"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

giovedì 27 settembre 2007

I risultati del progetto "Life Natura Salviamo l'Orso"

Questa mattina all’interno del Palazzetto dei Nobili a L'Aquila sono stati presentati i risultati del Progetto Life "Salviamo l'orso" realizzato dal Parco regionale Sirente –Velino, finanziato dalla Commissione Europea, nell’ambito della sua politica per la costruzione della “Rete natura 2000” . Lo scopo di tale iniziativa è stato quello di favorire il ritorno stanziale dell’orso bruno marsicano sul territorio del Parco regionale Sirente-Velino, importante corridoio ecologico, poiché si tratta di una specie che vive solo sulle montagne abruzzesi ed è a forte rischio di estinzione. Sono stati effettuati molteplici interventi, da parte dell’Ente Parco nell’ambito di tale progetto, finalizzati anche a limitare i conflitti tra la presenza dell’orso e le attività dell’uomo, controllando che le azioni umane non disturbino l’habitat dell’animale e i percorsi durante i suoi spostamenti all’interno del parco stesso.
La conservazione dell’orso bruno marsicano ha richiesto prioritariamente il monitoraggio dei dati di presenza della specie e l’attivazione di azioni coordinate per aiutare l’orso a vivere bene nei nostri territori. L’ente Parco, inoltre, ha voluto dare grande importanza alla valenza culturale educativa legata al progetto, rivolgendosi ai ragazzi delle scuole del territorio, attraverso programmi didattici e corsi di aggiornamento per insegnanti incentrati proprio sull’orso bruno e l’ambiente in cui vive.
La prima serie di interventi realizzati mirava a garantire gli elementi essenziali per la sopravvivenza dell’orso, poiché a minacciarla è il restringimento del suo spazio vitale, oltre ai fenomeni di bracconaggio e all’invasività crescente delle attività umane tradizionali con episodi gravi di uso di veleni, ecco perché si è svolta una campagna di informazione specifica per la dissuasione della pratica dell’uso di veleni
da parte degli allevatori e in generale sul fenomeno del randagismo, causa indiretta della pratica illegale.
Dopo essersi dedicato al potenziamento della copertura vegetale, al miglioramento dei pascoli, alla realizzazione di punti di l’abbeverata per la fauna e di sentieri escursionistici, alla sistemazione delle piste agro-silvo-pastorali, con limitazione degli accessi, per ottimizzare il corridoio ecologico lungo il quale l’orso si sposta, l’Ente Parco si è occupato del monitoraggio dell’orso tramite prelievo di campioni di pelo e loro analisi genetica. Il tutto per far sì che che il territorio del Parco Silente-Velino sia l’habitat ideale dell’orso bruno marsicano.
Il progetto “Salviamo l’orso”, in sostanza, ha rappresentato un modello di gestione ambientale innovativo, proprio perché ha interessato un ‘area protetta naturalisticamente integra con forte presenza antropica, pertanto è servita una strategia complessa, incentrata su interventi non solo sul piano prettamente naturalistico, ma anche di carattere culturale ed economico.

La sopravvivenza del panda dipende solo dall'uomo

Altro che “condannato genetico”, come l’hanno definito alcuni studiosi. Il Dna del Panda è vivo e vegeto, e cerca di adattarsi ai cambiamenti ambientali come quello di tutti gli altri animali. Lo dimostra uno studio dell’università di Cardiff, pubblicato dalla rivista Molecular Biology and Evolution, che inchioda il genere umano alle sue responsabilità: la sopravvivenza di questo animale, concludono gli autori, dipende infatti solo dalle azioni dell’uomo.
I ricercatori inglesi, che hanno collaborato con l’accademia delle Scienze di Pechino, hanno analizzato campioni di sangue, tessuti e peli di 105 esemplari di panda giganti provenienti dalle sei principali aree dove ancora vivono questi animali.
«La nostra ricerca - spiega Michael Bruford, che ha coordinato lo studio - voleva verificare le teorie, basate sulle sue necessità alimentari e sugli scarsi tassi riproduttivi, secondo cui il panda gigante è in un “vicolo cieco” dal punto di vista evolutivo, e per cui inevitabilmente destinato ad estinguersi».
Per tirar fuori dal “vicolo cieco” i panda i ricercatori hanno studiato 655 basi in alcune porzioni del Dna mitocondriale e del nucleo, alla ricerca di mutazioni. Un alto indice di variazioni genetiche, infatti, può essere considerato l’indice di quanto l’animale stia cercando di adattarsi alle nuove situazioni ambientali.
«I nostri dati hanno rivelato una sorprendente variabilità genetica sia del Dna mitocondriale che del nucleo in almeno cinque popolazioni studiate - scrive Bruford nell’articolo - il cui livello può essere tranquillamente confrontato con quello delle altre specie di orso».
Secondo i ricercatori, precedenti studi avevano trovato una minore diversità genetica a causa sopratutto della scarsità di campioni utilizzati. La drastica diminuzione degli esemplari, invece, sembrerebbe non aver intaccato la possibilità di questi animali di adattarsi. Dai dati genetici è stato possibile risalire anche all’inizio del declino nel numero degli esemplari, che gli autori collocano molto prima della sua repentina accelerazione nella seconda metà del ventesimo secolo: «L’uso estensivo dell’agricoltura ha iniziato a minacciare l’habitat naturale dei panda già nel diciassettesimo secolo - spiega lo zoologo - da quell’epoca a oggi si è passati da 300mila chilometri quadrati totali a disposizione di questi animali a solo 22mila, con una diminuzione del 92%».
La conclusione dell’articolo, che tiene conto anche di alcuni esempi di ripopolamento andati a buon fine, è lapidaria: «Abbiamo dimostrato che l’ipotesi del “vicolo cieco genetico” è sbagliata - sostiene Bruford - e risulta chiaro dalla ricerca che la sofferenza demografica della specie è dovuta esclusivamente alle attività umane e al bracconaggio».

giovedì 20 settembre 2007

Ecco le foto dell'orso Generoso

Sarà stato l’inconfondibile odore della polvere da sparo che ieri arrivava fin nelle case del paese. O forse le tante “doppiette” che brulicavano nella Valle del Sagittario. Fatto sta che l’orso ieri si è tenuto lontano da Scanno e dagli scannesi deludendo la curiosità di quanti sono rimasti per ore in attesa di assitere alla consueta “passeggiata” del plantigrado.
Nell’ultima settimana, quasi tutte le sere si è avvicinato fino a poche decine di metri dal centro abitato tanto da diventare l’appuntamento preferito di residenti e turisti. Venerdì sera sono state una sessantina le persone che l’hanno «incontrato» nei pressi del piazzale della seggiovia. E qualcuno, benchè al buio, è riuscito a immortalarlo in varie pose, come quella qui accanto, concessa gentilmente da Francesco Mastrogiovanni.
Tra chi ha avuto gli “incontri ravvicinati” il consigliere provinciale di Forza Italia, Fernando Ciancarelli. «Devo dire che è stata un’esperienza davvero unica, entusiasmante», dice l’esponente politico, «ci siamo avvicinati fino a una decina di metri. Aveva il manto molto scuro e si muoveva con disinvoltura non preoccupandosi minimamente della nostra presenza. Eppure in tanti hanno accesso i fari delle auto per illuminare meglio la scena e vedere distintemente ogni movimento».
Qualcuno più temerario ne ha seguito le tracce fino a scoprire il probabile nascondiglio. «Si dice che si nasconde sotto al Colle di Sant’Egidio», conclude Ciancarelli, «in località “Acque vive”. Di sicuro resta nella zona visto che le sue apparizioni diventano sempre più frequenti». Tanto da diventare una attrattiva alla quale in pochi sono disposti a rinunciare.


fonte: ilcentro.repubblica.it

mercoledì 19 settembre 2007

Romania: orsa cerca cibo in un ospedale psichiatrico

La Romania oggi è il Paese europeo con il più alto numero di orsi bruni. Come si sa la presenza di questo animale oltre che essere una risorsa naturale inestimabile per un paese, può essere un potenziale pericolo nel momento in cui, soprattutto se in cerca di cibo, entra in contatto con l'uomo. Risale al giugno scorso la notizia della tragedia che ha vosto come protagonisti alcuni turisti statunitensi.
E' di oggi invece la notizia dell'incurisone di un'orsa con due cuccioli all'interno di un ospedale psichiatrico nei pressi di Bucarest. Gli ospiti della struttura, dopo avere sentito dei rumori sospetti si sono trovati di fronte all'orsa che rovistava nella dispensa. Il plantigrado dopo essere riuscito ad accaparrarsi un pasto è stato narcotizzato in seguito alla segnalazione del personale dell'ospedale. Liberata poi nei boschi è stata vista allontanarsi ancora barcollante.


mercoledì 12 settembre 2007

In pericolo i boschi dell'orso marsicano

Le querce caducifoglie (cerro e roverella) e le faggete, habitat dell'orso marsicano, hanno perso in media, durante l'estate 2007, da un quarto ad un terzo del fogliame, un fatto che non accadeva da piu' di 20 anni. L'allarme e' stato lanciato dal Corpo forestale dello stato che domani, durante l'intervento che terra' nella sessione 'Biodiversita' e foreste' ' della Conferenza sui cambiamenti climatici, denuncera' i rischi che corrono i boschi dove si nutrono e vivono gli orsi. E' l'''11 settembre'' della vegetazione, denuncia Bruno Petriccione, ecologo e responsabile del Programma per il controllo degli ecosistemi forestali (Conecofor). La soglia di danno, al di sotto della quale le condizioni delle foreste sono considerate normali secondo una metodologia adottata a livello europeo, e' stata raggiunta nel Lazio e superata in Abruzzo durante lo scorso mese di agosto, a causa delle temperature e della siccita' record che hanno investito tutta l'Italia Centro-Meridionale. ''Si tratta di una prima conferma macroscopica dell'esistenza di sintomi di disgregazione del patrimonio forestale italiano - prosegue Bruno Petriccione - cosi' come previsto dagli studi da noi effettuati nell'ambito del Programma per il controllo degli ecosistemi forestali''. Questi dati emergono dai primi risultati dell'annuale campagna di monitoraggio delle condizioni delle foreste, svolta dal Corpo forestale dello Stato nell ambito del Conecofor. L'analisi e' basata su un primo campione rappresentativo della rete di rilevamento sistematico Conecofor, consistente nel 20 per cento delle aree dell'Italia centrale e meridionale, escluse le isole maggiori. La conferma di una tendenza alla progressiva 'disgregazione' delle foreste italiane impone l'adozione urgente di priorita' di azione strategiche ed immediate, volte a favorire l'adattamento degli ecosistemi forestali ai cambiamenti climatici.

Fonte: ANSA

martedì 11 settembre 2007

Una nuova casa per Jurka

A novembre Jurka verrà trasferita. Ebbene si, dopo mesi di reclusione nell'angusto spazio di San Romedio, Jurka dovrà subire un nuovo trasloco. La zona presa in considerazione è quella di Casteller a sud di Trento, in un area di 7700 metri quadrati. Il tutto sarà pronto entro la fine di novembre, prima che l'orsa inizi il suo letargo. I lavori per l' area, costata 330 mila euro, sono stati promossi dal Servizio foreste e fauna della Provincia autonoma di Trento. La nuova casa di Jurka sarà dotata anche di un'infermeria, pronta per ogni evenienza.
Jurka ormai sta diventando una vera e propria esperta di traslochi, dato che questo è il terzo che effettua nella sua vita (prima dalla Slovenia all'Italia, poi dai suoi boschi in Trentino all'area faunistica di S. Romedio ed ora questo). Non vorrei proprio essere nei suoi panni.
Fortunatamente qualcuno si è accorto della non conformità e della sofferenza della povera orsa all'interno del suo recinto in S. Romedio. Certo, questa sarà solo una nuova e più grande gabbia dorata, ma se proprio deve rimanere in un recinto, che sia almeno dignitoso ed adatto ad un animale delle sue dimensioni. La libertà è ancora lontana per Jurka, e temo che dopo le risorse spese per questa nuova casa, i boschi per lei saranno sempre più lontani. Il movimento animalista "No alla caccia" ha raccolto finora 3000 firme (qui potete scaricare il modulo per dare una mano) per la liberazione di Jurka. Potete inoltre sottoscrivere una petizione.
In più sembra sia stata indetta una manifestazione a riguardo per il prossimo 13 ottobre. Appena avrò notizie non mancherò di inserirle nel blog.

Abruzzo: strade chiuse per non disturbare l'orso

L'Ufficio Territoriale per la Biodiversita' di Castel di Sangro (L'Aquila) del Corpo forestale dello Stato, ha chiuso al traffico turistico due strade a Pescasseroli (L'Aquila) come misura di protezione dell'orso bruno marsicano. Si tratta delle strade del Vallone Peschio di Iorio adiacente agli impianti di sci, lunga quattro chilometri, e quella di Prato Rosso, lunga nelle varie diramazioni ben 12 chilometri. Complessivamente, le aree di vita dell'orso alle quali si e' data tranquillita' ambientale con queste chiusure, possono essere stimate in 2.500 ettari. ''Una vasta zona preziosa - si legge in una nota della Forestale - per farlo vivere tranquillo nei suoi ambienti d'elezione: gli accessi turistici con automezzi, spesso affollati e rumorosi, sono uno degli elementi di sicuro degrado della qualita' dell'ambiente. La chiusura e' stata possibile poiche' il Corpo forestale dello Stato ed il Comune hanno raggiunto uno specifico accordo, operando cosi', una precisa scelta di forte sensibilita' ambientale: il tutto con la piena condivisione, ovviamente, del Parco Nazionale''. Forestale e Parco avevano gia' concordato, insieme a Regione e Ministero Ambiente queste misure quando firmarono il Piano di Azione per la Tutela dell'Orso Bruno Marsicano (Patom).

Fonte: ANSA

lunedì 10 settembre 2007

A Roma in bikini per difendere gli orsi canadesi

In bikini, per difendere i più deboli. Le vittime in causa sono gli orsi canadesi, le cui pellicce sono destinate a fare da cappello alla Guardia Reale inglese. La singolare protesta si è svolta al cospetto dell'ambasciata britannica a Roma, in via XX Settembre.
Un gruppo di animalisti della Peta, uno dei maggiori movimenti in difesa degli animali a livello mondiale, ha inscenato stamani la protesta di fronte ai cancelli dell' ambasciata. Ragazze in costume con i colori dell' Union Jack hanno protestato contro ''la mattanza'' di orsi. ''E' uno sterminio che colpisce centinaia di esemplari ogni anno, cuccioli compresi - spiega Giorgio Bastianutti, portavoce della Peta - con questa manifestazione vogliamo lanciare un messaggio soprattutto al ministero della Difesa inglese, affinché intervenga per porre fino a questo massacro''. Per confezionare un unico copricapo, spiegano, può essere necessario anche l'intero manto di un orso. ''Un'attività crudele e del tutto inutile - conclude Bastianutti - alla luce del fatto che questi cappelli hanno funzione unicamente ornamentale. La soluzione più logica è usare pelliccia sintetica, visto che l'80% degli inglesi in un recente sondaggio, si è espresso contro l'utilizzo di denaro pubblico per questo scopo''.

sabato 8 settembre 2007

Gli orsi in Abruzzo attirati nei centri abitati...e l'orsa Gemma non è da meno

"A meta' degli anni '90, per scopi di ricerca non autorizzati dall'Ente Parco, furono usate esche olfattive a base di pollame e scarti di pesce.
Da allora sono cominciate le incursioni degli orsi nei pollai alla ricerca di questo particolare cibo". Ad affermarlo e' Franco Tassi, direttore del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise dal 1969 al 2002, in merito alle continue notizie di orsi che si recano nei centri abitati del Parco alla ricerca dei pollai. "L'orso - spiega Tassi - e' un animale molto ghiotto, individualista e pervicace, se s'incapriccia d'un cibo o d'un sapore, continuera' poi a ricercarlo, e mamma orsa trasmettera'
immancabilmente questo comportamento ai suoi cuccioli, rendendo la correzione delle abitudini del plantigrade difficile se non impossibile". Il rischio che corrono gli orsi 'problematici' e'
elevato, in quanto molti sono misteriosamente scomparsi nel periodo tra il 2001 e il 2004. "Qualcuno - conclude Tassi -, regredendo alla barbarie, li ha abbattuti. Lo stesso caso dell'orso Bruno, ucciso il 26 giugno 2006 dai cacciatori nella civilissima Baviera, poiche' aveva abitudini simili a quelle di alcuni orsi marsicani, e' del resto illuminante".
Ed è tornata a farsi vedere qualche giorno fa, a distanza di molti mesi, l'orsa Gemma. Ma questa volta è stata più temeraria del solito arrivando fino al centro del paese, da sola, senza i suoi cuccioli che da tempo scorazzano, autonomi dalla madre, su e giù per le montagne del Centro Abruzzo. Gemma, l'orsa golosa di polli e di galline è arrivata a Villalago. Un rapido giro per via Nicola Casciano e poi ciondolando sulle zampe si è diretta verso gli impianti sportivi del paese, noncurante dei tanti occhi curiosi che le si sono appiccicati addosso durante la breve apparizione. E senza nascondere un pizzico di vanità si è girata verso chi la stava ammirando quasi a mettersi in posa per la foto di rito. Nessuno dei presenti, però, è stato lesto a cogliere l'attimo giusto per immortalare la particolare esibizione.
"Ha colto tutti di sorpresa - spiega il sindaco Cesidio Grossi - tanto è stata fugace nella sua apparizione". E quelli che hanno avuto la fortuna di vedersela passare davanti all'uscio di casa, come l'ex sindaco Franco Mancini o come il proprietario dello chalet dei campi da tennis, hanno preferito godersi tutta la scena così particolare e suggestiva senza distrarsi un solo attimo per cercare un apparecchio fotografico o il telefonino con cui poter scattare la foto. "Ma tornerà di nuovo", riprende sicuro il sindaco Grossi, "ormai abbiamo capito qual è il tragitto che percorre: arriva dalla Valle Franchitta per fermarsi a bere al lago Pio. Poi si dirige verso Frattura per salire fin sul monte Genzana suo rifugio naturale. E la prossima volta, statene certi, ci faremo trovare pronti".
Ma l'orsa questa notte ha compiuto l'ennesimo 'raid' in un pollaio, stavolta a Scanno. Sono state 11 le galline razziate in una piccola stalla a ridosso del centro abitato e, come al solito, ha divorato solo le interiora. Dopo la visita dei giorni scorsi a Villalago, situata vicino Scanno, si e' spostata in quanto evidentemente disturbata. Il tragitto che compie l'orsa con i suoi piccoli e' quello che attraversa la montagna che divide la Valle del Giovenco da quella del Sagittario. Ecco spiegate le incursioni tra Ortona dei Marsi, Scanno e la vicina Villalago. Sul posto, per verbalizzare l'accaduto, si sono recate le guardie del Pnalm.

Allarme per gli orsi polari

E' allarme estinzione orsi polari. Se non si arrestera' lo scioglimento dei ghiacci due terzi dei 16.000 plantigradi della regione scomparira' entro il 2050. Questa la previsione dell'Istituto geologico statunitense (Usgs). Le stime piu' pessimistiche prevedono che nel 2100 la popolazione degli orsi sara' a un passo dall'estinzione, ridotta a pochi esemplari confinati nell'oceano artico canadese e lungo la costa occidentale della Groenlandia.

mercoledì 5 settembre 2007

Un nome mitologico per l'orso di Aprica: Orfeo

È Orfeo il nuovo nome dell'orso bruno di Aprica. La giuria ha scelto, tra le quasi duecentocinquanta proposte giunte, quella che fa riferimento al grande mito ellenico, quasi umanizzando il nuovo beniamino a quattro zampe dell'Area faunistica attigua all'Osservatorio di Aprica.
Optando per Orfeo (pare che la decisione sia stata abbastanza dibattuta) non si è voluto, però, solo richiamare il mitico cantore originario della Tracia che piegava con il suono della sua lira gli animali e tutta la natura, ma anche - come del resto era negli intenti dettati nel regolamento del Conc-Orso "Battezza l'orso" - ricordare in un nome il più possibile breve e facile da memorizzare sia il Parco Orobie Valtellinesi che l'Osservatorio eco-faunistico aprichese, pregiata miniatura della vasta area protetta.
ORFEO è infatti proprio l'acronimo di ORobie Faunistico Eco Osservatorio, seppure letto dalla fine verso l'inizio (o dal basso verso l'alto, come si vede nell'allegato logo).
Vincitore del Conc-Orso è Alessandro Lanna, quarantacinquenne di Roma, che con la sua famiglia ("amante dei sentieri alpini e innamorata di Aprica") ha trascorso qui un periodo durante le ultime tre stagioni estive. Ampiamente motivata appare la proposta del Sig. Lanna, che scrive tra l'altro: "il nome Orfeo deriva dall'ebraico e significa ‘testa dura'; è un prodigioso cantore in grado di smuovere col proprio canto la natura, come l'orso, capace di incantare i visitatori con la musica delle sue movenze e il mistero dei suoi silenzi. Egli gode di un'affinità totale con il mondo naturale e vive un'intima comprensione del ciclo di decadimento e rigenerazione della natura. Orfeo nasce come mito di fertilità ed ha in sé elementi che indicano il riportare la vita sulla terra dopo ogni inverno: l'orso che esce dal letargo."
Al vincitore andranno una targa come riconoscimento ufficiale del Comune di Aprica e i seguenti premi: abbonamento per un anno al National Geographic Italia (rivista), abbonamento per un anno NG Italia dvd, il libro "Le 100 foto di vita selvaggia più belle di NG" e uno zainetto Samsonite.
Per la verità, come si rileva dal verbale della commissione, presieduta dal direttore del Parco Orobie Valtellinesi Claudio La Ragione, c'è anche un altro quasi-vincitore. Il giovanissimo (15 anni) Riccardo Mondini di Gianico (BS), ha a sua volta proposto il nome Orpheo, seppur con motivazioni inferiori a Lanna. La proclamazione del romano quale vincitore è dovuta sia a questo, sia al fatto che ha eseguito "una convincente elaborazione grafica, che rende in modo immediato le ragioni di un acronimo inverso."
Al giovane Mondini andranno comunque gli stessi premi del vincitore, salvo la targa. Le premiazioni avverranno giovedì 6 settembre nel corso dell'inaugurazione dell'Area Faunistica degli Orsi.
Com'è noto, i plantigradi arrivati ad Aprica sono due, maschio e femmina. L'attribuzione del nome al solo rappresentante maschile (che è stato tra l'altro il primo ad arrivare circa un mese fa) non appaia offensivo nei confronti di lei. Sarà, infatti, probabile che venga chiamata - senza bisogno di altro conc-orso - Euridice. Come la sposa che l'eroe greco riuscì a far rivivere e a riportare con sé, facendola tornare dagli inferi.

INAUGURAZIONE AREA FAUNISTICA DEGLI ORSI

L'inaugurazione ufficiale dell'Area Faunistica degli Orsi è in programma ad Aprica giovedì 6 settembre. Vi parteciperanno, in primis, il presidente della Provincia di Sondrio Fiorello Provera, S.E. il Prefetto di Sondrio Chiara Marolla, il presidente e il direttore del Parco Orobie Valtellinesi Walter Raschetti e Claudio la Ragione, il presidente della Comunità Montana Valtellina di Tirano Oscar Giudice, accompagnato dall'assessore al Territorio e Ambiente Lorena Moretti e dall'assessore al Turismo Clotildo Parigi, il sindaco di Aprica Carla Cioccarelli, il vicesindaco Carlo Ambrosini, e gli assessori Giancarlo Stampa e Dino Negri, oltre al direttore dell'Osservatorio eco-faunistico Bernardo Pedroni.

Saranno presenti anche diverse altre autorità, fra civili, militari e religiose.

P R O G R A M M A

Giovedì 6 settembre 2007

ore 10:00 ritrovo presso la partenza della cabinovia del Palabione;

ore 10:30 taglio del nastro;

ore 10:40 saluto delle Autorità;

ore 11:15 visita guidata all'Area Faunistica degli Orsi;

ore 12:00 aperitivo presso la terrazza panoramica dell'Osservatorio eco-faunistico alpino;

ore 12:45 rientro ad Aprica.


NOTA BENE. Trattandosi di evento istituzionale ufficiale, la visita è riservata agli invitati. Per il pubblico saranno possibili le visite guidate all'Area Orsi già dal giorno successivo, venerdì 7 settembre.

Info visite telefonando all'ufficio turistico di Aprica: 0342-746113.

Fonte VAOL.IT

martedì 4 settembre 2007

Appello...

Ciao a tutti,
ciò che ho da raccontarvi non ha direttamente a che fare con i nostri amici orsi, ma si tratta comunque di una denuncia che va fatta e che voglio condividere con voi per poter, nel mio piccolo, divulgare quello che sta accadendo nella mia bellissima Marsica, zona situata nel cuore dell’Abruzzo, a confine con aree protette come il Parco Nazionale di Abruzzo e Molise, riserva naturale del Salviano e Parco Sirente-Velino.
La fondazione MIRROR, creata da MICRON TECHNOLGY, ha chiesto al comune di Luco dei Marsi (l’Aquila) l’approvazione del seguente progetto:
Sistema integrato di servizi ecocompatibili” comprensivo di 4 impianti tra cui un sistema di smaltimento dei rifiuti con torcia al plasma. Il tutto per una estensione di 400 000 mq.
Cos’è un impianto di torcia al plasma?
Si tratta di una tecnologia innovativa e relativamente pulita, se paragonata ai vecchi e, ormai obsoleti, impianti di smaltimento dei rifiuti. Rispetto ad un classico inceneritore, questo impianto utilizza un processo in cui grazie al plasma, ovvero un gas ionizzato che ha la caratteristica di condurre elettricità, i materiali vengono scomposti e ridotti a molecole più semplici e inerti. Le temperature elevate a cui l’impianto lavora eliminano la possibile immissione di sostanze altamente nocive come la diossina, i furani e per quanto riguarda i metalli pesanti, questi vengono vetrificati e smaltiti in altro modo. È da aggiungere ancora che tutto questo processo ci consente di recuperare energia. Ottima cosa vero? Peccato che la storia non ci venga raccontata tutta.
Nonostante tutte le belle chiacchiere, rimane il fatto che questi impianti producono fumi che vengono immessi nell’aria e per quanto puliti o innocui possano essere, non è da escludere che le molecole contenute negli stessi possano ricombinarsi con gli elementi e i gas già presenti in atmosfera, innescando reazioni chimiche che possono dar luogo a quello che tecnicamente viene definito inquinamento indiretto. Purtroppo essendo impianti di nuova generazione, non esistono ancora studi scientifici e medici volti a capire quali saranno le reali conseguenze di questi processi di trasformazione. Cari Nonni ricordate quando negli anni ’50 venne messo in commercio il DDT? Che grande scoperta fu, ma poi cosa è successo? A distanza di 30 anni questo composto chimico, tanto utile e miracoloso, si è rivelato in realtà una combinazione letale per la salute dell’uomo. Con l’impianto della torcia al plasma succederà lo stesso. Qui si pretende che la Marsica faccia da cavia ai “signori” delle grandi multinazionali. Secondo studi, confermati dal nostro illustre Prof. Francesco Recchia (oncologo), le elevate temperature a cui l’impianto lavora fanno si che vengano immesse nell’atmosfera polveri talmente sottili (nanopolveri) che una volta entrate nell’organismo riescono ad attraversare le membrane cellulari e causare gravi danni come malformazioni fetali, gravi allergie e malattie del sangue. Cosa sarà del nostro Fucino? È giusto contribuire ulteriormente al suo degrado? Gli agricoltori non avrebbero più di che lavorare, poiché nessuno comprerebbe più prodotti “altamente inquinati”. Teniamo presente che il sito in cui l’impianto dovrebbe sorgere rappresenta una ricchezza da un punto vista storico, non dimentichiamoci dei nostri “Cunicoli di Nerone” testimonianza del grande ingegno romano, o degli scavi archeologici situati nel comune di Luco dei Marsi. Consideriamo anche che la nostra è una zona sismicamente attiva…vi lascio immaginare quali potrebbero essere le conseguenze nel caso in cui si possa verificare un altro evento sismico di rilevante intensità. L’impianto in questione ha dimensioni talmente grandi da renderlo unico al modo, e diverrebbe centro di smistamento dei rifiuti nazionali, ma anche internazionali.
Inoltre durante le mie ricerche, ho potuto constatare come impianti di torcia al plasma siano poco impattanti per la comunità, quando le loro dimensioni sono ridotte a qualche centinaio di metri quadri…nel nostro caso, invece parliamo di un impianto che avrà una estensione di 400.000 mq.
Le motivazioni per dire di NO all’impianto sono molte ed elencarle tutte in questa mia lettera non è cosa semplice, tuttavia ognuno di voi le troverà e valuterà, ma è chiaro che la prima cosa che ognuno di noi ha a cuore è la salute (la mia zona presenta un elevata percentuale di casi di tumori, teniamo presente che qui abbiamo impianti della portata del Telespazio e la stessa Micron Technology). Quando si parla di progresso, si parla di un qualcosa che deve andare a beneficio dell’umanità. La Marsica è una Terra bella e forte e non dobbiamo permettere che per il benessere di pochi, venga compromesso il futuro nostro e dei nostri figli.

Vi prego di sostenerci con ogni mezzo a vostra disposizione.

Ciao a tutti Sefora