"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

martedì 12 agosto 2008

Resti di un orso marsicano sul monte cavallo

I resti dell’orso marsicano rinvenuti sul Monte Cavallo, in comune di San Biagio Saracinisco in provincia di Frosinone, sono custoditi presso il Servizio Scientifico dell’Ente Parco a Pescasseroli. Si tratta di resti (ossa e peli) recuperati dal personale veterinario, scientifico e di sorveglianza del Parco, su segnalazione di alcuni escursionisti. I resti sono stati trovati in una caratteristica zona di svernamento. Si tratta di un orso maschio, dell’età di 12-15 anni, munito di auricolare a cui era stato applicato nel 2005 il radiocollare satellitare, che successivamente il plantigrado aveva perso, come avviene di norma dopo un certo periodo di tempo. Dai resti rinvenuti non è possibile stabilire le cause della morte, e quindi nulla si può escludere, ma, stando alle valutazioni degli esperti e dei ricercatori, dice il Presidente del Parco Giuseppe Rossi, “è molto probabile se non certo che si tratta di una morte naturale, stando alle caratteristiche della zona in cui è stato trovato, nei pressi di un anfratto grotta tipico luogo in cui questi animali si rifugiano per morire”. Naturalmente i servizi di sorveglianza del Parco attiveranno tutti i canali possibili e svolgeranno ogni opportuna azione per assumere ulteriori informazioni in proposito e pervenire ove possibile a conclusioni certe. Non possiamo però non ricordare, aggiunge il Presidente Rossi, che “anche per gli animali selvaggi, come per l’uomo, la morte fa parte della vita”. Vale a dire che anche gli animali selvaggi, a maggior ragione in un’area protetta, muoiono per cause naturali, come malattia e vecchiaia. O per incidente. E non sempre, dietro i ritrovamenti di carcasse, peraltro molto comuni data la quantità di specie che il Parco ospita, occorre necessariamente vedere la mano violenta dell’uomo. Anzi, salvo gesti estremi e delinquenziali come quelli dell’autunno scorso, le morti violente nel Parco sono notevolmente diminuite. Il bracconaggio al Camoscio, ad esempio, è praticamente scomparso e le uccisioni degli altri animali risultano essere sempre più sporadiche. Non si può e non si deve ovviamente abbassare la guardia a difesa di un patrimonio endemico così ricco e prezioso come quello presente nel Parco. Anzi, è necessario rafforzarne le difese anche con uno sguardo alle aree esterne sprovviste di misure di tutela che questi animali, spesso, comunque frequentano.

Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, 12 agosto 2008 Comunicato Stampa n. 63

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