L'associazione 'Gruppo Orso Italia', composta da specialisti e ricercatori, spera in un'inchiesta della Commissione Europea che faccia chiarezza in merito alla morte dei tre orsi nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
A più di un mese dalla morte degli animali al Parco Nazionale l'associazione chiede che venga fatta piena chiarezza su tutti i decessi. L'idea è quella di aprire una inchiesta europea che assicuri alla giustizia tutti i responsabili.
«La speranza», ha spiegato l'associazione in una nota diffusa alla stampa, «è che procedano ad acquisire documenti e testimonianze in proposito, disponendo anche immediate ed ulteriori perizie giudiziali.
Magari senza coinvolgere Parco e Forestale, divisi anche al loro interno, ma senz'altro tra gli attori principali sulla scena di questa tragedia all'italiana».
Gli associati del Gruppo fanno notare che «l'ipotesi più sorprendente è quella dei due orsacchiotti trovati morti oltre ai tre di cui la stampa si è ampiamente occupata, la cui uccisione è stata attribuita dal Pnalm a un maschio in amore.L'epoca degli amori cade in primavera», ricorda l'associazione. «Anche ammesso e non concesso che i due orsacchiotti siano stati uccisi a quell'epoca, in autunno si sarebbero potuti ritrovare solo resti miseri, qualche ciuffo di peli e un poco di ossa».
Sulla notizia del via libera all'applicazione del radiocollare agli orsi che ne sono sprovvisti, gli specialisti dell'associazione affermano che «vi sono altre ragioni che inducono a temere per il futuro dell'orso, e tra queste spicca una singolare anomalia: proprio quella ricerca scientifica, che avrebbe dovuto far piena luce sulla situazione, raccogliendo informazioni e dati per coadiuvare l'azione di tutela e invece sta diventando troppo invasiva. Consiste, infatti, soprattutto in catture, analisi genetiche, radiocollari, controlli satellitari, visibilità mediatica, pubblicazioni e carriere; in altre parole, sembra finalizzata al benessere del ricercatore, piuttosto che alla salvezza del plantigrado».
A più di un mese dalla morte degli animali al Parco Nazionale l'associazione chiede che venga fatta piena chiarezza su tutti i decessi. L'idea è quella di aprire una inchiesta europea che assicuri alla giustizia tutti i responsabili.
«La speranza», ha spiegato l'associazione in una nota diffusa alla stampa, «è che procedano ad acquisire documenti e testimonianze in proposito, disponendo anche immediate ed ulteriori perizie giudiziali.
Magari senza coinvolgere Parco e Forestale, divisi anche al loro interno, ma senz'altro tra gli attori principali sulla scena di questa tragedia all'italiana».
Gli associati del Gruppo fanno notare che «l'ipotesi più sorprendente è quella dei due orsacchiotti trovati morti oltre ai tre di cui la stampa si è ampiamente occupata, la cui uccisione è stata attribuita dal Pnalm a un maschio in amore.L'epoca degli amori cade in primavera», ricorda l'associazione. «Anche ammesso e non concesso che i due orsacchiotti siano stati uccisi a quell'epoca, in autunno si sarebbero potuti ritrovare solo resti miseri, qualche ciuffo di peli e un poco di ossa».
Sulla notizia del via libera all'applicazione del radiocollare agli orsi che ne sono sprovvisti, gli specialisti dell'associazione affermano che «vi sono altre ragioni che inducono a temere per il futuro dell'orso, e tra queste spicca una singolare anomalia: proprio quella ricerca scientifica, che avrebbe dovuto far piena luce sulla situazione, raccogliendo informazioni e dati per coadiuvare l'azione di tutela e invece sta diventando troppo invasiva. Consiste, infatti, soprattutto in catture, analisi genetiche, radiocollari, controlli satellitari, visibilità mediatica, pubblicazioni e carriere; in altre parole, sembra finalizzata al benessere del ricercatore, piuttosto che alla salvezza del plantigrado».
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