La mia indole divulgativa mi spinge, dopo gli avvenimenti degli ultimi giorni, a parlare del progetto LIFE Ursus. Negli articoli e nei vostri commenti viene spesso richiamato questo nome e quindi mi sembra opportuno approfondire l'argomento in questa sede. Capire l'importanza e le fasi che hanno costituito questo progetto possono aumentare senz'altro la comprensione di alcune dinamiche di conservazione che sono tuttora in atto sulle nostre Alpi.
Tornando indietro nel tempo si può vedere come la diffusione dell'orso bruno (Ursus arctos) sulle Alpi fosse molto estesa, fino a ricoprire la maggior parte della catena montuosa. L'antropizzazione e quindi il maggior contatto dell'uomo con questo animale hanno diminuito drasticamente il numero di esemplari, relegandolo nel suo ultimo rifugio, oggi corrispondente con il Parco Adamello Brenta. Nel 1998 gli orsi autoctoni presenti erano pochissimi, solo 3-4 esemplari. Ad aggravare la situazione contribuiva la mancanza di nascite dal 1989 e l'eta avanzata degli orsi: erano destinati a scomparire.
Per scongiurare questo evento il Parco Adamello Brenta in collaborazione con la Provincia di Trento e l'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica (INFS) riesce ad accedere ai fondi Life della Comunità Europea che vengono per l'attuazione del progetto chiamato "Ursus: tutela della popolazione di orso bruno del Brenta". Il progetto vede prima la liberazione di due orsi (Masun e Kirka) nel 1999, seguiti nel 2000 da altri tre (Daniza, Joze ed Irma), due nel 2001 (Jurka e Vida) e tre nel 2002 (Gasper, Brenta e Maja). Alcuni di loro non saranno fortunati (Irma muore sotto a causa di una slavina, Vida viene investita da un'automobile ma viene solo ferita) ma nel 2002 c'è la prima buona notizia, Kirka è accompagnata dai suoi due cuccioli. Negli anni successivi altre coppie riescono a riprodursi aumentando così notevolmente il numero degli esemplari.
Nel 2003 il PArco Adamello Brenta riesce ad ottenere un finanziamento per il progetto Life Co-op in collaborazione con il Servizio Foreste Sloveno, il WWF austriaco e l'Università di Udine. Questo progetto si propone di far convogliare alcuni progetti già sviluppati da ciascun soggetto nella creazione di una metapopolazione cioè una popolazione in che seppur composta di gruppi distinti possa interagire aumentando così la variabilità genetica. Nel 2004 termina il progetto Life Ursus e nel 2005 anche il Life Co-op.
Le Alpi, grazie a questo progetto unico al mondo, stanno tornando un luogo idoneo per l'orso bruno, come visto anche dalle notizie degli sconfinamenti in Svizzera o come quello meno fortunato di Bruno, conclusosi purtroppo tragicamente.
Per fortuna per gli orsi le montagne, a differenza delle menti di alcuni uomini, non hanno limiti.