In questi ultimi giorni non ci sono state svolte nelle indagini sul colpevole della morte degli animali nel PNALM. Tv e giornali hanno citato il nome di uno dei presunti colpevoli, Cesidio, ma data la diffusione di questo nome nella marsica è come cercare Maria per Roma.
Si cercano quindi ancora uno o più colpevoli per l'orso Bernardo e gli altri due plantigradi uccisi "ma non si ammettono errori di responsabilità. Bisogna arrivare in modo netto ad accertare la verità". Parla per la prima volta l'avvocato "dell'orso", Eraldo Stefani, attraverso il quale il Wwf si è costituito "persona offesa" e quindi già presente nella fase procedimentale davanti al pubblico ministero. In sostanza il Wwf può così entrare in azione con una difesa investigativa quando ancora l'indagine si trova in Procura. "Un sistema per allontanare lo spettro dell'errore giudiziario e che consente - tiene a puntualizzare subito l'avvocato Stefani - di essere ancora più in linea con la Procura".
L'Arpo, organismo che da sempre promuove le produzioni tradizionali e di qualità e il ruolo di salvaguardia ambientale degli allevatori, sta pertanto valutando di inviare alle Autorità una denuncia per diffamazione e calunnia, «tenuto anche conto che i danni di queste affermazioni riprodotte su tutta la stampa italiana ed estera si stanno purtroppo già manifestando, con annullamenti di ordinativi di prodotti e di soggiorni presso gli agriturismi dell'area».
E' ora che finalmente ognuno si assuma le sue responsabilità, annuncia l'associazione: «giustamente va perseguito chi ha avvelenato gli orsi, ma altrettanto chi non è stato in grado di controllare il territorio, chi ha sperperato risorse pubbliche, chi diffama e calunnia un'intera categoria» e continua «Forse nessuno sa che la responsabilità penale è personale e non di categoria: quando qualcuno tenta di gettare fango sugli altri a livello di categorie generali, bisogna prendere atto che spesso lo fa per nascondere le proprie inefficienze o incapacità di dare quelle risposte concrete che per dovere istituzionale avrebbe dovuto dare». La polemica però è rivolta soprattutto verso il Parco: «Qui invece si spendono da anni miliardi in progetti europei sul lupo e sull'orso, salvo poi scoprire che al momento del monitoraggio si sa solo scaricare tutte le responsabilità in modo generico su un'intera categoria, senza preoccuparsi dei danni che questo può provocare a tante piccole e medie aziende tradizionali, oneste e rispettose del territorio, mentre ancora non si sa nemmeno quanti sono gli orsi nonostante collari e satellitari, costati ai pubblici contribuenti quasi come una stazione spaziale». Una presa di posizione chiara fatta di tante accuse mal digerite.
«Queste voci», continua l'associazione, «di accusa sembrano piuttosto voler rivendicare ulteriori risorse pubbliche per la difesa dell'ambiente, screditando chi umilmente e senza clamore ha contribuito per secoli alla tutela di questo territorio, che ben prima di avere parchi e riserve era percorso da greggi transumanti che hanno fatto di queste montagne e pascoli quello che sono ancora oggi».
In un clima di polemiche e nebbiose dichiarazioni la verità sembra sempre più lontana
L'Arpo, organismo che da sempre promuove le produzioni tradizionali e di qualità e il ruolo di salvaguardia ambientale degli allevatori, sta pertanto valutando di inviare alle Autorità una denuncia per diffamazione e calunnia, «tenuto anche conto che i danni di queste affermazioni riprodotte su tutta la stampa italiana ed estera si stanno purtroppo già manifestando, con annullamenti di ordinativi di prodotti e di soggiorni presso gli agriturismi dell'area».
E' ora che finalmente ognuno si assuma le sue responsabilità, annuncia l'associazione: «giustamente va perseguito chi ha avvelenato gli orsi, ma altrettanto chi non è stato in grado di controllare il territorio, chi ha sperperato risorse pubbliche, chi diffama e calunnia un'intera categoria» e continua «Forse nessuno sa che la responsabilità penale è personale e non di categoria: quando qualcuno tenta di gettare fango sugli altri a livello di categorie generali, bisogna prendere atto che spesso lo fa per nascondere le proprie inefficienze o incapacità di dare quelle risposte concrete che per dovere istituzionale avrebbe dovuto dare». La polemica però è rivolta soprattutto verso il Parco: «Qui invece si spendono da anni miliardi in progetti europei sul lupo e sull'orso, salvo poi scoprire che al momento del monitoraggio si sa solo scaricare tutte le responsabilità in modo generico su un'intera categoria, senza preoccuparsi dei danni che questo può provocare a tante piccole e medie aziende tradizionali, oneste e rispettose del territorio, mentre ancora non si sa nemmeno quanti sono gli orsi nonostante collari e satellitari, costati ai pubblici contribuenti quasi come una stazione spaziale». Una presa di posizione chiara fatta di tante accuse mal digerite.
«Queste voci», continua l'associazione, «di accusa sembrano piuttosto voler rivendicare ulteriori risorse pubbliche per la difesa dell'ambiente, screditando chi umilmente e senza clamore ha contribuito per secoli alla tutela di questo territorio, che ben prima di avere parchi e riserve era percorso da greggi transumanti che hanno fatto di queste montagne e pascoli quello che sono ancora oggi».
In un clima di polemiche e nebbiose dichiarazioni la verità sembra sempre più lontana
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