dall’informazione di massa, la vera soluzione ai problemi che ci circondano è la verità e questa non si ottiene ne con il terrorismo mediatico ne con il sottovalutare i problemi. L’ignoranza è la molla che ci spingerà verso il baratro.

C’è gente che parla di effetto serra e riscaldamento globale con una sicurezza estrema pur non sapendone assolutamente nulla.

Un appello a tutti coloro che parlano sempre e comunque di cose che non gli competono: aiutate la Terra tacendo, libererete così molta meno CO2 nell’atmosfera.

domenica 15 novembre 2009

Pronto il Piano per l'orso marsicano

Dopo decine di riunioni e incontri del Tavolo Tecnico, appositamente costituito nel 2007 all'atto della sottoscrizione del Protocollo di Intesa, e di riunioni, anche plenarie tra i partner firmatari, è stata completata la elaborazione dell'importante Documento che prevede le direttive per le Istituzioni competenti, affinché si possano perseguire effettive azioni di conservazione della preziosa specie animale, adottando, nei prossimi mesi e anni, adeguati e concreti provvedimenti.

Il Piano, tra le tante indicazioni di carattere scientifico, tecnico e amministrativo prevede anche la costituzione di una «Autorità di gestione» che, assistita dal Tavolo tecnico, possa poi occuparsi operativamente dell'attuazione delle misure previste e da individuare. Tale autorità, formata da rappresentanti del ministero dell'Ambiente, delle regioni Abruzzo, Lazio e Molise e dell'Ente Parco, dovrebbe essere costituita presso il Parco medesimo e da questi organizzata e coordinata: in sostanza, gli obiettivi fissati dal piano saranno il suo mandato.

Nel caso di condivisione di questo indirizzo, dichiara il Presidente del Parco Giuseppe Rossi, la organizzazione e il coordinamento dell'Autorità costituirebbe un impegno molto importante e oneroso, che l'Ente assumerebbe ben volentieri, nella certezza però che il ministero dell'Ambiente e le regioni che vi partecipano vogliano garantire poi, nel concreto e ad ogni effetto, tutta l'assistenza e il sostegno necessari.

Nella riunione plenaria, cui parteciperanno rappresentanti di tutti i firmatari del Protocollo (Ministero, regioni, enti parco, Cfs, province, associazioni, Università di Roma), e che si svolgerà nella sala convegni del Centro di Visita del Parco in Pescasseroli, dalle ore 10,30 del 16 novembre 2009, verranno anche presentati i documenti predisposti dalla Segreteria tecnica e dai vari gruppi di lavoro: documenti che formeranno gli allegati al Piano e che riguardano specifiche tematiche quali, ad esempio, veleni, bracconaggio, orsi confidenti, comunicazione, etc.

(Fonte Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise)

venerdì 13 novembre 2009

Resti di Ursus Spelaeus dalla Romania venduti su Ebay

E’ vero, su ebay spesso si trovano oggetti di tutti i tipi e per tutti i gusti, a volte anche delle vere rarità per chi sa cercare fra un annuncio e l’altro. Le proposte spesso possono essere assurde (qui una carrellata di alcuni fra gli annunci più strampalati) ma spesso sono delle bufale belle e buone o degli scherzi da buontemponi. Vengo a conoscenza oggi dal sito Scintilena.com, un notiziario on line di speleologia, che sono stati messi in vendita dei pezzi veramente unici. L’aveva già fatto la casa d’aste Christie's qualche anno fa e con altre modalità, e prontamente l’avevo segnalato sul blog.

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Ecco il resoconto dal sito Scintilena.com.

In Romania sono state scoperte numerose grotte ricche di fossili di Ursus spelaeus. Purtroppo la maggior parte di questi fossili hanno lasciato il paese e si trovano in collezioni private o, perché no, sono in vendita su eBay. In questo caso ci troviamo di fronte al noto sito di aste on line dove gli utenti lanciano offerte per uno dei numerosi fossili di Ursus Spelaeus. Il venditore afferma che i fossili sarebbe provenienti dalle grotte vicino a Brasov e possiede i documenti di esportazione per gli oggetti messi in vendita. In Romania, come in Italia, non è possibile commerciare in fossili provenienti dal suolo nazionale, in quanto sono patrimonio dello Stato. Oltre a diversi “pezzi” come mandibole, canini, mascelle ecc, c’è anche uno scheletro quasi completo, messo in vendita a 30 mila dollari e un teschio lungo 53 centimetri, largo 33 e alto 29, che può essere comprato a soli 16mila dollari.

Qui l’annuncio in questione

Qui invece un’asta tutta italiana per acquistare una zampa di orso delle caverne

giovedì 12 novembre 2009

Quando l’orso arriva dal cielo

In questi giorni sto preparando un esame di climatologia e andando ad approfondire alcune tematiche ho incontrato un termine a noi assai noto: “Orso” o meglio “Orso Russo” è il termine che in gergo meteorologico descrive l’Anticiclone Russo-Siberiano, una zona di alta pressione che si forma fra il tardo autunno e l’inverno proprio nella Russia orientale.

anticiclone

Il fenomeno è dovuto ad un forte squilibrio termico: il suolo infatti, quando viene investito dai raggi solari durante il giorno accumula una parte del calore trasmesso dal sole e lo disperde poi durante la notte. In Siberia, dove con la stagione fredda il sole esplica in modo minore questa funzione, il bilancio termico diventa negativo, il suolo cioè, disperde più calore di quanto non ne accumuli.

Il fenomeno poi si intensifica poi sia a causa della copertura nevosa del suolo che riflette una gran parte dei raggi solari e sia per il confluire di correnti polari che trasportano ulteriore aria fredda.

Queste basse temperature si riflettono sull’aria che essendo più fredda e più pesanti si “compatta” creando una zona di alta pressione che arriva fino a 2-3 km nell’atmosfera. Al di sopra di questa area invece di crea una zona di bassa pressione uniforme. Questa situazione si mantiene di solito fino a primavera inoltrata portando la siberia ad essere uno dei luoghi più freddi del nostro pianeta. orso

Ma l’orso ha un risvolto anche per il nostro Paese. Infatti quando questa alta pressione “trabocca” con una certa violenza e rapidità oltre gli Urali, spesso per un’interazione con l’anticliclone delle Azorre,  può raggiungere anche i paesi mediterranei investendoli con temperature basse e precipitazioni intense.

L’orso però non ha un comportamento costante. Ad esempio nel 1979, il mio anno di nascita, l’orso ha portato l’Italia sotto zero, con temperature “siberiane”.

L’orso climatico, come il suo omonimo zoologico, è sempre più raro da registrare a causa di alcune variazioni nella macchina del clima: anche per quest’anno infatti sembra che l’orso non darà la sua zampata…

lunedì 9 novembre 2009

Convegno:“L’orso tra scienza e storia”

Segnalo un appuntamento imperdibile che sicuramente interesserà molti lettori del blog. Gli amici della Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio e del Centro Studi per le Reti Ecologiche hanno organizzato per sabato 14 novembre alle ore 16.00 presso il Castello Cantelmo di Pettorano sul Gizio il convegno “L’orso tra scienza e storia”.

Clicca sull'immagine per vedere la locandina All’incontro saranno presenti Feliciano Marzuolo (Sindaco di Pettorano sul Gizio), Stefano D'Amico (Assessore all'Ambiente di Pettorano Sul Gizio), Valentina Lucci (Direttore Riserva Naturale), Pasquale Orsini (Università degli Studi di Cassino e collaboratore della Riserva Naturale), Mauro Fabrizio (Centro Studi per le Reti Ecologiche della R.N. Monte Genzana Alto Gizio), Bruno Andreolli (Università di Bologna) e Paolo Ciucci (Dipartimento di Biologia Animale e dell'Uomo - "Sapienza" Università di Roma).

Il convegno, prende spunto da un libro pubblicato recentemente da Michel Pastoureau (L'orso. Storia di un re decaduto, trad. it. di C. Bongiovanni Bertini, Torino, Einaudi, 2008; ed. originale: L'ours. Histoire d'un roi déchou, Paris, Édition du Seuil, 2007) nel quale si ripercorre la lunga storia “simbolica” dell'orso: dalla venerazione come dio e come re degli animali (dal paleolitico all'età feudale) alla lotta contro il suo potere “pagano” e la sostituzione con il leone “cristiano” come re degli animali (dall'età carolingia all'età moderna), fino alla sua rivincita in età contemporanea sotto forma di pelouche.
In occasione del convegno verranno ripercorse le tappe della ricerca scientifica e storica sull’orso e per quanto riguarda la tutela della specie sarà ribadita l’importanza del passaggio culturale da conservazione a piccola scala a rete ecologica.
In riferimento al libro citato verrà inoltre proposta un’indagine storica sul rapporto tra il culto dell’orso in Abruzzo e i festeggiamenti di San Martino. Infatti secondo quanto riportato da Pastoureau, l'11 novembre in gran parte d'Europa i contadini festeggiavano il momento in cui si pensava che l'orso entrasse in letargo nella sua tana. Questo comportamento dell'orso costituiva una immagine simbolica di quel periodo dell'anno: il passaggio dall'esterno all'interno, come avveniva per tutte le attività contadine (il bestiame veniva riportato nelle stalle, il grano veniva riposto al chiuso, gli utensili da lavoro venivano messi al riparo, etc.). I riti per la festa del letargo dell'orso avevano come caratteristica il fatto di essere rumorosi, trasgressivi, spesso a sfondo sessuale, con travestimenti e maschere.
Tuttavia, nel V secolo in molte diocesi della Gallia la data dell'11 novembre cominciò ad essere usata per festeggiare un santo, Martino, piuttosto che il letargo dell'orso.
L'ipotesi di Michel Pastoureau offre l'occasione per riflettere sul prevalente percorso di ricerca fino ad ora seguito per l'interpretazione della festa di san Martino, vale a dire quello relativo ai cicli temporali agrari della cultura storico-tradizionale celtica e greco-romana, per cui i giorni dal 1 all'11 novembre costituirebbero un periodo di passaggio da una stagione all'altra, una sorta di capodanno.
Fermo restando che questo filone di ricerca ha le sue solide basi storico-documentarie e che fino ad ora ha prodotto ottimi risultati, almeno a giudicare dal materiale edito con criteri scientifici, si impone, tuttavia, una domanda: l'ipotesi di Pastoureau può trovare una sua ragion d'essere in area abruzzese? L'unico modo per rispondere a questo interrogativo è la ricerca di prove ed indizi relativi ad una “religione dell'orso” in Abruzzo.
Le possibili vie di indagini che verranno proposte nel convegno, nascono dal rinvenimento di ossa e crani di orso nelle caverne abruzzesi e dal coinvolgimento di un orso nella fondazione dell'abbazia di S. Bartolomeo di Carpineto.

Per informazioni: info@riservagenzana.it

“Dai un nome all’orso” la nuova iniziativa di CTS

Si chiama “Dai un nome all’orso” ed è la nuova iniziativa che il CTS, Centro Turistico Studentesco e Giovanile, nell’ambito delle proposte d’interventi integrati per la valorizzazione dell’orso bruno in Lombardia, promuove insieme alla Regione Lombardia.
L’obiettivo è comunicare al grande pubblico e alle popolazioni locali l’importanza che la presenza della specie dell’orso bruno rappresenta sia dal punto di vista della tutela della biodiversità sia da quello socio-economico.
Per partecipare occorre solo creatività, originalità e tanta fantasia. C’è tempo fino al 20 novembre. Alla campagna, che è partita il 5 novembre, possono partecipare gratuitamente tutti i cittadini italiani.
Come? Basta registrarsi sul sito www.unorsoperamico.it indicando il nome scelto per l’orso mascotte della campagna. Ciascun partecipante potrà inviare un massimo di due nomi da attribuire all’orso.
CTS raccoglierà tutti i nomi pervenuti entro il 20 novembre 2009, una giuria selezionerà i 10 nomi più originali e li pubblicherà sul sito www.unorsoperamico.it. Da quella data, e fino al termine dell’iniziativa, sarà possibile votare on line il nome che si preferisce con modalità che verranno specificate in seguito sullo stesso sito.
In palio c’è un weekend per 2 persone nel Parco Regionale dell’Adamello in cui si avrà la possibilità di fare escursioni “sulle tracce dell’orso”.

Non solo il lupo perde il pelo…

Sono rimaste completamente «calve» e gli esperti non sanno spiegarsene il motivo. Loro non sembrano preoccuparsene particolarmente, ma il fatto che non vi sia una motivazione precisa della loro improvvisa perdita di pelo rende la questione ancor più degna di attenzione. Loro sono due esemplari femmine di orso con gli occhiali, una specie particolarmente diffusa in Sud America, e vivono allo zoo di Lipsia.

01 La loro immagine così diversa da come i visitatori del parco erano abituati a vederle ha ormai fatto il giro del mondo. Non sono stati registrati altri sintomi oltre alla caduta del pelo, che normalmente è lungo e ispido, e a fastidi da prurito. Dolores e Lolita, le due orse rimaste «spelacchiate» (hanno conservato qualche ciuffo nella zona del capo mentre per una terza, Bianca, la perdita di pelo è a una fase iniziale) sono state già visitate da diversi veterinari dello zoo e un appello è stato inviato ai giardini zoologici di tutto il mondo per capire se vi siano dei precedenti che possano dare indicazioni su come intervenire. La direzione dello zoo ha reso noto che lo stesso problema si sarebbe in effetti verificato in altri esemplari di orsi andini in diversi bioparchi, europei e non solo.

03 Gli orsi dagli occhiali, conosciuti anche come orsi andini, sono una delle specie considerate a rischio di estinzione (classificata come «vulnerabile») secondo la lista dello Iucn, l'Unione internazionale per la conservazione della natura. Allo stato brado si stima che ne siano rimasti tra i 2.400 e i 20 mila esemplari, un range molto elevato dovuto alle difficoltà di conteggio, vista la timidezza di questi animali difficili da rintracciare e catalogare nei territori montuosi dove sono abituati a muoversi.

Yosemite, gli orsi preferiscono le monovolume

In quali macchine c'è più cibo? In quelle più capienti dove viaggiano i bambini. Ovvero: le monovolume. Lo hanno capito bene gli orsi della Yosemite Valley che tra il 2001 e il 2007, su un totale di 908 veicoli assaltati, le hanno preferite per il 29 per cento. Lo dice una ricerca pubblicata ad ottobre in California, condotta dai tecnici del frequentatissimo Parco nazionale americano.

yosemite La ricerca è stata pubblicata ad ottobre sul Journal of Mammalogy, l'organo ufficiale dell'American Society of Mammalogists, l'Associazione che dal 1919 incoraggia gli studi sui mammiferi. Secondo i tecnici che operano nello Yosemite National Park gli orsi bruni che abitano le famose montagne californiane avrebbero precisi gusti in fatto di macchine.
Tra il 2001 e il 2007, infatti, sono stati assaltati 908 veicoli, un numero in realtà abbastanza basso che corrisponde, secondo gli studiosi, a circa il 7 per cento del totale delle vetture che in 7 anni si sono addentrate nei confini del Parco. Ora, di queste 908 macchine il 29 per cento erano delle monovolume.
La ragione della preferenza, apparentemente curiosa, in realtà è molto semplice. Nelle monovolume si trova più cibo: non solo perché fisicamente più grandi delle berline, ma soprattutto perché generalmente scelte da famiglie con bambini, amanti di cereali, succhi di frutta e ogni genere di leccornia. E gli orsi, che di golosità se ne intendono, alla fine l'hanno capito.
Morale della favola, se andate in vacanza nella Yosemite Valley e noleggiate una macchina, scegliete una berlina.

Valentina d'Angella

L’orso avvistato in Valmasino fra scetticismo e attendibilità

«L’orso da queste parti? Una bufala colossale».
Tra gli abitanti della valle dei «saséi» sono in pochi a credere agli avvistamenti effettuati da alcuni cacciatori nel mese di settembre scorso.
La gente minimizza, forse anche perché teme un ritorno di immagine negativo sul turismo.
«Nella zona del Ligoncio – dicono alcuni anziani nel bar del paese, a San Martino – non avrebbe la possibilità di sopravvivere. L’orso c’era qui da noi, ma l’ultimo esemplare è stato abbattuto nel 1870 in Val di Mello. Se anche fosse stato un orso, era certamente un esemplare di passaggio che adesso si trova chissà dove, magari in Bregaglia o in Engadina».
«E’ più probabile che si sia trattato del Gigiàt» – dice il più burlone del gruppo.
Infatti a questo nome corrisponde un animale fantastico di cui sono piene le leggende dalle parti di Filorera e della Valle dei Bagni, raffigurato persino sui murales nelle case di San Martino.
«Le presunte impronte lasciate nel fango nella zona del Ligoncio – dicono infine - sarebbero state fatte semplicemente da un uomo e, quindi, ingigantite dalla dilatazione del fango stesso».
Di diverso pareresono invece gli esperti del Gruppo Orso Lombardia che ritengono «attendibili gli avvistamenti effettuati in Val Masino – come conferma Maria Ferloni, naturalista e tecnico faunistico della Provincia di Sondrio -. Alcuni cacciatori hanno avvistato l’orso in due giornate diverse, alla fine di settembre. Subito dopo gli agenti della polizia provinciale si sono messi sulle sue tracce e hanno rinvenuto le orme lasciate dal plantigrado. Chiaramente la certezza al 100% l’avremo quando ci saranno tracce biologiche come sterco o setole, oppure quando si riuscirà a fotografare qualche esemplare. In ogni caso – conclude la dottoressa Ferloni - la presenza di questo grande mammifero è altamente probabile in quanto abbiamo già avuto i precedenti della Val Bregaglia Svizzera di qualche anno fa e le segnalazioni più recenti delle tracce nel Parco dello Stelvio».


Paride Dioli