"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

mercoledì 9 gennaio 2008

L'orso delle caverne era onnivoro (forse)

Competeva per il cibo con altri grandi carnivori a lui contemporanei, come iene, leoni, lupi e anche con i nostri progenitori del Pleistocene: è questo il “ritratto” dell’orso delle caverne - Ursus spelaeus il suo nome scientifico – tracciato da Erik Trinkaus, docente di antropologia della Washington University a St. Louis che firma, con i propri collaboratori, un articolo pubblicato sulla versione online della rivista “Proceedings of the National Academy of Sciences”. Gli orsi delle caverne hanno affascinato per molto tempo i paleontologi e gli antropologi, a causa dell’abbondanza e allo stato di conservazione degli scheletri dovuti all’ibernazione subita durante il Pleistocene nelle caverne di tutta l’Eurasia occidentale. Negli ultimi 30 anni, gli studi delle ossa e dei denti, e in particolare degli isotopi dell’azoto nelle proteine delle ossa, hanno portato a concludere che questi animali avevano una dieta in gran parte vegetariana.
Quest’ultima interpretazione ha indotto a elaborare un modello comportamentale dell’orso delle caverne simile a quella di un "gigante buono" che si nutriva di bacche e radici.
Tuttavia, I nuovi dati riguardanti misurazioni degli isotopi dell’azoto di reperti provenienti dal sito di Peçstera cu Oase, nella zona sudoccidentale della Romania, portano a tracciare un quadro diverso. Sebbene molti dei reperti di questi orsi mostrino effettivamente i segni di una dieta prevalentemente vegetariana, quelli di Oase e di altri siti portano a supporre che essi fossero talvolta onnivori, in misura simile agli attuali orsi bruni, compresi i Kodiak e i grizzly del Nord America.

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