"Non so bene perché, ma c'è qualcosa nell'orso che induce ad amarlo"
J. O. Curwood

lunedì 15 ottobre 2007

Chi sono i veri bracconieri?


Questo è il mio post per il Blog Action Day. Come scritto in qualche post fa, il tema di quest’anno è l’ambiente. Difficile scrivere un post speciale sull’ambiente quando inel tuo blog il 90% dei post hanno proprio questo come tema . Ho deciso quindi in questa occasione speciale di scrivere di ciò che mi è più caro, il soggetto del mio stesso blog, ma con toni volutamente polemici, quasi un grido contro tutto ciò che in questi giorni mi ha amareggiato e mi ha deluso. Questo non è un post a favore degli orsi, ma un post contro il suo nemico naturale. Una specie crudele, egoista, arrogante. Una specie che pensa di essere l’apice dell’evoluzione solo perché dotata di un’intelligenza che gli permette tutto, anche calpestare le altre forme di vita e lo stesso pianeta dove abita. Questa specie è l’Homo sapiens sapiens. In questi giorni ho provato vergogna ad appartenere a questa specie. Il mio post doveva essere più tagliente e denunciare alcune dinamiche che con mia stessa sorpresa sto scoprendo. Ma avrei dovuto fare nomi senza avere delle prove concrete, rischiando così ripercussioni legali. Ne è uscito un post che, ammetto, può sembrare qualunquista. Mi sto però documentando e se le mie ricerche andranno a buon fine scoprirete che questo post è stata solo la punta dell’iceberg.

Le mie ricerche si basano sul fatto che sono stati ritrovati circa 20 orsi morti dal 2002 ad oggi nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Una stima purtroppo non supportata da numeri certi a causa della reticenza con cui l’Ente Parco fornisce i dati a riguardo. C’è addirittura chi parla di trenta orsi morti dal 2001 al 2007. Numeri impressionanti per una popolazione di orsi già in pericolo. Ancor più preoccupante se si pensa che questi plantigradi si trovano in un’area protetta. Oggi in molti si prodigano per fornire stime dell’attuale numero di orsi marsicani presenti nel PNALM (Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise) che vanno da un pessimistico numero di 30 esemplari ad uno sicuramente più roseo di 70. L’orso marsicano (Ursus arctos marsicanus) è una specie endemica, fortemente legata all’Appennino centrale, che grazie a campagne di tutela e protezione ha visto raddoppiare il suo numero dagli anni 70 ad oggi. A questo slancio conservazionistico del primo momento che ha visto un boom sia economico che turistico all’interno dei confini del parco, ora sta seguendo un periodo nero: bracconaggio, incendi, discariche, edilizia abusiva, tutto passa sotto il naso di un numero sempre minore e sempre meno presente di guardie. La diffidenza iniziale della popolazione locale si è trasformata oggi in consapevolezza, proprio ora che il parco sembra essere avvolto da una cappa di negatività e disagio. Quella coscienza ambientale che una volta si richiedeva agli abitanti del parco oggi purtroppo non è ricambiata: è come se una volta interrato un seme non lo si innaffia. Gli orsi sono una ricchezza e questo sembra che sia stato capito dalla gran parte della popolazione locale anche grazie all’azione di alcuni movimenti e associazioni come quella degli “Amici dell’Orso Bernardo” che tanto hanno fatto per la protezione di questo animale. La cronaca di questi ultimi giorni però ci ha mostrato ancora una volta il lato oscuro di questa convivenza con il ritrovamento delle carcasse di tre orsi, due lupi e svariati cinghiali, senza contare il ritrovamento di due cuccioli uccisi in circostanze misteriose. La morte dei cuccioli infatti è stata attribuita ad un orso adulto che per rendere la femmina di nuovo ricettiva ha ucciso i suoi due piccoli. Plausibile, ma questo avviene solo nella stagione riproduttiva cioè nella tarda primavera e non in ottobre. La morte dei due orsetti è quindi ancora tutta da spiegare.
Le accuse sono ricadute immediatamente sugli allevatori locali, spesso costretti a convivere con animali selvatici che prendono di mira greggi e pollai. Le motivazioni di questo gesto sono state giustificate con la rabbia dei pastori che spesso si vedono risarcire i capi di bestiame in tempi lunghissimi. A parere mio la favola non regge. Gli allevatori sanno che la loro vita e la loro economia è strettamente dipendente con quella del parco. Oltretutto l’orso bruno è un animale al 90% vegetariano, che occasionalmente si ciba di animali. L’accanimento contro alcuni capi di bestiame è comunque dovuto all'uomo: alcuni ricercatori infatti per avvicinare questi animali per scopi scientifici li attiravano con dei carnai. Gli orsi si "affezionano" ad alcuni sapori ed odori e questi gusti vengono tramandati da madre in figlio. Ecco perchè oggi alcuni orsi "problematici" (termine che odio) si spingono fino alle greggi e ai pollai. Esistono però altri soggetti però che potrebbero essere implicati nella morte di questi animali.
Gli abitanti dei paesi limitrofi, ad esempio, potrebbero essere stufi delle continue incursioni all’interno delle zone abitate e quindi potrebbero aver risposto a questa “invasione” con un gesto estremo. Mi dispiace, ma anche in questo caso tendo a non crederci. Gli abruzzesi amano il loro simbolo. Titoli senzazionalistici come “Paese serrato in casa per paura di un orso” sono attribuibili solo a giornalisti con scarsa fantasia. Chi abita in montagna e soprattutto nei paesi visitati dagli animali selvatici, vede ormai queste incursioni in modo positivo, addirittura chiamando per nome gli orsi e trasformandoli in mascotte. San Sebastiano ad esempio aveva il suo Bernardo, mentre altri paesi ospitano periodicamente l’orso Generoso e l’orsa Gemma. Queste visite sono una benedizione per la comunità locale perché sono un segno tangibile della vita e della presenza di animali selvatici all’interno dell’area protetta, con tutto il ritorno in termini turistici e mediatici.
La tragedia poteva essere evitata?
Se si, come? Negli ultimi anni il parco ha ricevuto più di dodici milioni di euro fra finanziamenti pubblici e privati, confluiti tutti nella ricerca, nel monitoraggio e nella sensibilizzazione, lesinando purtroppo sulla vigilanza: a cosa serve allora conoscere l’orso quando non si riesce a proteggerlo? E’ come assistere alla lenta morte di un malato concentrandosi solo sullo studio della malattia e non alla sua cura. Il personale attivo forestali su circa 510 km quadrati di territorio è di 100 unità di cui una trentina sono agenti forestali. Sicuramente un numero esiguo rispetto ai reali bisogni di un’area protetta come quella del PNALM. Qualche giorno fa il direttore del parco, Giuseppe Rossi, ha affermato che "Questa tragedia rappresenta un atto mirato, c’è chi vuole colpire l’idea stessa del Parco protetto, di un parco di cui l’orso marsicano è il simbolo". Chi vuole allora la fine dell’orso e del PNALM stesso? L’Abruzzo ha un cuore verde e in molti ultimamente cercano proprio di mirare a questo cuore. La zona all’interno dei confini del parco sta diventando sempre più una torta che cui molti soggetti vorrebbero addentare: abusivismo dilagante, nuove strutture ricettive, piste da sci, impianti di risalita e fattorie eoliche. Sono loro, a parer mio i nuovi bracconieri. C’è una macabra correlazione fra le autorizzazioni per la costruzione di alcune opere successivamente non approvate dalla V.I.A. o ritenute non idonee e la “scomparsa” di specie come orsi, lupi e grifoni, i dati sono alla portata di tutti dato che possono essere facilmente reperiti da internet. Pensateci, dietro la costruzione di un’opera c’è un investimento di risorse umane ed economiche molto ingente. Un progetto che non viene approvato per un’azienda equivale ad una perdita da non sottovalutare. Basterebbe solo indagare sui soggetti ai quali gli animali selvatici, e in particolar modo l’orso, danno fastidio. Già perché l’Abruzzo è oltretutto il capofila del PATOM (Piano d’Azione per la Tutela dell’Orso marsicano) che stabilisce dei vincoli per chiunque voglia edificare nell’home range dell’orso bruno marsicano. Dopo aver tutelato l’orso per rilanciare il territorio ed essere stato sfruttato dalla classe politica e dai soggetti economici come una vera e propria risorsa, ora l’orso deve essere rimosso, perché limite alla crescita economica di un’area.

Cito testualmente una frase sentita qualche giorno fa in tv: “Nulla si fa per evitare il disastro perché il dopo disastro presenta sempre un piatto più succulento”.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Commento ? I commenti li dovrebbero fare quelli chi ha firmato il "benedetto" PATOM !!!!
Mi viene in mente solo questo :"Quando l'ultimo fiume sarà avvelenato, l'ultimo pesce catturato, ve ne accorgerete che non si può mangiare i soldi".
PS Complimenti, Enzo.Continua così.

Anonimo ha detto...

Secondo me l'unica maniera di risolvere il problema del bracconaggio è fare pressione perchè i responsabili siano seriamente perseguiti. Spesso capita che, nel caso in cui si individuano i colpevoli ( raro), le pene sono blande o nemmeno eseguite. Il risultato è che i colpevoli rimangono impuniti e le stragi si ripetono.
Credo che una spinta dal basso per non fare che questo si ripeta sia l'unica strategia che possiamo attuare per salvare orsi, lupi, grifoni etc. etc.
saluti
piero