"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

lunedì 12 novembre 2007

Strage orsi, «si avvii una inchiesta europea»

L'associazione 'Gruppo Orso Italia', composta da specialisti e ricercatori, spera in un'inchiesta della Commissione Europea che faccia chiarezza in merito alla morte dei tre orsi nel Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise.
A più di un mese dalla morte degli animali al Parco Nazionale l'associazione chiede che venga fatta piena chiarezza su tutti i decessi. L'idea è quella di aprire una inchiesta europea che assicuri alla giustizia tutti i responsabili.
«La speranza», ha spiegato l'associazione in una nota diffusa alla stampa, «è che procedano ad acquisire documenti e testimonianze in proposito, disponendo anche immediate ed ulteriori perizie giudiziali.
Magari senza coinvolgere Parco e Forestale, divisi anche al loro interno, ma senz'altro tra gli attori principali sulla scena di questa tragedia all'italiana».
Gli associati del Gruppo fanno notare che «l'ipotesi più sorprendente è quella dei due orsacchiotti trovati morti oltre ai tre di cui la stampa si è ampiamente occupata, la cui uccisione è stata attribuita dal Pnalm a un maschio in amore.L'epoca degli amori cade in primavera», ricorda l'associazione. «Anche ammesso e non concesso che i due orsacchiotti siano stati uccisi a quell'epoca, in autunno si sarebbero potuti ritrovare solo resti miseri, qualche ciuffo di peli e un poco di ossa».
Sulla notizia del via libera all'applicazione del radiocollare agli orsi che ne sono sprovvisti, gli specialisti dell'associazione affermano che «vi sono altre ragioni che inducono a temere per il futuro dell'orso, e tra queste spicca una singolare anomalia: proprio quella ricerca scientifica, che avrebbe dovuto far piena luce sulla situazione, raccogliendo informazioni e dati per coadiuvare l'azione di tutela e invece sta diventando troppo invasiva. Consiste, infatti, soprattutto in catture, analisi genetiche, radiocollari, controlli satellitari, visibilità mediatica, pubblicazioni e carriere; in altre parole, sembra finalizzata al benessere del ricercatore, piuttosto che alla salvezza del plantigrado».

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