"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

giovedì 22 marzo 2007

La storia dell'orsetto Knut

In questi giorni la Germania sta vivendo una vera e propria guerra mediatica che ha come protagonista un cucciolo di orso polare: Knut. Qualche settimana fa un'orsa polare ha partorito nello zoo di Berlino due cuccioli che sono stati però completamente ignorati dalla mamma: uno dei due non ce l'ha fatta, mentre l'altro, Knut appunto, è diventato il protagonista indiscusso della cronaca di questi giorni.
Ora la Germania è divisa in due: da un lato c'è chi, come Frank Albrecht animalista tedesco, Wolfram Ludwig, direttore dello zoo di Aquisgrana e Ruediger Schmiede a capo della Fondazione degli orsi, non ammette la crescita di Knut all'interno dello zoo senza le cure parentali della madre. Secondo loro infatti l'orso, proprio a causa del contatto con l'uomo, da adulto avrà molti problemi fra cui alterazioni del comportamento violando inoltre le leggi sulla protezione degli animali. Per questi motivi fra le varie soluzioni proposte c'è anche l'abbattimento dell'animale.
Dall'altro lato ci sono gli animalisti tedeschi e il WWF che si sono posti in difesa del cucciolo giudicano inutili i metodi drastici proposti finora. In difesa di Knut c'è inoltre anche tutta la popolazione locale che addirittura è scesa in piazza per far continuare a vivere il piccolo. Ogni giorno lo zoo di Berlino è sommerso da messaggi per l'orsetto, che come ogni star, ha già un blog tutto suo e sta diventando protagonista di un documentario.
Un cucciolo allevato in cattività, soprattutto all'interno di uno zoo e senza una madre naturale, avrà sicuramente molte difficoltà sia per quanto riguarda una eventuale seppur rara reintroduzione in ambiente naturale, sia per quanto riguarda i rapporti con i suoi conspecifici. Al tempo stesso però l'orso polare è una specie che tende a scomparire e sapere che una nuova vita potrà aggiungersi al loro ormai ridotto numero, non fa che riempirci il cuore di gioia. Alcuni pensano che gli animali tenuti in cattività siano un'ipoteca sulla sopravvivenza di quelle specie che rischiano l'estinzione, rivalutando così l'immagine dei giardini zoologici da prigioni a luoghi per la conservazione della specie. Ma la sorte del piccolo Knut è stata già decisa, sopravviverà. E' strano vedere però che proprio la Germania si sta battendo per la sopravvivenza del piccolo, quando solo qualche mese fa un altro orso, Bruno, è stato barbaramente trucidato fra le montagne della Baviera. Senso di colpa? Oppure è più facile per i tedeschi proteggere gli animali che sono già dietro le sbarre?

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