"Non abbiamo mai visto l'orso come un nemico da abbattere. Anzi, siamo noi i guardiani del territorio, convivendo da sempre con tutti gli animali del Parco. Siamo stufi delle accuse, adesso aspettiamo i fatti". Lo dichiara l'associazione degli allevatori di Pescasseroli, in merito alle notizie riportate su un quotidiano locale, stando alle quali la loro categoria sarebbe nel mirino degli investigatori.
"Fin dai tempi più antichi - si legge nella nota - Pescasseroli, paese di pastori anche dopo gli anni della transumanza, ha continuato ad allevare animali perchè fa parte della propria cultura, delle origini e tradizioni, qundi del proprio dna. Quello che per altri è solo un Parco da visitare, per noi è la nostra casa e il nostro territorio da difendere e salvaguardare". Da documenti e scritti citati anche da Erminio Sipari, fondatore del parco, i pastori mettevano in conto il bestiame che potevano perdere a seguito di attacchi da parte di lupi e orsi, ricaricando il costo di tali ammanchi sul prezzo finale di vendita dei prodotti derivati o della carne. In merito alla situazione socio economica, che la categoria vive attualmente, nella nota è riportato: "Da più di trent'anni l'attività è stata devastata e trascurata dalle varie amministrazioni locali e dallo stesso ente Parco. Quest'ultimo, per salvaguardare i pochi animali rimasti, ha pensato bene di intervenire solo utilizzando i radio collari per gli orsi, invece di ricreare il loro habitat ideale favorendo la presenza di animali al pascolo. In passato era l'uomo, con tutte le sue attività agro-silvo-pastorali, che contribuiva alla sopravvivenza di tutti gli animali selvatici che popolavano il Parco, garantendo il rinnovamento del ciclo vegetativo dei pascoli. La scomparsa della presenza attiva dell'uomo nell'ambiente montano, quindi, è stata determinante per l'allontanamentodi specie in via di estinzione come l'orso e il lupo".
Lo sfogo degli allevatori si conclude rimarcando che "la storia dell'orso Bernardo e degli altri due plantigradi è triste e costituisce una gravissima perdita in termini di mantenimento dell'ecosistema. Anche per i più duri è difficile trattenere le lacrime di fronte a questo gesto criminale. Speriamo che amministrazioni ed ente Parco possano dare giusto rilievo alla nostra istanza, riscoprendo l'allevamento come pratica essenziale per il territorio invece di continuare a discriminarlo".
"Fin dai tempi più antichi - si legge nella nota - Pescasseroli, paese di pastori anche dopo gli anni della transumanza, ha continuato ad allevare animali perchè fa parte della propria cultura, delle origini e tradizioni, qundi del proprio dna. Quello che per altri è solo un Parco da visitare, per noi è la nostra casa e il nostro territorio da difendere e salvaguardare". Da documenti e scritti citati anche da Erminio Sipari, fondatore del parco, i pastori mettevano in conto il bestiame che potevano perdere a seguito di attacchi da parte di lupi e orsi, ricaricando il costo di tali ammanchi sul prezzo finale di vendita dei prodotti derivati o della carne. In merito alla situazione socio economica, che la categoria vive attualmente, nella nota è riportato: "Da più di trent'anni l'attività è stata devastata e trascurata dalle varie amministrazioni locali e dallo stesso ente Parco. Quest'ultimo, per salvaguardare i pochi animali rimasti, ha pensato bene di intervenire solo utilizzando i radio collari per gli orsi, invece di ricreare il loro habitat ideale favorendo la presenza di animali al pascolo. In passato era l'uomo, con tutte le sue attività agro-silvo-pastorali, che contribuiva alla sopravvivenza di tutti gli animali selvatici che popolavano il Parco, garantendo il rinnovamento del ciclo vegetativo dei pascoli. La scomparsa della presenza attiva dell'uomo nell'ambiente montano, quindi, è stata determinante per l'allontanamentodi specie in via di estinzione come l'orso e il lupo".
Lo sfogo degli allevatori si conclude rimarcando che "la storia dell'orso Bernardo e degli altri due plantigradi è triste e costituisce una gravissima perdita in termini di mantenimento dell'ecosistema. Anche per i più duri è difficile trattenere le lacrime di fronte a questo gesto criminale. Speriamo che amministrazioni ed ente Parco possano dare giusto rilievo alla nostra istanza, riscoprendo l'allevamento come pratica essenziale per il territorio invece di continuare a discriminarlo".
2 commenti:
E' terribile quello che è successo sono indignata!
Io sono convinta che gli allevatori in questa storia non centrano nulla. Bisogna che le autorità indaghino a fondo e non tra i cacciatori o allevatori. La questuione è a livelli più alti secondo me
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